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29 aprile 2016

Re Common - Carbone insanguinato: la rotta segreta dell'altro oro nero

Tratto da L'Espresso

Carbone insanguinato: la rotta segreta dell'altro oro nero

Dalle miniere colombiane alle centrali italiane: un’inchiesta ricostruisce il viaggio del combustibile. Tra squadroni della morte, massacri, villaggi inquinati, appalti miliardari, paradisi fiscali e società anonime                         DI PAOLO BIONDANI



Carbone insanguinato: la rotta segreta dell'altro oro nero
Sangue, soldi, veleni e misteri. C’è una scia nera che parte dal Sudamerica, attraversa l’Atlantico, entra nei porti europei e arriva in Italia. È la via del carbone, che porta nelle nostre centrali il più inquinante dei combustibili fossili. Una rotta che passa dall’inferno al paradiso: fiscale, naturalmente. Dietro agli enormi consumi di energia dei Paesi industrializzati, dietro ai nostri gesti quotidiani come accendere la luce, c’è una storia piena di enigmi e di contraddizioni. La povertà estrema delle popolazioni delle miniere. La grande ricchezza delle multinazionali. E i tesori anonimi delle società offshore.

Dove e come viene estratto il carbone bruciato in Italia? Chi si arricchisce con questo "oro nero", che fa concorrenza al petrolio e all'energia pulita? A rispondere con fatti, documenti e testimonianze videoregistrate è un rapporto dell’organizzazione internazionale Re:Common, che "l’Espresso" pubblica in esclusiva per l’Italia . I ricercatori di questa ong, specializzata in inchieste economiche globali, hanno ricostruito l’intera rotta del carbone, dalle miniere ai treni merci, dai porti fino alle centrali di Civitavecchia e Brindisi, viaggiando per mesi, in incognito, tra l’Europa e la Colombia, che è uno dei maggiori esportatori mondiali. Una nazione che sta cercando di uscire da una guerra civile durata mezzo secolo tra guerriglieri di sinistra, esercito e paramilitari di destra, che ha provocato oltre 200 mila vittime civili. Dalla Colombia arriva circa il 20 per cento del carbone importato in Italia.

Le miniere colombiane, in origine pubbliche, dagli anni Novanta sono controllate da una mezza dozzina di multinazionali, tra cui spiccano l’americana Drummond e la svizzera Glencore. La prima, fondata in Alabama, sfrutta le più ricche miniere a cielo aperto del Cesàr, una regione devastata dai gruppi armati. Nei villaggi visitati dai ricercatori le famiglie vivono in baracche di lamiera, bevono acqua scura e accusano le multinazionali di averle sfollate per un pugno di dollari. Solo in quest’area i paramilitari hanno ucciso oltre 3.300 civili, sterminando i sindacalisti dei minatori. La Drummond ha sempre respinto le accuse di aver utilizzato o finanziato gli squadristi. Altre aziende hanno invece ammesso di aver pagato, dichiarandosi ricattate dai paramilitari: in particolare la Chiquita già nel 2007 ha risarcito 25 milioni di dollari alla Colombia. Ora le confessioni dei killer, raccolte grazie alla legge «giustizia e pace», stanno riaprendo le indagini su molti delitti eccellenti.

LEGGI  IL RAPPORTO DI RE:COMMON PROFONDO NERO 
Continua a leggere su L'Espresso



28 aprile 2016

OMS . Inquinamento ambientale: “killer” per 1 decesso su 4

Tratto da Piu' sani più belli 

Inquinamento ambientale: “killer” per 1 decesso su 4

Mortalità dovuta a malattie cardiovascolari, respiratorie croniche, diarroiche, infezioni delle vie respiratorie etc.

Se i Paesi non intraprendono al più presto azioni volte a ridurre l'inquinamento e migliorare le condizioni dell’ambiente in cui si vive e si lavora, in milioni continueranno ad ammalarsi e a morire prematuramente".

I dati riportati dall’ultimo Rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sull’impatto dell’inquinamento ambientale non lasciano dubbi circa la sua influenza sull’insorgenza di oltre 100 malattie.
Inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, sommati a esposizione ad agenti chimici, radiazioni ultraviolette e cambiamenti climatici sarebbero responsabili nel mondo di circa 12,6 milioni di decessi, di cui uno su quattro determinato da fattori di rischio legati al luogo dove si vive o si lavora. Solo in Europa, l’esposizione a questi fattori di rischio sarebbe costata la vita a 1,4 milioni di persone.
La maggioranza dei decessi correlati ai rischi ambientali è dovuta a malattie cardiovascolari (ictus e cardiopatie ischemiche); lesioni involontarie come morti per incidenti stradali; tumori; malattie respiratorie croniche; malattie diarroiche; infezioni delle vie respiratorie; condizioni neonatali; malaria; lesioni volontarie (suicidi).
Se i Paesi non intraprendono al più presto azioni volte a ridurre l'inquinamento e migliorare le condizioni dell’ambiente in cui si vive e si lavora, in milioni continueranno ad ammalarsi e a morire prematuramente", ha dichiarato Flavia Bustro, vicedirettore generale dell’Oms per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini.

Una Rivoluzione del Mercato Energetico? ......

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Tratto da SmartWeek

Una Rivoluzione del Mercato Energetico o Solo un’Utopia?

Quando accendete la luce o svolgete la più semplice azione con gli elettrodomestici, vi siete mai chiesti da dove proviene l’energia ? Quali siano gli impatti ambientali derivanti dall’utilizzo?
Tutte le forme di produzione di energia hanno un impatto potenzialmente negativo, come l’anidride carbonica estratta dai combustibili fossili, la contaminazione delle falde acquifere correlata all’estrazione di petrolio e gas naturali.....

Poche informazioni

Le aziende fornitrici di energia elettrica e gas non sempre forniscono delle chiare informazioni sull’origine della energia che utilizziamo e degli effetti sull’ambiente. Esiste un difetto di comunicazione tra il cliente e il fornitore perché le informazioni non sono condivise in maniera trasparente ed equa. I consumatori dovrebbero avere la possibilità di poter scegliere l’offerta energetica che maggiormente si adatta ai loro bisogni e soprattutto alle loro scelte di vita e di rispetto per l’ambiente.
Sarebbe auspicabile la redazione di un rapporto ufficiale che dichiarasse dati precisi e riassumesse in una tabella per ogni tipo di energia prodotta benefici, costi e impatto ambientale.

Un mercato che cambia

L’innovazione e le nuove tecnologie emergenti stanno lentamente modificando le dinamiche di mercato, da semplici consumatori con poche scelte energetiche ci stiamo trasformando in attori attivi sul mercato offrendo una moltitudine di servizi come: produttori, intermediari tra domanda e offerta o fornitori di servizi ausiliari. Attraverso le nuove dinamiche di mercato e le crescenti opportunità di investimento nella produzione di energie sostenibili stiamo diventando indipendenti dalle società produttrici e distributrici di energia. 
Il mix di risorse energetiche, che utilizziamo, è sempre più sotto il nostro controllo grazie alla possibilità di scelta che prima non avevamo: ad esempio possiamo installare dei panelli fotovoltaici nelle nostre case o scegliere una macchina elettrica rispetto ad una tradizionale modificando in modo proattivo l’equilibrio tra domanda e offerta.

Nuove offerte

 ......Società come TeslaGoogle e Whirpool hanno lanciato nuove applicazioni che riducono il consumo di energia e garantiscono una maggiore efficienza energetica. ......

Il caso di Tesla

Tesla nel 2015 ha annunciato la creazione di un nuovo ramo aziendale denominato “Tesla Energy”, che ha come obiettivo quello di eliminare la dipendenza dalla rete elettrica al fine di diventare energeticamente autonomi attraverso l’energia solare. La missione aziendale di Tesla è di rendere i consumatori maggiormente indipendenti garantendo loro l’esatta origine dell’energia che utilizzano. Il primo prodotto di Tesla Energy è la “Powerwall Home Battery”, una batteria fissa agli ioni di litio ricaricabile che permette, ad un prezzo competitivo 3500$ per il modello da 10KWh, di integrare alla rete elettrica una sorgente energetica alternativa che può essere utilizzata quando il prezzo dell’elettricità è alto o in caso di black-out. Il costo dell’immagazzinamento dell’energia sta continuando a diminuire grazie alla sua ampia diffusione nell’ultimo decennio. Secondo una ricerca condotta dal MIT il prezzo di una batteria si ridurrà ulteriormente nei prossimi anni fino ad arrivare intorno ai 100 euro al kW nel 2030.
Powerwall Home Battery
Una ricerca condotta dall’università di Stanford prevede che l’utilizzo di 160 milioni di batterie Powerwall potrebbero condurre alla transizione, negli Stati Uniti, dall’energia tradizionale a quella proveniente da fonti rinnovabili.

Verso un controllo diretto delle risorse energetiche?

Le nuove tecnologie e il mercato contemporaneo consentono agli utenti di ottenere il controllo diretto delle risorse energetiche.
Le implicazioni di questa rivoluzione sono impossibili da prevedere. Si possono strutturare delle congetture riguardo al valore che verrà creato quando gli utilizzatori avranno il governo diretto dell’energia, sicuramente questa innovazione dovrà essere guidata da un periodo di grandi innovazioni, di crescita economica e di creazione di posti di lavoro.
L’innovazione deve essere uno strumento finalizzato alla ricerca e alla salvaguardia della sostenibilità ambientale. I soggetti, che svolgono allo stesso tempo la duplice funzione di consumatori e di cittadini, devono avere il diritto di poter scegliere la risorsa energetica che utilizzano. Una piccola scelta può cambiare radicalmente e migliorare il mondo in cui viviamo: più che un diritto un dovere per il nostro pianeta.
Giovanni Soldini

26 aprile 2016

Segolene Royal :Parigi punta sulla carbon tax per frenare il carbone

Tratto da  La Repubblica

Parigi punta sulla carbon tax per frenare il carbone.

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Il prezzo della CO2 sul mercato europeo delle emissioni è in forte calo. Stessa cosa per il costo del carbone. Un'accoppiata che sta creando forti problemi al tentativo della Francia di ridurre ulteriormente le sue emissioni di gas serra dando slancio alle fonti rinnovabili. Per cercare di contrastare questo stato di cose il governo di Parigi ha annunciato quindi l'intenzione di fissare autonomamente un prezzo alla produzione di CO2, una sorta di carbon tax che dovrebbe dissuadere le aziende dal fare ricorso alle vecchie centrali a carbone.
La Francia ottiene la maggior parte della sua elettricità dal nucleare, ma nel paese esistono naturalmente anche impianti a carbone e a gas. Questi ultimi sono però al momento svantaggiati dall'andamento dei prezzi, visto che producono al doppio del costo delle centrali a carbone. Il risultato è che a fronte di 4000 ore di funzionamento annuo degli impianti a carbone le centrali a gas lavorano appena 1700 ore.
In teoria il compito di fissare un prezzo più alto agli scarichi di anidride carbonica, rendendo più remunerativa l'efficienza energetica e la transizione a fonti più pulite, spetterebbe all'Unione Europea, ma, viste le difficoltà incontrate da Bruxelles anche nella gestione di questa politica, Parigi ha deciso di procedere in autonomia. "Il mercato al momento non sta funzionando e qualcuno deve decidersi a fare la prima mossa", ha commentato il ministro dell'Ambiente francese Segolene Royal spiegando la scelta del presidente Francois Hollande di introdurre la carbon tax.
L'intenzione è quella di far scendere il contributo annuo delle centrali a carbone e di quelle a gas rispettivamente a 200 e 500 ore, tagliando così le emissioni di anidride carbonica di 12 milioni di tonnellate.

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FRANCIA, INTERVENTO SUL PREZZO MINIMO DEL CARBONE PER PROMUOVERE LE FER


Per fermare i cambiamenti climatici bisogna ....eliminare l'utilizzo di fonti fossili per produrre energia.

Tratto da Legambiente 

                     Fonti Fossili










Per fermare i cambiamenti climatici bisogna gradualmente eliminare l'utilizzo di fonti fossili per produrre energia. La combustione di petrolio, carbone, gas è infatti la causa principale della crescita delle emissioni di gas serra. Malgrado questa evidenza ancora in molti Paesi - tra cui l'Italia – si continua a investire in vecchie e nuove infrastrutture e centrali climalteranti, scandalosamente foraggiate da sussidi pubblici, quando le fonti rinnovabili rappresentano ormai una concreta e sempre più conveniente alternativa.

Legambiente si batte per fermare l'estrazione di fonti fossili nel Mediterraneo e nel territorio italiano, per chiudere le centrali a carbone a partire da quelle più inquinanti, per cancellare ogni forma di sussidio alle fonti fossili e ripensare la fiscalità per promuovere innovazione, risparmio energetico, recupero e riciclo dei materiali.

25 aprile 2016

Patrizia Gentilini - Pistoia inceneritore di Montale sotto inchiesta: tutte le diossine prima o poi vengono al pettine

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Pistoia, inceneritore di Montale sotto inchiesta: tutte le diossine prima o poi vengono al pettine

Non posso nascondere che la recentissima notizia dell’apertura di un’indagine da parte della Procura di Pistoia sull’inceneritore di Montale mi ha ridato un po’ di speranza sul fatto che prima o poi tutte le diossine arrivino al pettine! Purtroppo questo è solo l’ultimo – in ordine di tempo – di un lungo elenco di impianti di incenerimento che hanno attirato l’attenzione della Magistratura in ogni parte d’Italia, a conferma sia della oggettiva complessità della loro gestione, che soprattutto della “vischiosità” di interessi cui in genere si accompagnano. Questi impianti – compresi quelli di“ultima generazione”, quale è oggi l’inceneritore di Montale che è stato di recente totalmente rinnovato – rimangono impianti assurdi, perfetto emblema di una società dello spreco ed altamente nocivi perché, anche se ribattezzati dall’attuale governo come “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente», in base all’Art. 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994, s.o.n.129) rientrano fra le industrie insalubri di 1 classe.
inceneritore-pistoia
L’impianto di Montale – attivo da circa 40 anni e sito nella piana fiorentina al confine fra quattro comuni (Agliana, Prato, Montale e Montemurlo) – ha sempre creato problemi, non solo nel non rispetto delle emissioni, ma anche nella allocazione di scorie e ceneri che risultano essere state stoccate intorno all’impianto stesso, in una sorta quindi di discarica a cielo aperto e a quanto risulta mai bonificata. E’ nel maggio 2007 tuttavia che si verificò un consistente sforamento per le diossine, in seguito al quale furono avviate indagini ambientali e su matrici biologiche (polli) che evidenziarono una contaminazione importante da parte di diossine e Pcb diossino simili. Fu anche possibile evidenziare che i profili dei Pcb diossino-simili erano del tutto sovrapponibili nei fumi emessi dall’impianto, nei polli e in quelli presenti nel latte materno di due mamme lì residenti.
Alcuni aspetti della vicenda apparvero davvero paradossali e furono oggetto di una interrogazione al Parlamento europeo perché – ad esempio – non furono fatte le ordinanze previste per vietare il consumo dei polli contaminati, con la motivazione che questi non erano alimenti! La complessa vicenda esitò in un processo la cui recente sentenza d’appello ha riconfermato quella di primo grado che aveva visto condannati i vertici del Cis (consorzio pubblico proprietario dell’impianto) e riconosciuto un risarcimento ai cittadini ricorrenti. Ma la storia si è ripetuta e fra il luglio e il settembre 2015 per ben 45 giorni si è registrato il superamento delle soglie di emissione per diossine, furani, ossidi di azoto e ammoniaca ed è proprio su questo superamento che sono stati ipotizzate violazioni delle norme ed omissione di atti d’ufficio che hanno portato alla attuale apertura dell’inchiesta.
Sull’inceneritore di Montale sono stati scritti fiumi d’inchiostro e fra i tanti pronunciamenti che si sono succeduti ricordo solo quello recente ed importante dellOrdine dei Medici di Pistoia.
Purtroppo le tante preoccupazioni per le ricadute sulla salute di questo impianto non sono state in alcun modo dissipate in quanto nessuno studio epidemiologico degno di questo nome è stato fatto anche se è noto da tempo che nei comuni limitrofi vi sono eccessi statisticamente significativi di mortalità per cancro. Ma vorrei ricordare ciò che anche Lorenzo Tomatis sottoscrisse: “Quando anche, per assurdo, nessuno studio epidemiologico avesse evidenziato ricadute sulla salute umana, il solo fatto che gli impianti di incenerimento emettono un gran numero di inquinanti pericolosi e persistenti rende a nostro avviso moralmente inaccettabile continuare ad esporre le popolazioni a rischi assolutamente evitabili, date le concrete alternative esistenti”.
A contrastare la nocività dell’inceneritore di Montale ha dedicato tutto il suo impegno un amico e collega, prematuramente scomparso, che non posso fare qui a meno di ricordare, il dott. Michelangiolo Bolognini che oggi mi piace immaginare sorridente e sornione sotto i suoi baffi spioventi.

24 aprile 2016

Ambientalisti dello Sri Lanka: L’accordo di Parigi sul clima nonbasta ,da solo,a salvare il pianeta

Articolo tratto  da Asia news 

Ambientalisti dello Sri Lanka: L’accordo di Parigi sul clima non basta a salvare il pianeta

Melani Manel Perera

Ieri a New York è stato ratificato l’accordo di Parigi sul clima. Oltre 150 capi di Stato e di governo si sono impegnati a mantenere l’incremento della temperatura del pianeta “ben al di sotto dei 2 gradi”, e di attuare sforzi per limitare l’incremento a 1,5 gradi. Nonostante ciò, i Paesi insulari rischiano di essere sommersi dal mare. Nello Sri Lanka le centrali a carbone continuano a inquinare.
Colombo (AsiaNews) – “L’accordo di Parigi sul clima non basta, da solo, a frenare il surriscaldamento del pianeta. 
Non possiamo contare solo sull’accordo se vogliamo ottenere la giustizia climatica”. Lo hanno detto gli ambientalisti dello Sri Lanka, commentando lo storico accordo di Parigi sul cambiamento climatico che è stato firmato ieri a New York. Gli attivisti del Centre for Environmental Justice/Friends of the Earth dello Sri Lanka (Cej) hanno condannato le politiche miopi del proprio Paese in fatto di giustizia ambientale. Il Cej denuncia una contraddizione di fondo: da una parte, i rappresentanti di Colombo siglano all’Onu l’accordo per contenere l’aumento delle temperature; dall’altra, consentono alle centrali a carbone presenti nello Sri Lanka di continuare a inquinare.
Hemantha Withanage, direttore esecutivo del Cej, ha dichiarato: “Le centrali a carbone come quella di Sampur sono del tutto incompatibili con gli sforzi per contenere il surriscaldamento del clima. Noi chiediamo che vengano chiuse tutte le centrali di questo tipo e che il governo si impegni in modo serio nella lotta per salvare il pianeta”.
L’attivista ha continuato: “Colombo non deve permettere alle industrie inquinanti di Cina o India di stabilirsi nel nostro Paese, camuffate sotto il nome di investimenti esteri”. All’indomani dello storico accordo firmato da oltre 150 capi di governo a metà dicembre 2015, il direttore esecutivo aveva già espresso forti dubbi.
I leader mondiali infatti hanno raggiunto un’intesa, ratificata ieri, che prevede un impegno a mantenere l’incremento della temperatura del pianeta “ben al di sotto dei 2 gradi”, e di attuare sforzi per limitare l’incremento a 1,5 gradi. I Paesi in via di sviluppo però, avevano sollevato perplessità sugli impegni non vincolanti per i Paesi inquinanti, soprattutto per le risorse finanziarie “volontarie” da versare in caso di danni provocati in precedenza.
I Paesi insulari – è il caso dello Sri Lanka – avevano anche avvertito: “Un tetto dell’1,5% non basterà a frenare la minaccia dell’innalzamento del livello del mare”.
Sara Shaw, coordinatrice degli attivisti, propone: “Dobbiamo porre maggiore enfasi su come rafforzare il potere delle persone a livello locale, nazionale e internazionale per bloccare l’inquinamento del suolo. Dobbiamo puntare sulle energie pulite, smantellare le fabbriche che inquinano e costringere i governi a essere più responsabili nei confronti dei cittadini”.

23 aprile 2016

Clima, 175 Paesi firmano all’Onu l’accordo Cop21.“Segnale di speranza Per il futuro" ?

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Clima, 175 Paesi firmano all’Onu l’accordo Cop21: “Segnale di speranza per il futuro ”

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A quattro mesi dallo storico accordo sul clima raggiunto a Parigi, i leader del mondo si sono riuniti al Palazzo di Vetro dell’Onu per apporre la propria firma al documento e dare così inizio alla sua attuazione: un numero record di 175 Paesi ha siglato il testo. “Un messaggio di speranza per le future generazioni”, hanno sottolineato molti leader in Assemblea Generale. E alla cerimonia, in concomitanza con la Giornata mondiale della Terra, è intervenuto anche Leonardo Di Caprio, messaggero della Nazioni Unite per il clima.
“E’ una corsa contro il tempo, la finestra per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, e ancora di più contenerlo entro 1,5 gradi, si sta rapidamente chiudendo”, è stato il monito lanciato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aprendo i lavori. Quindi un appello a tutti gli Stati affinché “ratifichino velocemente il documento, in modo che possa entrare in vigore il più presto possibile”.
.... Per Kerry, “Parigi rappresenta un punto di svolta nella lotta al cambiamento climatico, è il più ambizioso accordo sul clima mai negoziato prima. Ma la sua potenza sta nelle possibilità che esso crea, in quello che si sta già facendo per indirizzare l’economia mondiale verso uno sviluppo sostenibile e responsabile”.
Anche il premio Oscar Leonardo Di Caprio ha lanciato un appello alla responsabilità: “Possiamo congratularci gli uni con gli altri, ma non significherà niente se poi tornerete nei vostri Paesi senza tramutare i discorsi in azione. Chiediamoci da che parte della Storia vogliamo stare”. “Non ci sono dubbi che gli effetti del riscaldamento climatico diventeranno mostruosamente maggiori nel futuro – ha concluso l’attore – pensate che vergogna quando i nostri figli e nipoti guarderanno indietro e capiranno che potevamo fermare tutto questo, ma non lo abbiamo fatto per mancanza di volontà politica”.
Intanto il Wwf, in occasione dell’Earth Day, ricorda i benefici quotidiani offerti dalla Terra, riportando uno studio di economia ecologica sul valore dei servizi ecosistemici. La natura ci ‘regala’145.000 miliardi di dollari all’anno in beni e servizi gratuiti, una cifra che supera il Pil mondiale. ...... Leggi tutto 

22 aprile 2016

L' Aria inquinata è un “killer invisibile”.Inviata una lettera aperta firmata da76 associazioni europee al ministro Galletti .«Vogliamo aria pulita».

Tratto da Greenreport 

«Vogliamo aria pulita». La lettera aperta di 76 associazioni europee al ministro Galletti

L’Italia da che parte sta nei negoziati sulla direttiva europea in materia di limiti nazionali alle emissioni di determinati inquinanti atmosferici?
[21 aprile 2016]
Questa settimana inizierà la negoziazione a tre sulle modifiche alla Direttiva Europea in materia di limiti nazionali alle emissioni di determinati inquinanti atmosferici (Direttiva NEC). La direttiva NEC è l’unica opportunità di impostare una politica comune europea per l’aria pulita e salvare, letteralmente, migliaia di vite ogni anno di cittadini europei.
Nei Paesi UE, infatti, l’aria inquinata è tuttora un “killer invisibile” che ha causato 403.000 morti premature nel solo 2012. 
La scarsa qualità dell’aria contribuisce anche all’incremento di malattie croniche degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, quali asma, allergie, broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD, nella sigla inglese), cancro al polmone, ritardi nella crescita dei neonati e dei bambini. Incide molto su altre malattie croniche come diabete, malattie del fegato,obesità e leucemia infantile e sul benessere psicofisico.
La spesa per la sanità pubblica direttamente connessa all’inquinamento dell’aria è stimata fra i 330 e i 940 miliardi di Euro annualmente, equivalenti al 3-9% del PIL dei paesi EU. La qualità dell’aria impatta anche sull’ambiente in generale, sulla biodiversità, le coltivazioni e la vegetazione in genere. La perdita di raccolto dovuta all’inquinamento è stata stimata in 3 miliardi di Euro l’anno (anno 2010).
La Commissione Europea ha avanzato proposte che potrebbero aiutare a contrastare la gravità e la pervasività dell’inquinamento dell’aria, considerata un’emergenza di salute pubblica. Accogliamo con favore la proposta migliorativa proveniente dal Parlamento Europeo, in particolare il richiamo ad agire in fretta.
Siamo seriamente preoccupati che il Consiglio Europeo voglia indebolire l’impianto della direttiva, causando 16.000 morti premature in più l’anno. Siamo altresì allarmati dal gran numero di deroghe e dalla flessibilità introdotta dal Consiglio Europeo, che rischia di rendere inefficace l’intera Direttiva, minandone l’intento di ridurre l’inquinamento dell’aria e di prevenire le morti premature.
Noi, insieme alle sottoscritte associazioni ed organizzazioni che si occupano di sanità pubblica, ambiente, società civile,Le chiediamo di appoggiare le seguenti 5 priorità durante i prossimi negoziati:
  1. 1. Introdurre l’impegno a ridurre le emissioni fino al 52% degli impatti sulla salute rispetto al 2005 come proposto dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo -in particolare nessun indebolimento degli impegni di riduzione delle emissioni di ammoniaca e PM2.5
  2. Introdurre obiettivi vincolati per il 2025 come richiesto dal Parlamento Europeo. Un’azione rapida per contrastare l’inquinamento dell’aria deve essere una priorità; attendere il 2030 prolungherà il periodo in cui si muore prematuramente.
  3. Rigettare la flessibilità non necessaria come gli adattamenti degli inventari delle emissioni, dei fattori di emissione e le medie calcolate su tre anni, che non sono giustificati e diluirebbero il livello di ambizione della Direttiva.
  4. Mantenere l’obbligo di riduzione delle emissioni da gas metano nella direttiva come modo di abbattere il livello dell’ozono al suolo. Noi invitiamo altresì la Commissione ad affrontare le emissioni nocive di mercurio in sede di revisione della Direttiva.
  5. Sostenere le disposizioni che consentano l’accesso pubblico alle informazioni, al fine di consentire la partecipazione dei cittadini alla formulazione dei programmi nazionali di contrasto all’inquinamento e consentire loro di agire in giudizio qualora il Governo non rispettasse la Direttiva.
Respirare aria pulita è uno dei bisogni umani fondamentali. Ogni cittadino europeo ha il diritto di crescere, vivere e lavorare in un ambiente che promuove la sua salute, anziché attentarvi.
Avere una buona qualità dell’aria richiede un’azione forte e impegni a livello di UE. È questo il tempo dell’azione. Ogni ritardo comporterà ancora inutili morti precoci, aumenterà l’impatto sulla salute pubblica e continuerà ad incidere sui costi sostenuti per la sanità pubblica.
di Giulietta Pagliaccio, presidente Fiab – Federazione italiana amici della bicicletta, a nome di 76 associazioni europee*
*European Environmental Bureau -EEB
Health and Environment Alliance -HEAL
Air Pollution & Climate Secretariat –AirClim
Client Earth
Transport and Environment -T&E
Greenpeace
BirdLife Europe
World Wild Fund for Nature Europe -WWF
The European Public Health Alliance -EPHA
The European Respiratory Society -ERS
European Federation of Allergy and Airways Diseases Patients Associations -EFA
Compassion in World Farming -CIWF
EU Federation of Organic Agriculture Movements -IFOAM –EU
European COPD Coalition -ECC
Change Partnership
Naturschutzbund Deutschland -NABU, Germany
ÖKOBÜRO, Austria
VCÖ –Mobilität mit Zukunft, Austria
Legambiente, Italy
Friends of the Earth Germany -BUND, Germany
Ecologistas en Acción, Spain
Deutsche Umwelthilfe -DUH, Germany
Cittadini per l’aria, Italy
Clean Air Action Group, Hungary
Clean Air in London, UK
Danish Ecological Council, Denmark
Milieu Defensie, the Netherlands
Finnish Association for Nature Conservation -FANC, Finland
Der Deutsche Naturschutzring -DNR, Germany
Fundación Alborada, Spain
Fédération SEPANSO Aquitaine, France
ÄrztInnen für eine gesunde Umwelt –AeGU, Austria
MOBilisation for the Environment, Netherlands
Martorell Viu, Spain
Instituto Internacional de Derecho y Medio Ambiente -IIDMA, Spain