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15 gennaio 2011

1)Unione Cittadini e Comitati di Savona :esposto in Procura contro Tirreno Power 2)BRINDISI:Processo Coke: il pm chiama in causa i responsabili Enel

Tratto da Savona e ponente

Martedì i cittadini savonesi presenteranno l’esposto in Procura contro Tirreno Power

L’Unione Cittadini e Comitati di Savona denuncia Tirreno Power.

Quarant’anni di inquinamento ininterrotto, enormi ripercussioni sulla salute dei cittadini che si ammalano e muoiono in percentuale significativamente maggiore rispetto alla media regionale che – con la presenza di tre centrali a carbone – è già tra le più alte d’Italia.
Questo il dato di fatto che – al di là delle rassicurazioni politiche, basate su fonti e dati non sufficientemente attendibili – ha spinto un gruppo di cittadini a denunciare alla Procura di Savona la Tirreno Power – proprietaria della centrale di Vado Ligure e controllata da SORGENIA (Gruppo CIR/De Benedetti) – con l’ipotesi dei seguenti reati: GETTO PERICOLOSO DI COSE, LESIONI PERSONALI ed OMICIDIO e con richiesta di sequestro preventivo dei gruppi a carbone 3 e 4, ritenuti responsabili di buona parte dell’inquinamento che ricade in un raggio di 50 km ca. intorno alla centrale con un elevatissimo costo sociale in termini di danni, malattie e decessi che interessa l’intera provincia.
L’esposto, curato dall’avvocato Roberto Suffia, verrà depositato presso il Tribunale di Savona martedì 18 gennaio, alle ore 11,30.


Seguirà un incontro con i giornalisti.

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Tratto da Noalcarbone Brindisi

Processo Coke: il pm chiama in causa i responsabili Enel

(tratto dall'articolo di Sonia Gioia pubblicato sul Quotidiano di Brindisi sabato 15 Gennaio)
Decisione shock del pubblico ministero De Nozza. Si aggravano le accuse nei confronti dei tre imputati nel processo per danni provocati al suolo e al sottosuolo della città dal carbonile scoperto dell' Enel a partire dal 2005.Le ipotesi di reato suppletive, che si sommano a quelle di "getto pericoloso di cose" per aver versato "quantitativi imprecisati di polvere di carbone" non avendo adottato misure idonee a coprire il parco di raccolta del combustibile e i camion, sono frutto di un supplemento di indaginedisposto dal pubblico ministero. Nello specifico il capo d'imputazione di nuovo conio contesta:" la mancata adozione di misure idonee e adeguate, quali la impermeabilizzazione del piano di stoccaggio del carbone, atti a prevenire la contaminazione delle matrici ambientali di suolo e sottosuolo, e il deposito e/o abbandono incontrollato nelle stesse, di rifiuti liquidi come conseguenze dirette e immediate dello stoccaggio del parco carbone di grandi quantità di combustibile a cielo aperto".
Secondo il magistrato inquirente, i tre imputati concorrevano, "unitamente al gruppo Enel", a causare una contaminazione " del suolo e del sottosuolo dell'aria destinata allo stoccaggio del carbone, matrici ambientali nelle quali finivano per essere abbandonati e o depositati in modo incontrollato, rifiuti liquidi, nella specie percolato prodotto dal contatto fra il carbone e l'acqua derivante sia dalle precipitazioni meteoriche che dalla pratica di inumidire con getti d'acqua sui cumuli per provare a ridurre l'aerodistrazione".
Ipotesi di reato che c'entrano con la qualità del suolo e del sottosuolo, ma anche con la qualità della vita e della salute pubblica nella città di Brindisi. Ipotesi che appesantiscono enormemente il teorema accusatorio a carico dei tre imputati, ai quali il collegio presieduto dal giudice Gabriele Perna ha concesso due mesi di tempo per le controdeduzioni del caso. Il processo Coke, nato dall'inchiesta avviata nel 2005 dalla Procura di Brindisi partendo dall' esposto di due titolari di auto della zona industriale, contava inizialmente ben 55 indagati. Il 21 Novembre 2009, l'inchiesta si chiude per ben 52 degli imputati con una parola sola "prescrizione", manna salvifica per vecchi dirigenti delle società Enel ed Edipower e titolari di aziende di trasporto, i cosiddetti "padroncini", di Brindisi.
Il nuovo fronte di indagine scoperchia una verità difficile per la città prima ancora che per gli imputati, sempre che le ipotesi acquisiscano sostanza di prova nel corso del dibattimento. Per tanti questo è un fatto, lo scenario di danni ambientali e inquinamento provocato dal carbonile è segreto di Pulcinella.
Ma non fa ridere..........
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Tratto da Peacelink
Aggiornamento sul caso "Mitili alla Diossina a Taranto"
Taranto, una città avvolta da una ragnatela di inquinanti. Fra questi la terribile diossina. Che è arrivata in fondo al mare. I cittadini si sono tassati, hanno commissionato delle analisi ad un laboratorio specializzato ed ecco cosa hanno scoperto.
FRUTTI DI MARE. Nel campione di frutti di mare si va ben oltre raggiungendo addirittura 1314 picogrammi di diossine e PCB per 100 grammi. Mangiando 100 grammi di questi molluschi si supera di 9 volte la dose tollerabile giornaliera di diossine e PCB se consideriamo una persona del peso di 70 chili. Una donna di 50 chili invece supera di 13 volte la dose tollerabile giornaliera”.
I PERICOLI. Queste sostanze si bioaccumulano nell'organismo, costituendo un rischio non solo cancerogeno ma anche genotossico. Hanno cioè il potere di modificare il Dna che viene trasferito ai figli....
POSITIVITA' DELL'INIZIATIVA. I dati sono stati presentati non con lo scopo di creare allarme ma di fornire alle autorità competenti, in primo luogo Arpa e Asl, uno stimolo perché svolgano indagini ancora più approfondite.

NUOVO APPUNTAMENTO. Il Fondo Antidiossina Taranto ha annunciato che mercoledì prossimo convocherà una conferenza in cui interverrà il dottor Stefano Raccanelli, esperto di diossina e direttore del laboratorio INCA di Venezia. La conferenza potrà essere seguita da tutti in streaming tv e potrà essere seguita ovunque tramite Internet.

Fabio Matacchiera

Presidente Fondo Antidiossina Taranto

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