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30 giugno 2010

30/06/2010 1) Italia Lotta al carbone:nasce Coordinamento nazionale dei comitati contro il carbone /2)Disastro ambientale a Taranto ....

Tratto da Unonotizie
TARQUINIA / 30-06-2010

ITALIA, LOTTA AL CARBONE / nasce Coordinamento nazionale dei comitati contro il carbone e per le fonti rinnovabili

Lotta al carbone, ultime notizie ambiente e salute - Dal 1° luglio 2010 sarà attivo il Coordinamento Nazionale dei comitati italiani che si battono contro le centrali a carbone e per le fonti rinnovabili. La decisione per un organismo unico di coordinamento e supporto legale e scientifico è stata presa a Tarquinia (Viterbo) dai rappresentanti dei comitati veneti, liguri, umbri, laziali, pugliesi e calabri, nell'ambito del convegno di presentazione dei risultati del 1° “Monitoraggio autonomo della qualità dell'aria”, pagato interamente dai cittadini per fare in proprio dove le istituzioni hanno fallito.

Tarquinia è colpita dagli inquinanti rilasciati dalla centrale a carbone di Civitavecchia. Obiettivo dichiarato del Coordinamento Nazionale è far emergere le responsabilità politiche e penali che rendono ancora possibile in Italia l'uso del peggiore combustibile fossile, che libera sostanze tossiche pericolosissime anche quando sono nei limiti di legge. Il Coordinamento varerà anche un programma di sostituzione delle fonti fossili con fonti rinnovabili, per soddisfare i fabbisogni energetici delle proprie comunità.


Coordinamento Nazionale No Coke
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Tratto da "Il corriere del mezzogiorno"


Disastro ambientale a Taranto sotto inchiesta i vertici dell’Ilva

Inquinamento da diossina e pcb: indagate quattro persone, tra cui il patron del siderurgico Riva e il figlio

TARANTO - Decolla l’inchiesta della Procura di Taranto su fumi, diossina, furani e pcb. Le indagini, partite circa due anni fa dopo il ritrovamento di pericolose tracce nei formaggi degli allevamenti che pascolavano a ridosso della zona industriale per ora sembrano rivolte verso una sola azienda: l’Ilva. Sono quattro gli indagati di spicco coinvolti. Si tratta del patron del siderurgico Emilio Riva, di suo figlio Nicola Riva, da poco più di un mese alla guida dell’acciaieria di famiglia, del direttore dello stabilimento tarantino Luigi Capogrosso e del responsabile dell’agglomerato 2, Angelo Cavallo. Fra i reati contestati, per la prima volta, c’è quello di disastro ambientale. Il capo della Procura jonica Franco Sebastio ed il sostituto Mariano Buccoliero, titolari dell’inchiesta, hanno chiesto di blindare l’accusa con un incidente probatorio nell'ambito di un accertamento tecnico irripetibile, ovvero una superperizia per identificare una volta per tutte qual è la fabbrica di veleni che produce diossine e pcb in quantità pericolosa per la salute pubblica.

Un atto che si rende necessario dopo che lo scorso febbraio ispettorato del lavoro e tecnici universitari che collaborano con la magistratura avevano fatto incursione nello stabilimento siderurgico per verificare le procedure di gestione delle polveri che vengono trattate ed abbattute dagli elettrofiltri dell’agglomerato 2, il più grande d’Europa. Da mesi, da parte di associazioni cittadine ed ambientaliste, si erano sollevati cori di protesta per le incredibili nuvole di fumo, visibili perfino dai paesi della provincia distanti diversi chilometri, che in particolare di notte si sono alzate dalle ciminiere. Rilievi tecnici curati per l’Arpa, inoltre, avevano scatenato l’allarme dei pcb (policlorobifenili), composti cancerogeni banditi già dagli anni ’70, prodotti non nella combustione, come la diossina, bensì utilizzati nei trasformatori elettrici. La procura dovrà chiarire come i pcb siano potuti finire nell’erba di cui si sono cibate le migliaia di pecore finite al mattatoio. In attesa della fissazione dell’incidente probatorio, sul tavolo della Procura sono attesi i risultati delle analisi dopo il campionamento di polveri e materiali del ciclo di agglomerazione dall’ingresso ai punti di scarico dei sistemi di abbattimento dei fumi primari presso l’agglomerato 2.

Vittorio Ricapito

30 giugno 2010

"010/06/30 1)Rumenta, Comuni & paradisi fiscali / 2)In Campania filmare le discariche è reato: fermati tre studenti

SEMPRE PER LA SERIE: G COME GIORNALISMO E GIORNALISTA CON LA G MAIUSCOLA.

AVEVAMO PUBBLICATO IL 24/06/2010 L' ARTICOLO TRATTO DA SAVONA NEWS
DI MARIO MOLINARI
SU SAVONA NEWS
Rumenta, Comuni & paradisi fiscali
CON L'INVITO A LEGGERE ANCHE QUESTO NUOVO ARTICOLO INTEGRALMENTE ED ATTENTAMENTE E A TRARNE LE OPPORTUNE CONSIDERAZIONI.


PROPONIAMO POCHI STRALCI DEL LUNGO ARTICOLO
."..........Arrivano.

Insieme alle migliaia di tonnellate di rifiuti imperiesi, ad una settimana dall'inchiesta di savonanews.it su discariche e paradisi fiscali, inizia una pioggia acida di domande legittime."
Due le zone interessate dalle perturbazioni politico / finanziarie previste in intensificazione: quella di Vado Ligure e quella di Savona Capoluogo.......
......Se non abbiamo capito male quest'utile di tutto rispetto generato sulla rumenta dei savonesi (ed ora - in più - anche degli imperiesi) non finirebbe nelle casse pubbliche ma in quelle private di Geotea, dei suoi azionisti e probabilmente delle sue controllanti oltre alpi e oltre oceano.
"RACCOLTA DIFFERENZIATA, leggete bene

"Sviluppo della domanda e andamento dei mercati: La domanda di smaltimento dei rifiuti solidi di origine civile continua ad essere sostenuta, ANCHE PERCHE' SI STANNO DIMOSTRANDO POCO EFFICACI LE MISURE ADOTTATE PER L'AUMENTO DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA"........
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Tratto da "La voce dell'Emergenza"


In Campania filmare le discariche è reato: fermati tre studenti

Una notizia che non è apparsa sui grandi organi di informazione ma che è paradigmatica del
gravissimo deficit democratico che sta vivendo il nostro Paese. Tre giovani studenti, animati dalla voglia di costruire un pezzo di verità attorno alla discarica della vergogna costruita all’interno del Parco nazionale del Vesuvio, con una telecamerina si sono recati presso la ex Sari di località Pozzelle, nel comune di Terzigno per riprendere il pattume lì sversato..........
Ma forse non tutti sanno che nell’anno di grazia 2010,
nel Paese del duo Bertolaso & Berlusconi,
filmare o fotografare un sito come quello di Terzigno, catalogato come “area di interesse strategico nazionale”, è reato, è vietato dalla legge.
E infatti puntuale sul posto arriva una pattuglia dei carabinieri che ferma i tre giovani e li porta in Caserma e i tre giovani vengono denunciati a a piede libero per la violazione dell’articolo 650 del codice penale:inosservanza dei provvedimenti dell’autorità“.

È accaduto mercoledi 23 giugno nel pomeriggio a Terzigno: gli studenti erano saliti fino alla discarica perfilmare l’attività dell’impianto, almeno dall’esterno.
“L’ intenzione era quella di girare un documentario in grado di sensibilizzare quella parte di popolazione che pare non interessarsi affatto al problema delle discariche, inconsapevole dei gravi rischi di salute a cui va incontro.

Volevo portare il documentario in visione nelle scuole, dargli risalto tramite internet: è assurdo ma già a partire da Pompei molta gente non è a conoscenza nè della discarica nè dei disagi che tanti cittadini di Boscoreale e Terzigno stanno vivendo.” ...
In realtà il fatto rende esplicito quello che è avvenuto in Campania con la equiparazione,voluta da Bertolaso, degli impianti per la gestione dei rifiuti a siti militari strategici, facendo venir meno la possibilità di vigilanza e controllo da parte dei cittadini e delle stesse istituzioni locali.

29 giugno 2010

2010/06/29 Nuova ispezione all’Italian Coke, mentre i sindacati chiedono un incontro

Tratto da Ivg
Nuova ispezione all’Italian Coke, mentre i sindacati chiedono un incontro

Cairo Montenotte.

Nuova ispezione della polizia giudiziaria all’Italiana-Coke. Il sopralluogo, effettuato ieri mattina, si collega al primo blitz condotto all’inizio del mese per verificare non soltanto la presenza di scarichi o emissioni in atmosfera, ma anche il rispetto delle procedure produttive autorizzate e certificate per legge.

In pratica, si cerca di valutare se l’azienda utilizza i macchinari e le tecnologie a disposizione in modo idoneo, e se segue le procedure codificate in modo corretto.

L’ispezione di ieri, a quanto pare, avrebbe riguardato, l’area forni e il monitoraggio delle relative emissioni in atmosfera. Intanto anche i sindacati vogliono chiarezza e chiedono un vertice con azienda e istituzioni.

28 giugno 2010

1)CARBONE, il futuro è nero?/2)CIVITAVECCHIA: Osservatorio Ambientale /3)TARANTO:aziende dovranno installare rete centraline di monitoraggio

Tratto da L'Avvenire

Carbone, il futuro è nero?

Il carbone resterà per almeno un secolo un cardine energetico nel mondo? Oppure il suo uso dovrà diminuire di molto nei prossimi decenni? Differenti valutazioni dei suoi costi monetari, sociali e ambientali portano a giudizi opposti. Tra coloro che vogliono migliorare il bilancio finanziario delle fonti di energia alcuni vogliono più carbone,
mentre chi vuole migliorare i bilanci sociali e ambientali ne preconizza un rapido abbandono.
........ Il carbone è distribuito nel sottosuolo di molte regioni del pianeta, è spesso facile da estrarre e costa meno denaro degli altri combustibili fossili. Alcune stime valutano a 900 miliardi di tonnellate le riserve, abbastanza per un consumo annuo ai livelli attuali, 6 miliardi di tonnellate, per almeno un secolo e mezzo.

Secondo altri le riserve sarebbero inferiori. Per questo ma soprattutto per motivi sociali e ambientali, secondo il
think tank «Energywatchgroup» entro il 2020-2030 il «picco del carbone» potrebbe accompagnare il «picco del petrolio», cioè il momento in cui la sua produzione mondiale comincerà a diminuire (vedi sul sito www.energywatchgroup.org).
L’eventuale abbandono del carbone dipenderà dalla considerazione dei suoi costi reali, non solo di quelli monetari
. La differenza tra costi reali e prezzi riguarda tutte le merci, non solo il carbone. Nel commercio, accanto all’utilità per chi vende e chi compra, si generano effetti su terzi, causati dalla produzione, l’uso o lo smaltimento di una merce. Se questi effetti sono dannosi, le merci sono «beni» per chi le commercia, ma «mali» per molti altri. Alcuni economisti li chiamarono «costi esterni» (A.C. Pigou, 1932) o «costi sociali» (K.W. Kapp, 1950) della produzione.

Anche se sono trascurati nelle contabilità nazionali, i costi esterni di molte merci sono elevati e spiegano perché nei Paesi ricchi il Pil cresce, ma il benessere diminuisce.
Nel 2008 il centro studi olandese «Ce Delft» stimò che i costi esterni del carbone nel mondo ammonterebbero ad almeno 360 miliardi di euro, a confronto dei 300 miliardi di euro di carbone commerciato. Ogni euro di carbone
causerebbe un po’ più di un euro di costi esterni, cioè di danni alla salute e all’ambiente. Il 99% dei costi sarebbe dovuto ai gas di combustione.

I costi reali, in realtà, sono più alti perché lo studio non ha potuto tener conto di un decimo del carbone mondiale e di molti effetti sociali e ambientali difficili da quantificare. Per esempio, le centrali a carbone sono la principale singola fonte di dispersione atmosferica del mercurio, un metallo tossico che si accumula nei mari e negli organismi marini; altri metalli pesanti e sostanze radioattive fanno parte delle emissioni e sono difficili o impossibili da filtrare. I costi umani inoltre sono ingenti e concentrati soprattutto nei Paesi estrattori più poveri, dove la salute, i suoli e le risorse idriche di milioni di persone vengono compromessi dall’estrazione del carbone.

Il dan
no maggiore del carbone è quello più difficile da quantificare: il suo effetto sul clima. La combustione del carbone causa le più alte emissioni di CO2: circa 760-1000 grammi per ogni kWh elettrico, contro i circa 370 grammi di una moderna centrale a gas. .......

Oggi la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è superiore del 40% a quella di 200 anni fa ed è ai livelli più alti degli ultimi 700.000 anni. Questo rapido aumento è attribuito alle attività umane di combustione dei carburanti fossili (carbone, petrolio, gas naturale) e delle foreste. .......

Secondo il «Rapporto Stern» del 2006, la continuazione dell’attuale ritmo di crescita delle emissioni di CO2 e di altri gas a effetto serra potrebbe tanto alterare il clima da portare in alcuni decenni a una diminuzione del 10 o 20% del prodotto economico mondiale. Secondo Stern, questo danno potrebbe essere evitato investendo ogni anno l’1 o 2% del prodotto economico mondiale in iniziative e tecnologie che permettano una forte riduzione delle emissioni di gas di serra.
La parola chiave di questa strategia è «decarbonizzazione» dell’economia mondiale, cioè riduzione dell’uso di tutti i combustibili che emettono carbonio nell’atmosfera: principalmente il carbone, ma anche petrolio e gas.


Proprio di recente è stato pubblicato il rapporto «Energy (R)evolution 2010», redatto da trenta scienziati e ingegneri dell’Istituto di termodinamica tecnica del Centro Tedesco Aerospaziale (DLR) e di università e aziende energetiche di altri Paesi. Secondo costoro, entro il 2050 le quote mondiali possibili sono del 95% di energie rinnovabili (cioè solari, eoliche, idroelettriche, geotermiche) per l’energia elettrica, del 91% di energie rinnovabili per l’energia termica e dell’80% per la riduzione delle emissioni di CO2;
l’uso del carbone andrebbe quasi abbandonato nei prossimi decenni e la vita media delle centrali a carbone accorciata da 40 a 20 anni.
Svezia e Islanda programmano prima del 2050 un abbandono di gran parte dei combustibili fossili; la Gran Bretagna ha deciso una riduzione delle emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050......


Marco Morosini
Leggi l'articolo integrale su L'Avvenire
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Tratto daUnoNotizie

CIVITAVECCHIA, OSSERVATORIO AMBIENTALE ALTO LAZIO, SINDACO CERVETERI GINO CIOGLI ACCUSA :Civitavecchia sta con Enel, non con la gente

Ultime notizie Lazio, Cerveteri - “Se tre indizi fanno una prova, ebbene ora abbiamo la certezza che il sindaco di Civitavecchia è schierato dalla parte dell’Enel e non con i cittadini dell’alto Lazio”. Il sindaco Gino Ciogli ha così inteso stigmatizzare il comportamento delle amministrazioni di Civitavecchia, Allumiere e Tarquinia che, in occasione della riunione per l'Osservatorio Ambientale hanno dichiarato la non legittimità di questo organo regionale che ha il delicato compito di monitorare il tasso di inquinamento della centrale di Torre Valdaliga nord.
“E’ paradossale – ha proseguito il sindaco Ciogli – che il sindaco di Civitavecchia, oltre a difendere spudoratamente l’Enel, contesti apertamente la presenza dei comuni di Cerveteri e Ladispoli nell'Osservatorio Ambientale.
Insieme al sindaco Paliotta, abbiamo il sacrosanto diritto di tutelare la salute della popolazione del nostro litorale, così come Cerveteri e Ladispoli hanno fatto a suo tempo scagliandosi contro la trasformazione a carbone della centrale di Civitavecchia. Noi non ci siamo venduti per un piatto di lenticchie, sia pure d’oro, nè abbiamo partecipato alla spartizione della torta per essere accomodanti con l’Enel.
Preferiamo non avere sponsorizzazioni per gli spettacoli estivi, nè contributo al bilancio comunale.Proseguiremo la nostra battaglia per evidenziare i danni del carbone all’ambiente ed alla salute dei cittadini dell’alto Lazio
.Anche nell'Osservatorio Ambientale dove faremo sentire la nostra voce. Lo sappia sin da subito il sindaco di Civitavecchia”.
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AMBIENTE: TARANTO ,AZIENDE DOVRANNO INSTALLARE RETE CENTRALINE DI MONITORAGGIO


Adnkronos- ''La Regione - spiega un comunicato - ha imposto te

mpi stringenti a queste societa' (15 giorni ndr) e, ad

ogni modo, se le aziende non dovessero tempestivamente farsi carico di questo onere, saranno la Regione e l'Arpa a provvedere in tal senso, impegnandosi a proporre all'Autorita' Giudiziaria di intervenire nei confronti di quelle sorgenti che i monitoraggi individueranno quali responsabili delle elevate concentrazioni di sostanze inquinanti''.

Le misure individuate dal Tavolo, sia per il monitoraggio che per gli interventi da effettuarsi, saranno anche inserite nelle Autorizzazioni Integrate Ambientali, gia' rilasciate o in via di rilascio da parte della Regione o del Ministero dell'Ambiente.

Il Tavolo sara' riconvocato per la seconda meta' del mese di luglio, quando saranno anche disponibili i dati riguardanti la concentrazione di benzo(a)pirene nell'aria, relativi al primo semestre del 2010, e potra' essere verificata l'efficacia delle Bat (le migliori tecnologie disponibili) adottate dall'Ilva negli ultimi mesi del 2009 e nel 2010.

27 giugno 2010

Il MODA alla direzione di Tirreno Power / Di Ciaula:"La Combustione dell’anima"

Il MODA alla direzione di Tirreno Power (e agli amministratori locali)


Tratto da Savonaeponente

Riassume così il senso dell’Open Day della centrale di Vado Ligure, al quale stanno aderendo già tantissime persone, l’Ing. Giovanni Gosio, direttore generale di Tirreno Power: “Vogliamo che la gente veda qual è il livello tecnologico, il modo di produrre di Tirreno Power e come abbiamo dato attuazione a quei valori che spesso abbiamo chiamato in causa: produrre energia nel rispetto dell’ambiente e del sociale” aggiunge Gosio.” Ivg del 19 Giugno 2010.

Ricordiamo al Direttore di T. Power di Vado e alla popolazione il vero livello tecnologico della centrale:

1) la centrale produce energia elettrica dagli obsoleti gruppi a carbone 3 e 4 che risalgono agli anni ’60 e che hanno subito una ristrutturazione dopo il Decreto MICA del ’93 con desolforatori e denitrificatori in grado di abbattere solo parzialmente le emissioni di SO2 e NOx. (Allegato 1) .
Anche considerando i dati di T.Power 2008 oggi i gruppi 3 e 4 per complessivi 660 MWe con un basso rendimento (36%) producono emissioni di SO2 con 5.123 tonnellate /anno e di NOX con 2.745 tonnellate/anno ed energia elettrica netta per 3.639 GWh/anno.
Si tratta di valori di emissione assai elevati e di molto superiori a quelli prodotti dai gruppi della stessa centrale a CCGT (turbogas) che, pur di potenza superiore (760 Mwe) ad alto rendimento (57%), producono annualmente minori emissioni di NOx con 471 tonnellate/anno, e di SO2 con circa 90 tonnellate /anno ed energia elettrica di circa 2.659 GWh/anno.

Da ciò si deduce che:
La vecchia tecnologia degli obsoleti gruppi 3 e 4 a carbone produce oggi circa
• 1,4 tonnellate di SO2 per Gigawattora netto venduto
• 0,75 tonnellate di NOx per Gigawattora netto venduto

La migliore tecnologia disponibile (BAT) CCGT (turbogas) produce oggi circa.
• 0,018 tonnellate di SO2 per Gigawattora netto venduto
• 0,18 tonnellate di NOx per Gigawattora netto venduto

A parità di energia elettrica prodotta, quindi, i vecchi gruppi a carbone 3 e 4 producono circa 80 volte SO2 in più rispetto alla migliore tecnologia disponibile a turbogas e circa 4 volte NOX in più rispetto alla migliore tecnologia disponibile a turbogas.

Sig. Direttore di Tirreno Power, sig. Sindaci, Amministratori locali e Governo nazionale, oggi la normativa italiana ed europea imporrebbe da piu’ di 10 anni sugli impianti industriali l’utilizzo della migliore tecnologia disponibile (IPPC 96_61, d.lgs. 4/08/99 e d.lgs. 59/05) per ridurre l’inquinamento atmosferico, ottenere l’obbligatoria autorizzazione A.I.A. (richiesta ma non ottenuta da Tirreno Power) e ridurre anche gli elevati costi esterni di questa “centrale in citta’” stimati dalla Unione Europea in piu’ di 100 milioni di euro/anno per danni alla salute e all’ambiente (Allegato 2).

Ricordiamo che per la centrale Tirreno Power di vado i ricavi totali dalla vendita di energia sarebbero di circa 500 milioni di euro /anno (anno 2005).

Come dichiarato anche dai Sindaci di Vado e Quiliano nel 2009 (Allegato 4) i gruppi 3 e 4 non sono ristrutturabili con le nuove tecnologie per cui per rispettare le attuali normative si imporrebbe da subito la chiusura dei vecchi gruppi a carbone altamente inquinanti per lasciare cosi’ i gruppi a turbogas esistenti che già da soli con 760 MW producono 2.700 gwh/anno in eccedenza rispetto ai 1.450 gwh/anno consumati in provincia di Savona (dati TERNA nazionali).
(Depotenziamento e metanizzazione della centrale VOTATA da Comuni ed Enti locali).

2) Il depotenziamento della centrale, escludendo il carbone e lasciando gli attuali gruppi a gas metano, eviterebbe anche la possibilità inaccettabile di bruciare il rifiuto CDR in centrale (permessa a pag 170 del piano rifiuti approvato da Provincia e Regione), possibile tecnicamente solo sui gruppi a carbone che aggiungerebbe ai fumi della centrale pericolose diossine e metalli pesanti.

E’ ora quindi che anche l’industria energetica che per anni ha inquinato il territorio savonese con la combustione massiccia del carbone faccia decisamente un passo in avanti adeguandosi alle normative italiane ed europee.
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Tratto da Stato Quotidiano

Di Ciaula:"La Combustione dell’anima"

di Pasquale Gargano
Pubblicato il 25 giugno, 2010


A Lucera la presentazione del testo 'La combustione dell'anima' di Agostino Di Ciaula (rebstein)

A Lucera la presentazione del testo 'La combustione dell'anima' di Agostino Di Ciaula (rebstein)

LuceraIL difficile rapporto tra cittadini, enti locali e multinazionali dell’energia è alla base de “La Combustione dell’Anima (Lombardo, 2009) di Agostino Di Ciaula.
Nel testo l’autore, un medico impegnato a tutelare la salute pubblica contro l’inquinamento, offre al lettore numeri e dati che smentiscono la tranquillità con la quale molti politici locali accettano di buon grado la presenza di centrali elettriche ed inceneritori nei propri territori.
Si tratta di un libro molto particolare che raccoglie anni di esperienze e studi dell’autore nel campo dell’inquinamento ambientale. Il punto di partenza degli studi di Agostino Di Ciaula è il territorio in cui vive e lavora come medico: la provincia di Bari. Una zona fortemente compromessa, come molte altre in Puglia, da anni di sviluppo industriale e dalla presenza di numerose centrali termoelettriche. Di Ciaula ha realizzato un lavoro certosino di analisi delle “carte” per descrivere quale sia la reale situazione a Bari, Maglie, Modugno e in altre città pugliesi dove sono ubicati numerosi “impianti killer”. Leggendo le autorizzazioni, gli studi scientifici a cui fanno riferimento e il resto della letteratura più autorevole, l’autore ha trovato numerose discrepanze tra ciò che i testi scientifici affermano e ciò che le “carte” autorizzano. Molti impianti, nel barese come nel resto d’Italia, secondo l’opinione informata di Di Ciaula non sarebbero mai dovuti sorgere.

IL TESTO
– La lettura del volume in questione è un’esperienza molto particolare. Siamo, infatti, di fronte a un libro che, seppur basato su dati autorevoli e aggiornatissimi, non è prettamente (o, quanto meno, non è solo) un testo scientifico sull’inquinamento legato all’industria dell’energia.
Probabilmente per leggere meglio questo libro bisognerebbe iniziare dall’ultimo capitolo: “Partiti politici e cittadinanza attiva”. Poche pagine dalle quali può iniziare una riflessione sul come, e sul perchè, la politica non ascolti il cittadino quando quest’ultimo cerca di difendere la propria salute dagli effetti negativi derivanti dall’interesse della grande industria.
È proprio questo il filo conduttore del testo: il libro è solo un altro strumento per diffondere una verità assai diversa da quella del “va tutto bene” propagandata e difesa dai politici locali quando accolgono di buon grado un nuovo impianto produttivo senza avere realmente approfondito le conseguenze che tale impianto potrebbe portare sul territorio........

Apprezzabile, però, resta il fatto che Di Ciaula offra al lettore uno strumento in più per farsi una propria idea che non sia basata esclusivamente sulle dichiarazioni dei tecnici delle multinazionali dell’energia e dei politici, di tutti i livelli, che raramente hanno il tempo o la voglia di mettersi a leggere dati e numeri che non siano quelli ufficiali dell’azienda che propone la centrale o l’inceneritore.
Una volta acquisito questo strumento il lettore potrebbe anche decidere di dire no all’impianto dietro casa che credeva assolutamente innocuo e, perchè no, iniziare una battaglia di cittadinanza attiva.