COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

30 settembre 2009

2009/09/30 S.O.S di" Uniti per la Salute"

Messaggio di" Uniti per la Salute"

Le associazioni, i gruppi e i cittadini interessati ( del territorio Savonese ) sono invitati martedì 6 ottobre alle ore 21 presso la Società Cattolica di Valleggia Via San Pietro 25 alla riunione convocata in preparazione ad un incontro pubblico che si terrà prossimamente a Savona.

Le motivazioni dell’incontro pubblico a Savona derivano dall’intenzione di dare un ulteriore serio contributo all’informazione scientifica per quanto riguarda l’impatto sul territorio provinciale Savonese della centrale termoelettrica nella sua configurazione attuale, sia relativamente al progetto di ulteriore, notevole potenziamento a carbone.
Per la serata di Savona è stato richiesto il patrocinio dell’Ordine dei Medici della Provincia ed è previsto l’intervento di personalità del mondo scientifico: importanti medici italiani, ed in conferenza-video dagli Stati Uniti, un fisico italiano , docente universitario negli USA, relazionerà sulle problematiche connesse alla combustione di grandi quantità di carbone.

Il nostro impegno nasce dalla consapevolezza che su un problema di questa portata sia necessaria la maggior conoscenza possibile e quindi vi aspettiamo come detto martedì 6 ottobre presso la Società Cattolica di Valleggia per ulteriori dettagli sull’incontro pubblico di Savona.


Il presente APPELLO è anche INVITO a associazioni , Organizzazioni e cittadini a partecipare all’Assemblea.

2009/09/30 "CLIMA COPENAGHEN :Emissioni, il carbone ora presenta il conto

Tratto da" Terra"

Emissioni, il carbone ora presenta il conto
Massimo Serafini


CLIMA COPENAGHEN L’Italia non ha fatto nulla per tagliare i gas serra. Anzi, questo governo, e alcuni esponenti del precedente, hanno sostenuto scelte sbagliate di politica industriale.
Il tempo delle parole sta scadendo, si avvicina quello delle scelte e delle responsabilità: di aver preso impegni di fronte al mondo e non aver fatto nulla per rispettarli. Chi pagherà ora le pesanti sanzioni per non avere rispettato gli obiettivi del protocollo di Kyoto?
C’è già una risposta a questa domanda, quella del governo Berlusconi: il popolo italiano.
Se così non fosse a cosa servirebbe la campagna di disinformazione che da mesi è stata lanciata, su giornali e televisioni, con la quale si tenta di scaricare sul precedente governo Prodi la responsabilità delle multe che arriveranno?

«Eredità pesante» intonano in coro ministre-i, burocrati infedeli e un esercito di velinari, per dire al popolo che luce e gas costeranno più cari per colpa di Prodi. In particolare del suo ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio che, per apparire più ambientalista dei suoi colleghi tedeschi e francesi, ha accettato permessi di emissione troppo restrittivi per le nostre industrie. Si è alzato consapevolmente un polverone per coprire il fatto che, pur di tutelare Enel e altre imprese, saranno costretti a mettere le mani nelle tasche delle persone, alleggerendone i già miseri salari e stipendi. In realtà si tenta, con la stessa operazione riuscita sui rifiuti a Napoli, di inculcare nella testa delle persone che dovranno pagare oltre 800 milioni di euro di multe alla Ue solo perché Pecoraro Scanio ha voluto fare il primo della classe. I veri responsabili, i nemici del clima, quelli che dovrebbero pagare le multe, si sa chi sono.
Li ha indicati con chiarezza, qualche giorno fa, in una conferenza stampa, Greenpeace: i produttori di elettricità, in particolare l’Enel. Loro hanno deciso, coperti da questo governo e in parte anche da quello precedente, di fregarsene della direttiva sulle emission trading, quella che la Ue emanò nel 2003 proprio per incidere sulle emissioni delle imprese più energivore. Essa vincolava gli Stati membri a presentare un piano nel quale andavano fissati i limiti di emissione per i siti industriali, responsabili del 50% di tutti i gas serrasono 12mila in Europa e 1.100, fra centrali termoelettriche, fonderie, cementifici, carta, acciaio ceramica e industrie chimiche, in Italia.:
Berlusconi, che a quei tempi governava, presentò un piano che concedeva limiti così generosi che la Commissione europea non lo prese neanche in considerazione.

Non convinse la Ue nemmeno il rimedio che presentò nel 2007 il governo Prodi: un fragile compromesso fra gli interessi delle imprese, quelle energetiche in primo luogo, che chiedevano limiti di emissione elevati, di cui si fecero portatori il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani e l’uomo di tutte le stagioni Corrado Clini, eterno direttore generale del ministero dell’Ambiente, e quelli generali di tutela dell’ambiente e del clima rappresentate dal ministro dell’Ambiente che giustamente pretendeva da queste aziende un contributo forte alla realizzazione, da parte dell’Italia, degli obiettivi di Kyoto. Il compromesso raggiunto con la comunità fu il tetto di 201 milioni di tonnellate. Ci vuole ora tanta malafede e molta faccia tosta nel sostenere che per le aziende tedesche sono stati concessi permessi di emissione più permissivi.

Chi lo sostiene dimentica che la Germania, contrariamente a noi, ha rispettato, anzi superato, l’obiettivo assegnatole da Kyoto e di conseguenza se anche fosse vero, e non lo è, che le emissioni delle sue industrie energivore sono state tagliate poco il risultato non cambia ed è che i tedeschi mandano in atmosfera il 20% in meno di gas serra, rispetto al 1990.
La verità è che questo Paese non ha fatto nulla per tagliare le sue emissioni (qualcosa hanno fatto i governi Prodi, prontamente disfatto dai governi di centrodestra), anzi sono state favorite scelte industriali economiche ed energetiche che hanno fatto aumentare, rispetto al ’90, le emissioni del 13%.
Ha qualche senso, chiediamo a Scajola e ai noti capitani di industria Conti e Scaroni, ma lo domandiamo anche a Bersani, avere autorizzato una scelta energetica come quella del carbone, sapendo che avrebbe aumentato le emissioni?
Perché sottoscrivere impegni, chiediamo, se non si crede che il cambiamento climatico in corso sia attribuibile all’uomo, come scrivete nelle mozioni parlamentari o nei convegni pseudo scientifici che organizzate?
È poco serio questo “doppiogiochismo” continuo, per cui nelle conferenze internazionali sul clima si pronunciano discorsi carichi di impegni, addirittura qualcuno pensa che Obama gli abbia rubato il discorso e poi si fa di tutto per non rispettarli. È ormai chiaro che questo governo vuole fare di questo Paese il peggior nemico di un possibile accordo globale a Copenaghen. Fin da ora sarebbe interessante sapere su chi scaricherete la colpa di aver accettato la nuova direttiva europea sul 20-20-20.
Altro che primi della classe, visto che in dieci anni le vostre amate aziende, aviazione compresa, dovranno ridurre del 21% le loro emissioni rispetto a quelle del 2005 e questa volta i permessi a emettere verranno rilasciati solo da Bruxelles.

Visto che l’Enel non rispetterà sicuramente l’obiettivo, perché impegnata a riportare il Paese nell’incubo nucleare che, bene che vada, entrerà in funzione nel 2020, cioè quando bisognerà aver già ridotto i gas serra, chi pagherà le multe? È importante per il bene del Paese e per ragioni di equità, impedire che a pagare siano le cittadine e i cittadini, che in questi anni hanno fatto risparmio energetico e messo pannelli solari.
Paghino le imprese che consapevolmente hanno sforato i limiti di emissione loro concessi.
Questo giornale avanza una proposta alle associazioni ambientaliste, dei consumatori e ai sindacati di organizzare, in caso di aumenti di luce e gas, l’autoriduzione delle bollette.

Leggi :Ecco chi ha fatto i debiti. E li paghiamo noi
Simonetta Lombardo
CLIMA COPENAGHEN Edison, Enel,Eni,Saras e Tirreno Power. Sono le cinque aziende che, sforando i limiti delle emissioni, devono correre ai ripari. Ma il governo pensa un aiuto con i nostri soldi.


Considerazioni di Uniti per la Salute

Visto che il passato non ci insegna niente ,visto che nonostante i presupposti, non abbiamo la lungimiranza di guardare avanti ,di allinearci alle numerose nazioni virtuose che si stanno organizzando per un futuro sostenibile ,continuiamo a farci del male da soli ,promuovendo ed autorizzando ulteriori centrali a carbone .
Continuiamo ,così facendo ,a rafforzare le ipoteche sul futuro dei nostri figli e dei nostri territori ......e del pianeta intero .

Greenpeace :mostra fotografica "Carbone Pulito? Una Sporca Bugia"/ Enel 1° tra i grandi inquinatori italiani 08


Alla "libreria Ubik di Savona"da venerdì 25 settembre a venerdì 9 ottobre presso la Sala “Pavese”:
Esposizione mostra fotografica di
GREENPEACE ITALIA

Carbone Pulito? Una Sporca Bugia"
La prima minaccia per il clima del Pianeta
A cura di FRANCESCO TEDESCO
Responsabile Campagna Energia e Clima di GREENPEACE ITALIA.
“Ogni nuova centrale a carbone è un atto criminale
contro la sopravvivenza della vita stessa sul Pianeta!!!”


Inaugurazione della mostra fotografica organizzata da GREENPEACE sui temi del carbone, dei suoi effetti nocivi, in relazione ai temi attuali di ampliamento della Centrale Elettrica ENEL Tirreno Power di Vado Ligure.

Il carbone è il primo nemico dell’equilibrio climatico del Pianeta: oltre un terzo delle emissioni mondiali di CO2 si devono all’uso di carbone, che è il combustibile fossile con le più alte emissioni specifiche di gas serra, circa il triplo del gas.
La battaglia per salvare il Pianeta dalla crisi climatica è dunque una battaglia contro il carbone.
Tuttavia, agli attuali tassi di sviluppo, le emissioni dalla più sporca fonte fossile sono destinate ad aumentare del 60% al 2030. Se così fosse, non avremo alcuna speranza di limitare gli effetti più devastanti e irreversibili dei cambiamenti climatici!!
Il momento di intervenire è ora, e il carbone è alla base del problema. Ogni nuova centrale a carbone è un atto criminale contro la sopravvivenza della vita stessa sul Pianeta!!!. Occorre abbandonare al più presto la nostra dipendenza da questo combustibile fossile, a favore di una rivoluzione energetica basata su fonti rinnovabili ed efficienza energetica.

Greenpeace è un'associazione non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. Greenpeace è indipendente e non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici.
Con circa tre milioni di sostenitori in tutto il mondo, Greenpeace è uno dei più grandi movimenti ambientalisti del mondo. Greenpeace si ispira ai principi della nonviolenza; è indipendente da qualsiasi partito politico; non accetta aiuti economici né da governi né da società private e si finanzia esclusivamente con il contributo di singoli individui che ne condividono gli ideali e la missione.
Greenpeace è formata da una rete di uffici nazionali e regionali interdipendenti che lavorano insieme a Greenpeace International, ad Amsterdam.
Il ruolo di Greenpeace International è di avviare e coordinare i programmi e le attività di campagna. Ogni ufficio nazionale o regionale lavora su alcune o su tutte le priorità stabilite da International, anche se questo non impedisce agli uffici nazionali di stabilire priorità a livello locale che possono anche portare a una vera e propria campagna.
Per informazioni o adesioni:
http://www.greenpeace.org/italy/rivoluzione-energetica/energia-e-clima/sporco-carbone
http://www.greenpeace.org/italy/
____________________________________________________________________________________
Tratto da Savona news
Savona:una mostra contro l'ampliamento della Tirreno Power

La mostra fotografica "Carbone Pulito? Una Sporca Bugia. La prima minaccia per il clima del Pianeta", organizzata da Greenpeace Italia, a sostegno della campagna contro l’ampliamento della centrale Enel Tirreno Power di Vado Ligure, sarà inaugurata domani, per concludersi venerdì 9 ottobre nella Sala “Pavese” della libreria Ubik di Savona. Nell’ambito delle due settimane di esposizione, saranno programmati due eventi collaterali.

Mercoledì 7 ottobre, alle 18, si svolgerà l'incontro con il responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia, Francesco Tedesco, che illustrerà come il carbone sia il primo nemico dell’equilibrio climatico del Pianeta e come incentivare l'utilizzo di energie rinnovabili.

Sabato 10 ottobre, alle 17.30, andrà in scena lo spettacolo di teatro civile sul caso Acna "Il racconto del fiume rubato" di Andrea Pierdicca.
__________________________________________________________________________________
Tratto da MF Dow Jones - Economic Indicator
MF/DOWJONES News
Ambiente: Greenpeace, Enel 1* tra grandi inquinatori italiani 08

MILANO (MF-DJ)--Enel si posiziona per il terzo anno consecutivo al 1* posto nella classifica 2008 elaborata da Greenpeace dei grandi inquinatori tra i principali conglomerati industriali italiani.

Lo si apprende da una nota nella quale si spiega che Enel ha emesso 44,4 mln di tonnellate di Co2 (42,4 mln la quota assegnata nell'ambito della direttiva europea sull'Emission Trading). Al 2* posto si piazza Edison con 22,7 mln (14,2 mln), seguita da Endesa con 11,9 mln (12,4 mln), EdiPower con 11,6 mln (12,7 mln) e Tirreno Power con 6,9 mln (6,7 mln).
Nel settore termoelettrico sono state verificate emissioni complessive per 143,1 mln di tonnellate contro le 132,8 mln assegnate.
Nella produzione di cemento, che ha emesso 28,7 mln di tonnellate di Co2 (31 mln), al 1* posto figura Italcementi con 7,7 mln (7,8 mln), seguita da B.Unicem con 4,9 mln (5,6 mln) e Gruppo Financo con 4,3 mln (4,6 mln). Nel settore della Raffinazione di petrolio, protagonista di 24,7 mln di tonnellate di anidride carbonica emessi (19,7 mln), e' l'Eni con 7,8 mln (6,7 mln) a guidare la classifica seguita da Saras con 6,2 mln (2,6 mln) e Erg con 3,8 mln (4,3 mln). La produzione siderurgica vede emissioni complessive verificate per 15,5 mln (18,8 mln) e primeggiare l'Ilva con 11 mln (13,7 mln) e Lucchini con 1,7 mln (2,6 mln). La produzione della Carta ha emesso 4,8 mln di tonnellate di Co2 (5,1 mln), quella del Vetro 2,9 mln (3,1 mln) e della Ceramica 0,5 mln (0,8 mln).

In totale sono 220,3 mln le tonnellate emesse dai grandi gruppi industriali italiani soggetti alla direttiva sull'Emission Trading, il sistema europeo di scambio dell'anidride carbonica, contro una quota assegnata di 211,3 mln con i grandi emettitori responsabili di emissioni per 155,8 mln di tonnellate a fronte di una quota di 147,1 mln. "Complessivamente le industrie italiane hanno superato i permessi di emissione per nove milioni di tonnellate di Co2, ma bisogna fare dei distinguo - spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace -. Lo sforamento si deve solamente ai settori del termoelettrico e della raffinazione. Altri settori, invece, hanno rispettato i tetti".

Greenpeace spiega inoltre che circa un terzo delle emissioni dell'Enel si deve all'impianto di Brindisi, la piu' grande centrale a carbone in Italia nonche' primo impianto per emissioni di gas serra, con 14,9 mln di tonnellate. L'industria italiana ha comunque registrato una riduzione netta di sei milioni di tonnellate rispetto al 2007, probabile conseguenza della crisi. "Sebbene questo risultato sia positivo, la politica energetica dell'Italia - denuncia Tedesco - va nella direzione opposta alla riduzione delle emissioni di CO2". Recentemente il Governo ha infatti rilasciato autorizzazione per tre nuove centrali a carbone che faranno aumentare le emissioni dell'Italia di ulteriori 30 milioni di tonnellate. Una strategia che portera' l'Italia fuori dagli obiettivi europei al 2020, e a sostenere il peso delle conseguenti sanzioni. "Il governo autorizza nuove centrali a carbone e poi chiede all'Europa di rinegoziare gli impegni presi - osserva Tedesco -, si tratta di un comportamento ipocrita per difendere gli interessi di gruppi industriali che non hanno alcuna intenzione ad avviare una rivoluzione energetica pulita, ma continuare a inquinare come se niente fosse. A risentirne, a pochi giorni dal vertice delle Nazioni Unite sul clima, e' ancora una volta l'immagine dell'Italia a livello internazionale".


Oltre alla classifica dei gruppi industriali, i dati di Greenpeace mostrano anche quali sono gli impianti pi-- inquinanti in termini di CO2. Al fianco della centrale Enel di Brindisi, anche l'Ilva di Taranto e gli stabilimenti dell'Edison, sempre a Taranto.

28 settembre 2009

2009/09/09 " Ampliamento centrale, Ferrando e Caviglia: “Trattativa impossibile”

Tratto da Ivg
Ampliamento centrale, Ferrando e Caviglia: “Trattativa impossibile”


Quiliano. Le dichiarazioni del Presidente della Provincia, Angelo Vaccarezza, inerenti il potenziamento della centrale termoelettrica Tirreno Power lasciano perplesso il primo cittadino di Quiliano, Alberto Ferrando. “Mi fa piacere che anche il numero uno di Palazzo Nervi dichiari che la tutela dei cittadini residenti vicino al sito è uno dei suoi principali impegni, ma mi pare ci sia un po’ di confusione. Senza entrare nel merito dell’accordo di programma del 2005, ci sono ancora diverse cose che necessitano di un chiarimento”.

“Prima fra tutte – prosegue il sindaco quilianese – la mancata conclusione, da parte del ministero, della fase di ricognizione sulle modalità e procedure che hanno consentito l’esenzione dalla Valutazione di impatto ambientale per la realizzazione del gruppo a metano, considerato un elemento migliorativo”.

“Mi pare sconcertante che, nel momento in cui mancano ancora dati certi su un impianto realizzato da tempo, si scelga di autorizzarne la costruzione di un altro” prosegue Ferrando che poi chiude ogni spiraglio: “Non siamo disponibili a confrontarci con un interlocutore che si è dimostrato finora poco affidabile. La mia giunta ha ricevuto un mandato chiaro dai cittadini, peraltro condiviso da tutte le liste che si sono presentate alle ultime elezioni: un netto ‘no’ all’ampliamento, che non vuole essere pregiudiziale ma fondato su dati concreti.
Ora – conclude poi – attendiamo la risposta della Provincia, a cui abbiamo chiesto l’attivazione di un tavolo tra tutte le realtà interessate dalla ricaduta dei fumi dell’impianto”.

Non diversa la posizione del sindaco di Vado Ligure, Attilio Caviglia: “Il provvedimento del Via nazionale è un atto che scavalca gli enti locali. Noi ci rivolgiamo a questi, e in particolar modo alla Provincia, per realizzare assieme una strategia comune. L’ente di via Sormano non ha preso parte alle ultime due riunioni con la Regione ma speriamo che d’ora in avanti svolga il suo compito di coordinamento”.

Il primo cittadino vadese si concentra soprattutto sull’importanza del confronto tra le realtà territoriali interessate:
“Con l’amministrazione quilianese ci teniamo in contatto tutti i giorni, per agire sulla stessa linea. I nostri avvocati stanno realizzando un ricorso che, più che incentrarsi sui cavilli legali, punta a raccogliere tutti quegli elementi di criticità ambientale messi in evidenza da varie associazioni e non tenuti adeguatamente in conto nel provvedimento”.


“Ci potremo sedere intorno ad un tavolo con Tirreno Power solo quando tutte le prescrizioni che hanno condotto, nel 2001, all’esclusione dalla procedura di Via saranno state rispettate, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento da polveri sottili e la copertura del parco carbone” conclude poi Caviglia.

25 settembre 2009

2009/09/26 " GERMANIA, ASSE: LA RADIOATTIVITA' FA PAURA"/Monaco, la prima città 100% rinnovabile

Pubblichiamo due articoli relativi Germania (e non solo) uno che riguarda il Passato e che avrà certamente gravose conseguenze sul futuro ed uno che guarda con lungimanza al futuro. Le Conclusioni le lasciamo a voi.......
Tratto da Uno notizie

GERMANIA, ASSE: LA RADIOATTIVITA' FA PAURA / mentre rispunta il nucleare a Montalto e in altri siti d'Italia

In Italia, in questi giorni, rispunta il folle progetto della Centrale Nucleare di Montalto di Castro, ( Viterbo ) costruita durante la "Prima Repubblica" (in un'area che all'epoca era zona sismica), ma fortunatamente mai entrata in funzione. Intanto, sempre in tema di nucleare e radioattività continua l'allarme in Germania per i "famosi" fusti radioattivi nelle miniere di Asse. Anche in Italia c'è molta preoccupazione per i bidoni zeppi di radioattività collocati da mafia 'ndrangheta e camorra nel nostro mare, e non sappiamo se solo lì.
Nelle miniere di Asse, piccolo rilievo della Bassa Sassonia, nel cuore di una montagna di sale, riposano da decenni rifiuti a media e bassa radioattività delle centrali nucleari tedesche. Un luogo per seppellire 126.000 contenitori stipati al “sicuro” da molti pericoli. Ma non da tutti.

All'impovviso 13 anni fa è accaduto l'imprevedibile: una piccola vena d'acqua ha cominciato a sgorgare all'estremità di uno dei tunnel della miniera che custodisce la “monnezza” nucleare a 550 metri sotto terra. Solo un anno fa però la notizia è diventata di dominio pubblico, dopo essere stata più o meno segretamente custodita tra gestore del deposito, governo del land (Bassa Sassonia) e governo federale. Pochi litri d'acqua, si parla di poco più di dieci metri cubi al giorno e l'intera Germania ha cominciato a tremare, perchè si tratta di una bomba ad orologeria.
Il tempo massimo di tenuta dei contenitori è 150 anni. Quello minimo non è ancora chiaro. Il fenomeno accaduto venne descritto con dovizia di particolari da un giovane ingegnere che si occupò del problema a fine anni '70, quando il sito riceveva ancora i bidoni destinati allo stoccaggio temporaneo in attesa di una soluzione definitiva. Era una critica scomoda per i lucrosi interessi in gioco.
La soluzione definitiva non c'è ancora ma ora l'emergenza è un altra, perchè nessuno sa come trattare i contenitori per paura di romperli.
Qualcuno li vorrebbe seppellire ancora meglio in una colata di calcestruzzo.
Una pazzia dopo l'altra, perchè si perderebbe qualunque possibilità di controllo.

Per ora c'è solo da tremare.
Nella foto, la sezione del tunnel “che fa acqua” contenente i 126.000 bidoni di rifiuti nucleari a rischio.
___________________________________________________________________________________
Tratto da "Terranauta "
Monaco, la prima città 100% rinnovabile
Entro il 2015 le case di Monaco si serviranno esclusivamente di energia rinnovabile. Nel 2025 anche l’industria della città verrà fornita solo da energia pulita. In vista dell’uscita tedesca dall’energia nucleare, Monaco non si rivolge, come previsto, al carbone, ma a energia solare, eolica ed idroelettrica.
di Elisabeth Zoja
Da un progetto nero carbone Monaco è passata a prospettive verdissime.
Solo due anni fa il direttore di Stadtwerke München (SWM), azienda che fornisce il 95% delle energie della metropoli, progettava di costruire nuove centrali a carbone per compensare lo spegnimento della centrale nucleare Isar 2, previsto per il 2020.
La coalizione tra socialdemocratici e verdi, però, ha fatto cambiare idea a Mühlhäuser, il direttore di SWM, dichiarando che sarebbero stati sole, vento ed acqua a sostituire l’energia nucleare. I programmi di SWM si sono dunque capovolti: entro il 2015 il 100% del fabbisogno energetico delle abitazioni verrà soddisfatto da queste tre fonti rinnovabili. Entro il 2025 anche industria e commercio dovrebbero esser alimentati interamente da energia ‘pulita’.
Monaco sarà così la prima città del mondo a nutrirsi esclusivamente di energie rinnovabili.

Ma come sarà possibile per una metropoli di un milione di abitanti? Gli appartamenti a Monaco sono 750.000 e richiedono 2,5 miliardi di kilowattora all’anno. Per avverare questo sogno ogni anno SWM investe nell’energia rinnovabile mezzo miliardo di euro che trae dagli attuali profitti i quali, paradossalmente, sono dati in gran parte dalla centrale nucleare Isar 2.
La centrale nucleare Isar deve il suo nome al fiume che attraversa la città
Nel 2020 però, la centrale verrà sicuramente chiusa, assicura Mühlhäuser. Questo provvedimento fa infatti parte del piano nazionale per l’uscita dal nucleare.
Essendo l’unica azienda di energia elettrica cittadina rimasta comunale, la SWM è al quinto posto tra i produttori di energia tedeschi, dopo i colossi Eon, Enwb, Vattenfall e Rwe. Grazie a questa grandezza entro il 2025 riuscirà anche ad ottenere da energia rinnovabile i 7,5 miliardi di kilowattora all’anno necessari per l’industria.
SWM investe anche in progetti su grande scala all’estero: finanzia il 50% di una centrale solare in Andalusia e il 25% di un parco eolico nel Mare del Nord. L’energia necessaria per la città di Monaco però, verrà prodotta esclusivamente sul posto.

Così Monaco, pur essendo la capitale di uno dei Bundesländer più conservatori, rappresenta l’eccezione che conferma la regola. Questa svolta della politica energetica unica al mondo dimostra quanto la coalizione rosso-verde si faccia sentire in una città circondata da cristiano-conservatori.

24 settembre 2009

2009/09/24 "Il Dottor Paolo Franceschi risponde all’Assessore Zunino


Il Dottor Paolo Franceschi risponde all’Assessore Zunino
settembre 24, 2009

Purtroppo il dibattito sui rapporti fra centrali a carbone e inquinamento soffre di un problema di provincialismo scientifico che soffoca ogni tentativo di intendersi sulla reale portata sanitaria del problema.
Gli studi scientifici internazionali, in particolare lo studio Externe della Comunità Europea e gli studi della School of Public Health dell’ Università di Harvard, sono arrivati a individuare metodiche estremamente sofisticate, molto complesse e scientificamente validate (negli Stati Uniti addirittura su tutte le 407 centrali elettriche a carbone esistenti) che sono in grado di risalire, dalle emissioni delle ciminiere in termini di PM2,5, SO2, NOx, ai danni sanitari (malattie, morti precoci, perdita di punti di Q. I. nei bambini) tradotti in costi economici attribuibili direttamente alle centrali a carbone
.
Il dato certo è che le centrali a carbone provocano malattie e morti, e che l’ entità del danno dipende dalle emissioni, e dalle caratteristiche del territorio e della popolazione in cui la centrale va ad inserirsi. I danni quindi oscillano da valori inferiori per quelle centrali che sorgono a molti chilometri dai centri abitati a valori massimi per le centrali che sono state costruite dentro città (come quelle Liguri).
Per ogni tonnellata/anno emessa di SO2, PM2,5 e NOx si avrà quindi un costo sanitario tradotto in termini economici variabile, ma non si darà mai il caso di non avere danni di questo tipo.
Poiché una proprietà del metodo scientifico è la riproducibilità, è evidente che esperienze condotte in condizioni paragonabili diano risultati paragonabili, per cui gli studi europei ed americani validi per tutte le centrali del mondo sono altrettanto applicabili anche alle centrali di Vado, o di Genova, o di La Spezia.

Bisogna pertanto cominciare a sgombrare il campo dal ciarpame che quella di morti e malattie causate dalla centrale sia solo un’ ipotesi, quando invece è una certezza.


In qualunque altra disciplina scientifica queste eterne diatribe che si aprono ogni volta che si deve decidere sull’ apertura di una nuova centrale a carbone sarebbero considerate come antiscientifiche.
Per fare un esempio banale non è che ogni volta che un paziente con la polmonite da pneumococco i medici abbiano bisogno di un nuovo studio sul tipo di antibiotico da usare, ma si rifanno a linee giuida internazionali validate scientificamente.

Questo modo di procedere avviene in tutti gli altri campi della medicina, meno che in quello che studia i rapporti fra inquinamento ambientale dovuto ad un insediamento industriale e impatto sanitario; infatti, con un preoccupante provincialismo scientifico e culturale che coinvolge un po’ tutti i settori, molto disomogenei, che sono chiamati ad occuparsi dei problemi dei rapporti fra salute e ambiente, invece di rifarsi alle acquisizioni scientifiche consolidate, si chiedono, in maniera del tutto anacronistica, nuovi studi per stabilire non già quanto ma se una centrale sia dannosa o meno per la salute, cioè ci interroghiamo, per vera o falsa ignoranza, su argomenti ormai acquisiti da lungo tempo.

E se per caso questi studi non sono in grado di dimostrare questo rapporto, perché non adeguati allo scopo, la conclusione che si trae è che la situazione è tranquillizzante, e non invece, come sarebbe corretto, che lo studio è stato inadeguato a mettere in risalto una realtà molto complessa come quella dell’ impatto sulla salute di una centrale a carbone in una città con molteplici fonti di inquinamento.
Se non si recepiscono questi concetti, (e sono anni ormai che lo ripetiamo) , se ci si continua ad arroccare sul dubbio e non si capisce invece che il danno sanitario è una certezza ormai verificata e certificata a livello mondiale, è ovvio che non si potranno fare ricorsi efficaci e non si potranno superare distanze che per questi motivi culturali rimangono incolmabili.

Dottor Paolo Franceschi
Referente scientifico dell’ Ordine dei Medici di Savona

23 settembre 2009

2009/09/23 Taranto "A Quando il Registro Tumori?"

Tratto dal "Blog del comitato per Taranto un articolo di "TarantOggi"

L'articolo non ha bisogno di commenti ,e merita sicuramente la nostra attenzione oltre che un occhio particolare dalle istituzioni che ne hanno la competenza.
MA non sicuramente un ulteriore aggravio di inquinamento con una nuova Centrale Elettrica....................

20 settembre 2009

2009/09/20"Taranto, allarme tumori infantili/"Considerazioni sulle Politiche Energetiche Italiane"

Tratto dal "Blog del comitato per Taranto "
I bambini ammalati di Taranto aspettano ancora che si intervenga!!!
Cosa rispondono Ilva, AMIU, ENI, Cementir, Comune, Provincia, ecc... a queste tragiche valutazioni scientifiche?
In forte aumento i tumori infantili ambiente sotto accusa. Il prof. Ernesto Burgio: «L’inquinamento danneggia direttamente il Dna dei genitori»

Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno"

Taranto, allarme tumori infantili
TARANTO -
“In Europa, ma ancor più in Italia c’è un incremento inatteso di tumori infantili nel primo anno di vita. In Italia si è registrato un incremento del 3% annuo. Negli adolescenti poi si registra un preoccupante incremento di tumori cerebrali. Ad inquietare anche alcuni studi epidemiologici da cui risulta un incremento delle patologie neoplastiche nel sistema nervoso centrale. E quando sono i bambini ad ammalarsi, c’è da capire che il problema è davvero grave”.
Dalla platea delle Prime Giornate joniche di Pediatria, in una realtà fortemente martoriata per i problemi ambientali, parte l’allarme dei medici pediatri sulla relazione ambiente e salute. Ad illustrare, sulla base delle ricerche e degli studi in atto, quanto i numerosi agenti inquinanti presenti nell’ambiente stiano producendo modifiche sul patrimonio genetico umano è Ernesto Burgio, medico pediatra dell’Università di Palermo, esponente dell’Isde (International Society of Doctors for Environment).
Dottor Burgio, perché sempre più tumori e sempre più serie patologie tra i bambini?
Per l’esposizione ai fattori inquinanti di padre e madre, perché dunque i gameti della madre e del padre hanno subìto un danno. Ad essere danneggiato è l’epigenoma, cioè le molecole che servono a leggere il Dna e che determinano l’assetto dei tessuti a venire. Ma i tumori sono solo un elemento sentinella. Il fenomeno è in realtà più ampio. Occorre contestualmente guardare all’incremento delle allergie, ad esempio, e comunque di tutte quelle patologie cronico-degenarative come le malattie infiammatorie, tra cui rientrano anche l’obesità e l’ateriosclerosi, che si scatenano nell’individuo per un meccanismo reattivo.
Insomma, tutte cose e rischi a cui i bambini tarantini, che vivono in un contesto fortemente inquinato, sono costantemente esposti…
Sì, ben venga la riduzione di diossina.
Il problema vero, però, non è costituito da quelli agenti inquinanti che si possono abbattere attraverso l’utilizzo di più moderne e sofisticate tecnologie, ma da quelle sostanze come arsenico, metalli pesanti, particolato fine, difficilmente monitorabili e difficili da ridurre e fermare. Anche se l’esposizione è a piccole dosi, il danno è lì nella modifica dell’epigenoma. Il rischio non è solo per il Dna, ma anche per l’assetto cromosomico.
A Seveso, la gente sana ha già maturato delle traslocazioni, cioè cambiamenti insoliti delle forme dei cromosomi.
A Taranto, come in tutte quelle realtà a grande impatto ambientale, dove esistono inceneritori o impianti che bruciano grandi inquinanti, il rischio è proporzionale agli impianti esistenti, alle tecnologie ed ai materiali utilizzati. Considerati i rischi, che oggi si continui ad utilizzare il pet-coke non trova più giustificazione. Non si dovrebbe più fare.

Sì, però, lei ha detto che anche in molti prodotti usati dai bambini, persino i biberon, ci sono sostanze cancerogene
Sì, in molti prodotti utilizzati, come i biberon ma anche le flebo, ad una certa temperatura si sprigionano molecole che interferiscono con le molecole di controllo, come gli ormoni, e condizionano lo sviluppo dei tessuti.

Ma ci sono delle misure che possono essere adottate da subito per prevenire i rischi?
Ci sarebbe da imporre delle regole, ma non quelle fasulle come ad esempio il traffico a targhe alterne. Regole serie significa vietare l’ingresso dei camion nei centri urbani, ad esempio. C’è da abbattere drasticamente la presenza e l’esposizione al benzene. Insomma, fare vera prevenzione primaria, che invece fanno in pochissimi. Fare prevenzione contro il carcinoma mammario, ad esempio, è utile, ma occorre intervenire a monte.

Cosa potete fare voi pediatri?

I pediatri hanno sicuramente un ruolo fondamentale in questa battaglia. Se affronteranno sempre più questi temi, se capiranno la necessità di fare sinergia con studiosi di altre branche della medicina, i pediatri potranno fare la differenza.

MARIA ROSARIA GIGANTE (La Gazzetta di Taranto, p.III)
___________________________________________________________________________________
"Considerazioni sulle Politiche Energetiche Italiane"
Tratto da "semidiceviprima.ilcannocchiale.it"

IVO MENNA SULL'IMPIANTO OFF SHORE

17 settembre 2009

Premesso che bene ha fatto il ministero a dare positiva accoglienza alla realizzazione di un impianto eolico di energia pulita e rinnovabile, riprendo alcune considerazioni proposte da Quiquotidiano di giovedi 17, a proposito del parere favorevole espresso del ministero dell'Ambiente alla realizzazione un impianto eolico offshore di produzione di energia pulita di fronte alla marina di Petacciato, di una ditta privata.
La prima considerazione (concordo) è la critica ai vari governi nazionali di ogni colore politico che per anni non si sono dotati un un piano energetico nazionale, talchè il nostro paese risulta essere sempre piu dipendente dal petrolio e da un bilancio economico spostato a favore dei vari paesi produttori, con un ricatto costante.
Una dipendnza dal petrolio le cui riserve, con gli attuali indici di crescita si esauriranno nel 2070 e che acqua, terra, aria saranno sempre più inquinati.
Che i gas serra che provocano il mutamento climatico se non saranno ridotti e ricondotti a normale equilibrio naturale, con le fonti energetiche nuove, come il solare o fotovoltaico, l’eolico, le centrali idroelettriche, fonti rinnovabili e pulite in un grande piano energetico pubblico, causeranno, come sta accadendo, catastrofi naturali planetarie.

Una politica cervellotica, inadeguata, inconcludente, fatta di chiacchiere di chi continua a proporre un modello di sviluppo economico che i fatti stanno dimostrando sempre piu in declino e in crisi, con le conseguenze disastrose sull'ambiente.
Quest'ultimo appesantito da gravi forme di inquinanti che compromettono e minacciano la salute pubblica.
Ecco il risultato ottenuto da politici che hanno occupato enti locali, comuni, province, Regione. Avrebbero potuto con largo anticipo prevedere accordi, anche con imprese private e presentare, nella direzione di produzione di energie pulite e rinnovabili, progetti per dare risposte serie alla crescente domanda di energia......

Basta ricordare quando all'inizio del 2007, con grande risalto della stampa locale e nazionale , un coro unanime dei livelli istituzionali: Regione Molise, Regione Abruzzo, sindaci di Termoli, San Salvo, e Vasto, si dichiararono contrari alla ipotesi di un parco eolico in mare per la produzione di energia pulita -164 megawatt- con la unica e monotona motivazione che una tale impattante opera avrebbe dato un colpo all’economia turistica della zona. Tutti insieme appassionatamente centro destra e centro sinistra anche a Vasto si unirono in una santa alleanza per impedire la realizzazione dell'impianto eolico.

Insomma non si volle aprire ad una discussione sul cambio di politica energetica fondata sul petrolio e introdurre il tema delle fonti pulite.
Questo avrebbe comportato una decisione che avrebbe determinato un conflitto con le forti lobby del petrolio e del carbone (ENEL- ENI) e forse impedito addirittura che venisse presentato il progetto del Centro Oli nella area ortonese, con la incombente minaccia, questa sì, di compromettere le future economie legate al turismo e alle risorse naturali e paesistiche.
Attendiamo non il mea culpa di chi in questi due anni ha conservato un atteggiamento scettico sulle energie pulite e i mezzi per produrla, ma che finalmente si avvii una seria riflessione sul futuro della nostra zona e dell'intero territorio con una classe dirigente responsabile, consapevole e selezionata.

19 settembre 2009

2009/08/30 Messaggio Di" Uniti Per la Salute" ai cittadini Savonesi/i CERANO:"La Centrale Termoelettrica Più grande D'Europa"

Messaggio Accorato Di" Uniti Per la Salute" ai cittadini Savonesi

FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE .....di cittadini Savonesi

FACCIAMO SENTIRE LA VOCE DI CHI ,come noi,AMA LA LIGURIA (Non dimenticate mai che in Liguria coesistono ,su un limitato territorio , tre centrali a Carbone )

METTIAMO IN EVIDENZA CHE E’ NOSTRO INTERESSE PRIMARIO CHE LA SALUTE E IL FUTURO DEI NOSTRI FIGLI, DEL NOSTRO TERRITORIO , DEL NOSTRO AMBIENTE ,DELLA NOSTRA ECONOMIA...(anche il turismo e l'agricoltura sono per la Liguria notevoli fonti economiche) "SIANO TENUTI IN MASSIMA CONSIDERAZIONE DA CHI E'PREPOSTO A FARE DELLE SCELTE ENERGETICHE CHE CONDIZIONERANNO SICURAMENTE IL NOSTRO FUTURO"

IL NOSTRO DOMANI COMINCIA ADESSO
" NELLA DETERMINAZIONE CHE METTEREMO TUTTI INSIEME NEL DIFENDERE IL NOSTRO TERRITORIO ,CIASCUNO PER LE PROPRIE COMPETENZE:ISTITUZIONI,POLITICI,CITTADINI,
ASSOCIAZIONI,AMBIENTALISTI ,CORPORAZIONI.........
E RICORDIAMOCI SEMPRE CHE PRIMA DI TUTTO SIAMO COMUNQUE dei GENITORI E ABBIAMO UN DOVERE MORALE DI TUTELA NEI CONFRONTI DEI NOSTRI FIGLI

Dobbiamo prestare e richiedere la massima attenzione ..........
PER TUTELARE E FARE IN MODO CHE SIA TUTELATO IL LORO FUTURO"


La sottostante immagine è tratta dalla perizia del Dott. Paolo Franceschi, clicca suquesto sito e mostra il biomonitoraggio del 2000 ,eseguito a livello regionale,degli effetti dell'inquinamento atmosferico in Liguria .

Le aree con cattiva qualità d'aria sono contraddistinte dai colori rosso,arancione e giallo e corrispondono alle zone cerchiate dove sono collocate
le tre centrali a CARBONE:SAVONA,GENOVA,LA SPEZIA




Sempre nell'Ottica di una " DOVEROSA INFORMAZIONE " : sono molto interessanti i due Video (già altre volte pubblicati)da vedere con attenzione che ci propongono una fotografia molto realista delle problematiche connesse alle " centrali a Carbone " per la salute,l'ambiente e l'economia dei territori su cui insistono.
Inceneritori, centrali termoelettriche, cementerie e distillerie sono ai sensi di legge "impianti insalubri di categoria 1".

Guarda La centrale termoelettrica più grande d'europa: Cerano (Brindisi)
Molto interessanti gli interventi dei medici e degli agricoltori nel video sottostante
Brindisi come Civitavecchia
________________________________________________________________________________
Tratto da "Postarelibero"
La Centrale Termoelettrica Più grande D'Europa

Il cambiamento climatico inizia qui!


........ di quanto sia intollerabile l'inquinamento di questa centrale, che sversa in atmosfera una quantità impressionante di inquinanti, tutti altamente tossici e cancerogeni senza alcuna cautela.
Di conseguenza nella zona salentina, delle province di Brindisi e Lecce, troviamo delle incidenze di morti per cancro, che crescono con un'accellerazione notevole, proprio a partire dall'entrata in funzione di questi impianti.

Un disastro ecologico scellerato, che era sicuramente evitabile, ed oltretutto un disastro paesagistico, ed economico: in quanto le spiagge vicine, ormai, non sono più frequentate.
E' necessario precisare che la Puglia produce, con il solo stabilimento di Cerano, un'alta percentuale di energia, circa il doppio del suo fabbisogno, tanto da rivenderla al Paese più vicino la Grecia, o l'Albania per evitarne la plausibile dispersione.

Ci chiediamo se fosse davvero indispensabile distruggere tutto ciò, per produrre elettricità, e, soprattuto, ci chiediamo per quale motivo nessuno all'epoca si sia opposto, e come abbia potuto, un colosso come l'Enel, non incontrare grossi ostacoli nel violentare un territorio come il nostro con tale facilità.

Ma ad oggi, cosa si può fare?
Nessuno si chiede per quale motivo, le fonti pulite come l'eolico, ed il solare, tardino ancora a sostituire queste centrali così inquinanti.
In realtà i problemi non sono di natura tecnica, ma solo di natura logistica e politica.


E, secondo gli esperti, le emissioni di anidride carbonica sono la principale causa del riscaldamento globale, e degli impatti devastanti e dei mutamenti climatici sull'uomo e sulla natura.

Il settore energetico è responsabile del 37% delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica.
Eppure, i poteri forti cercano di agire affinchè la massa del pubblico si convinca che le fonti alternative non siano pronte, e che da sole non riescano a soddisfare la domanda di energia: "NULLA DI PIU' FALSO!"...

Leggi l'Articolo integrale
___________________________________________________________________________________
Leggi 2009/08/29 Dottor Paolo Franceschi "Ampliamento centrale di Vado Ligure e ....Studio Epidemiologico"

2009/09/20 "CENTRALI TERMOELETTRICHE API: COMITATI E ASSOCIAZIONI DIFFIDANO PRESTIGIACOMO, SCAJOLA, LETTA E BERLUSCONI!"

Riceviamo da comitati-cittadini.org e Pubblichiamo

Il Ministro Prestigiacomo ha firmato il 13 Settembre la VIA favorevole alle centrali termoelettriche (520 + 60 MWe) che API Nòva Energia intende costruire a Falconara Marittima.

Il Ministro dell’Ambiente ha ignorato la DIFFIDA che Comitati e Associazioni le hanno inviato e che ha sicuramente avuto la possibilità di leggere (l’ha ricevuta il 3 Settembre scorso).

La DIFFIDA - inviata anche al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al sottosegretario Gianni Letta e la Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola – è l’estensione agli attuali titolari della stessa inviata agli ex Ministri Pecoraro Scanio e Bersani.

L’OGGETTO

Qualsiasi autorizzazione delle centrali proposte da API Nòva Energia – quantomeno quella da 60 MWe – fonda le sue motivazioni tecniche su una grave mancanza – che noi riteniamo penalmente rilevante soprattutto per la violazione del D.Lgs. 334/99 (legge Seveso) - reiterata nel tempo dalla Dirigenza delle raffineria API:

1) non aver mai implementato il sistema di sicurezza elettrico “in isola” che deve permettere l’AUTOSUFFICIENZA ELETTRICA di tutti i servizi degli impianti delle industrie a rischio di incidente rilevante per metterle al riparo da black out elettrici esterni!

2) Aver dichiarato il falso nel Rapporto di Sicurezza del D.Lgs. 334/99 (Legge Seveso), e cioè di aver implementato il “sistema in isola”.
Il Rapporto di Sicurezza è il documento più importante indicato dal Decreto Seveso tanto che all’art. 27 il Decreto prevede “la punizione con l’arresto dai sei mesi ai tre anni per il gestore che non pone in essere le prescrizioni indicate nel rapporto di sicurezza o nelle eventuali misure integrative prescritte dall’autorità competente”.

I RISCHI
Un black out in raffineria “è un evento che se ripetuto potrebbe mettere a serio rischio l’integrità della struttura di processo ed ausiliaria di raffineria con conseguenze anche gravi in termini di sicurezza delle strutture della raffineria” scrive il 24 Luglio 2002 l’ing. Chiuccini - Ispettore regionale dei Vigili del Fuoco – all’indomani del primo black out alla raffineria API che ha coinvolto anche la popolazione con calo di tensione elettrica nelle abitazioni ed esalazioni diffusesi dagli impianti. Dopo quello del 2002, fino ad oggi, si sono succeduti almeno altri 3 black out negli impianti API di Falconara Marittima, accertati dall’ARPA Marche e recepiti nelle plurime prescrizioni impartite all’API dal Comitato Tecnico Regionale Prevenzione Incendi.
Non inventiamo nulla, è tutto scritto nella Relazione del Dirigente Servizio e Ambiente della Regione Marche datata 8/5/2007 che potete consultare http://www.comitati-cittadini.net/Approfondimenti/Centrali.htm e sulla quale si basa la DIFFIDA oggi nuovamente ignorata dal Ministro Prestigiacomo come dal suo predecessore Pecoraro Scanio.
Abbiamo dubbi che il Ministro Scaloja non segua, nei confronti della DIFFIDA, il comportamento liquidatorio del suo predecessore Bersani.
Nella DIFFIDA abbiamo chiesto un atto preciso strettamente inerente i fatti:
NESSUNO PUO’ AUTORIZZARE UNA AZIENDA A REALIZZARE UN’OPERA CHE SANA UN ILLECITO COMMESSO DALLA STESSA SENZA PRIMA – O CONTESTUALMENTE - SANZIONARE L’ILLECITO STESSO
.

E’ la Commissione Tecnica di verifica per l’impatto ambientale del Ministro dell’Ambiente che a pag. 18 (e seguenti) riconosce platealmente che “L’inserimento della nuova unità da 60 MWe nello stabilimento API di Falconara consente il conseguimento dell’assetto ad isola dello stabilimento medesimo”!
Una vera e propria autoaccusa!
Ma se i livelli più alti della gerarchia del controllo e della verifica ignorano questi gravi fatti si danno tre possibilità/punti interrogativi che si escludono a vicenda:

A) le Autorità deputate al controllo “sul campo” – ARPA Marche, CTR Marche, Commissioni Ispettive ministeriali – non hanno inviato i loro Rapporti ai Ministeri;

B) I Ministeri non hanno disposto alcun atto conseguente ai Rapporti di CTR, Commissioni ministeriali e ARPA Marche;

C) le Autorità deputate al controllo “sul campo” non hanno adottato i provvedimenti di loro competenza in conseguenza dei risultati delle loro stesse indagini.
Se qualcuno crede che la partita sulle centrali termoelettriche API si stia avviando verso la conclusione non ha fatto i conti con chi pretenderà risposte a questi tre punti interrogativi.
In tutte le sedi necessarie ed opportune.

Consulta il sito dei Comitati www.comitati-cittadini.org

18 settembre 2009

2009/09/18 Dal "Blog del Comitato per Taranto""Scacco all'ingegnere in tre mosse"

Tratto dal "Blog del Comitato per Taranto"

Scacco all'ingegnere in tre mosse

Florido, presidente della provincia più inquinata d'Italia e "grande paladino dell'ambiente" ha dichiarato sul Tasera di ieri:
“Sì alla centrale Eni perchè inquina meno”

!!!!!!“L’anidride carbonica non è dannosa per la salute dei cittadini, al massimo contribuisce a danneggiare l’ambiente incidendo sul così detto buco dell’ozono ed è un fenomeno mondiale non certo tarantino".

Che dire?
Innanzitutto che il nostro presidente dimostra di essere un bel pò "ciuccio" in tutela ambientale dal momento che lo sanno anche i bambini che l'anidride carbonica con il buco nell'ozono non c'entra niente! L'anidride carbonica, infatti, è la principale causa dell'Effetto serra che produce il surriscaldamento del pianeta.
E non si pensi che questa "baggianata" del protocollo di kyoto a noi tarantini non interessa perchè il cambiamento del clima pesa sempre di più sulle tasche di tutti:
Invitiamo Florido a documentarsi e a leggere quanto segue:
Le famiglie rischiano di pagare 40 euro in più per il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Secondo Adiconsum dovrebbero essere le imprese a pagarne i coti, e non i consumatori
A fronte dei vari Paesi europei che hanno rispettato quanto previsto nell’accordo, l’Italia, ancora una volta, disattende gli impegni sottoscritti.
Ad avviso di Adiconsum, le responsabilità vanno ricercate in primis tra le imprese e in secondo luogo nel non controllo da parte del Governo.
L'associazione di consumatori sostiene che trattandosi di impegni noti non sono accettabili giustificazioni, né il costo può essere caricato sui consumatori. Si tratta di circa 40 euro a famiglia, fra costi diretti e indiretti.

A riguardo sarebbe poco rassicurante la dichiarazione del sottosegretario Saglia che riferisce dell’intenzione del Governo di utilizzare un anticipo della Cassa Depositi e Prestiti per l’acquisto dei certificati verdi sul mercato europeo per evitare una multa ancora più salata. Anche ricorrendo a questo strumento, infatti, il costo ricadrebbe sulle famiglie.
Siano invece i lauti profitti delle imprese elettriche – dichiara Paolo Landi, segretario generale Adiconsum - a pagare il mancato rispetto del Protocollo. Si attivino con urgenza gli strumenti necessari per evitare il ripetersi di tale situazione l’anno venturo.
Fonte: Adiconsum


Ecco la replica di ENI a ranghi serrati per difendere la "bontà" del raddoppio.
Sembra che i tarantini siano proprio dei buzzurri cafoncelli che non capiscono quanto "bene" ci voglia l'ENI!
Leggendo le dichiarazioni pubblicate sulla stampa si capisce innanzitutto perchè in Italia la CO2, dai tempi di Kyoto, invece di diminuire sta aumentando paurosamente. Evidentemente tutti ragionano come il nostro ingegnere che dice: "tanto fa male al pianeta, mica alla citta!".
Poi riguardo alle emissioni, il nostro ovviamente si riferisce agli impianti a regime, con filtri puliti e controllo costante: si è mai vista una cosa del genere a Taranto?
Proprio all'ENI che un giorno si e l'altro pure riversa fumo nero con la scusa dei blackout?
Infine, sembrerebbe che a Taranto non sia pensabile semplicemente ammodernare gli impianti e ridurre le emissioni senza dover accettare un aumento di produzione e di altre emissioni.(E NON SOLO A TARANTO!!PURTROPPO....)
Esiste una legge, la cosiddetta Seveso, che impone di ridurre le emissioni nelle aree ad altro rischio ambientale (Taranto è in vetta alla classifica!), in virtù della somma di tutto il prodotto dell'intero polo industriale. A Taranto, invece, le varie multinazionali, fanno da decenni il gioco dei solitari, ognuno pensa per se' in funzione dei limiti nazionali, come se fossero nel deserto!

La gravissima colpa del Ministero è quella di aver concesso la Valutazione di Impatto Ambientale, VIA, prima che fosse completara la procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale, AIA, (integrata vuol dire appunto che tiene conto di tutto il polo industriale e della relazione con le aree abitate limitrofe). Con quei valori di emissione, l'attuale centrale dell'ENI che, per ammissione dello stesso ingegnerino, è una ciminiera di veleni (se ne sono accorti adesso?), secondo la normativa europea, sarebbe stata costretta a ridurre drasticamente l'inquinamento!

Ed ecco spiegato il perchè della corsa al raddoppio prima di essere obbligati a dimezzare!


Gazzetta del Mezzogiorno, 16 09 2009

Milani, amministratore delegato Enipower: «Non ci saranno danni i tarantini dovrebbero volere presto quest’impianto»

«Dobbiamo spiegare bene alla città e alle istituzioni locali cosa stiamo facendo». Giovanni Milani, amministratore delegato di Enipower, si mostra sorpreso di fronte alle violente polemiche che hanno investito il progetto della nuova centrale.
Ingegnere, c’è poco da stupirsi: la vostra centrale aumenta le emissioni di anidride carbonica in una città già gravata di CO2 (e purtroppo non solo) mentre il protocollo di Kyoto ne sollecita la riduzione; voi aumentate l’inquinamento mentre con la legge taglia- diossina si cerca di ridimensionarlo...
«Guardi, se fossi tarantino chiederei che l’im - pianto Eni venisse accelerato. Non è la CO2 che migliora o peggiora la qualità dell’aria; la differenza la fanno le polveri, gli ossidi di azoto, il biossido di zolfo. E rispetto a questi gravi inquinanti, la nuova centrale riduce le polveri del 100 per cento, il biossido di zolfo del 95 per cento e gli ossidi di azoto del 24 per cento. Questo determinerà un miglioramento della qualità dell’aria rispetto a prima ».(!!!!!!!!!!!!)
Sì ingegnere, ma non può negare che c’è un aumento rilevante di CO2, mica di aria fresca di montagna...
«Sì, è vero che le emissioni di CO2 passano da 454mila a 970mila tonnellate come tetto massimo, ma i gas serra, il surriscaldamento della terra, è un problema su scala globale. Non incide solo su Taranto. La sofferenza ambientale di Taranto è ben altra».
Ma c’è comunque il protocollo di Kyoto che obbliga gli Stati a tagliare la CO2, dire sì al vostro impianto è quantomeno contradditorio...
«E invece no. Nessuna contraddizione. Il ministero ha detto sì a noi perchè l’impianto è a elevato rendimento, con una più alta quantità di energia utilizzabile rispetto a quella teoricamente contenuta nel combustibile.... [Domenico Palmiotti]


Tratto da "il Corriere del mezzogiorno
ENERGIA E INQUINAMENTO

Taranto, ampliamento della centrale Eni .
Vendola: «La città ha diritto di ribellarsi»
Il governatore all'attacco dell'esecutivo dopo l'ok della Prestigiacomo alla valutazione d'impatto ambientale

....Si tratta - ha rilevato - di «un’ulteriore aggressione nei confronti di una città già martoriata e che è arrivata ormai a un livello di saturazione industriale».
«La Regione - ha aggiunto Vendola - ha espresso il suo parere assolutamente sfavorevole all’ampliamento, consapevole che la triplicazione dello stabilimento porterà a un raddoppio delle emissioni inquinanti in una città che ha bisogno di respirare e che è al rigetto del sistema industriale».

Leggi l'articolo integrale

15 settembre 2009

2009/09/14 "India: nata generazione di bambini deformi a causa dell’inquinamento da carbone"/Enel: accordo in Cina per catturare la CO2

Tratto da Ecologiae
India: nata generazione di bambini deformi a causa dell’inquinamento da carbone
Di Marco Mancini

Esistono diversi tipi di carbone: nero, duro, pieno di carbonio, e così via. Tuttavia, la concentrazione pericolosa dei minerali che lo compongono varia notevolmente come variano le emissioni di componenti tossici a seconda della progettazione e gestione di una fonte di combustione.
Ad esempio, alcuni tipi di carbone rilasciano tracce di alti livelli di fluoruri, mentre altri depositi hanno livelli altamente pericolosi di composti tossici del fluoro.Lo stesso vale per il mercurio, per l’arsenico, per l’uranio e per i suoi prodotti a causa del decadimento radiologico.

E proprio per il rischio radiologico, dai dati raccolti è emerso che in India sono nati alcuni bambini deformi a causa dell’esposizione a radionuclidi associati alla produzione di energia elettrica dal carbone.
Dal racconto dell’Observer intitolato “generazione indiana di bambini nati storpi per i rifiuti di uranio” si legge:
Gli operatori sanitari nelle città della regione del Punjabi di Bathinda e Faridkot sapevano che qualcosa era terribilmente sbagliato quando hanno visto un forte aumento del numero di difetti congeniti, anomalie fisiche e mentali, e tumori. Sospettavano che i bambini venivano lentamente avvelenati. Ma fu solo quando arrivò uno scienziato, in visita organizzata per raccogliere campioni da analizzare presso un laboratorio tedesco, che la vera natura della situazione è diventata chiara. I risultati sono stati inequivocabili. I bambini presentavano livelli di massa di uranio nei loro corpi, in un caso più di 60 volte rispetto al limite massimo di sicurezza.

I risultati dei test per i bambini nati e che vivono nelle zone intorno alle centrali energetiche mostrano alti livelli di uranio nei loro corpi. Gli esami a cui sono state sottoposte le acque sotterranee mostrano che i livelli di uranio erano fino a 15 volte oltre il limite massimo stabilito dell’Organizzazione mondiale della sanità. Gli esami hanno dimostrato inoltre che tale contaminazione si estende su gran parte della Regione, che ospita 24 milioni di persone.

I risultati hanno implicazioni non solo per il resto della India – Punjab produce due terzi delle riserve di grano del Paese e il 40% del riso – ma per molti altri Paesi che stanno progettando la costruzione di nuove centrali elettriche, tra cui Cina, Russia, India, Germania e Stati Uniti.
L’articolo non parla dei tipi e dell’efficacia dei controlli sull’inquinamento da combustione delle centrali elettriche a carbone in India, e non sappiamo esattamente se e quanto i residui di ceneri e di altre sostanze possano essere stati dispersi fino agli altri Stati, oltre che all’esposizione delle popolazioni, ma intanto sorgono tanti dubbi sulla capacità di controllare il nostro vero inquinamento, e soprattutto se, quando si decide di costruire una centrale a carbone o con qualche altro combustibile inquinante, si conoscono i rischi effettivi a cui si va incontro.

Fonte: [Treehugger]
________________________________________________________________________________
Tratto da Greenreport
Enel: accordo in Cina per catturare la CO2L'ultima trovata italo-cinese: il giacimento esaurito di petrolio diventa 'bara' della Co2

LIVORNO. L'idea di dare ‘ossigeno' alle fonti fossili attraverso tecnologie che ne mitighino gli impatti non è quella su cui, dal nostro punto di vista, è lecito investire. Pur essendo consapevoli che ancora per anni petrolio e carbone la faranno da padroni, spendere milioni di euro per catturarne la C02 prodotta - dato che si tratta comunque di tecnologie in fase di sperimentazione - non ci pare una priorità, mentre gli investimenti di un governo illuminato dovrebbero andare in altre direzioni: risparmio energetico, efficienza, rinnovabili.

In Italia invece si è scelto la carta del fare tutto con una predilezione per il nucleare e il carbon capture. Con questa lente va letta sia la dichiarazione congiunta tra il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ed il ministro della scienza e tecnologia della Repubblica Popolare Cinese Wan Gang sulla prosecuzione ed implementazione dei rapporti bilaterali in materia di ricerca e tecnologia ambientale; sia l'accordo sul trasferimento delle tecnologie del cosiddetto "carbone pulito" e della cattura della CO2 siglato sempre oggi a Pechino tra i ministeri dell'Ambiente italiano e cinese e l'Enel.

«L'accordo che abbiamo firmato insieme ad Enel - ha commentato Stefania Prestigiacomo - ha un'importanza strategica per il nostro ministero, che investe ormai da tempo sullo sviluppo della tecnologia di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica, come dimostrano i tanti accordi bilaterali che abbiamo siglato negli ultimi mesi, non ultimo quello con l'Australia in occasione del G8 di Siracusa. In particolare l'accordo di oggi ci fa diventare il primo Paese europeo a sviluppare un programma del genere con la Cina. L'accordo prevede infatti uno studio di fattibilità per la costruzione di un impianti di cattura e stoccaggio dell'anidride presso una centrale a carbone e la sua successiva iniezione in un giacimento petrolifero esausto. Questo consentirà un abbattimento sostanziale delle emissioni prodotte. Un'ulteriore conferma della funzione di volano per gli investimenti italiani che il nostro programma di cooperazione ambientale ha saputo svolgere in questi dieci anni».

L'ultima novità, dunque, sarebbe lo sfruttare i giacimenti petroliferi esausti come magazzini dove riporre la C02. Non siamo ingegneri capaci di valutarne la reale possibilità e calcolarne l'impatto ambientale. I costi economici sono però certamente alti, i risultati tutti da dimostrare, e gli effetti dell'uso del carbone non sono solo quelli della produzione di C02... In Cina soprattutto sappiamo che ci sono migliaia e migliaia di miniere di carbone purtroppo rese note dalla cronaca per i numerosi incidenti mortali. Solo alcuni giorni fa la Cina ha deciso di chiuderne oltre mille e il carbone là rappresenta il 70% della produzione energetica: quanti impianti di carbone capture bisognerebbe dunque installare? L'energia del futuro difficilmente passerà, se non in modo transitorio e chissà con quale reale risultato, per questi escamotage...

12 settembre 2009

Messaggio "Da MAMMA a MAMMA"


APPELLO DA MAMMA
 A MAMMA.

La nostra provincia vive oggi un momento molto particolare, che la pone al centro di grandi interessi imprenditoriali, che rischiano di sconvolgere soprattutto la vita di noi cittadini.

In tutto questo guazzabuglio, tra politici più o meno favorevoli alla realizzazione di impianti ad elevato impatto ambientale, si profila il potenziamento della centrale termoelettrica con un nuovo gruppo a carbone da 460 Megawatt. Sicuramente un'ennesima mazzata per il nostro territorio ma innanzi tutto un’ ennesima scelta negativa per il futuro dei nostri figli.
 
Noi mamme di" Uniti per la Salute" abbiamo ( come sicuramente tutte le mamme ) a cuore la salute dei nostri figli e vorremmo lanciavi un accorato messaggio .

Non possiamo chinare la testa ed accettare supinamente una decisione che peserà enormemente sul domani dei nostri figli e soprattutto potrebbe condizionare negativamente la cosa più importante: la loro salute. Non dobbiamo ritenere che non ci sia più nulla da fare e che ormai sia tutto deciso : è sicuramente la via più facile ma non quella più giusta.

I nostri genitori hanno sempre lottato per darci il meglio,ma il meglio per i nostri figli non è certamente UN NUOVO GRUPPO A CARBONE. Anche i due gruppi esistenti costituiscono sicuramente già un problema in quanto obsoleti ed inoltre come hanno più volte rimarcato gli eminenti Medici dell' ISDE che hanno relazionato nelle nostre pubbliche assemblee "La COMBUSTIONE DEL CARBONE NUOCE ALLA SALUTE delle persone che vivono intorno a una centrale". 
Ma in questo momento il problema più immediato ed imminente è scongiurare il potenziamento ed è indispensabile attivarci subito non dimenticando però che già la situazione esistente è gravida di preoccupanti problematiche..

Gli inquinanti di una centrale termoelettrica si diffondono su di un vasto territorio e quindi il nostro problema riguarda non solo Quiliano e Vado ma anche Savona, le Albissole,Celle,Bergeggi, Spotorno Noli, la Val Bormida..................

Alle mamme e ai papà di tutti questi territori vorremmo che arrivasse il nostro accorato messaggio:
ATTIVIAMOCI PER NON FAR PARTIRE IL NUOVO GRUPPO A CARBONE.
DOPO SARA' TROPPO TARDI......

Una volta approvato definitivamente il progetto dovremo solo subirne le conseguenze con l'ulteriore rimorso di non avere fatto il possibile per scongiurarlo: come disse il grande medico LorenzoTomatis “le generazioni a venire non ci perdoneranno il danno che noi stiamo loro facendo”. Solo una forte coesione intorno a questo grande obiettivo può aiutarci a raggiungere l'ambiziosa meta:

FARE IN MODO CHE LA SALUTE DEI NOSTRI FIGLI SIA TUTELATA AL DISOPRA DI OGNI COSA.