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30 luglio 2008

2008-07-31TRATTO DA GREENPEACE "IL CONFINAMENTO DELLA CO2 UN'ILLUSIONE"


Azione di Greenpeace su tre navi carboniere. Gli attivisti hanno dipinto la scritta "Coal kills climate".(Il carbone uccide il clima)

TRATTO DA GREENPEACE NEWS

Per soddisfare l'impegno di Kyoto, il Paese dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 di circa 100 milioni di tonnellate entro il 2012, ma la sola centrale di Civitavecchia - avviata a gas, il carbone arriverà il prossimo autunno - ne emetterà oltre 10 milioni una volta a regime. Un ritorno al carbone in Italia non solo va contro gli obblighi di riduzione delle emissioni di gas serra, ma pregiudica anche la possibilità di aumentare la quota dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. Anche su questo l'Italia deve rispettare obiettivi vincolanti: l'Europa chiede di triplicare la quota di elettricità verde entro il 2020.


CO2 sottoterra? Una truffa


Roma, Italia — La CCS è un processo integrato che prevede la cattura e lo stoccaggio di CO2. Un nuovo rapporto di Greenpeace denuncia che questa tecnologia è immatura, costosa e rischiosa. Oggi lo sviluppo della CCS – promosso in Italia da Enel - è solo una giustificazione per costruire nuove centrali a carbone. Il carbone pulito non esiste. Efficienza energetica e rinnovabili sono le uniche vere soluzioni per fermare i cambiamenti climatici.

La CCS consiste nel catturare la CO2 prodotta dalle centrali termoelettriche, per confinarla sottoterra. Ma nessun progetto al mondo è oggi in grado di integrare con successo nello stesso impianto le tecniche di “cattura” a quelle di “stoccaggio”. Non esiste alcun esempio di CCS applicata a impianti di scala industriale. Compromessa da incertezze su fattibilità e costi, la CCS non sarà commercialmente disponibile prima del 2030: arriverà troppo tardi per salvare il Pianeta da una già annunciata crisi climatica.

Il rapporto “Il confinamento della CO2: un’illusione”
dimostra, inoltre, che le perdite in termini di efficienza rispetto a un impianto sprovvisto di CCS sono notevoli, tali da annullare i miglioramenti degli ultimi 50 anni. La CCS potrebbe far raddoppiare i costi delle centrali, con aumenti nel prezzo dell’elettricità stimati del 20-90%. Una fuga di emissioni pari ad appena l’1% potrebbe invece compromettere qualsiasi beneficio per il clima nel lungo periodo.

C’è il rischio che futili investimenti nella CCS sottraggano risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, strumenti indispensabili per contrastare i peggiori effetti dei cambiamenti climatici. È quanto dimostrato da Greenpeace attraverso i rapporti “Energy [R]evolution” e “Future Investments”.

2008-08-01 "UNA DONNA SUL WEB" di ANTONIA BRIUGLIA


DA TRUCIOLI SAVONESI "UNA DONNA SUL WEB" di ANTONIA BRIUGLIA

Io, nell’essere donna poi, sono cosciente del ruolo fondamentale che le donne più impegnate e attente hanno in questa società. Noi donne, abbiamo imparato sulla nostra pelle, che chi preferisce obbedire alle pressioni sociali, economiche, politiche e finanziarie anziché seguire i suoi principi e gli ideali, crea innumerevoli danni a sé stesso e al mondo intorno a lui.

Non dimentichiamo che quando si proietta un’ideale, anche se questo sembra apparentemente lontano, ciò non deve essere un limite, quando si è convinti del proprio cammino.

Noi donne sappiamo più di ogni altro che questo mondo meraviglioso nel quale abbiamo fatto nascere i nostri figli, non è nostro e deve essere preservato anche e soprattutto per chi verrà.

Nessuno lo possiede, tantomeno i costruttori, i politici, i progettisti, gli affaristi e gli speculatori.

La strada imboccata, invece, per quello che da troppe parti è identificato come”sviluppo”, anche qui Savona è dettata da una profonda forma d’ignoranza che causa: arroganza, schiavitù, infelicità e malattia.

Una forma di arroganza di chi pensa di potersi impossessare del territorio, delle nostre coste e del mare con l’unico scopo di “cementarle”, per farne elemento di proprio guadagno.

Una forma di arroganza di chi pensa di potersi impossessare anche della nostra qualità di vita, inquinando la nostra aria e il nostro mare, con centrali termoelettriche o di termovalorizzazione, che rispondono a scelte obsolete e dannose.

Di chi pensa di amministrare con alibi forniti da Enti che gestiscono, in modo strumentale e parziale, l’informazione scientifica dello stato dell’aria, dell’acqua e del suolo e della nostra salute.


Tutto questo sulla testa dei cittadini spesso ignari.

Una donna sa che l’obiettivo deve essere, quindi, la conoscenza, perché la conoscenza è il primo passo verso la libertà.
!

ANTONIA BRIUGLIA



Vorrei ,nel mio ruolo di mamma prima e di appartenenente ad "Uniti per la salute " poi ringraziare Antonia Briuglia per il grande ruolo sociale che attribuisce a noi donne e mamme nel blog. Poichè sopratutto con una sana e corretta informazione potremo contribuire a far tutelare il futuro e la salute dei nostri figli e nipoti e trasmettere ad altre mamme e nonne le nostre sensibilità.
Noi donne sappiamo più di ogni altro che questo mondo meraviglioso nel quale abbiamo fatto nascere i nostri figli, non è nostro e deve essere preservato anche e soprattutto per chi verrà.Il cammino è sicuramente lungo ma..........l'importante è aver tracciato l' itinerario e partire. Buon lavoro a tutte.

29 luglio 2008

2008-07-30 INAUGURAZIONE CENTRALE A CARBONE DI TORREVALDALIGA NORD


FONTE:
Tra il reale e l'immaginario
Non sempre la cosa più evidente è anche la più vera....
.




Inaugurazione della Centrale a Carbone di Torrevaldaliga Nord








Domani, mercoledì 30 luglio 2008
, inaugurazione della centrale Enel a Carbone di Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia).

A Torrevaldaliga Nord esisteva già una centrale termoelettrica che è stata oggi riconvertita al carbone. Lo slogan di ENEL e governo (intendendo con ciò non solo il PDL ma anche il PD, visto che anche Zingaretti e Marrazzo hanno dato la loro "benedizione" all'impianto) è: CARBONE PULITO

Sì, avete sentito bene, questi(OMISSIS)di politici, dopo "bombe intelligenti", "guerra umanitaria", hanno creato quest'altro tremendo ossimoro: "Carbone pulito", mettendo cioè insieme al carbone quella che proprio la caratteristica che meno contraddistingue il carbone: La sua "pulizia"

Questa centrale ora riconvertita , creerà un aumento sicuro di tutta una serie di malattie alla pleura ed alla trachea, dei tumori polmonari, asme bronchiali ed allergie. Questo per un'area ben superiore a quella relativa a Civitavecchia, le nanopolveri infatti potranno facilmente lambire la stessa area metropolitana di Roma. Oltretutto questo impianto è in palese violazione del trattato di Kyoto che anche l'Italia ha firmato e che impone una drastica riduzione del CO2 nell'ambiente.

Naturalmente la popolazione di Civitavecchia e dintorni è inviperita, si sono costituiti molteplici comitati, ma nonostante le proteste le autorità sono andate avanti come se nulla fosse. Alla faccia delle rinnovabili ! I politici, gira gira, devono sempre andare a finire nei sistemi più inquinanti e /o pericolosi. Perchè? Sostituire un megaimpianto come questo con più impianti eolici o fotovoltaici , combinati con una decisa azione di risparmio energetico, sarebbe stato possibile ma .....(omissis)
Il vento ed il sole non implicano "scambi merce", sono lì gratuitamente a portata di mano, per sempre, non si esauriranno mai, non si potranno mai "imboscare" per fare speculazioni, insomma con le rinnovabili c'è molto meno da "inciuciare". Con buona pace per chi si ammalerà di tumore nei prossimi anni. Dommage, ma i politici hanno scelto così!


Nocoke Il carbone che la centrale brucerà in parte sarà ridotto in polveri tossiche (da smaltire), in parte verrà smaltito come fumi di combustione dai camini, e quindi liberato nell'aria.


Questo fumo conterrà:

* ossidi d'azoto (NOx)
* ossidi di zolfo (SOx)
* particolato fine
* Quantità difficilmente calcolabile di metalli pesanti, ma anche mercurio, vanadio, nichel, cromo
* Una piccola quantità di Radionuclidi
* 67 sostanze ritenute cancerogene e/o mutagene proprie della combustione del carbone, di cui 55 interferiscono patologicamente con lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso e 24 sono dimostrate carcinogene
* anidride carbonica (CO2)




Ma non c'è da avere paura, tanto è CARBONE PULITO !!

2008-07-30 A GIUDIZIO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA E IL SINDACO DI FIRENZE PER LO SMOG E LE POLVERI SOTTILI

"Non hanno ridotto le polveri fini" A giudizio Martini, Domenici e altri 12 amministratori



"Non interferenza in scelte politiche Avevano l´obbligo di raggiungere il risultato" - da La Repubblica del 07.05.2008
mercoledì 07 maggio 2008 10:43

FRANCA SELVATICI

Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini e il sindaco di Firenze Leonardo Domenici dovranno affrontare un processo per dimostrare di aver fatto tutto quanto era nelle loro possibilità per combattere lo smog e difendere la salute dei cittadini. Ieri il giudice dell´udienza preliminare li ha rinviati a giudizio insieme con i sindaci o ex sindaci di Scandicci Simone Gheri, di Signa Florestano Bitossi, di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi, di Campi Bisenzio Fiorella Alunni, di Calenzano Giuseppe Carovani e con i rispettivi assessori all´ambiente. In tutto quattordici amministratori accusati dalla procura di Firenze di rifiuto di atti d´ufficio «in relazione alla omessa adozione di provvedimenti per ridurre l´inquinamento». Il presidente Martini e l´ex assessore regionale Marino Artusa sono accusati di rifiuto di atti d´ufficio anche per non aver predisposto un piano di intervento vincolante per fronteggiare l´inquinamento. Il processo avrà inizio il 3 ottobre prossimo.
Sindaci e assessori comunali sono imputati anche di «getto pericoloso di cose», per non aver impedito nel corso del 2005, 2006 e primi mesi del 2007 il superamento dei limiti annuali di concentrazione delle polveri fini (Pm 10) e del biossido d´azoto, sulla cui pericolosità per la salute umana la scienza non ha dubbi. La legge stabilisce che il valore giornaliero di picco massimo di 50 microgrammi per metro cubo di Pm 10 non può essere superato più di 35 giorni ogni anno. A Firenze vi sono stati 78 sforamenti nel 2005 e 87 (in viale Gramsci) nel 2006. La legge impone inoltre un valore limite annuale medio di concentrazione delle polveri pari a 28 microgrammi per metro cubo, mentre a Firenze, secondo le accuse, i valori medi delle centraline sono oscillati nel 2006 fra 29 e 42.
«La normativa europea e quella nazionale impongono degli obblighi di risultato»
. Così il giudice Magnelli ha spiegato il motivo della sua decisione di mandare a processo gli amministratori. Il risultato di abbattere i livelli di inquinamento, infatti, non è stato conseguito nell´area fiorentina. Ed è proprio partendo da questa constatazione che nel 2005 il pm Fernando Prodomo ha avviato le indagini proseguite, dopo il suo passaggio alla procura minorile, dal collega Giulio Monferini.
«Il fenomeno delle polveri sottili è in Europa quasi solo italiano», ha sostenuto nel suo intervento conclusivo il pm Monferini: «Ed è un fenomeno sanitario e ambientale drammatico». Partendo dai trattati europei che indicano come obiettivo fondamentale dell´Unione uno sviluppo equilibrato e sostenibile, il pm ha accusato la Regione Toscana e gli amministratori dell´area fiorentina di non aver saputo o voluto accettare con coraggio la sfida di bilanciare gli interessi dell´economia con quelli della salute. Le direttive comunitarie - ha sostenuto l´accusa - perseguono lo sviluppo sostenibile e la tutela della salute imponendo dei valori soglia all´inquinamento dell´aria. Si tratta di obiettivi che devono essere raggiunti e che altrove sono stati raggiunti: «Non sono "limiti chimera", e non vi è comportamento alternativo lecito». Citando uno studio dell´università di Firenze, il pm ha sottolineato che circa il 50% delle polveri sottili che avvelenano l´aria di Firenze è costituito da Pm1, cioè da nanopolveri particolarmente cancerogene provenienti quasi solo dalla combustione dei motori. Un´altra ricerca ha mostrato che vi è un rapporto fra maggiore o minore concentrazione di polveri e i ricoveri per patologie acute negli ospedali fiorentini, e che l´inquinamento influisce su alcune patologie croniche. Ma bastano anche lievi diminuzioni nella concentrazione delle polveri per ottenere risultati positivi a livello sanitario.
Secondo le accuse, la Regione è venuta meno ai suoi obblighi perché non ha approvato dei piani-programma vincolanti, con la individuazione delle fonti di rischio e delle iniziative da adottare per abbattere gli inquinanti: in tal modo non è stato possibile attuare il principio di correzione in caso di insuccesso. «Io non posso sindacare le scelte degli amministratori», ha detto il pm Monferini: «La normativa li lascia liberi di decidere le strategie che ritengono più utili, più opportune e più efficaci, ma li vincola nel fine: l´abbattimento delle polveri è un obiettivo che deve essere raggiunto».
Pur ribadendo di non avere alcuna intenzione di interferire sulle scelte degli amministratori, il pm ha confutato l´argomento secondo cui le polveri che intossicano l´aria di Firenze arriverebbero dal Sahara o dalla Russia e ha citato studi da cui risulta che oltre il 50% delle emissioni derivano dai trasporti stradali. Andando a distinguere fra i tipi di traffico, gli studi dicono che circa il 30/40% dei valori di Pm 10 dipendono dalla circolazione sulle strade cittadine e locali, sulla quale i sindaci potrebbero incidere. Invece - attacca la procura - si sono limitati alla inutile ordinanza sul blocco dei veicoli euro 0 dai centri storici senza fare niente o quasi per fermare i pericolosissimi furgoni diesel. Accuse che hanno fatto insorgere tutto intero lo schieramento difensivo, secondo cui siamo di fronte a indebite interferenze della magistratura nell´azione amministrativa.

2008-07-29 POlVERI SOTTILI


Polveri sottili, particolato atmosferico, PM10; PM2,5; nomi diversi per indicare un particolare tipo di inquinamento atmosferico
Prima di tutto qualche notizia sul PM10, in breve:
1) Per particolato si intendono tutte le particelle solide o liquide sospese nell'aria, esclusa l'acqua pura, con dimensioni microscopiche. Il PM10 è il particolato atmosferico che ha un diametro uguale o inferiore a 10 µm.
2) Il PM2.5 è la frazione più fine del PM10, costituita dalle particelle con diametro uguale o inferiore a 2,5 µm

3) Il PM 2,5 è il particolato più pericoloso per la salute e l'ambiente:
questo particolato può rimanere sospeso nell'atmosfera per giorni o settimane. Le particelle maggiori (da 2,5 a 10 µm) rimangono in atmosfera da poche ore a pochi giorni, contribuiscono poco al numero di particelle in sospensione, ma molto al peso totale delle particelle in sospensione. Sono significativamente meno dannose per la salute e l'ambiente
4) Ne consegue che la misura del PM10 (espresso in µg/m3) quale metodo di valutazione dell'inquinamento da particolato fornisce informazioni incomplete: non distingue le particelle grossolane dal pericoloso PM 2,5. Paradossalmente, un elevato valore del PM10 può corrispondere alla presenza di poche particelle del tipo PM 2,5 e molte di dimensioni maggiori: una situazione più accettabile rispetto ad un PM10 di valore inferiore con poche particelle grossolane e molte dal PM 2,5
5) Il PM 2,5 è una miscela complessa di migliaia di composti chimici e, alcuni di questi sono di estremo interesse a causa della loro tossicità. L'attenzione è rivolta agli idrocarburi aromatici policiclici (PHA) che svolgono un ruolo nello sviluppo del cancro. Alcuni nomi: Fluoranthene, Pyrene, Chrysene, Benz[a]anthracene, Benzo[b]fluoranthene, Benzo[k]fluoranthene, Benzo[a]pyrene, Dibenz[a,h]anthracene.

28 luglio 2008

2008-07-28 PATRIZIA GENTILINI :"DALL'UOMO CUSTODE DELLA VITA ALL'UOMO ARTEFICE DELLA DISTRUZIONE


Dall’uomo custode della vita all’uomo artefice della distruzione
"Dio pose l’uomo nel giardino dell’Eden perchè lo coltivasse e lo custodisse" (Gn 2,15)

martedì 18 marzo 2008 di Patrizia Gentilini

Questo versetto della Bibbia introduce nel modo migliore il significato di quanto vorrei comunicarvi con la mia relazione: "coltivare" e "custodire": sono infatti i due verbi che meglio esprimono e racchiudono, a mio giudizio, il complesso della relazione che l’uomo dovrebbe instaurare con la natura.

Coltivare per trarre nutrimento e sostegno, ma nel contempo custodire, ovvero rispettare e preservare i Beni della terra e della natura perché solo così la Vita può perpetuarsi. Purtroppo i tempi in cui stiamo vivendo sono segnati da una crisi ecologica che mai prima d’ora il genere umano si era trovato ad affrontare: aria, acqua, terra, i “Beni Comuni”che hanno permesso la nascita ed il mantenimento della vita fino ad ora sul nostro pianeta, sono ormai gravemente compromessi. Nel giro di pochissime generazioni abbiamo invaso il pianeta con composti chimici e sostanze che sono in grado di interferire col nostro stesso genoma, senza preoccuparci minimamente del loro destino finale. Si pensi ad es. che su 11.000.000 di sostanze chimiche conosciute, circa 100.000 sono prodotte su scala industriale, con un incremento di 1.000-2.000 nuove unità annue, senza che per la massima parte di esse siano stati esplorati preventivamente gli effetti né sull’ambiente, né tanto meno sulla salute. Sta di fatto che terreni agricoli, falde acquifere, gli stessi oceani sono ormai estesamente contaminati da composti chimici persistenti e bioaccumulabili, interi ecosistemi dai quali dipende la vita stessa del pianeta sono irrimediabilmente compromessi e centinaia di sostanze chimiche anche tossiche e pericolose si ritrovano stabilmente in ogni organismo vivente e, soprattutto purtroppo, nel sangue del cordone ombelicale dei neonati. Per la prima volta, da che l’uomo è sulla terra, la composizione chimica dell’atmosfera si è modificata nel corso di una sola generazione: l’aumento di CO2 è talmente rapido che oggi respiriamo un’aria qualitativamente diversa rispetto a quando siamo nati, senza contare il particolato e le miriadi di inquinanti che attraverso l’aria che respiriamo entrano nel nostro organismo. Viviamo in un mondo affamato di energia, di combustibili, di petrolio, ma sembra che ci dimentichiamo che il primo “combustibile” di cui tutti abbiamo bisogno è il cibo e che cibo, aria ed acqua pulita sono beni primari, non inesauribili ed inaccessibili alla maggior parte dell’umanità. Gli scenari attraverso cui gli inquinanti ambientali danneggiano la salute umana sono stati identificati con chiarezza e la più recente letteratura scientifica evidenzia come in particolare l’esposizione durante la vita fetale ad agenti tossici e nocivi, anche in piccolissime quantità, possa condizionare non solo la salute nell’infanzia, ma quello che sarà lo stato di salute per tutto il resto della vita, predisponendo alle malattie cronico/degenerative dal cancro alle patologie neurodegenerative, dai problemi del sistema immunitario e riproduttivo a problemi comportamentali e neuropsichici. Il prezzo che soprattutto l’infanzia sta pagando e che aumenterà nelle generazioni a venire è inaudito e la più recente letteratura al riguardo sarà brevemente passata in rassegna.

Alcune di queste sostanze poi - denominate “endocrine disruptor” - si sono dimostrate capaci di impedire la corretta trascrizione del DNA nelle cellule germinali con una potenziale alterazione del patrimonio genetico della nostra specie, con scenari di gravità inusitata, impensabili fino a pochi decenni fa e tali da giustificare gli allarmi sempre più preoccupati che da parte del mondo scientifico indipendente con sempre maggior forza si levano. E’ pertanto quanto meno singolare constatare che la sensibilità da parte delle maggiori istituzioni politiche, giuridiche, amministrative, ma anche religiose nei confronti della crisi ecologica in atto sia estremamente scarsa, tanto che i crimini ambientali raramente vengono percepiti e soprattutto puniti come tali. Valga un esempio per tutti: nel tristemente famoso triangolo siciliano di Augusta, Priolo, Melilli, in conseguenza di uno sviluppo industriale “selvaggio” e di un inquinamento specialmente dovuto a mercurio, non solo si registra un preoccupante aumento di infertilità, ma anche aumento di abortività e malformazioni; queste ultime sono passate dall’1.5% degli anni ‘80 al 5.5% nel 2000.

In un momento in cui nel nostro paese è in atto un acceso dibattito sul valore della vita, che spazia dall’eutanasia all’interruzione volontaria di gravidanza, sorge spontanea la domanda se non è forse altrettanto moralmente colpevole chi causa l’interruzione della vita alterando irrimediabilmente, l’ambiente in cui questa viene a svilupparsi, che chi singolarmente decide di farlo, indotto magari da situazioni contingenti e/o sofferenze che nessuno può presumere di conoscere. Su questi problemi però mai si sentono levarsi le voci autorevoli che pure si levano costantemente per rimettere in discussione, ad es., la legge 194.

Nell’avviarmi alle conclusioni di questo intervento spero mi sia permesso dare un taglio un pò particolare facendovi partecipi di un mio percorso personale: anche perché non ho fatto studi specifici di bioetica, sono semplicemente un medico che ha lavorato per più di 30 anni in un reparto di Oncologia e vorrei offrirvi le molte domande e le poche risposte che sono riuscita a darmi, sperando di suscitare almeno degli spunti di riflessione. Ecco, la prima e più inquietante domanda che mi pongo è se la sofferenza, la disperazione, le lacrime - quelle versate e quelle nascoste - dei miei pazienti, delle mogli, dei mariti, dei figli e dei genitori, di tutti coloro con i quali la mia vita in questi 30 anni di lavoro si è intrecciata erano davvero “un giusto prezzo” da pagare sull’altare del “progresso”. Perché tanto dolore? Perché tante vite sospese o per sempre spezzate? Davvero tutto quanto ho toccato ogni giorno, per tanti anni e che per sempre mi porterò dentro era ineluttabile? Davvero la ricerca e le terapie sempre più mirate ed “intelligenti” che ci vengono costantemente sbandierate come soluzione risolveranno il problema del cancro? Od ancora una volta abbiamo imboccato la strada sbagliata e pensando di arrivare alla meta in realtà ce ne allontaniamo sempre più?

Ecco, scusatemi, io sono arrivata alla conclusione che abbiamo sbagliato, non siamo sulla strada giusta e prima lo capiamo ed invertiamo la rotta, prima faremo a ritrovare il bandolo della matassa.
Perché, con tanta amarezza credetemi, dico questo? Lo dico da quando, ad es., ho “scoperto” che sir Richard Doll, lo scienziato che trenta anni fa attribuì a cause ambientali solo il 2% dei tumori, (percentuale tutt’oggi viene ritenuta attendibile dalla scienza “ufficiale”) era sul libro paga della Monsanto, ma non solo, era pagato in percentuale in base alla quantità di sostanze chimiche annualmente prodotte da tutta l’industria chimica mondiale e sminuì quindi i rischi correlati al cloruro di vinile monomero o all’amianto! Capite bene che i miei dubbi sulla “indipendenza” e “neutralità” della scienza si sono fatti sempre più consistenti e si sono poi inesorabilmente consolidati quando ho conosciuto e letto i libri di Lorenzo Tomatis. “Quando mi sono lasciato comprare?

Quando ho capito che la ricerca è al servizio del potere e che il ricercatore è un’oca che produce uova d’oro e che quell’oro andava tutto sulla tavola di chi comanda”: queste sono le parole di un medico riportate nell’ultimo suo libro autobiografico di Tomatis, Il Fuoriuscito
. Lorenzo Tomatis. è stato un ricercatore in campo oncologico di fama mondiale che, negli anni in cui ha diretto la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), pose le basi scientifiche e metodologiche della cancerogenesi, identificando e classificando gli agenti inquinanti e le loro conseguenze per la salute umana, difendendo strenuamente il ruolo della Prevenzione Primaria, ovvero la tutela della salute attraverso la riduzione dell’esposizione alle sostanze nocive che - come lui diceva - non smettono di essere tali una volta che escono dalle fabbriche o sotto latitudini diverse

Mi sono così convinta che una “scienza” per la quale un veleno non è mai abbastanza veleno per essere dichiarato tale, una medicina per la quale i morti che si contano non sono mai abbastanza per decidersi ad affermare che è il caso di prendere provvedimenti, non sono dalla parte dell’Uomo e della Vita.
D’altro canto mai come oggi la scienza e la tecnica hanno fatto passi da gigante , ma mai come oggi povertà, disparità, ingiustizia, guerra e violenza sono in aumento. Basti pensare che ai giorni nostri l’11% della popolazione mondiale consuma l’88% delle risorse e stiamo divorando così voracemente i beni della terra che non solo li sottraiamo ad altri popoli, ma addirittura mettiamo a rischio la salute e la sopravvivenza dei nostri stessi figli. Cosa che è ancor più grave, al di là degli allarmi lanciati quasi come scongiuri che ritroviamo a scadenze regolari sui media, non sembriamo neanche prendere consapevolezza dei problemi, come i passeggeri del Titanic che mentre la nave affondava continuavano a ballare…. Come possiamo pensare di trovare rimedi ai nostri mali se neanche riconosciamo di averli? Come è possibile tutto questo? Perché invece di crescere in equità, pace, salute, giustizia, siamo andati nella direzione opposta? Come è possibile che siamo ormai così ciechi da non vedere l’abisso in cui stiamo precipitando? Credo nessun cittadino possa sottrarsi a questi interrogativi, e men che meno i Medici, soprattutto ora alla luce dell’articolo 5 del loro Codice Deontologico. Tale articolo letteralmente recita: “Il Medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini [… ] il Medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile…”.
In definitiva credo che solo prendendo pienamente coscienza delle tragedie del nostro tempo, capendo che non ci può essere una salvezza individuale, ma solo collettiva, perché anche la difesa di un bene individuale quale la salute del singolo passa attraverso la difesa di Beni Comuni quali aria, acqua, terra, cibo, ci decidiamo finalmente ad abbandonare il modello neoliberista, davvero ormai suicida, di uno sviluppo fondato unicamente sul profitto. Solo così potremo rifondare radicalmente le basi della nostra convivenza su principi di equità e giustizia, riconciliarci con la Natura e con i nostri simili, tornare degni del nostro essere Uomini.

26 luglio 2008

2008-07-27 SOTTOSTIME E SOTTOVALUTAZIONI NELLE EVIDENZE EPIDEMIOLOGICHE

DALLA XII RIUNIONE ANNUALE DELL' ASSOCIAZIONE ITALIANA REGISTRO TUMORI
Autore V. Gennaro
(Istituto Dipartimento Epidemiologia e Prevenzione Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) Genova )

DALLO STUDIO EPIDEMIOLOGICO NON EMERGONO RISCHI SIGNIFICATIVI. MA E’ VERO? SOTTOSTIME E SOTTOVALUTAZIONI NELLE EVIDENZE EPIDEMIOLOGICHE

OBIETTIVO Identificare alcuni elementi che possono produrre anche gravi sottostime e sottovalutazioni dei rischi sanitari in epidemiologia.

MATERIALI E METODI Alcuni importanti studi epidemiologici hanno segnalato l’assenza di rischio per la salute pubblica. Tuttavia il riesame attento dei materiali, metodi, risultati e conclusioni e la congruenza con gli obiettivi prefissati nello studio epidemiologico hanno talvolta fatto emergere l’assenza di solide evidenze scientifiche di queste rassicurazioni.

RISULTATI E’ stato riportato che alcuni importanti studi soffrono di gravi limiti riferibili alla incompletezza e non sistematicità dei monitoraggi
ambientali ed epidemiologici, l’uso di disegni di studio inappropriati, la selezione di poche malattie, l’errata scelta della popolazione di riferimento, la diluizione della popolazione esposta, la non considerazione del possibile effetto sinergico dell’inquinante (pur nei limiti di legge) e del lungo tempo di latenza delle malattie cronico degenerative (es. tumori), la non associazione tra esposizioni ed effetti sanitari, l’enfasi sulla (non) significatività statistica a scapito di quella epidemiologica e, infine, ma non ultimo,l’errata interpretazione e comunicazione dei risultati.

CONCLUSIONI L’epidemiologia è una disciplina orientata a fornire evidenze scientifiche utili a difendere la salute pubblica, pertanto risulta fondamentale evitare la sottostima e la sottovalutazione del rischio. Una rigorosa verifica delle principali caratteristiche strutturali
dello studio epidemiologico - specialmente se questo è negativo - può essere determinante nell’interpretare correttamente la validità degli studi e quindi delle evidenze di causalità che potrebbero sottovalutare il vero rischio sanitario delle popolazioni esaminate e risultare in azioni di prevenzione primaria inefficaci.

2008-07-27 LA PAROLA A CARLO RUBBIA Premio Nobel per la Fisica

In una recente intervista, Carlo Rubbia ( premio Nobel per la fisica ) ha dichiarato:

“Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra”.

" Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie”.

“ Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali."

" Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso”.

“C'è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma”.

"I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente”.

Se è così semplice, perché allora non si fa?

“Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa”. (30 marzo 2008)

25 luglio 2008

2008-07-25 BRUXELLES Adozione definitiva della direttiva della qualità dell'aria

Bruxelles, 14 aprile 2008
Ambiente: la Commissione è soddisfatta dell'adozione definitiva della direttiva sulla qualità dell'aria
La Commissione europea esprime soddisfazione per l'adozione della direttiva relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa. Il testo adottato riprende quasi integralmente la proposta che la Commissione aveva presentato nel settembre 2005 e dimostra il forte impegno dell'Unione europea a migliorare la qualità dell'aria nell'UE attraverso la definizione di livelli di concentrazione vincolanti per le particelle sottili (PM2,5).
Il Commissario all'ambiente, Stavros Dimas, ha dichiarato: "Oggi l'Unione europea ha compiuto un passo decisivo nella lotta contro una delle principali cause dei problemi che colpiscono l'ambiente e la salute. I cittadini europei sono preoccupati per l'inquinamento atmosferico. La nuova direttiva sulla qualità dell'aria è una risposta ai loro timori perché fissa standard elevati, ma realistici, per combattere l'inquinamento dovuto alle particelle sottili (PM2,5) nell'Unione europea."
Definire dei valori limite per ridurre la concentrazione delle particelle sottili
Il testo adottato oggi riunisce in un'unica direttiva sulla qualità dell'aria quattro precedenti direttive e una decisione del Consiglio. Il nuovo testo istituisce standard che permetteranno di ridurre la concentrazione delle particelle sottili e fissa le date per la loro applicazione. Le particelle sottili sono considerate tra gli inquinanti più pericolosi per la salute umana assieme alle particelle più "grosse" note come PM10, già regolamentate da altre normative.
La direttiva prevede che, nelle aree urbane, gli Stati membri riducano mediamente del 20% l'esposizione al PM2,5 entro il 2020 rispetto ai valori del 2010, obbligandoli a portare i livelli di esposizione in queste zone al di sotto di 20 microgrammi/m3 nel 2015. A livello dell'intero territorio nazionale, gli Stati membri dovranno rispettare il valore limite di 25 microgrammi di PM2,5/m3, da raggiungere obbligatoriamente entro il 2015 e, se possibile, già nel 2010.
Più flessibilità per raggiungere gli standard di qualità dell'aria
La nuova direttiva introduce nuovi obiettivi per il PM2,5 senza tuttavia modificare gli standard di qualità dell'aria esistenti. Gli Stati membri hanno però un maggiore margine di manovra per raggiungere alcuni dei valori fissati nelle zone in cui hanno difficoltà a rispettarli. La conformità ai valori limite fissati per il PM10 si rivela problematica per 25 dei 27 Stati membri dell'UE, nei quali tali limiti vengono superati almeno in una parte del territorio (cfr. IP/07/1537).

Il termine ultimo per conformarsi ai valori limite per il PM10 può slittare di tre anni dopo l'entrata in vigore della direttiva (metà del 2011) o di cinque anni al massimo per il biossido di azoto e il benzene (2010-2015); tuttavia, ciò può avvenire soltanto se viene applicata integralmente la normativa UE del caso, come la direttiva IPPC sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (cfr. MEMO/07/441), e se sono in atto tutte le misure opportune di abbattimento dell'inquinamento. La direttiva fornisce un elenco delle misure da considerare.
Contesto
La nuova direttiva sulla qualità dell'aria (cfr. IP/07/1895 e MEMO/07/571) è una delle misure principali proposte nella strategia tematica sull'inquinamento atmosferico adottata dalla Commissione nel settembre 2005 (IP/05/1170). Lo strumento istituisce per il 2020 obiettivi ambiziosi per migliorare, in maniera economicamente efficace, la qualità dell'ambiente e la salute umana.
La direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea nel maggio 2008, corredata di una dichiarazione della Commissione sui risultati ottenuti nell'elaborazione e adozione di altri provvedimenti destinati a contenere le emissioni provenienti da varie fonti.

24 luglio 2008

2008-07-18 Testo dell' intervento del Dott. Franceschi al Convegno su " Inquinamento e salute" in Provincia

Come referente dell’ Ordine dei Medici di Savona per i rapporti fra ambiente e salute, mi sento obbligato a fare alcune considerazioni di metodo e di merito riguardanti lo studio del’ IST.

1) In primo luogo se questo lavoro è stato commissionato come ha detto l’ Assessore Regionale all’ Ambiente per studiare le correlazioni fra inquinamento ambientale e mortalità, con particolare riferimento all’ area vasta della centrale elettrica, ebbene, dove sono i dati che correlano la mortalità con l’ esposizione all’ inquinamento?


In realtà questo lavoro è monco, non serve allo scopo dichiarato. Per ottenere questo obiettivo si sarebbe dovuto innanzitutto monitorare correttamente l’ inquinamento atmosferico, fare una mappa per individuare la popolazione esposta, e quindi confrontare la mortalità nelle zone esposte con quella nelle zone meno inquinate … Il problema vero è che per buona parte della provincia e della regione questi dati sull’ inquinamento sono assolutamente insufficienti se non addirittura inesistenti e non permettono di fare uno studio del genere. Basti pensare alla misurazione delle polveri sottili, che non viene effettuata nelle provincie di Savona e di Imperia, se non in maniera del tutto sperimentale e con anni di ritardo che non hanno rispettato i termini previsti dal DM 60 del 2002 . Per tutti gli anni della rilevazione epidemiologica non erano disponibili dati sull’ inquinamento, e senza un confronto fra questi due tipi di dati non si possono fornire risposte scientificamente affidabili, e i risultati si prestano alle interpretazioni più varie.
Ecco perché abbiamo sempre insistito come Ordine dei Medici sulla necessità di essere consultati per decidere la tipologia degli studi da eseguire, evitando di lasciare ai soli politici la possibilità di commissionare lavori che in definitiva si risolvono in uno spreco di risorse pubbliche, fatto a puro scopo propagandistico.

Quanto è accaduto getta purtroppo anche un’ ombra sul comportamento dell’ IST a questo riguardo non è stato del tutto cristallino: sarebbe stato più onesto dire che questo studio non poteva fornire le informazioni che gli venivano richieste.

Esisteva uno studio precedente, che è l’ Atlante di Mortalità della Provincia di Savona del periodo ’88-’98, originariamente pianificato in maniera corretta, dovendo comprendere 2 fasi distinte: una prima fase doveva ricavare i dati di mortalità, mentre la seconda, che non è mai stata finanziata, doveva proprio cercare di correlare i dati di mortalità con quelli dell’ inquinamento, in particolare attraverso la collaborazione con il DIPTERS dell’ Università di Genova, che avrebbe fornito i dati ambientali, ottenuti mediante gli studi di biodiversità lichenica.
A questo punto, anziché lasciare l’ opera incompiuta e sprecare risorse e tempo preziosi, sarebbe stato molto più utile completare la seconda trance.

Invece si è voluta finanziare un altro studio dimezzato.

Quello che ho dimostrato nei miei lavori e nelle mie relazioni , e cioè che se si correlano mortalità ed inquinamento si evidenziano dati preoccupanti in relazione alla presenza della centrale elettrica potrebbe essere una spiegazione del perché si sia stoppato il lavoro a metà: perché avrebbe dimostrato le stesse cose.

2) E’ certamente scorretto parametrare la mortalità della Provincia di Savona, scarsamente urbanizzata, e pertanto con una popolazione scarsamente esposta all’ inquinamento urbano, con quella della Regione Liguria, caratterizzata nel suo insieme da una urbanizzazione senz’ altro maggiore, basti pensare alla presenza della città di Genova, e quindi maggiormente esposta all’ inquinamento di tipo urbano: come è noto, la mortalità per tumori e malattie cardiovascolari e respiratorie è notevolmente aumentata nelle città rispetto ai piccoli centri: si è voluto barare al gioco, confrontando realtà non omogenee. Si è voluto affermare che se la mortalità per tumore del polmone di un paesino di due o tremila abitanti non supera quella di una grande città allora questo paesino non è inquinato: è una pura follia.

3) Per molte malattie la mortalità non è un criterio ideale per stabilire l’ esposizione a sostanze inquinanti:
per i tumori, come per molte altre malattie croniche gravi, si assiste ad una riduzione progressiva della mortalità per la migliore efficienza delle terapie, mentre aumenta però la registrazione dei nuovi casi, questa si imputabile in buona parte a fattori ambientali .
Dedurre che una riduzione della mortalità corrisponda ad una riduzione dei fattori di rischio ambientale è una interpretazione certamente fuorviante.
A fronte di questa riduzione di mortalità si ha per contrasto un aumento dei malati: si tratta di un numero sempre maggiore di persone, non solo anziane, affette da una grave malattia che tende a cronicizzare, che sono vive, e quindi non aumentano le statistiche della mortalità, ma che hanno una qualità di vita spesso pessima.

La vera prevenzione è quella di fare in modo che si riducano le persone che si ammalano, e questo si può ottenere soltanto diminuendo il più possibile i fattori inquinanti, tenendo ben presente che non ci si può accontentare, come sembrano ipocritamente sostenere i tecnici dell’ ARPAL del rispetto dei limiti di legge, perché questi sono paramentrati per le persone adulte e sane, e possono essere di gran lunga diffenti per i bambini, le gestanti, le persone anziane.
E se la Comunità Europea ha mitigato la severità dei limiti di qualità dell’ aria previsti fino allo scorso anno per il 2010 non è perché si è capito che l’ inquinamento non fa male, ma perchè sarà troppo difficile rispettare tali normative, in particolare in paesi come l’ Italia, pur sapendo che tali limiti severi salverebbero molte migliaia di vite ogni anno.


Nonostante tutto i difetti e i tranelli interpretativi insiti in questo tipo si lavoro, i dati fondamentali da mettere in risalto, e che invece sono stati sorvolati nella relazione appena ascoltata sono:

1. La mortalità generale in Provincia di Savona è significativamente più elevata fra i maschi e le femmine rispetto alla media regionale: 251 maschi e 355 femmine deceduti in più rispetto a quanto ci si sarebbe atteso se la mortalità in provincia di Savona fosse stata in linea con la media regionale.
Questo aumento di mortalità è particolarmente concentrato nei comuni che vanno da Noli a Varazze e in quasi tutta la Val Bormida, mentre generalmente appare ridotta la mortalità nel Ponente.

Questi dati si rilevano anche per quanto riguarda i tumori totali ed i tumori del polmone.
In particolare a Vado e Quiliano, oltre a tanti altri comuni limitrofi, questi dati registrano un netto peggioramento rispetto al decennio ’88-’98.

Per concludere ricordo che
• fare prevenzione comporta anche un significativo risparmio economico: secondo l’ OMS l’ Italia potrebbe risparmiare 28 miliardi di Euro l’ anno riducendo l’ inquinamento atmosferico
(OMS 22/06/2005)
• 1 euro speso per abbattere l’ inquinamento corrisponde a 10 euro risparmiati (6 in costi sanitari, 4 per la previdenza)
(Rapporto OKOPEL,C.E. 1999)
• Secondo il softaware Ecosense della Comunità Europea una centrale a carbone di 2000 megawatt induce una perdita economica in termine prevalentemente di costi sanitari per danni alla salute pari a 100 milioni di euro ogni anno: sarebbe bene che gli amministratori, in particolare nel campo della Sanità cominciassero a fare un po’ di conti.

23 luglio 2008

2008-07-24 Riceviamo dal Dottor Ghirga: Polveri sottili e trombosi venosa


Uno studio pubblicato sulla nota rivista 'Archives of Internal Medicine', ha messo in evidenza che ogni volta che il particolato fine presente in un metro cubo d'aria aumenta di 10 microgrammi, il pericolo di trombosi venosa cresce del 70% (Arch Intern Med. 2008;168(9):909-911).

La ricerca è stata effettuata dagli esperti della Clinica del lavoro della Fondazione Policlinico del capoluogo lombardo. Gli autori hanno preso in esame i livelli di esposizione a polveri sottili di 870 persone, cui era stata diagnosticata la trombosi venosa tra il 1995 e il 2005. I ricercatori hanno inoltre valutato 1.210 cittadini sani residenti in varie zone della Lombardia.

Per misurare i livelli di inquinamento il team ha utilizzato 53 centraline Arpa posizionate in altrettanti punti della regione. Dal confronto emerge la netta associazione tra elevati livelli di esposizione al particolato e rischio di trombosi.

Mentre è già noto che l'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infarto e ictus, questo studio mette in relazione per la prima volta le polveri sottili e la formazione di trombi nelle vene, soprattutto delle gambe.

La trombosi venosa è l’anticamera dell’embolia polmonare. Il 79 % dei pazienti con embolia polmonare sono affetti da trombosi venosa profonda e, viceversa, il 50 % dei soggetti affetti da trombosi venosa profonda hanno un’embolia polmonare. Ogni anno, negli USA, 300.000 persone muoiono per embolia polmonare (NEJM 388;10,208).

Viste le dimensioni di questi effetti e l'enorme diffusione del particolato inquinante, i risultati della ricerca introducono un nuovo diffuso fattore di rischio per la patogenesi della trombosi.

Per quanto riguarda le polveri sottili, si sottolinea che i risultati di uno studio patrocinato dall’ACI elaborando dati istituzionali, ha confermato quello che accade in Europa, vale a dire che solo una percentuale inferiore al 30 % delle polveri rilevate nelle città italiane viene prodotta dal traffico stradale (http://webpress.unraeservizi.com/unrae_giornalisti/bk_o/file_pdf_unrae/Studio.pdf).


La produzione di energia, le industrie ed gli inceneritori sono responsabili complessivamente dell’emissione nell'aria di una quota di polveri fini superiore a quella prodotta dal traffico.


L'interpretazione dei risultati dello studio è veramente semplice. Infatti è sufficiente osservare come spesso i livelli delle polveri fini siano rimasti alti anche dopo numerosi giorni di blocco totale del traffico e, viceversa, si riducessero anche senza interventi di limitazione del traffico ed in assenza di condizioni meteorologiche favorenti la dispersione degli inquinanti.


L'ovvia conseguenza è che tutte le iniziative volte alla sola limitazione del traffico per abbassare i livelli delle polveri sono e saranno sempre insufficienti al fine del controllo dell'inquinamento e, soprattutto, delle gravissime patologie ad esso correlate.

giovanni ghirga


22 luglio 2008

2008-07-22 Tumori in aumento tra bimbi italiani, +15% entro 2015

A distanza di 5 giorni esatti dalla lettera del 18 luglio sull' incremento del cancro nell' infanzia (sotto riportata) esce una presa di posizione UFFICIALE dell'agenzia Adnkronos Salute.
Patrizia Gentilini
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Roma, 21 lug. (Adnkronos Salute) - Cattive notizie per i piccoli italiani, e previsioni da brivido negli anni a venire. Il numero dei tumori infantili nel nostro Paese è cresciuto negli ultimi anni, ed è destinato ad aumentare ulteriormente, a un tasso più alto di quello registrato nelle altre Nazioni europee e negli Stati Uniti. A scattare la fotografia è il Rapporto 2008 sui tumori infantili, pubblicato dall'Airtum, l'Associazione italiana registri tumori. Il Rapporto analizza l'andamento temporale, l'incidenza e la sopravvivenza dei tumori in due fasce d'età: da 0 a 14 anni e dai 15 ai 19. Non manca la buona notizia, per fortuna: le neoplasie tra i piccoli sono in aumento, ma le cure sono più efficaci. Ci si ammala di più, in altre parole, ma si muore meno e si sopravvive più a lungo.Nella fascia 0-14 anni - emerge dal Rapporto - nel periodo 1998-2002 il tasso d'incidenza della malattia è stato di 175,4 casi per milione l'anno. Nella fascia adolescenziale, invece, l'incidenza è di 270,3 casi per milione l'anno. Con un aumento del 2% l'anno in Italia, mentre negli Usa e nel resto del Vecchio Continente il tasso di crescita dei tumori in bambini e adolescenti è stato rispettivamente dell'1,1% e dello 0,6%. Nel Belpaese, l'incremento più consistente riguarda i bimbi sotto l'anno di età (+3,2%), seguiti da quelli tra 10 e 14 anni (+2,4%), mentre è simile negli altri due gruppi (+1,6% nella fascia di età 1-4 anni, +1,8% tra i 5 e i 9 anni). Dall'incrocio dei dati del Registri Tumori e di quelli sulla popolazione dell'Istat, emerge che per i bambini e i giovanissimi fino a 14 anni le previsioni non sono rosee. Il numero dei casi di tumore è destinato a crescere del 15% entro il 2015, passando da 7.786 (dato 2005) a 9.181 casi (2011-2015). Migliore, invece, la situazione per gli adolescenti. Il tasso di incidenza per i teenager scenderà del 5,6%, con 3.752 casi contro i 3.975 del periodo 2001-2005. Ma a cosa si deve l'aumento dell'incidenza? "Verosimilmente intervengono fattori diversi - spiega Corrado Magnani, coordinatore scientifico del Gruppo di lavoro Airtum - almeno una parte della variazione è da attribuire ai miglioramenti della diagnosi e non a fattori causali. I progressi del Servizio sanitario nazionale e delle tecniche di diagnosi e cura hanno fatto sì che molti casi di tumore in passato misconosciuti siano oggi correttamente diagnosticati e trattati. All'opposto, esiste molta incertezza sui possibili fattori causali di questi tumori e sulla proporzione attribuibile a fattori esterni oppure genetici"."Si tratta di un aumento reale ed è prioritario andare a ricercare le cause di questo fenomeno - commenta Franco Berrino, direttore del dipartimento di Medicina preventiva dell'Istituto dei tumori di Milano - la quota di casi generata dal miglioramento diagnostico non spiega interamente il fenomeno, occorre indagare in tutte le direzioni e approfondire le indagini sui fattori che sollevano qualche sospetto, compresi quelli dovuti all'inquinamento ambientale". "E' difficile evincere l'impatto del miglioramento diagnostico sull'aumento del numero dei casi, la questione dovrebbe essere approfondita così come il possibile ruolo dei fattori ambientali - afferma Benedetto Terracini, fondatore, nel 1967, del primo registro dei tumori infantili italiano - Un messaggio chiaro riguarda la qualità delle cure nel nostro Paese. I bambini italiani non hanno nulla da invidiare ai loro coetanei scandinavi o canadesi, e non sembrano esservi differenze nell'accesso alle migliori terapie per area di residenza. Sono però necessarie scelte politiche in merito alle migrazioni sanitarie, principalmente da Sud a Nord. Le autorità sanitarie devono decidere se è preferibile incrementare i centri di eccellenza al Meridione - conclude - oppure facilitare la vita delle famiglie che forzatamente debbono far curare un loro bambino al Nord".

20 luglio 2008

2008-07-19 Comunicato stampa

In seguito al convegno tenutosi il giorno 17 luglio presso la provincia i nostri motivi di preoccupazione sono ulteriormente aumentati anche per i toni ottimistici espressi da alcune fonti per quanto riguarda la qualità dell’aria

1) ci domandiamo come si possano dare valutazioni positive in presenza, se bene abbiamo inteso, di numerosi superi della media oraria delle PM10
2) ci domandiamo come si possano dare valutazioni positive in una rete provinciale di rilevamento che misura le PM10 e benzene solo in alcune centraline, non essendovi misurazione alcuna di questi inquinati per esempio a Quiliano, sede della centrale termoelettrica e del deposito costiero di idrocarburi.
3) ci domandiamo come si possano dare valutazioni positive quando il rilevatore di un inquinante risulta guasto e non funzionante dal 10 dicembre 2007 !!!! e tuttora non risulta essere stato ancora riparato o sostituito.
4) ci domandiamo come si possano dare valutazioni positive quando in provincia di Savona non risultano essere misurate dalle centraline le polveri sottili PM 2,5 anche se la direttiva della Comunità Europea n° 30 del 22/aprile/1999 recita: “Gli Stati membri garantiscono che vengano installate e gestite stazioni di misurazione per fornire dati sulle concentrazioni delle particelle PM 2,5…”. (Si noti che sono passati quasi nove anni dalla direttiva europea!!!!).

Su alcuni di questi temi e su altri parimenti importanti, nei mesi scorsi abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Savona ed una denuncia alla Commissione Europea di Bruxelles.

19.7.2008 Uniti per la Salute

03 luglio 2008

2008-07-03LA POPOLAZIONE DEVE ESSERE INFORMATA CHE I MORTI PER LE ONDATE DI CALORE SONO DOVUTE IN PARTE ALL'OZONO




Secondo la direttiva 2003/4/CE

il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni

rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea.

Dal Rhenish Institute for Environmental Research at the University of Cologne ci giungono I dati sulle previsioni per l’ozono in Italia per oggi, domani e dopodomani.
In gran parte della penisola i livelli saranno molto alti.
Ai fini della protezione della salute umana, secondo l’Unione Europea, i limiti dei livelli massimi di ozono, calcolati nella media di otto ore, non devono superare i 120 mg /m3.
L’esposizione all’ozono, un inquinante secondario, provoca: respiro rapido e superficiale, irritazione delle vie respiratorie, tosse, spasmo bronchiale, riduzione della funzionalità polmonare, riacutizzazione dell’asma, riduzione della capacità del sistema immunitario nel combattere le infezioni batteriche, riduzione della performance atletica, congiuntivite, nascite premature, neonati di basso peso, possibile morte improvvisa del lattante, malformazioni congenite, riduzione dello sviluppo polmonare, possibili “modificazioni” a livello del cervello che renderebbero in qualche modo più sensibile l’organismo all’azione degli inquinanti (U.S. EPA. Air quality criteria for ozone and related photochemical oxidants; 600/P-93/004aF).
L’ozono sembra essere la chiave dell’aumento delle morti per cause cardiovascolari durante le ondate di calore (Occup. Environ Med 2007).
L’ozono si forma dalla ossidazione di composti organici volatili (VOCs) in presenza di NOx e dei raggi solari. I VOCs rappresentano il combustibile mentre gli NOx agiscono come una sorta di catalizzatori della reazione di ossidazione poiché non diminuiscono durante la reazione chimica che porta alla formazione di ozono. La fotochimica dell’ozono è un processo complesso e fortemente non lineare (European Commission - Ozone Position Paper).
Ad ogni aumento di un grado Celsius di temperatura corrispondono, negli Stati Uniti, circa 1000 decessi per inquinamento e circa il 40 % di queste morti è causata dall'ozono (GEO. RES. LETT, V. 35, L03809, doi:10.1029/2007GL031101, 2008).

CI SEMBRA INDISPENSABILE CHE LA POPOLAZIONE SIA INFORMATA CHE LE MORTI DURANTE LE ONDATE DI CALORE SONO DOVUTE IN PARTE AD UNA MAGGIOR TOSSICITA’ DEGLI INQUINANTI CAUSATA DALL’AUMENTO DELLA TEMPERATURA.
QUESTI DATI VENGONO NASCOSTI ALL’OPINIONE PUBBLICA CHE PENSA CHE IL PROBLEMA SIA ESCLUSIVAMENTE IL CALDO
IN BASE A QUESTE PREVISINI, SI RACCOMANDA DI NON PASSARE MOLTO TEMPO ALL’APERTO, SOPRATTUTTO NELLE ORE PIU’ CALDE, PER GLI ALTI LIVELLI DI OZONO.
LA RACCOMANDAZIONE VALE PRINCIPALMENTE PER I SOGGETTI PIU’ SENSIBILI COME GLI ANZIANI, I BAMBINI E GLI AMMALATI.

Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)