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25 gennaio 2005

2009/01/25 "A PROPOSITO DI ARSENICO E CENTRALI TERMOELETTRICHE A CARBONE......."


Vi proponiamo uno stralcio tratto dalle osservazioni e rilievi relativi al procedimento di Autorizzazione Unica della Centrale Termoelettrica di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia poichè presenta interessanti aspetti ed approfondimenti validi anche per la centrale di Vado Ligure

Caratteristiche dell’arsenico ed effetti sulla salute umana.

L’arsenico è stato dichiarato cancerogeno per l’uomo dal Department of Health and Human Services (DHHS),dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) e dall’EPA (il dipartimento USA per la protezione dell’ambiente). L'assorbimento di quantità specifiche di arsenico intensifica le probabilità di sviluppo di cancro
della pelle, di cancro polmonare, di cancro al fegato, alla vescica, al rene e di cancro linfatico.

Causa inoltre l’aumento della pressione arteriosa, malattie del sistema cardiovascolare, del sistema nervoso e compromette l’efficacia dell’insulina aumentando l’incidenza del diabete.
E’, tra gli elementi in traccia, uno dei più mobili sia nell’idrosfera che nell’atmosfera e nella crosta terrestre è presente naturalmente in concentrazioni relativamente basse (2 ppm), ma i livelli nel terreno oscillano anche a seconda della presenza di contaminazioni industriali. L’arsenico può essere poi facilmente veicolato nelle altre sfere geochimiche attraverso polveri trasportate dal vento.

Attività antropiche, come la combustione del carbone interferiscono sul ciclo dell’arsenico, immettendo nell’ambiente ulteriori pericolose quantità di questo elemento. L’arsenico è tra gli elementi tossici più noti e non sembra svolgere alcuna funzione essenziale per lo sviluppo e la crescita delle specie viventi. Anzi, può invece
causare danni gravi ed irreversibili se supera determinati limiti nell’ambiente in generale e in particolare nei mezzi capaci di essere assorbiti (come cibi, acque potabili, atmosfera).

Ciò che rende ancora più pericoloso questo elemento come altri, è la tendenza a dar luogo a naturali processi di accumulo lungo la catena alimentare. L'arsenico infatti viene facilmente assimilato dalle piante e da queste può essere trasferito agli animali superiori; ogni volta che si passa poi da un livello trofico ad uno superiore le biomasse diminuiscono e la concentrazione dell’elemento nei tessuti aumenta enormemente, mettendo in serio rischio la salute degli animali superiori, uomo compreso.
Il carbone arriva a contenere fino a 35 grammi di arsenico per ogni 1.000 grammi di sostanza a secondo della provenienza (Jack C. coll, 2003).
L'attività umana è responsabile del rilascio in atmosfera di 80.000 tonnellate di arsenico all'anno liberate dalla combustione dei combustibili fossili..
E’ bene specificare che non esistono livelli di arsenico non dannosi.
La combustione del carbone emette nell’aria soprattutto polveri di diametro compreso tra 0.1 - 0.5 Gm e l´efficacia dei filtri a manica, tecnologia definita d´avanguardia nella limitazione delle emissioni di materiale corpuscolato, si riduce sensibilmente per le polveri di diametro <>

Inoltre, la maggior parte del PM prodotto dalla combustione del carbone si forma successivamente alla emissione dei fumi (PM secondario), come conseguenza della condensazione di altri inquinanti emessi in forma gassosa. I metalli come l´arsenico sono veicolati soprattutto da polveri dello stesso diametro di quelle prodotte dalla combustione del carbone (Review of the U.S. Department of Energy Office of Fossil).
La presenza di composti metallici nei fumi di combustione è conseguenza diretta del contenuto di metalli presente inizialmente nel combustibile. Di norma i metalli tendono ad evaporare durante la fase di combustione e a ricondensare in fase di raffreddamento, andando ad adsorbirsi sulle particelle di polveri presenti nei fumi.

L’ulteriore dubbio che permane riguarda, oltre l’efficacia, l’efficienza dei filtri, inclusi quelli a manica durante il normale esercizio; è un problema comune a tutte le tecniche normalmente adottate ed attiene alla capacità di manutenzione costante delle apparecchiature, unica garanzia di funzionamento nel tempo nel rispetto delle caratteristiche del progetto. Dubbio sostanziato del fatto che non necessariamente si rileva una soluzione tempestiva in casi di disfunzione.omissis

La Direttiva europea del 15 dicembre 2004 n.107 fissa i valori limite per gli inquinanti atmosferici presenti nell’aria delle nostre città che il Parlamento Europeo ha ritenuto pericolosi per la salute delle popolazioni. Tra questi, oltre a nichel e cadmio, c’è l’arsenico.
Tale direttiva costituisce un punto di riferimento obbligatorio per i responsabili della salute pubblica e fissa il valore limite per l’arsenico in 6 ng/m3 (media annuale), valore ben lontano da quelli risultanti dai rilevamenti effettuati.
La direttiva europea sulla qualità dell’aria è stata recepita nel 2007 anche in Italia e modificata nel 2008, prescrivendo proprio il monitoraggio dell’arsenico.
Ma il ritardo e le difficoltà della giurisdizione italiana nel recepire completamente la direttiva comunitaria, nulla tolgono alla validità dei limiti indicati, né alle aspettative del Parlamento Europeo teso a legiferare in prospettiva di un miglioramento della qualità ambientale e dello stato sanitario pubblico.

Citiamo dalla nota di trasmissione ‘Verso una politica più efficace in materia di emissioni industriali’, del Consiglio dell’Unione Europea, Bruxelles 14 gennaio 2008(all.5):
‘Azione 1. Garantire il recepimento integrale della legislazione sulle emissioni industriali
La legislazione volta a limitare le emissioni industriali è stata concepita per la tutela e il miglioramento dell’ambiente in Europa e per la tutela della salute e del benessere dei cittadini europei. Il successo di una normativa dipende, in primo luogo, da un recepimento efficace nell’ordinamento giuridico nazionale degli Stati membri. Vari Stati non hanno provveduto a recepire integralmente la direttiva IPPC e la normativa connessa sulle emissioni industriali entro le scadenze previste.
La Commissione prenderà pertanto tutti i provvedimenti necessari, compresi i procedimenti d’infrazione, per garantirne il recepimento integrale e corretto.’

L’arsenico rilasciato dagli impianti di produzione di energia e da tutti i processi di combustione, viaggia in atmosfera attaccato alle polveri sottili (Pm10 e frazioni inferiori) e gli effetti dell’inquinamento derivante dalla combustione del carbone saranno sentiti per aree molto estese grazie alla veicolazione dei venti.
L’ambito delle ricadute non può limitarsi alla superficie di 25 * 31 Km . E’ noto dal punto di vista scientifico che le particelle più fini (PM2.5) vengono trasportate a lunga distanza, anche a centinaia di Km in poche ore. Tale capacità è ben riconosciuta nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2000, Air Quality Guidelines). L’ambito di interesse delle ricadute delle emissioni
dalla centrale è un ambito regionale (e nazionale) e non può limitarsi ai pochi Km2 in prossimità dell’impianto.


E non a caso, tenuto conto delle problematiche collegate anche alla centrale Enel di Brindisi Sud alimentata a carbone, con riferimento all’ordinanza del sindaco di Brindisi che ha vietato l’utilizzo delle colture per inquinamento dei terreni circostanti gli impianti, c’è legittima preoccupazione anche nei comuni limitrofi.omissis

In particolare, data la natura del processo produttivo in esame, si ritiene una grave lacuna il fatto che relativamente alle polveri venga monitorata la sola frazione granulometrica più grossolana, ovvero le Polveri Totali Sospese, trascurando completamente il controllo sulle frazioni più sottili che da dati di letteratura risultano, tra l’altro, le più rappresentative sotto il profilo quantitativo. Si ritiene, inoltre,
altrettanto grave il fatto che non venga previsto il monitoraggio di Composti Organici Volatili(Benzene), sicuramente prodotti anche dal tipo di impianto in questione e di recente oggetto di particolare attenzione dagli strumenti normativi di settore

. Conclusioni finali
Alla luce della rilevanza delle lacune sopra argomentate, si ritiene necessaria
l’implementazione del piano di monitoraggio e controllo con lo sviluppo di quelle tematiche riscontrate, non adeguatamente approfondite e, nei casi peggiori, del tutto trascurate che comportano gravi lacune sotto il profilo sanitario ( principio di precauzione)


In sintesi: un buon piano di monitoraggio conviene a tutti, all’autorità competente che ha l’interesse di garantire l’osservanza delle prescrizioni autorizzative, al gestore che ha l’interesse di aumentare l’efficacia della produzione riducendo al massimo possibile l’impatto dei controlli sul normale esercizio (tanto in termini di tempo quanto di risorse impegnate) e di poter oggettivamente dimostrare la propria conformità alle prescrizioni, alle agenzie ambientali che hanno l’interesse di effettuare compiutamente il proprio compito istituzionale utilizzando al meglio possibile le risorse.....
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