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02 settembre 2009

2009/09/02 "Carbone radioattivo"

Tratto da Qualenergia

Carbone radioattivo?

Secondo un' inchiesta dell'Observer l'avvelenamento da uranio riscontrato in molti bambini nel Punjab andrebbe ricollegato alle centrali a carbone della regione.
La radioattività delle ceneri del carbone è pericolosa per la salute di chi vive vicino alle centrali? Un sospetto che si aggiunge alla lunga lista dei motivi per abbandonare al più presto questo combustibile sporco.

Non bastava il fatto che siano la causa principale dell’effetto serra (contribuendo per il 41% delle emissioni mondiali), né che siano la più grande fonte mondiale di inquinamento da mercurio, un altro pesante sospetto a carico delle centrali a carbone è tornato all’attenzione dei media in questi giorni: la radioattività delle ceneri dagli impianti potrebbe essere responsabile di gravi conseguenze per la salute di chi abita “all’ombra delle ciminiere”.

A sollevare la questione un’inchiesta dell’Observer che parte dalla concentrazione insolitamente alta di tumori, malformazioni e ritardi mentali in alcune zone dello stato indiano del Punjab. Quasi un’intera generazione di bambini, soprattutto attorno alle città di Athinda e Faringkot, piagata da idrocefalie, microcefalie, paralisi cerebrali, ritardi mentali, cancri e malformazioni. Un’incidenza di casi che le analisi, condotte dalla ricercatrice sudafricana Carin Smit, hanno spiegato inequivocabilmente: si tratta di avvelenamento da uranio, che nei corpi dei piccoli pazienti è stato trovato in concentrazioni fino a 60 volte il limite di sicurezza.
Nelle falde acquifere della regione, d’altra parte, questo metallo pesante radioattivo dall’emivita lunghissimo (4,5 miliardi di anni) è stato rilevato in quantità fino a circa 15 volte il limite di sicurezza stabilito dall’Organizzazione mondiale per la sanità.

L'incertezza è da cosa derivi tale concentrazione anomala della sostanza. Tra le ipotesi quella che venga dalle armi all’uranio impoverito usate da americani e britannici in Afghanistan, trasportato in Punjab dalle perturbazioni; o quella che derivi dalla conformazione geologica della regione: uno strato di granito radioattivo che contamina le falde più profonde. Ma l’ipotesi più credibile secondo gli autori dell’inchiesta è un’altra:
il contaminante verrebbe dalle ceneri delle tre centrali a carbone presenti nella regione.
La concentrazione più alta – sottolineano - è stata rilevata proprio nelle acque accanto a un deposito di ceneri di carbone, quello di Lehra Mohabat:59,95 microgrammilitro, abbastanza da far aumentare di 153 volte il rischio di cancro della popolazione locale.

Che il carbone sia radioattivo d’altra parte non è in dubbio: assieme ad altre sostanze nocive come arsenico, mercurio e selenio, contiene uranio, torio e i prodotti del loro decadimento, radio e radon. Elementi che nelle ceneri – che vengono in parte disperse in atmosfera, in parte raccolte in depositi (dove spesso possono contaminare le falde acquifere) e in parte miscelate in materiali per l’edilizia - sono presenti in concentrazioni circa 10 volte più alte che nel combustibile.

Come sottolineava un articolo comparso su Scientific American “una centrale a carbone disperde nell’ambiente 100 volte più radiazioni di una centrale nucleare che produca la stessa quantità di energia” (assumendo che nella centrale nucleare si stocchino e conservino per miliardi di anni le scorie a regola d’arte e senza incidenti, cosa niente affatto scontata, ndr).

Meno condivisa è invece la quantificazione del rischio sanitario che la radioattività delle centrali a carbone comporta. Molti studi minimizzano. Secondo il Servizio geologico nazionale degli Usa (vedi documento) l’impatto sulla salute sarebbe trascurabile: chi vive a meno di un chilometro da un impianto a carbone assorbirebbe radiazioni solo dall’1 al 5% in più rispetto a quelle provenienti dall’ambiente naturale. Ma il lavoro pubblicato quest’anno da un ricercatore russo (Radiation Hazard Stemming from Coal-Fired Thermal Power Stations for Population and Production Personnel di D. A. Krylov, vedi abstarct in pdf)
mette in guardia e sottolinea come “l’attività dei radionuclidi contenuti in diversi tipi di carbone possa variare con fattore da 100 a 1000”. Ci sono cioè carboni con radioattività di 0,6 Bequerel/kg e altri con 3600.


Insomma, che le centrali a carbone siano la causa dell’avvelenamento da uranio dei bambini del Punjab, nonostante la convinzione dell’Observer (che, va detto, non cita gli studi che minimizzano il rischio), resta per ora solo un sospetto. Ma è un sospetto terribile che andrebbe al più presto verificato, mentre invece le autorità indiane, che hanno in programma una forte espansione del carbone in Punjab e in tutto il paese, racconta la testata inglese, tacciono e cercano di mettere a tacere la storia minacciando ricercatori e giornalisti.

Un sospetto che va ad aggiungersi ai molti altri motivi per fermare subito l’espansione di questa fonte sporca, aumentata del 30% a livello mondiale dal 1999 al 2006 e che crescerebbe di un altro 60% entro il 2030 se tutte le centrali attualmente in fase progettuale venissero costruite.Vanificando così ogni sforzo per ridurre le emissioni di CO2 e continuando a far pagare all'umanità intera il prezzo salato di questo combustibile in termini sanitari e ambientali: 356 miliardi di dollari nel solo 2007 la stima per difetto fatta da Greenpeace (vedi articolo Qualenergia.it “I costi nascosti del carbone”.

Giulio Meneghello


2 settembre 2009

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