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30 novembre 2017

TRIBUNALE DI SAVONA :Il Ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile contro Tirreno Power




Tratto da IVG

Tirreno Power, il Ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile

Per un difetto di notifica udienza rinviata a gennaio. 
Savona. Dopo l’udienza interlocutoria del 26 ottobre scorso, questa mattina in Tribunale a Savona nuova udienza per la nota vicenda della centrale di Tirreno Power a Vado Ligure. La novità di oggi è che, oltre a sei associazioni ambientaliste (Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana), anche il Ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile nel procedimento per disastro ambientale e sanitario contro la centrale termoelettrica di Vado Ligure.

Tuttavia, per un difetto di notifica, la discussione in aula è stata rimandata all’udienza del 25 gennaio (che era stata già calendarizzata), con il giudice che ha fissato anche una nuova udienza nel mese di aprile 2018. Quindi, si dovrà attendere la prossima primavera per conoscere l’esito dell’udienza preliminare e di conseguenza il verdetto sulle richieste di rinvio a giudizio.

Tratto da Rsvn

Anche il Ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile contro Tirreno Power

L'esito dell'udienza preliminare non sarà prima di aprile 2018
Risultati immagini per tirreno power




Vado Ligure. Il ministero all’Ambiente si è costituito parte civile nel procedimento per disastro ambientale contro la centrale di Tirreno Power. Congiuntamente al ministero ci sono anche sei associazioni ambientaliste: Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana. Per conoscere l’esito dell’udienza preliminare si dovrà attendere aprile 2018.

Valutazione di impatto ambientale, le nuove linee guida della Commissione europea

Tratto da Nextville 

VIA, le nuove linee guida della Commissione europea

Risultati immagini per commissione europea

(Filippo Franchetto)

La Commissione Ue ha aggiornato le linee guida per la Valutazione di impatto ambientale, sulla base delle novità introdotte dalla direttiva 2014/52/Ue e recepite dall’Italia con il recente Dlgs 104/2017.
I tre documenti pubblicati dalla Commissione, che vanno ad aggiornare ed integrare quelli emanati nel 2011, riguardano:
• la procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA ("screening"), con particolare riferimento ai contenuti dello Studio preliminare ambientale;
• la fase di "scoping", che consente al proponente di consultarsi con l'Autorità procedente per definire in via preliminare le informazioni da includere nello Studio di impatto ambientale;
• la procedura di VIA, con informazioni sulle modalità per predisporre in maniera corretta lo Studio di impatto ambientale.
Le tre linee guida sono state pensate come un supporto operativo a favore sia di chi propone i progetti, sia delle amministrazioni coinvolte nel procedimento autorizzativo.

29 novembre 2017

Ilva, Regione Puglia impugna decreto del governo su piano ambientale.

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Ilva, Regione Puglia impugna decreto del governo su piano ambientale.

Il governatore Emiliano: "Il provvedimento è illegittimo, consente di proseguire sino al 2023 l'attività siderurgica a condizioni illegittime". Il ministro: "A rischio la cessione e il piano di riqualificazione, spero abbiano valutato conseguenze". Scontro su twitter con il sindaco: "Rispondo ai tarantini, non ai lobbisti. Taranto non si fa violentare più". Galletti: "Stupito".
Risultati immagini per ilva di taranto 
“Quel decreto è illegittimo e il governo ha violato il dovere di leale collaborazione istituzionale”. “Le istituzioni locali pugliesi fanno una sistematica e irresponsabile opera di ostruzionismo: così mettono a rischio la vendita”. Nuovo scontro tra la Regione Puglia, il Comune di Taranto e il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda sull’Ilva. Venerdì il governatore Michele Emiliano ha fatto sapere di aver impugnato il decreto del 29 settembre scorso con il quale è stato modificato il piano ambientale del siderurgico di Taranto. Mossa identica a quella annunciata il 24 ottobre dal sindaco di Taranto Rinaldo MelucciIl provvedimento, scrive Emiliano, “concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga“, al 2023, “al termine di realizzazione degli interventi ambientali, di cui alle prescrizioni Aia, già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate“. Mentre Melucci twitta: “Caro ministro, io rispondo alla mia coscienza e ai tarantini, non al portafogli di qualche lobbista. Se l’acquisizione non rispetta l’ambiente e le nostre priorità è un problema di chi la ha permessa. Taranto non si fa violentare più, i ricatti non ci spaventano”.Continua qui

28 novembre 2017

Centrale a carbone di Vado Ligure:Ventisei richieste di rinvio a giudizio da parte della Procura .Prime decisioni il 30 novembre

SI AVVICINA IL 30 NOVEMBRE
Immagine tratta da Il Secolo XIX  del 27 ottobre 2017 
AL VIA L' UDIENZA PER DISASTRO AMBIENTALE E SANITARIO COLPOSO
Centrale ,sei associazioni chiedono i danni
Ventisei richieste di rinvio a giudizio da parte della Procura .Prime decisioni il 30 novembre

Articolo de La Stampa del 27 ottobre 2017

Anche Greenpeace e Wwf nel processo a Tirreno Power
Sei associazioni ambientaliste, Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la Salute, Wwf e Anpana, hanno chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento sulla centrale Tirreno Power di Vado Ligure. La richiesta è stata formalizzata ieri mattina nel corso dell’udienza preliminare celebrata nell’aula magna del tribunale di Savona davanti al giudice Francesco Meloni.

Tratto da https://unitiperlasalute.blogspot.it/2017/10/anche-greenpeace-e-wwf-parti-civili-nel.html

Ripubblichiamo il post del 31 /10/2017

Tratto da Re Common

Centrale a carbone di Vado Ligure, processo alle porte?

Centrale di Vado Ligure. Foto Luca Manes/Re:Common
Centrale di Vado Ligure. Foto Luca Manes/Re:Common
Si è chiusa lo scorso 26 ottobre a Savona l’udienza preliminare del processo relativo agli impatti ambientali della centrale a carbone di Vado Ligure, di proprietà della Tirreno Power. Il giudice dell’udienza preliminare dovrà ora decidere se 27 tra amministratori e dirigenti aziendali dovranno subire un giudizio per l’accusa di disastro colposo.
L’impianto, che sorge a pochi chilometri da Savona, è stato oggetto per anni delle proteste della comunità locale a causa dei grandissimi impatti sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Nel 2014 è stato messo sotto sequestro, per poi essere definitivamente chiuso dall’azienda per la parte a carbone in quanto Tirreno Power si rifiutò di adempiere alle prescrizioni del gip Fiorenza Giorgi che chiedeva – mentre procedevano gli accertamenti giudiziari – di utilizzare le migliori tecnologie disponibili per ridurre l’inquinamento e per misurarlo, a cominciare dal posizionamento delle centraline di rilevazione delle emissioni in cima alle ciminiere e non alla loro base. Un’ordinanza contro la quale Tirreno Power, pur protestando sugli organi di informazione, non fece mai ricorso. .......
Sei associazioni ambientaliste, Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana, hanno chiesto di costituirsi parte civile.

Il Cambiamento :Chi scommette ancora sul carbone?



Tratto da Il Cambiamento

Chi scommette ancora sul carbone?Le compagnie assicurative sembrano fare un passo indietro dal business del carbone, incriminato numero tra i combustibili fossili per livelli di inquinamento. 

È proprio così? E chi invece deciderà di continuare a scommetterci?
Chi scommette ancora sul carbone?
Le miniere e le centrali a carbone in Nord Boemia provocano da decenni danni


ambientali molto pesanti, minando l'ecosistema della regione e la salute di chi la


abita. Eppure la compagnia di Stato Ceca CEZ non intende rinunciare a questo


business che non fa altro che esacerbare gli effetti dei cambiamenti climatici.


L'italiana Generali è tra i soci di minoranza di CEZ.


Video realizzato da Fosco d'Amelio, Mario e Stefano Martone di Audioimage e


prodotto da Re:Common


Ma il nuovo rapporto della coalizione di Ong e associazioni della società civile


internazionale Unfriend Coal segnala come 15 tra le principali compagnie


assicurative del pianeta nell'ultimo anno abbiano deciso di disinvestire dai


progetti per l'estrazione del carbone
per un importo pari a 20 miliardi di 
dollari.


Un numero crescente di società del comparto assicurativo sta rinunciando a


entrare nel business delle nuove centrali o miniere a carbone, considerato il più


inquinante dei combustibili fossili. “Insuring Coal no more”, questo il titolo del


rapporto, permette di scoprire, per esempio, che la svizzera Zurich ha smesso


di offrire assicurazioni a compagnie il cui business dipende per almeno il 50%


dal carbone, mentre Swiss Re e Lloyd's hanno espresso l'intenzione di presentare


nei prossimi mesi delle nuove politiche improntate su principi più “ambientalisti”.


La francese Axa nel 2015 aveva rinunciato a 500 milioni di dollari di asset


carboniferi. Un impegno confermato nel 2016.


Anche l'italiana Generali non riceve giudizi lusinghieri nel rapporto di Unfriend


Coal.
Nel 2016 la compagnia triestina ha investito almeno 33,8 milioni di dollari


nella PGE, Polska Grupa Energetyczna (PGE), che produce l’85% della propria


energia dal carbone, incluso un 30 per cento dalla lignite, il carbone di più bassa


qualità e più inquinante, estratto in buona parte dalle miniere di Bełchatów e di


Turów. Quest'ultima è direttamente assicurata da Generali......

26 novembre 2017

Intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini :Inquinamento ambientale e salute.

Tratto da scienzaeconoscenza

Inquinamento ambientale e salute: intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini

Inquinamento ambientale e salute: intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini
L’inquinamento ambientale globale è tra le più gravi sfide cui siamo chiamati a far fronte nel presente e nell’immediato futuro. Per capire la gravità della situazione e quante e quali patologie dipendono da come acque, aria e suolo si siano ridotti a vere e proprie discariche abbiamo intervistato Patrizia Gentilini, medico ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) da anni impegnata nella lotta all’inquinamento ambientali e nella divulgazioni sui temi della prevenzione primaria e della salute uomo-ambiente. 

A cosa ci riferisce quando si parla oggi di inquinamento ambientale?

Le persone, purtroppo, non sono consapevoli del fatto che nel giro di pochissime generazioni abbiamo modificato, in modo temo irreversibile, il nostro habitat dal punto di vista sia fisico (pensiamo ai campi elettromagnetici) che chimico, con l’introduzione nell’aria, nell’acqua, nei suoli, di centinaia di migliaia di molecole chimiche di sintesi, molto spesso tossiche e persistenti, di cui nulla, o quasi, sappiamo circa gli effetti sulla salute.
Sostanze che entrano nei nostri corpi attraverso la pelle, l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo e interferiscono con le funzioni di organi e apparati delicatissimi originando malattie e dando luogo a quello che è stato definito “il paradosso del progresso”.
Sostanze tossiche e cancerogene si ritrovano a centinaia anche nel cordone ombelicale e nel latte materno, interferendo quindi con lo sviluppo embrio-fetale, con la possibilità di dare origine a patologie che poi si manifesteranno non solo nell’infanzia ma anche nella età adulta, tanto che di parla di una “origine fetale delle malattie dell’adulto”dal cancro alle patologie metaboliche, dall’infarto a quelle neurodegenerative
Abbiamo trasformato il mare in un deposito di plastiche e l’atmosfera in una discarica cambiandone la stessa composizione chimica: nel 2015 la CO2 ha superato stabilmente la soglia delle 400 parti per milione, si pensi che solo nel 1985 la sua concentrazione era di circa 340 ppm e sappiamo che l’aumento della CO2- fondamentalmente conseguente all’utilizzo di combustibili fossili - è strettamente connesso con il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici in atto. La situazione, per come io la vedo è semplicemente drammatica, ma continuiamo sulla strada perversa delle incentivazioni alle combustioni: dal biogas, alle biomasse, dai rifiuti al petrolio, anche se oggi le tecnologie per ottenere tutta l’energia di cui abbiamo bisogno da fonti davvero rinnovabili – ovvero dal sole- sono più che mature.

Metalli pesanti, pesticidi, diossine, inquinamento elettromagnetico: come abbiamo trasformato il Pianeta in una discarica di sostanze che ci fanno ammalare? 



Quali sono le sostanze più pericolose per la salute umana e per quali patologie rappresentano una agente eziologico scientificamente accertato?

Non è semplice fare una “graduatoria” e distinguere “in vivo” e non in esperimenti di laboratorio l’azione di una singola sostanza dall’ altra, dal momento che sono migliaia le molecole cui siamo esposti e centinaia quelle presenti in cocktail nei nostri corpi. L’azione di queste sostanze può modularsi reciprocamente ed è variabile in base alle condizioni individuali dell’individuo (età, stato di salute) e alla sua capacità di detossificazione, che in gran parte è geneticamente determinata. ......
Comunque i migliori esempi di relazione fra sostanze tossiche e patologie umane li troviamo nelle malattie professionali: amianto e mesotelioma, amine aromatiche e tumori alla vescica, benzene e leucemie mieloidi, formaldeide e tumori nasali, cloruro di vinile monomero e tumori epatici, ma anche fumo di sigaretta e cancro al polmone.
Ci sono poi le sostanze dichiaratamente cancerogene (vedi box) e il foltissimo gruppo degli interferenti endocrini (vedi box). Ma pensiamo anche alla qualità dell’aria, oggi ritenuto il maggior problema a livello globale per la salute umana in quanto si stima che la mortalità attribuibile all'inquinamento atmosferico ammonti annualmente a 4,33 milioni di individui e comporti la perdita di 123 milioni di anni di vita La situazione dell’Italia a questo riguardo è molto critica e il Rapporto dell’UE (14) vede il nostro paese al 1° posto in Europa per morti premature dovute alla cattiva qualità dell’aria: per i livelli di PM2,5, NO2, Ozono si stima che nel corso del 2013 si siano verificati nel paese 91.050 decessi prematuri.
È ormai assodato che ad ogni aumento di particolato nell’aria è associato, a breve termine, un aumento di eventi avversi cardiaci e respiratori in quanto si induce stress ossidativo, alterazioni dell’endotelio vasale, stato pro-trombotico, infiammazione sistemica tali da provocare innalzamento della pressione arteriosa, aritmia, aumento della coagulabilità sanguigna, trombosi, vasocostrizione, aterosclerosi, ischemia cardiaca e infarto miocardico. In seguito ad esposizione nel lungo periodo aumenta il rischio di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), asma, cancro al polmone e morte.
Ma per la cattiva qualità dell’aria si registra anche l’incremento della abortività spontanea, della prematurità, di malformazioni, ma anche di danni per lo sviluppo cognitivo con aumento di autismo, demenza e patologie metaboliche quali il diabete. La principale modalità con cui gli inquinanti presenti in aria interagiscono con le funzioni cerebrali è rappresentata ancora una volta da stress ossidativo e da conseguente neuro-infiammazione: recenti studi hanno evidenziato che per ogni incremento di 10 μg/m3 di PM10 e PM2,5 si registra un incremento del rischio di autismo rispettivamente del 7% e del 132%. Anche per quanto attiene la demenza e il declino cognitivo sono numerosi gli studi che già da alcuni anni correlano queste forme morbose con l’inalazione di particolato, specie se di taglia più fine. Particolarmente pericoloso risulta essere a questo proposito il PM 0,1 (nanoparticelle) che già in studi condotti a Città del Messico aveva dimostrato di poter raggiungere i lobi frontali attraverso il nervo olfattivo e indurre alterazioni di tipo neuro infiammatorio che precorrono l’insorgenza della malattia conclamata.

Continua la lettura dell'intervista su Scienza e Conoscenza 62! 


24 novembre 2017

GRAZIE DA UNITIPERLASALUTE ONLUS PER LE 200000 VISITE:

GRAZIE DA UNITIPERLASALUTE ONLUS

Risultati immagini per 200000 grazie
UN LUNGO PERCORSO...
PER NOI UN GRANDE TRAGUARDO....
SEMPLICEMENTE GRAZIE A COLORO  CHE  CONTINUANO A SEGUIRE  E  A VISITARE  
IL NOSTRO BLOG .

Che non vuol essere un "Blog di Successo "ma...
un Blog con un "Valore Aggiunto"
dato dall'importanza dei contenuti trattati:
LA MASSIMA TUTELA E SALVAGUARDIA DELLA NOSTRA SALUTE E DEL NOSTRO AMBIENTE .

PERCHE' "ACCRESCERE LA CONOSCENZA E DARE UNA CORRETTA INFORMAZIONE AMBIENTALE  E' PER NOI DA SEMPRE   FONDAMENTALE
ED E' FONDAMENTALE TRASMETTERLA AGLI ALTRI .

SINCERAMENTE GRAZIE A TUTTI COLORO CHE CONTINUANO A SEGUIRCI.

Il Papa e il Patriarca Bartolomeo scrivono alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici

Tratto da La Voce

Il Papa e il Patriarca scrivono alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici

Si è conclusa nei giorni scorsi a Bonn la Cop23, la 23a Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. Il ‘Papa dell’ecologia’, Francesco, ha espresso soddisfazione per i contenuti dell’assise, ma anche seria preoccupazione sull’efficacia degli impegni presi, se non verranno supportati da una “coscienza responsabile” condivisa da tutti gli Stati.
Fin dallo storico Accordo di Parigi del 2015 – ha ricordato il Papa – è stato indicato “un chiaro percorso di transizione verso un modello di sviluppo economico a basso o nullo consumo di carbonio, incoraggiando alla solidarietà e facendo leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Tale transizione viene poi ulteriormente sollecitata dall’urgenza climatica che richiede maggiore impegno da parte dei Paesi, alcuni dei quali dovranno cercare di assumere il ruolo di guida di tale transizione, avendo ben a cuore le necessità delle popolazioni più vulnerabili”.
Per il futuro, “dovremmo evitare di cadere in questi quattro atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate.
D’altronde, non ci si può limitare alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti e gli impatti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso nel breve, medio e lungo periodo.

22 novembre 2017

Ansa: Inquinamento dell'aria mette a rischio la fertilità maschile

Tratto da Ansa 

Inquinamento dell'aria mette a rischio la fertilità maschile

Esperti, polveri sottili associate a sperma di qualità inferiore

L'inquinamento dell'aria potrebbe danneggiare la fertilità maschile. Alti livelli di polveri sottili (Pm2.5) sono infatti associati a un liquido seminale di qualità inferiore. A suggerirlo è una ricerca pubblicata sulla rivista Occupational & Environmental Medicine.

Un team internazionale di scienziati ha preso in esame 6.500 uomini taiwanesi tra il 2001 e il 2014 per indagare gli effetti di esposizioni brevi o prolungate alle polveri sottili. Come previsto dalle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, sono stati analizzati numero, forma, dimensione e motilità degli spermatozoi.

L'esposizione al Pm2.5 è risultata essere associata a dimensione e forma anormali degli spermatozoi. Al contrario, il numero di spermatozoi ha mostrato un incremento, che per gli esperti potrebbe essere dovuto a un meccanismo di compensazione, come risposta al peggioramento nella morfologia.

La portata dell'effetto riscontrato è relativamente piccola in termini clinici, spiegano gli studiosi. Tuttavia, avvertono, "data l'ubiquità dell'esposizione all'inquinamento atmosferico, un effetto contenuto del Pm2,5 sulla normale morfologia degli spermatozoi può comportare un numero significativo di coppie con infertilità".

Al momento non è chiaro in che modo l'inquinamento atmosferico possa compromettere lo sperma, ma diversi componenti del particolato, come i metalli pesanti e gli idrocarburi policiclici aromatici, sono stati collegati al danneggiamento degli spermatozoi in studi sperimentali.

Contadino peruviano porta in tribunale Multinazionale tedesca.

 Tratto da dolcevitaonline.it

Contadino peruviano porta in tribunale Multinazionale tedesca. 

Risultati immagini per Luciano Lliuya

Un contadino peruviano sta facendo paura ai colossi mondiali dell’energia, 
a cominciare dalla multinazionale tedesca Rwe, uno dei maggiori 
produttori mondiali di elettricità da centrali a carbone e, di conseguenza,
 anche uno dei maggiori produttori di emissioni nocive nell’ambiente. 

Un uomo semplice, ma con le idee chiare, che per
 primo portarà in tribunale una multinazionale 
dell’energia per aver causato il cambiamento climatico.

LA SUA CITTÀ MINACCIATA DALLO 
SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI. 

Luciano Lliuya vive a Huaraz, una città posta a oltre tremila metri sul livello 
del mare, sull’altipiano Callejón de Huaylas, nel nord del Perù, qui si occupa
 non solo di agricoltura, ma arrotonda la giornata facendo la guida sui 
cammini di montagna. E proprio esplorando le montagne si è reso 
conto della velocità alla quale i ghiacciai si stanno sciogliendo, 
riducendosi a vista d’occhio. Un problema che mette a rischio immediato 
anche la sua città, posta sotto ad un lago che si sta riempiendo sempre più, minacciando di inondare Huaraz e i suoi 120 mila abitanti. 

Per questo ha avuto l’idea di denunciare la tedesca Rwe, chiedendo ai 
giudici di riscontrare la sua responsabilità diretta sul surriscaldamento climatico e quindi  di imporgli di farsi carico innanzitutto delle spese necessarie per mettere in sicurezza il lago e di conseguenza la città 
di Huaraz.
UN PROCESSO CHE POTREBBE CAMBIARE LA 
STORIA. 
La causa di Luciano Lliuya è stata esaminata dal Tribunale regionale di 
Essen, in Germania, presso il quale a supporto del contadino peruviano c’era
 un pool di avvocati dell’associazione ambientalista tedesca Germanwatch.
 Un po’ a sorpresa il tribunale ha ritenuto ammissibile la denuncia e 
quindi la Rwe ora dovrà difendersi in tribunale. 
Una decisione che, specie se sarà seguita da una vera condanna, 
potrebbe contribuire a riscrivere la storia del diritto, stabilendo una responsabilità diretta da parte delle aziende maggiormente impattanti 
sui danni prodotti dal riscaldamento climatico. 

Una conseguenza che la scienza ha già provato da tempo, riuscendo 
a stabilire le percentuali di colpa tra le varie industrie. Proprio queste 
ricerche sono alla base della causa, che se per ora chiama in causa la sola Rwe chiede in realtà che tutte le multinazionali dell’energia 
prendano parte alle spese di ricompensazione in base alla loro 
percentuale di responsabilità.

LA VITTORIA DELLE MONTAGNE E DEI
 POPOLI ANDINI. 
La multinazionale tedesca ovviamente rifiuta ogni responsabilità e c’è da scommettere che tutte le corporation dell’energia si uniranno per 
contrastare questa causa. 

Un’eventuale sentenza a favore di Lliuya avrebbe come sicura 
conseguenza quella di provocare cause analoghe in tutto il mondo, costringendo le aziende rimborsare i danni del riscaldamento climatico
 per miliardi di euro. 
«Le montagne hanno vinto — ha commentato Lliuya — I laghi sono le lacrime 
delle montagne: la giustizia le ha ascoltate e ci ha dato ragione. 

Ora voglio tornare a casa sulle Ande e dire alla gente che ho potuto fare 
qualcosa per loro». La città di Huaraz è nota in Perù come “la muy noble
 y generosa ciudad” (la città molto nobile e generosa), appellativo che risale
 alla lotta per l’indipendenza del Perù e che si meritò per la dedizione 
dimostrata dai suoi abitanti alla causa.
 Un soprannome che sicuramente a meritare per molto tempo ancora.
Fontehttp://www.dolcevitaonline.it/luciano-lliuya-il-contadino-peruviano-che-sta-facendo-tremare-i-colossi-dellenergia-mondiale/

21 novembre 2017

OLTRE DUEMILA PERSONE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL REVAMPING DEGLI INCENERITORI DI COLLEFERRO

Tratto da http://www.tg24.info
COLLEFERRO – OLTRE DUEMILA PERSONE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL REVAMPING DEGLI INCENERITORI

Colleferro – Oltre duemila persone alla manifestazione contro il revamping degli inceneritori
Dopo la grande manifestazione dello scorso luglio, sabato scorso si è scesi  di nuovo in piazza per rispondere al mancato mantenimento delle promesse da parte della giunta regionale, mentre continuano i lavori di riparazione degli inceneritori di Colle Sughero. Un presidio permanente si è insediato al quartiere Scalo per vigilare sull’arrivo dei manufatti necessari alla riparazione degli inceneritori. 
Nella manifestazione di sabato sono stati ribaditi gli obiettivi della mobilitazione di Rifiutiamoli:  “Nuovi impianti per il recupero dei materiali -senza la necessità dell’incenerimento- possono e debbono sostituire gli inceneritori.
La salute dei cittadini di Colleferro e della Valle del Sacco, come il destino dei lavoratori di Lazio ambiente e degli impianti di incenerimento, è legata alla creazione di una nuova filiera: dalla raccolta differenziata al recupero di materia, passando per la riduzione ed il riciclo.”
Di seguito la la nota stampa di Retuvasa: “Deve essere chiaro che non siamo di fronte ad un nuovo inizio, nel senso di un azzeramento di quanto ‘non è stato fatto ed alle sue conseguenze’. L’inquinamento progressivo dell’ambiente, il cumularsi di rischi per la salute dei cittadini, lo sperpero di denaro pubblico, la messa a rischio dei posti di lavoro sono conseguenze inevitabili della mancanza di decisione dei pubblici amministratori e, dobbiamo dirlo, della arretratezza del mondo imprenditoriale (nelle sue varie declinazioni più o meno legali)  legato alle vecchie tecniche di gestione del ciclo dei rifiuti: non sono certo conseguenze dell’azione di chi da anni vi si oppone o del movimento  Rifiutiamoli che negli ultimi mesi si è sviluppato a Colleferro e nella Valle del Sacco, movimento che -vogliamo ricordarlo- ha trovato le condizioni della sua continuità nell’istituzione della Assemblea Permanente, in cui avviene il confronto e si condividono le decisioni.....
Ai sindacati diciamo che si paga il prezzo di non aver affrontato per tempo e con decisione l’arretratezza, la corruzione e l’illegalità presenti nel sistema attuale.  Ai lavoratori, che ci dicono che gli inceneritori non sono gli impianti più nocivi, vogliamo ricordare, assieme ai diversi rapporti che ne hanno misurato inequivocabilmente la pericolosità, l’impegno che in tutti questi anni la parte più attiva della cittadinanza ha messo per portare alla luce le reali dimensioni dell’inquinamento, creando molteplici occasioni di confronto.
Ricordiamo che la gravità della situazione ambientale è stata definitivamente sancita dallo Stato con la formalizzazione del SIN Valle del Saccouno dei 40 territori più inquinati d’Italia per il quale sono necessarie azioni di bonifica. Un Sito di Interesse Nazionale, peraltro, assurdamente aggredito da numerose richieste di installazione di nuovi impianti potenzialmente inquinanti!

19 novembre 2017

A giudizio cinque dirigenti Eni per inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti

Tratto da Il Corriere di Gela

A giudizio dirigenti Eni per inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti

Risultati immagini per rinvio a giudizio
Per cinque dirigenti della Rafineria Eni di Gela arriva la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura della Repubblica.
In una nota dei giorni scorsi del Capo dell’Ufficio inquirente del Tribunale di Gela, dott. Fernando Asaro(nella foto), che li ha incriminati per “inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti”, si dà notizia della conclusione delle indagini preliminari anche a carico della stessa Raffineria “quale ente responsabile di illeciti amministrativi dipendenti da reato”. Si tratterebbe di “gestione illecita di rifiuti”, abbandonati nei fondali marini a largo di Gela.

Il comunicato della Procura 
A seguito della conclusione delle indagini preliminari, la Procura della Repubblica di Gela ha chiesto il rinvio a giudizio per 5 dirigenti della società Raffineria di Gela Spa nonché della stessa Raffineria di Gela Spa quale responsabile di illeciti amministrativi dipendenti da reato.
Dall’esito delle indagini sono emerse diverse ipotesi di reato, derivanti dalla violazione di norme del testo Unico Ambientale e del Codice penale relative ad inquinamento ambientale e gestione illecita di rifiuti all’interno della Raffineria di Gela spa.

In particolare la Procura di Gela ha contestato agli indagati il nuovo reato di inquinamento ambientale art. 452 bis codice penale, introdotto dalla nuova legge sugli ecoreati  n. 68/2015,  entrata in vigore dal 29/5/2015 Continua qui