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30 giugno 2009

2009/06/30 "Rischio Amianto esteso alla popolazione e obblighi del datore di lavoro"

Le malattie collegate all’amianto costituiscono uno dei più concreti pericoli per la salute non solo dei lavoratori che ne sono venuti a contatto, ma per l’intera popolazione in funzione di un rischio generalizzato collegato alla possibile inalazione di fibre di amianto in occasione di lavori di ristrutturazione di immobili, di contatti con fibre di amianto friabili etc..

Rischio Amianto esteso alla popolazione e obblighi del datore di lavoro

Articolo di Domenico Chindemi 29.06.2009

Solo con il passare del tempo le più approfondite conoscenze scientifiche hanno permesso di inquadrare nella sua gravità il rischio dell'amianto, quale fattore scatenante di gravi malattie che si manifesteranno in questi anni a causa del lungo tempo di latenza prima dell’insorgere della malattia (anche più di 40 anni) e che costituisce uno dei più grossi problemi sociali a cui si tenterà di dare delle risposte, con più pubblicazioni, sotto il profilo dei criteri di individuazione della responsabilità, della decorrenza del termine di prescrizione,del nesso causale e dei criteri risarcitori.

Occorrerà, in vista della peculiarità della situazione, forse individuare delle regole nuove che consentano di pervenire ad un sistema di riparazioni e sanzioni, sia sotto il profilo civile che penale, rispettoso dei principi di tutela dei lavoratori e dei soggetti danneggiati in genere, che dei diritti degli imprenditori, nella consapevolezza della dimensione di tragedia sociale che caratterizza tale fenomeno.

Rischio Amianto esteso alla popolazione e obblighi del datore di lavoro

di Domenico Chindemi

(in attesa di pubblicazione su “Responsabilità civile e previdenza”)

Sommario: 1) Rischio amianto: pericolo esteso alla popolazione; 2) Obblighi del datore di lavoro con riguardo alla condizioni di lavoro; 3) Profili di responsabilità penale; 4) Responsabilità degli amministratori.

1) Rischio amianto: pericolo esteso alla popolazione

L’amianto rischia di diventare un concreto pericolo per la “salute” di intere popolazioni del pianeta (a causa delle fibre che possono essere inalate) e, in particolare, della nostra nazione, non più relegato ai lavoratori del settore, che iniziano negli ultimi anni a manifestare i sintomi di una malattia che ha periodi di incubazione anche di 45 anni, ma estesa anche ad intere popolazioni soggette al rischio di esposizioni non professionali e con una tutela risarcitoria, allo stato, apparentemente minore (sia per la mancanza di rendita o di trattamenti indennitari), sia per la diversa durata delle prescrizione (cinque anni extracontrattuale, dieci anni quella contrattuale), sia per la difficoltà di individuare a distanza di decenni, l’effettivo responsabile della malattia e la sua responsabilità.1

L'inalazione da amianto, il cui uso è stato vietato in assoluto dalla L. 27 marzo 1992, n. 257 è ritenuta, da ben oltre i tempi di emanazione della legge, di grande lesività della salute, tanto che se ne fa cenno nel R.D. 14 giugno 1909, n. 442 in tema di lavori ritenuti insalubri per donne e fanciulli con precedenti giurisprudenziali risalenti al 1906.

L'asbestosi, conosciuta fin dai primi del '900 ed inserita nelle malattie professionali dalla L. 12 aprile 1943, n. 455, quale malattia da inalazione da amianto, potenzialmente mortale, e comunque sicuramente produttrice di una significativa abbreviazione della vita se non altro per le patologie respiratorie e cardiocircolatorie ad essa correlate.

Si tratterà di rivisitare, alla luce delle peculiarità della nuova emergenza, istituti quali il nesso causale, la prescrizione, la natura della responsabilità e i criteri risarcitori collegati a quello che ormai va definito quale contaminante ambientale.

Anche se la l. 257/92 ha vietato l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, con l’emanazione di decreti e circolari applicative, tuttavia sussiste ed è anzi, proprio nel contesto temporale sta divenendo attuale il pericolo originato dalla presenza di amianto negli edifici, manufatti e coperture realizzati circa 45 anni or sono.2

Purtroppo l'amianto, fino agli anni ottanta, è stato utilizzato per produrre una miscela cemento-amianto, conosciuta col nome commerciale di Eternit ed è stato ampiamente utilizzato per la coibentazione di edifici, soprattutto tetti, treni, navi; è stato anche largamente impiegato nelle auto, in particolare vernici e parti meccaniche, come materiale per l'edilizia, soprattutto pavimenti, vernici, tegole, tubazioni, canne fumarie, nelle tute dei vigili del fuoco, nella fabbricazione di plastica , cartoni, corde e anche utilizzata come coadiuvante nella filtrazione dei vini.

Non si tratta , quindi, di prevenire un rischio che si verifica oggi, ma di arginare e trovare delle soluzioni, anche di carattere sociale, ad un pericolo che è sorto, all’insaputa di molti, diversi lustri or sono e che si concretizzerà, senza che si sia ancora trovata una cura efficace, nei prossimi anni, con conseguenze anche devastanti per le popolazioni di alcune aree territoriali che sono risultate in passato esposte al rischio amianto per la presenza di insediamenti industriali in cui era utilizzato questo minerale o che sono venute in contatto, durante i lavori di demolizioni di fabbricati che contenevano tali sostanze, con le polveri sottili di tale sostanza.

Trattasi, quindi, di un rischio a cui astrattamente è esposta la popolazione con più di 40 anni di età, oltre il 50% della popolazione residente della nostra nazione.

Il dato preoccupante e che tra la popolazione esposta sono compresi anche i bambini che hanno una lunga aspettativa di vita ed hanno perciò più possibilità di sviluppare il tumore, mentre una persona anziana normalmente decede per cause diverse, prima di sviluppare la malattia che ha un periodo di incubazione molto lungo.

Il rischio quindi, si allarga anche ad epoche successive alla attuate, in quanto occorre valutare i pericoli connessi alla dismissione demolizione e eventuale riutilizzo di materiali contenenti amianto, con riferimento, ad esempio, alle polveri sottili sprigionate dalla demolizione di edifici costruiti con tale materiale, senza l’utilizzo di precauzioni, per tutti coloro che,anche ignari passanti, hanno potuto inalare le polveri sottili di tale sostanza.

Oggi, grazie alla consapevolezza della pericolosa dell’”amianto” e alla messa al bando dell’utilizzo delle fibre naturali di tale sostanza, il rischio risulta limitato agli operatori, professionalmente esposti, addetti alla bonifica degli ambienti o allo smaltimento dei prodotti contenenti asbesto.3

Tuttavia, ed è questo uno degli aspetti più preoccupanti, non è stata individuata una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa e non può escludersi, sotto l’aspetto medico, che anche l'inalazione di una sola fibra (che è 1300 volte più sottile di un capello umano) può causare il mesotelioma o altre patologie mortali.

Si ritiene, anzi, che il mesotelioma pleurico è - soggetto al principio della c.d. frigger dose, ossia quella la cui inalazione avrebbe innescato probabilmente il processo di modificazione cellulare destinato ad evolvere nella malattia oncologica e non si è ancora accertato con certezza se sia priva di effetto sulla progressione della patologia la durata della successiva esposizione alle polveri di amianto.

È difficile individuare esattamente il momento di innesco della c.d. dose killer produttiva del mesotelioma pleurico e l'efficienza causale della durata del periodo di esposizione del lavoratore alle polveri di amianto sulla progressione della malattia.

Se tale teoria fosse vera, una volta inalata la dose killer, la perdurante esposizione alle polveri di amianto risulta priva di efficienza anche solo concausale, impedendo di ravvisare l'esistenza del nesso di causalità tra l'evento e la condotta omissiva successiva a tale innesco.

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29 giugno 2009

2009/06/30"Nasce il pirogassificatore ligure"

Tratto da "La voce dell'Emergenza"Eco-News

Nasce il pirogassificatore ligure

Un marchio tutto ligure per il nuovo pirogassificatore di biomasse che entrerà in funzione a Caluso, nel Torinese. L’impianto, che rappresenta l’evoluzione tecnologica del classico termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti, sarà più economico, meno impattante e più facile sia da realizzare che da gestire. Realizzato interamente in Italia, il suo sviluppo impiantistico è stato curato dal gruppo imprenditoriale che fa capo al presidente degli industriali liguri, Umberto Risso, e dalla società piemontese Cip. Ai lavori hanno contribuito il progettista Luigi Bellomo, l’ingegnere varazzino Ferruccio Pittaluga, docente dell‘Università di Genova al Campus di Savona, e la società savonese Combustion Laboratory. Nell’impianto torinese, per il quale sono stati investiti circa 3 milioni di euro, saranno sottoposti a pirogassificazione residui di produzioni agricole, biomasse forestali, foglie, scarti dell’industria alimentare. Il pirogassificatore avrà una potenza elettrica di 400 kilowatt ed una termica di 600 kw. L’energia elettrica prodotta sarà venduta all’Enel mentre il calore sarà ceduto per riscaldare una piscina pubblica. (Primocanale.it)

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2009/06/28 "Tumori a Brinndisi dati ambientali e sanitari "

Tratto da
MEDICINA DEMOCRATICA:

Tumori a Brinndisi dati ambientali e sanitari

DOSSIER INQUINAMENTO LUGLIO 2007

Dati presentati nella Conferenza Stampa del 18 luglio 2007

I TUMORI A BRINDISI: NON SOLO DATI SANITARI MA ANCHE AMBIENTALI
Il presente dossier segue il convegno promosso daMEDICINA DEMOCRATICA il 12 giugno 2007 a Brindisi dal titolo: “Ambiente e Salute, Brindisi-Taranto asse del male, territori malati e popolazioni a rischio”.

I primi dati sugli eccessi di mortalità per tumore a Brindisi rilevati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità furono pubblicati nel 1995. Alla loro diffusione ed alla loro analisi dedicò molte energiel’oncologo Antonio Di Giulio. Dopo quei dati altri aggiornamenti della stessa organizzazione, studi su gruppi di lavoratori del petrolchimico e pubblicazioni di epidemiologia relative al nostro territorio si sono resi disponibili fino ai nostri giorni. Il lavoro più recente è la pubblicazione dei dati del Registro Ionico Salentino, avvenuta nel 2006 ad opera del prof. Giorgio Assennato dell’Università di Bari ed oggi direttore generale dell’ARPA Puglia.
Ma di fronte ai dati epidemiologici l’industria locale ha chiesto sempre prove ulteriori rigettando,anche oltre l’evidenza, ogni relazione tra gli eccessi di morti da tumori e malattie da causa ambientale e le emissioni industriali.
Oggi il cerchio si chiude con i dati ambientali e con le misure in aria acqua suolo e alimenti che dimostrano una importante presenza nell’ambiente e nella catena alimentare di noti cancerogeni.
Il dossier si compone di quattro parti:

1) i risultati delle caratterizzazioni condotte dall’ARPA Puglia per la bonifica dei siti inquinati

2) le ordinanze di divieto di coltivazione e di utilizzo di una striscia di 7 chilometri per 250 metri intorno al nastro trasportatore della centrale Enel di Cerano

3) i dati di emissione delle attività industriali a Brindisi in base a quanto riportato dal registro INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti)
;
4) i dati del Registro Tumori Ionico Salentino

Il dossier vuole dimostrare che c’è una relazione tra dati sanitari ed emissioni industriali e che non si può indugiare oltre ad assumere alcuni necessari provvedimenti:
- bonifica dei siti inquinati;
- riduzione dell’impiego del carbone;
- controllo pubblico delle emissioni attraverso il potenziamento delle strutture dell’ARPA; - controllo pubblico sull’acqua e sugli alimenti oltre la fascia oggetto dell’ordinanza di divieto di coltivazione e raccolta recentemente emanata dal Sindaco di Brindisi, attraverso il potenziamento del Dipartimento di Prevenzione della ASL.


LE CARATTERIZZAZIONI: L’INQUINAMENTO DEL TERRENO E DELLA FALDA
I dati a Brindisi ci sono: le caratterizzazioni mostrano livelli elevati di Benzene, Cloruro di vinile e Arsenico, conseguenza di un passato fatto di leggi fantasma e di controlli praticamente inesistenti.
Ricordiamo che le caratterizzazioni, usando un paragone medico, sono una sorta di diagnosi del sito che aiutano a capire quali elementi abbiano contribuito a stabilire l’inquinamento. In pratica si prelevano campioni di terreno e falda in diversi punti di campionamento e a diverse stratigrafie con un intervallo di campionamento di un metro, si analizzano in laboratorio e si scopre se un inquinante ha superato la CLA (Concentrazione limite ammissibile fissata dal decreto 471/99).
Con le caratterizzazioni si riesce a capire a che profondità è stata rilevata la contaminazione,permettendo così un eventuale intervento di bonifica. L’analisi di questi dati, la conoscenza della posizione dei punti campionati con l’ausilio del programma informatico Surfer©, hanno permesso di rilevare le curve di livello, con le quali si può capire l’estensione dell’inquinamento e localizzare le zone che risultano contaminate.
In particolare il Cloruro di vinile, ritenuto cancerogeno certo per l’uomo (Classe 1 Iarc), risulta aver superato ben di 72 punti la CLA e molte zone del Petrolchimico risultano essere contaminate, frequentemente ad una profondità di 16-17 metri.
Per il Benzene e l'Arsenico, anch’essi cancerogeni certi per l’uomo (Classe 1 Iarc),
la situazione risulta essere simile: molte zone contaminate e un numero di superamenti più alto rispetto laCLA. Precisamente risulta aver sforato 228 volte il Benzene e 42 l’Arsenico.
Ricordiamo che le fonti antropiche di questi due inquinanti risultano essere la combustione di combustibili fossili(petrolio, carbone, olio combustibile); e a tale proposito sottolineiamo che nella zona analizzata sono presenti tre centrali elettriche: una all’interno del Petrolchimico, e due alimentate a carbone (di cui una la Edipower a solo due chilometri). Per quanto riguarda il mercurio, composto tossico, i cui effetti si ripercuotono sul sistema nervoso centrale, la situazione risulta essere notevole in quanto la maggior parte dei campioni che risultano superare la CLA, sono stati trovati nello strato di terreno superficiale (profondità 0-1 m ), e pertanto risultano essere pericolosi dal punto di vista sanitario, dal momento che i lavoratori possono facilmente venire a contatto con l’inquinante in questione. I dati del registro INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) sembrano confermare la tesi dell’inquinamento antropico dovuto principalmente alla presenza di centrali termoelettriche alimentate a carbone. Infatti se guardiamo soprattutto i dati riferiti alla centrale termoelettrica di Cerano, notiamo che le emissioni totali (Acqua, Aria) dei due inquinanti visti in precedenza (Mercurio, Arsenico) risultano superare i valori soglia fissati dalla Commissione Europea (Regolamento CE n. 166/06).
Con i dati delle caratterizzazioni dei terreni ( profondità 0-1 m e 16-17 m) si è analizzato il rischio sanitario grazie all’ausilio del software ROME (ReasOnable Maximum Exposure). I risultati sono meritevoli di grande attenzione, perché nello strato di terreno superficiale (profondità di 0-1 m) dove i lavoratori potrebbero essere esposti all’inquinante per inalazione di polveri o vapori, contatto dermico e ingestione di suolo, il rischio sanitario all’interno del Petrolchimico risulta essere importante soprattutto per Arsenico, Mercurio e Benzene

LE COLTIVAZIONI INQUINATE INTORNO ALLA CENTRALE DI CERANO: LE ORDINANZE DI DIVIETO DI COLTIVAZIONE E DI IMPIEGO DEI PRODOTTI AGRICOLI DA PARTE DEL SINDACO DI BRINDISI

Su richiesta del commissario delegato per l’emergenza ambientale, durante il 2005 e 2006 il Sindaco della città di Brindisi ha provveduto ad effettuare i controlli sui terreni e le acque sotterranee nella fascia larga 250 metri e lunga 7 km lungo il nastro trasportatore di carbone fino alla centrale ENEL di Cerano.
Alla luce dei risultati, dall’indagine affidata a Sviluppo Italia, con la scoperta di metalli pesanti, pesticidi e altre sostanze inquinanti fino ad un metro di profondità, il 20 giugno la notizia della decisione da parte del Comune di emettere un’ordinanza per la sospensione cautelativa delle coltivazioni nell’area indagata, decisione assunta durante una conferenza dei servizi tra gli enti interessati. Il Sindaco dichiara la necessità di convocare un tavolo tecnico per approfondire le conseguenze che si possono verificare sulle produzioni e sulla salute.
Sostanze rilevate: stagno, berillio, vanadio, cobalto, mercurio, rame, cadmio, nichel, arsenico,pesticidi clorurati. I dati sono stati trasmessi al Ministero dell’Ambiente, segnalando la necessità di estendere i controlli ad una fascia superiore ai 250 metri.
L’ENEL dichiara di non avere responsabilità nella questione in base a verifiche effettuate nel 2007 che rilevano dati nella normalità, anche sugli alimenti a cura della ASL, mentre attribuisce responsabilità agli agricoltori per l’uso di pesticidi e fertilizzanti.
La Coldiretti non condivide le posizioni e le accuse circa l’utilizzo di elementi inquinanti, ma considera ammissibile caso mai l’utilizzo di fitofarmaci (e non di pesticidi) e non ritiene si possa attribuire agli agricoltori la responsabilità circa la presenza di metalli pesanti. Critica inoltre il mancato coinvolgimento della Coldiretti alla conferenza dei servizi che si è tenuta presso il Comune.
Nel caso di reale rischio per la popolazione chiede l’esproprio dei terreni a cura del Comune
e un risarcimento dei danni causati agli agricoltori.
Notizia del 30 giugno: il Comune emette l’ordinanza con cui si stabilisce il blocco delle coltivazioni nella fascia dei 500 metri attorno al nastro trasportatore e alla centrale di Cerano, fino a quando sarà accertato che i prodotti ortofrutticoli non saranno dannosi per la salute. Il provvedimento è stato condiviso da Regione, Provincia, ARPA e ASL di Brindisi.
Il Comune ha già comunicato al Ministero della necessità di estendere i controlli oltre la fascia dei 500 metri, ritenendo più estesa la zona contaminata. Per questo ritiene necessari altri fondi ed auspica che la questione rientri nell’Accordo di programma sulle bonifiche dell’area ad alto rischio ambientale di Brindisi.
Notizia del 4 luglio: secondo l’ordinanza del Sindaco devono essere distrutti tutti i prodotti ortofrutticoli e arborei, compresi quindi olive, uva, ed altra frutta presente nell’area, da effettuarsi sotto controllo e certificazione della ASL e vigili urbani. Solo in questo modo gli agricoltori potranno chiedere un risarcimento dei danni. L’ordinanza ha carattere provvisorio per garantire la tutela della salute in attesa che vengano accertate le cause dell’inquinamento e che l’indagine venga estesa oltre la fascia di 500 metri intorno all’asse attrezzato ENEL.
Il tavolo tecnico sarà convocato al più presto per stabilire nuove misure e relative fonti di finanziamento.

Per gli ulteriori punti collegamento al documento integrale

Considerazioni di" Uniti per la Salute"

Abbiamo pubblicato questo stralcio relativo all'inquinamento ambientale a Brindisi perchè ogni volta che sui giornali leggiamo che l'ampliamento a carbone porterà dei benefici ambientali ci vengono i brividi per il futuro del nostro territorio e dei nostri figli .Vorremmo che sul piatto della bilancia aumentasse il peso delle nostre lecite esigenze di un futuro migliore per tutti
meno condizionato dalla presenza di un elemento così impattante come il carbone

28 giugno 2009

2009/06/28 "L'inquinamento ambientale costituisce una grave minaccia per la salute e una grande fonte di preoccupazione per i cittadini europei.

SICUREZZA ALIMENTARE.
Movimento Difesa del Cittadino di Palermo, allarme smog in frutta e verdura
25/06/2009 - 11:56

Frutta e verdura, che si trovi sui banchi dei mercati, o già lavata e imbustata sugli scaffali dei supermercati, non sfugge allo smog. Lo ha rilevato uno studio condotto da MDC (Movimento Difesa del Cittadino), Legambiente Palermo e l'Ordine dei chimici di Palermo che, per sei mesi, hanno effettuato indagini e analisi su campioni di frutta e verdura acquistati nei mercati o nei supermercati. In tutti i campioni presi in esame è stata rilevata la presenza di benzene, ma anche di toulene e xilene.

Questo risultato è stato inaspettato perché il benzene di solito è associato all'abitudine del fumo o a particolari categorie di lavoratori, e dunque si pensa che venga inalato e non possa essere mangiato. Invece, con questo studio si è dimostrato che oltre a respirarla tutti i giorni, questa sostanza nociva alla salute è presente anche nei cibi che arrivano sulle nostre tavole. La presenza del benzene in alimenti crudi e privi di conservanti, che potrebbero fungere da precursori, aumenta la trasferibilità concreta nel sangue del benzene o delle sue forme metaboliche.

Ancora più sorprendente è il fatto che tra i campioni di verdura acquistati per strada e quelli comprati in busta chiusa nei supermercati non è stata riscontrata alcuna differenza rispetto ai valori di benzene. Anzi nel caso di alcuni campioni prelevati al mercato storico del Capo, si sono riscontrati valori inferiori di benzene rispetto agli altri campioni meno esposti al traffico locale. Dunque non è il traffico la fonte principale della contaminazione, ma tutto quello che succede durante le varie fasi delle filiera produttiva, dalla produzione alla commercializzazione finale.

Il valore di benzene pari 0,1 microgrammi/Kg o 01, nanogrammi/g di verdura costantemente riscontrato in molti dei campioni analizzati siano essi di verdura confezionate, o di verdura acquistata all'interno della grande distribuzione, sia di verdura esposta in stretto contatto con assi viari, sembrerebbe essere oramai un valore della contaminazione di fondo ambientale. Tale valore, che apparentemente sembra molto basso, trasferito in unità chimiche corrisponde a circa 70.000 miliardi di molecole ingeribili per Kg di verdura.

Sono stati, inoltre, trovati campioni con un livello di concentrazione 10 volte maggiori della media. In un particolare campione tale contaminazione era dovuta alla presenza di un attività di verniciatura nelle vicinanze. Si può, quindi, dedurre che gli ortaggi e le verdure siano facilmente contaminabili da composti organici volatili.

Ma le sostanze nocive presenti su frutta e verdura vanno via con il lavaggio? L'ultima fase della ricerca ha voluto verificare questo. Il risultato? Il lavaggio con acqua e bicarbonato, quello che di solito un normale cittadino fa a casa, non elimina minimamente le sostanze nocive.

Poiché al momento non esiste un limite di legge relativo alla presenza di benzene legata agli alimenti, Mdc, Legambiente Palermo e Ordine dei chimici lanciano un appello e chiedono un protocollo di vigilanza per monitorare e controllare i livelli di benzene presenti nella catena alimentare.

A tal proposito le associazioni ricordano la Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2007 che osserva che "L'inquinamento ambientale costituisce una grave minaccia per la salute e una grande fonte di preoccupazione per i cittadini europei. È opportuno incentrare azioni specifiche sui bambini e altri gruppi particolarmente vulnerabili ai fattori di rischio ambientali."

LINK: La tabella con i dati

2009/06/28 "CIVITAVECCHIA, LEGALITA' SOS/.Succede in Italia: una tra le più grandi centrali a carbone funziona senza autorizzazione"


CIVITAVECCHIA-ROMA (UnoNotizie.it)

Movimento no coke Alto Lazio: grazie alla determinazione dei cittadini, il Ministero dell'Ambiente impone all'ENEL il rinnovo dell'AIA della centrale a carbone di TVN che stà funzionando a pieno regime in assenza di autorizzazione. Si ripristini la legalità, la centrale va fermata!

A seguito della diffida circa la non validità della registrazione EMAS da noi presentata nell'ultima Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero dell'ambiente ed all'intervento della Procura della Repubblica che ha riconosciuto valide le argomentazioni da noi addotte, avviando un' inchiesta, il Comitato Ecolabel Ecoaudit ha sospeso la certificazione EMAS della centrale di Torrevaldaliga Nord e, conseguentemente, il Ministero dell'Ambiente è stato costretto a sancire la necessità del rinnovo dell'autorizzazione.

Un fatto che rende giustizia alle nostre reiterate denunce di carenze e lacunosità nell'iter autorizzativo e che è stato reso possibile da cittadini e consiglieri comunali (molto pochi in verità) che si sono trasformati in tecnici per tutelare la salute e l'ambiente della propria terra e colmare la latitanza dei Sindaci del comprensorio, primo fra tutti Moscherini, che, proni davanti ai milioni di euro elargiti da ENEL, hanno abdicato al loro ruolo di garanti della salute dei cittadini.

La richiesta di rinnovo dell'autorizzazione, peraltro, evidenzia come l'accordo quadro stipulato tra la Regione Lazio, la provincia di Roma e i Comuni del comprensorio, propedeutico alla concessione dei contributi economici aveva la sua ragione di essere nella sola volontà di imbavagliare gli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d'impatto ambientale e dell'iter amministrativo della centrale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni, sulle indecenti condizioni di mancanza di sicurezza sul cantiere e sulla non rispondenza delle modalità di carico e scarico dei materiali pulvirulenti rispetto a quanto previsto nell'atto autorizzativo.

Ma la sospensione della certificazione EMAS, e la conseguente presa d'atto della necessità di rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale sancisce anche, e soprattutto, quanto da noi più volte denunciato: dal 25 dicembre u.s la centrale sta funzionando, peraltro dal 7 giugno u.s. a pieno regime, in assenza di autorizzazione.


Ora la legalità deve essere ripristinata e il Ministero dell'Ambiente, autorità competente in materia, deve agire di conseguenza e,anche in virtù delle tante anomalie che emergono dai relativi carteggi, sospendere l'attività della centrale fino all'avvenuto rinnovo dell'Autorizzazione all'esercizio della centrale.

Le popolazioni dell'Alto Lazio continueranno a vigilare attentamente, pronte a denunciare ogni irregolarità e/o omissione sarà posta in essere sia da ENEL che da quanti sono istituzionalmente deputati al controllo.

L'arroganza della società elettrica che ha definito il provvedimento del Ministero "illegittimo e gravemente lesivo degli interessi di ENEL produzione" non ci fermerà.

Ad oggi i fatti parlano chiaro: di illegittimo ci sono solo i tanti tentativi dell'ente di aggirare norme, prescrizioni e limiti autorizzativi; gli unici interessi lesi sono quelli della popolazione privata del diritto di vivere in un ambiente che non venga ulteriormente avvelenato dalla combustione del carbone.

Quella centrale non deve entrare in funzione: sappia ENEL che su questo, in nome del futuro dei propri figli, le popolazioni dell'Alto Lazio non daranno tregua.


Movimento No Coke Alto Lazio

www.nocoketarquinia.splinder.com

www.noalcarbone.blogspot.com

2009/06/26 "La moda del CDR-Q"

Tratto dalBlog del "comitato per Taranto"

La moda del CDR-Q

Nel dibattito sul piano provinciale dei rifiuti scoppia la moda del CDR-Q, ovvero il Combustibile Derivato dai Rifiuti di Qualità elevata.

( Ma cos'è il CDR-Q

Il CDR-Q è una miscela composta dalla frazione secca dei rifiuti solidi urbani (R.S.U.) e da componenti ad elevato potere calorifico, tra cui granulato di gomma, inclusi i pneumatici fuori uso (P.F.U.) e plastiche non clorurate.

La sua utilizzazione è principalmente in co-combustione e parziale sostituzione dei combustibili fossili tradizionali, in impianti di potenza e di produzione energetica esistenti, quali ad esempio centrali termoelettriche e cementifici.)

Pare il toccasana che risolve tutti i problemi: non inquina, non grava sulla spesa per lo smaltimento, produce energia che viene addirittura definita "rinnovabile".
Per sfatare questo mito basta informarsi velocemente ed in 3 minuti si viene a scoprire che:

- Non è vero che non inquina ma semplicemente inquina meno dal momento che è più selezionato. E' ovvio! Però inquina anche quello! sia in termini di emissioni sia in termini di smaltimento delle ceneri (ricordiamo che i rifiuti non scompaiono negli inceneritori ma diventano ceneri ovvero rifiuti speciali altamente inquinanti da smaltire nelle care vecchie e nuove discariche di cui è pieno il tarantino)

- Come combustibile ha un rendimento superiore al CDR ma notevolmente inferiore ai combustibili fossili per cui viene usato in co-combustione e la sua convenienza è derivata dall'assimilazione "illegale" a fonte rinnovabile che apre le porte (in Italia) ai finanziamenti da cip6 e altri aiuti di stato agli speculatori

- Dal momento che il 50% del CDR-Q viene da biomasse ed il resto da rifiuti misti, si tratta in ogni caso di un materiale che, se assimilato ad un combustibile industriale e sovvenzionato, sarà richiesto dalle aziende e avvallerà l'apertura di nuovi inceneritori con la scusa del minore impatto. Oltre agli effetti sulla salute, ciò comporterà un ostacolo fortissimo verso lo sviluppo di un sistema di raccolta differenziata efficace. In questo modo si brucia ricchezza che altrimenti ricadrebbe sulle classi meno abbienti a favore di industriali e speculatori.

- Visti i precendenti storici e l'attualità di quotidiane denunce di cittadini e aperture di inchieste, non è possibile, in un Paese dove i controlli sono semplicemente ridicoli e le sanzioni inesistenti, fidarsi dell'effettiva qualità e della composizione di questa miscela.

- l'uso del CDR-Q nei cementifici (che non sono soggetti ai limiti di emissioni e ai controlli degli inceneritori) apre la porta ad una pista d'oro per il riciclaggio di rifiuti tossici e l'incenerimento con grave danno per l'ambiente e la salute

- certo, bisogna fare attenzione perchè la monnezza e gli escrementi sono sicuramente "rinnovabili", dal momento che se ne producono continuamente, ma questo non centra niente con il concetto di fonte rinnovabile per la produzione energetica. La sentenza della corte di Giustizia Europea emessa il 22 dicembre 2008 a proposito della causa C‑283/07 (riportata sotto) e resa nota qualche giorno fa, chiarisce appunto che l’Italia non deve adeguare i rifiuti e il ferro a materie prime e che nel caso dei primi questi non sono da bruciare nei termovalorizzarori come fossero metano o carbone.
I rifiuti sono e restano tali e non vale “trasformarli” per legge in qualcosa che non sono, solo per destinarli ad un termovalorizzatore e la Corte ribadisce che:

Ebbene, il CDR‑Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903‑1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.

Ancora una volta i cosiddetti termovalorizzatori non servono a produrre energia ma a bruciare rifiuti essendo nient'altro che pericolosissimi inceneritori. Comunque si voglia chiamarle, le balle che ci andranno a finire dentro sono solo un ammasso di rifiuti (e come tali andrebbero trattati) e non carburante!

Corte Europea_causa C 283 07

Considerazioni di Uniti per la Salute

Ci sorge spontanea una domanda:

E' possibile sapere se e in quali centrali assieme al carbone è bruciato CDR-Q ?

Visto che nell'articolo tratto dal blog del comitato per Taranto leggiamo " Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR‑Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR‑Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente"

ci sembra che la nostra domanda sia assolutamente legittima ed una risposta da parte dei pubblici amministratori assolutamente doverosa.


2009/06/28 Le carote sono antitumorali

Tratto da Amantea .net

Le carote sono antitumorali


Armato della sua inseparabile carota con ciuffo, Bugs Bunny la sapeva lunga. Il Beta Carotene (Vitamina A) è necessario per la corretta crescita e riparazione dei tessuti corporei; aiuta a mantenere pelle liscia e morbida e sana; aiuta a proteggere le mucose della bocca, del naso, della gola e dei polmoni, riducendo così la suscettibilità alle infezioni; protegge contro gli agenti inquinanti (azione antiossidante contro gli effetti nocivi dei radicali liberi); contrasta la cecità notturna e la vista debole, ed è quindi fondamentale per una buona vista; e aiuta nella formazione di ossa e denti. L'attuale ricerca medica dimostra che i cibi ricchi di Beta Carotene aiutano a ridurre i rischi di tumore ai polmoni (soprattuto nei fumatori che 'bruciano' letteralmente molta vitamina A) e certi cancri della cavità orale. A differenza della Vitamina A estratta dall'olio di fegato di pesce, il Beta Carotene non è tossico. Una alimentazione ricca di grassi, il lavoro davanti al computer o con luce artificiale, l'inquinamento, il fumo di sigaretta ed altri fattori, contribuiscono a provocare un aumentato bisogno di vitamina A e betacarotene. Lo stesso discorso vale per le persone che passano molto tempo davanti al televisore. Una carenza di Beta Carotene può risultare in diminuzione della visione notturna, aumentata suscettibilità alle infezioni, pelle secca e squamosa, perdita dell'appetito e dell'olfatto, stanchezza frequente, assenza di lacrimazione, denti difettosi, e ritardata crescita delle gengive. La carota contiene anche un altro antiossidante, il Glutatione. La carota contiene inoltre vitamine del gruppo B, PP, D ed E oltre ad altri principi utili. Per tale motivo la carota è un vegetale importante per quanti abbisognano di un apporto vitaminico, come bambini, anziani, convalescenti. Grazie all'elevato contenuto di vitamine e minerali, la carota aumenta le difese dell'organismo e le capacità di resistenza alle malattie infettive. Questa radice è anche indicata per combattere le affezioni polmonari e gastro-duodenali, nell'insufficienza epato-biliare e nelle dermatosi. Inoltre, previene l'invecchiamento grazie alla sua azione antiossidante che contrasta gli effetti nocivi dei radicali liberi. Inoltre facilita la secrezione lattea nelle puerpere stimola la produzione di succhi gastrici e aiuta la digestione, tonifica il fegato e ne rigenera le cellule, regola i livelli di colesterolo; stimola la diuresi; innalza il livello di emoglobina purificando il sangue. Da mangiare cruda, in insalata, o cotta ma intera. Secondo uno studio dei ricercatori dell' università di Newcastle (Gb) le proprietà anti-tumore di questo ortaggio sono potenziate al massimo se il vegetale non viene tagliato prima della cottura. I ricercatori hanno scoperto che le carote bollite tutte intere contengono il 25% di falcarinolo (un composto anti-cancro) in più di quelle tagliate prima della cottura. Alcuni esperimenti, condotti però - in barba a Bugs - sui ratti, hanno dimostrato che scorpacciate di falcarinolo portano gli animali a sviluppare meno tumori. La ricerca britannica sarà presentata a NutrEvent, una conferenza su salute e nutrizione al via da oggi a Lille (Francia). Secondo la responsabile dello studio, Kirsten Brandt, "pulire e tagliare le carote fa sì che molti nutrienti finiscano nell'acqua durante la cottura. Tenendo questi ortaggi interi, invece, le preziose sostanze sono imprigionate nella carota e così non si perde nulla. Buon appetito e ricordate che è sempre meglio una carota che una sigaretta.

27 giugno 2009

2009/06 /28 "Grazie "per la piacevole serata assieme.

Grazie

Grazie a tutti gli amici che hanno partecipato alla cena di ieri 25 giugno a Ciantagalletto: è stata una bellissima serata, siamo stati molto bene insieme, ci siamo scambiati idee, abbiamo confermato la nostra determinazione a essere cittadini a tutto tondo, partecipando e pretendendo fermamente che siano rispettati i nostri legittimi diritti di tutela della salute.
Grazie davvero a tutti coloro che hanno gremito l'ampio salone (100 persone), grazie ai numerosi medici ed alle personalità che hanno voluto condividere questo importante appuntamento.
L'unico rammarico, nonostante la capienza del vasto locale, è stato che non tutti coloro che lo desideravano abbiano potuto partecipare: un grazie particolarissimo a loro con la promessa di un prossimo incontro a breve scadenza.

2009/06/28 "Clima, la Camera Usa approva "storica" legge per ridurre le emissioni"

Tratto da "IL GIORNALE ON LINE"

Clima, la Camera Usa approva "storica" legge per ridurre le emissioni


Washington - La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un provvedimento che punta a ridurre le emissioni industriali ritenute responsabili del riscaldamento globale. La Camera, controllata dai Democratici, ha approvato la legge, una priorità nel programma di governo di Obama, con 219 voti favorevoli e 212 contrari. Il provvedimento ora passa al Senato, dove potrebbe essere modificato e approvato entro l’autunno.

Obama: "Azione storica"
Obama ha elogiato la Camera per quest’"azione storica" e ha sollecitato il Senato ad agire. "E’ un passo audace e necessario che rispetta la promessa di creare nuove industrie e milioni di nuovi posti di lavoro, diminuendo la nostra dipendenza pericolosa dal petrolio straniero", ha detto Obama. Obama potrà ora vantare significativi progressi nella lotta al riscaldamento globale dopo che per anni Washington è stata accusata dai paesi stranieri di partecipare poco agli sforzi internazionali sul clima.

Riduzione delle emissioni di anidride carbonica La legge prevede che le grandi compagnie Usa, incluse le raffinerie, società del settore manifatturiero e utilities, riducano le emissioni di anidride carbonica e altri gas associati al riscaldamento globale del 17% entro il 2020 e dell’83% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2005. Obiettivi da raggiungere adottando gradualmente una energia alternativa più pulita rispetto a quella inquinante basata sul petrolio o sul carbone. Al centro del provvedimento, lungo circa 1.500 pagine, vi è un programma di "cap and trade" (un sistema che fissa un tetto alle emissioni e ne consente lo scambio). In base al piano, il governo emetterà un numero minore di autorizzazioni alle compagnie, che potranno vendersele l’un l’altra in base alle necessità.

25 giugno 2009

2009/06/25 "L'OSSERVATORIO AMBIENTALE CHE CI VEDRA' MORIRE, SENZA FARE NIENTE CONTRO CHI INQUINA."

Riceviamo da "NoCokeTarquinia" e pubblichiamo

L'OSSERVATORIO AMBIENTALE CHE CI VEDRA' MORIRE, SENZA FARE NIENTE CONTRO CHI INQUINA.


Gli onorati Sindaci del comprensorio inquinato anche stavolta l'hanno fatta grossa a sostegno della centrale a carbone di Civitavecchia con la nomina del Dott. Manrico Coleine a capo dell'Osservatorio Ambientale previsto dalla Valutazione d'Impatto Ambientale di TVN. Per chi non fosse informato Coleine è un medico di Civitavecchia ed è uno dei padri della centrale a carbone di TVN. Mettendo in atto un comportamento fotocopia di quello di De Sio "no, no, no e poi sì" Coleine da consigliere comunale di Civitavecchia condannò la sua città e l'Alto Lazio, deliberando la riconversione a carbone di TVN. Dopo la sua nomina possiamo dormire sonni tranquilli. Abbiamo avuto le rassicuranti parole di Marrazzo su centraline e monitoraggi e adesso c'è Coleine all'Osservatorio Ambientale. Il Dott. Coleine prima versione, quello che diceva no al carbone, da medico aveva stilato un "decalogo in 10 punti contro la riconversione a carbone" Folgorato dal fascino di ENEL ha cambiato parere. È un comportamento ricorrente tra quanti sono stati eletti a tutela della nostra salute: prima contrari, oggi amici di TVN, al punto di nominare a capo dell'Osservatorio uno che ha sostenuto il carbone.

La volpe a guardia delle galline.

L'Osservatorio Ambientale è stato per cinque anni una farsa, continuerà con il nuovo presidente.

È difficile trovare parole per censurare gli autori di questa vigliaccata senza ricorrere ad un linguaggio greve. Ci guarderemo bene. Si tratta di nefandezze che devono apparire nella loro cruda drammaticità, senza dare appigli ad alcuno per distogliere l'attenzione dal fatto: l'Osservatorio Ambientale, che da sempre contestiamo, e gli eventi degli ultimi 5 anni ci hanno dato ragione, non serve a fermare né l'inquinamento né tantomeno i tumori.

L'Osservatorio Ambientale serve ai sindaci e a Marrazzo per dire che è tutto sotto controllo; mentre uno si ammala loro un alibi ce l'hanno: controllano.

Ma il cielo è di nuovo giallo e ci ricorda che una multinazionale dell'energia, ,ha deciso che per fare cassa dobbiamo morire, i loro soldi servono solo ad acquistare nuove centrali inquinanti in giro per il mondo.

Perché nessuno gli impone, data la grandiosità degli investimenti, di fare scelte pulite per la salute e l'ambiente.

Guadagnano anche su quello, risparmiano sulle teste dei nostri figli. Così come è accaduto negli ultimi decenni qui si morirà molto di tumore e leucemia.

Se a Brindisi, la colpa dell'inquinamento, ridicolo ma pur vero, è stata data agricoltori che bruciano le potature di olivo vuoi vedere che qui da noi sarà colpa degli agricoltori che bruciano le stoppie?

Amministratori accecati dal potere e dai soldi! Noi ci saremo sempre, a ricordarvi colpe immense che neppure i vostri figli potranno perdonare, a voi, alle vostre maggioranze, ai vostri assessori spendaccioni e alle opposizioni imbelli; al Governo del Sig. Berlusconi e del fido Scajola. Torneremo a Bruxelles e a Roma. A Tarquinia vogliono chiudere il reparto oncologico, perché troppo affollato dai malati di cancro che provengono da tutto il comprensorio inquinato.

Lotteremo senza tregua perché ENEL tolga le grinfie dalla nostra salute, dal nostro ospedale, dal nostro futuro, dalla nostra terra, dai nostri gioielli ambientali, dal nostro patrimonio archeologico: già, anche dal nostro patrimonio archeologico, perché sappiamo che anche la neo nata fondazione "Etruria Mater", servirà a dare lustro a chi ci inquina che comunque vede tra i fondatori quello stesso Sig. Fontecedro, da poco pensionato di lusso Enel, che ai cittadini in sciopero della fame scriveva parole "rassicuranti"guardacaso a tutela degli interessi dell'azienda elettrica.


Quante volpi a guardia delle galline!!!!!!!


MOVIMENTO NOCOKE ALTO LAZIO


http://nocoketarquinia.splinder.com

23 giugno 2009

2009/06/24 "Al Mit piace il carbone pulito, ai tedeschi no"

Al Mit piace il carbone pulito, ai tedeschi no
Effetti sulla salute del "carbone pulito"






la verità sulla centrale a "carbone pulito"

LIVORNO. L’Energy initiative symposium del Massachusetts Institute of Technology (Mit) ha presentato recentemente il rapporto “Retrofitting of coal-fired power plants for CO2 emissions reductions” sulla ricerca per il carbone pulito dal quale emerge che il mondo non potrà davvero fare granché per ridurre le emissioni di gas serra se soprattutto Usa e Cina non prenderanno subito di petto la questione delle centrali a carbone: «Non c’è oggi un credibile percorso verso rigorosi obiettivi di stabilizzazione dei gas serra senza la riduzione delle emissioni di CO2 dalle centrali a carbone esistenti».
Il problema è che quel che dovrebbe essere fatto subito deve fare i conti con i “filtri” per le centrali molto costosi, a volte più della costruzione di una nuova centrale e che nessun governo ha ancora a disposizione tecniche di stoccaggio della CO2.
Secondo il Mit ripulire il carbone non e solo la “carbon capture and storage” (Ccs) ma dovrebbe iniziare da una maggiore efficienza delle centrali esistenti che potrebbe ridurre già del 4-5% le emissioni e la sostituzione del carbone con biomasse.
Secondo il rapporto «Ovviamente senza lo stoccaggio, la cattura di CO2 non ha scopo» ma nemmeno l’iniezione di CO2 nel sottosuolo, come dimostra l’industria petrolifera con i gas, può fornire tutte le risposte, sono in gioco troppe variabili geologiche, ambientali e climatiche. Inoltre «l’acquisizione di carbonio dagli impianti a carbone esistenti non sarà in ogni modo a basso costo», secondo il Mit potrebbe costare tra i 50 e i 70 dollari a tonnellata «significativamente più alto rispetto a quel che viene generalmente riconosciuto negli Stati Uniti». La Cina potrebbe essere in grado di fare meglio, perché sta sostituendo le centrali più piccole e obsolete.

Gli Usa dovranno spendere 1 miliardo di dollari all´anno per i prossimi dieci anni in ricerca e sviluppo sul carbone pulito. Inoltre saranno necessari altri 12 – 15 miliardi di dollari statali e privati per riconvertire le centrali a carbone esistenti.

Secondo il Mit questo permetterebbe di mettere a posto una grande tessera del puzzle delle emissioni.

In Germania invece la questione della cattura e stoccaggio del carbone sta assumendo aspetti che ricordano quelli della (vittoriosa) lotta contro il nucleare. Il governo prevede di adottare una legge su Ccs prima della fine di settembre, cioè prima delle elezioni e della probabile fine della Grosse Koalition tra democristiani e socialdemocratici, ma l’opposizione sta diventando sempre più forte.

Lo stesso Hermann Scheer, presidente di Eurosolar e deputato Spd al Bundestag ha espresso tutta la sua contrarietà al Carbon capture storage, e rimarca: «La Repubblica federale tedesca non è un corso di ricreazione per Rwe e Vattenfall», le due imprese energetiche che più sono impegnate nel Ccs.

Ad aprile il governo ha fatto una proposta di legge per la regolamentazione e la separazione del trasporto a lungo termine di CO2, ma per il Comitato scientifico per le questioni ambientali (Sru) questa proposta avrebbe impatti sociali ed ambientali notevoli e chiede di procedere con autorizzazioni mirate e sperimentali per il Ccs con una “legge per la ricerca”.
Il Sru denuncia anche che il governo sta assicurando finanziamenti solo alla ricerca sul Ccs, senza però curarsi dei rischi e dei danni che potrebbero venire dai “pozzi” di CO2 per l’ambiente e la popolazione. La legge prevede infatti il trasferimento delle responsabilità dagli operatori privati allo Stato 30 anni dopo la cessazione delle attività dei “serbatoi”.

Le forti associazioni ambientaliste tedesche sono sul piede di guerra e il ministro dell’ambiente Sigmar Gabriel si danna per assicurare che la legge non sarà «un assegno in bianco» per le industrie energetiche, ma Greenpeace risponde che «la decisione presa incondizionatamente dal ministero dell’economia per gli interessi dell’industria dell’energia ha minato ogni ragionevole dialogo tra le diverse parti».
Lo slogan che sta circolando in Germania è “Kohlekraft? Nein danke!” (centrali a carbone? No grazie!) e gli ambientalisti sono al lavoro per dimostrare le connivenze tra “carbonai” e politici. Secondo Rwe uno studio della Prognos dimostra che il Ccs farebbe diminuire il costo dell’energia, molto alto in Germania, e migliorerebbe la sicurezza energetica.

Ma le associazioni ambientaliste assimilano sempre più le scorie del carbone a quelle radioattive, mettendo in evidenza i pericoli per la salute derivanti da possibili fughe di CO2 e l’opinione pubblica, già fortemente contraria alle centrali a carbone anche senza il Ccs, sembra essere schierata dalla loro parte, tanto che già diversi comuni hanno bloccato la costruzione di nuove centrali a carbone sul loro territorio.
Il grenwashing del “carbone pulito” non sembra quindi sfondare in Germania e l’oganizzazioone Lobbycontrol denuncia la mancanza di trasparenza delle industrie che hanno “falsi” centri di informazione che in realtà sono siti internet di propaganda, in particolare le critiche riguardano IZ Klima, un centro di “informazioni” sostenuto dai quattro colossi energetici che si dividono il mercato tedesco: EnBW, E.On, RWE Power e Vattenfall Europe.
Intanto Eurosolar ha appena pubblicato una mappa delle future condotte per il trasporto della CO2, alcune anche in piena area urbana, con l’intento dichiarato di far montare una protesta generalizzata contro il Ccs in gran parte del Paese.

Tratto da Qualenergia

La classifica delle alternative

Uno studio della Stanford University fa i conti di benefici e impatti delle varie fonti alternative ai combustibili fossili tradizionali. Il più conveniente risulta essere l'eolico, seguito da solare a concentrazione e geotermia. Bocciati nucleare, carbone "pulito" ed etanolo.
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