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19 aprile 2011

1) IL PREMIO NOBEL CARLO RUBBIA :UNIAMO LE ENERGIE 2)IL PROGETTO KITE GEN

UNIAMO LE ENERGIE

CARLO RUBBIA PREMIO NOBEL PER LA FISICA :

Rubbia: «Serve una riflessione profonda»

«È importante cercare fonti alternative di energia e che l’Italia segua questa strada, puntando al solare e alla geotermia. L’energia pulita è una necessità di importanza fondamentale per il futuro. L’Italia è in grado di sfruttare una grande quantità di energia solare e bisogna domandarsi se non varrebbe la pena di fare uno sforzo maggiore in questa direzione».

TRATTO DA TECNOLOGIA TISCALI.it

Le 5 idee di Rubbia per l'energia del futuro

Continua l'emergenza in Giappone e il mondo si chiede se valga la pena fidarsi ancora del nucleare. Ecco le alternative del premio Nobel italiano

A due settimane dalla prima esplosione a uno dei reattori della centrale nucleare, la situazione nella prefettura di Fukushima non accenna a migliorare. Il livello di radiazioni continua a crescere in modo preoccupante, attorno al reattore 2 si sarebbe raggiunta la terrificante quota di 1000 millisievert l’ora, sufficiente per determinare alterazioni temporanee dell’emoglobina. Stamattina il governo ha ammesso che le radiazioni a Fukushima sono fuori controllo, e mentre la terra continua a tremare (stamattina altro terremoto da 6,5 gradi), sale la proeccupazione per la contaminazione dei bacini idrici.

E mentre il New Scientist sostiene che le concentrazioni di cesio e iodio radioattivi sono paragonabili al peggior disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl, in tutto il mondo (Italia compresa) i governi fanno autoanalisi sull’impiego di energia nucleare e sulla sicurezza delle centrali già operanti.

È una dinamica macabra, ma inevitabile: come in una perversa borsa energetica, in occasione di disastri nucleari (o petroliferi, vedi quello Bp), la quotazione delle energie rinnovabili si impenna. Se prima di Fukushima gli scettici levavano i propri megafoni per raccontare che le energie alternative non sarebbero competitive, ora sembra che il mondo non abbia mai avuto tanto bisogno di nuove idee (e di fondi per realizzarle). In realtà, di idee coraggiose e promettenti in campo energetico ne escono di nuove ogni settimana, basti pensare alla ricerca nel solare che sta attualmente esplorando innumerevoli approcci e soluzioni differenti.

Carlo Rubbia
, premio Nobel per la fisica e uno dei più preziosi cervelli fuggiti (anche se sarebbe meglio direcacciato), dopo aver lasciato lo Stivale per andare a costruire le sue centrali solari termodinamiche in Spagna, da poco è coinvolto nell’attività dell’ Institute for Advanced Sustainability Studies (Iass) di Postdam, in qualità di direttore scientifico. Iass è stato recentemente citato nel rapporto The Global "Go-To Think Tanks" 2010, come miglior Think Tank inaugurato negli ultimi 18 mesi. E non a sproposito, oltre ad occuparsi di impatto climatico e sostenibilità, Iass punta il grosso delle energie sul settore Cluster E3 (Earth, Energy and Environment). Cluster E3 opera sotto la diretta responsabilità di Carlo Rubbia e, oltre a proporre la costruzione di centrali nucleari al torio (come racconta sul Corriere della Sera del 28 marzo) sta lavorando a 5 idee per offrire un’alternativa a idrocarburi e nucleare.
Idea 1: Trasporto di energia a lunghe distanze attraverso linee di cavi superconduttori
Uno dei problemi principali delle energie rinnovabili consiste nel fatto che gli impianti di produzione sono spesso situati lontano dai centri abitati o comunque dai conglomerati urbani che potrebbero usufruirne. C’è bisogno di un sistema sicuro per trasportare energia elettrica su lunghe distanze, minimizzando la dispersione energetica lungo il tragitto.

I normali sistemi di trasmissione (a corrente alternata) avrebbero una dispersione troppo alta per essere impiegati in questo settore, di conseguenza la ricerca si è concentrata finora sui sistemi di trasmissione Hvdc(High Voltage Direct Current). L’Iass sta studiando come sviluppare sistemi di trasmissione in corrente continua alternativi agli Hvdc basati sull’impiego di superconduttori. “ I superconduttori,” si legge infatti nellapresentazione ufficiale: “ grazie all’assenza di una resistenza Ohmica, sono caratterizzati da perdite elettriche pari esattamente a zero”.

Attualmente il team di ricerca sta testando diversi materiali superconduttori, dai più comuni (leghe di Niobio-Titanio, Boruro di Magnesio) ai superconduttori ad alta temperatura. L’obiettivo è di fabbricare a breve un prototipo della lunghezza di 1.000 km.

Idea 2: Concetti avanzati nel campo dei sistemi solari a concentrazione
A differenza degli impianti fotovoltaici, gli impianti solari a concentrazione producono energia elettrica a partire dall’ energia termica solare. Attraverso un sistema di specchi parabolici, la luce viene concentrata ad altissime temperature su di un tubo ricevitore nel quale è contenuto un fluido termovettore. Questo fluido concentrerà così alte temperature che verranno utilizzate per produrre vapore e conseguentemente energia elettrica. Il lavoro di Iass in questo campo si concentra sulla ricerca di un mezzo tampone che permetta di ottimizzare il trasporto di calore dagli specchi parabolici all’impianto di produzione di energia elettrica. L’obiettivo finale sarebbe quello di favorire l’installazione di questo tipo di impianti anche in zone come quelle desertiche, dove l’acqua scarseggia. Iass non nega che un simile miglioramento potrebbe trovare terreno fertile nell’ambito del monumentale progetto Desertec, che punta a trasformare parte del Sahara in un’enorme centrale solare.

Idea 3: Combustione di metano senza produzione di CO 2
Il metano è un gas naturale abbondante e sufficientemente economico per essere utilizzato in grandi quantità. Lo puoi bruciare come qualsiasi altro combustibile, ottenendo calore e rilascio di CO 2. Oppure, lo puoi sottoporre a temperature elevatissime (1.600 gradi centigradi) e dissociarlo, in parole povere: scindere le sue molecole in atomi di carbonio e idrogeno. Il Think Tank di Rubbia si sta concentrando su quest’ultima possibilità, obiettivo: convertire, senza emettere CO 2, il metano in idrogeno e carbonio e renderli utilizzabili in altri processi. Sarà possibile sviluppare elaborate tecniche per convertire i gas naturali in idrogeno sfruttando un appropriato ciclo termodinamico, usando scambiatori di calori, ma con un’emissione di CO 2 risultante pari a zero o poco più”, si legge nel sito: “ Combinando poi l’idrogeno liberato con la CO 2 è possibile produrre combustibili liquidi”.

Anche il carbonio risultante dalla dissociazione potrebbe essere utilizzato, ad esempio, in altri processi industriali come la produzione di pneumatici.

Idea 4: Riciclare CO 2 per la produzione di metanolo
L’idea 3 apre la strada a un’altra possibiltà: riciclare la CO 2 derivante dai processi industriali, e altrimenti rilasciata nell’atmosfera, combinandola con l’idrogeno derivante dalla dissociazione del metano. Da questa combinazione sarebbe infatti possibile ottenere metanolo, un composto utilizzato come solvente, reagente industriale e combustibile. In questo modo sarebbe possibile sequestrare CO 2 e riutilizzarla prima di espellerla di nuovo nell’atmosfera. Qualcuno ha fatto notare che, dal momento che la dissociazione necessità di energie elevate, il suo impiego porterebbe comunque ad emissioni di CO 2. Ma Da Iass arrivano rassicurazioni a questo proposito: l’inquinamento in questa fase del processo verrà minimizzato.

Idea 5: Le proprietà dei clatrati di metano
Si stima che nel mondo le riserve di gas naturale ammontino a quasi 500 gigatonnellate. Ma esistono riserve molto più grandi di gas naturale su questo pianeta, ma anche molto meno accessibili. Parliamo delle molecole di metano attualmente ingabbiate nei clatrati (delle specie di gabbie molecolari fatte d’acqua) e sepolti nei fondali oceanici, lacustri o nel permafrost delle regioni più fredde. Non si sa quanto questo tesoro naturale sia ricco, alcuni parlano di 10mila gigatonnellate, altri si spingono oltre i 70mila. Quello che si sa è che attualmente non esiste un metodo per estrarre efficacemente questa risorsa, ma potrebbero rendersi disponibili con l’aumentare della temperatura terrestre. Iass vuole studiare come sfruttare questa possibile risorsa, accoppiandola magari alle idee 3 e 4.
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UN 'ALTRA GRANDE SPERANZA PER L'ENERGIA DEL FUTURO PROVIENE dal progetto KITE GEN dell'Ingegner Massimo Ippolito

Kite Gen Research è impegnata dal 2006 nello sviluppo di una nuova tecnologia per la trasformazione dell’energia del vento di alta quota in energia elettrica.

La tecnologia Kite Gen® costituisce una evoluzione, o meglio un superamento, del modo attuale di sfruttamento dell’energia eolica. Si tratta di un progetto radicalmente innovativo, che potrà dimostrarsi in grado di battere, qualitativamente e quantitativamente, le prestazioni ottenibili dalle altre fonti rinnovabili, rendendo queste ultime competitive e concretamente sufficienti a risolvere la crisi energetica mondiale.Grazie alla disponibilità di vento in alta quota ed attraverso il Kite Gen®, sarà possibile fornire, in ogni territorio, quantità di energia anche superiori a quelle di fonte fossile o nucleare attualmente utilizzate e ciò senza grandi strutture, senza creare pericoli per l’uomo, senza creare danni ambientali, senza danneggiare l’avifauna e ad un costo competitivo con quelli attuali di mercato.


Kite Gen è all’avanguardia di una rivoluzione nei metodi per produrre energia pulita dal vento, con l’obiettivo non solo di competere con l’attuale l’industria eolica ma, come raramente accade con le fonti rinnovabili, di portare la sfida nel campo dei combustibili fossili.

PER ulteriori DOCUMENTAZIONI COLLEGAMENTO AL SITO

Guarda il video Superquark 28.07.2010: panoramica su Kitegen

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..ED ORA DOPO LE SPERANZE UNA DOLENTE NOTA

Tratto da Nationalgeographic

Quali sono le cause del riscaldamento globale?

Gli scienziati hanno speso decenni cercando una risposta a questa domanda. Hanno osservato i cicli naturali e i fenomeni la cui influenza sul clima è nota .Ma le regole dell'andamento e l'incremento del riscaldamento misurato non possono essere spiegate soltanto con questi fattori. L'unico modo per spiegare la struttura di questo fenomeno è prendendo in considerazione l'influenza dei gas serra, emessi dall'uomo. Per mettere insieme tutti questi dati, Le Nazioni Unite hanno costituito un gruppo di scienziati riuniti nel Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici, o CMCC.

Il CMCC si riunisce ogni due, tre anni per esaminare gli ultimi risultati scientifici e per scrivere una relazione che riassuma tutto ciò che è noto sul riscaldamento globale. Ogni relazione rappresenta un consenso, o un accordo tra centinaia di eminenti scienziati. Una delle prime cose che gli scienziati sono venuti a sapere è che esistono diversi gas serra responsabili del riscaldamento del pianeta e gli esseri umani li emettono in una varietà di modi. La maggior parte proviene dai combustibili fossili delle automobili, dalle fabbriche e dalla produzione di energia elettrica. Il gas maggiormente responsabile per il surriscaldamento è l'anidride carbonica, nota anche come CO2....
Per comprendere gli effetti dell'insieme di questi gas, gli scienziati tendono a parlare di gas serra in termini di quantità di CO2 equivalente. Dal 1990, le emissioni annuali nel mondo sono aumentate di circa 6 miliardi di tonnellate del "equivalente dell'anidride carbonica", un aumento di pù¹ del 20%.

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