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30 aprile 2013

Schiavi dell'energia sporca . International energy agency: l'energia è "sporca" come quella di vent'anni fa.

Tratto da Energia 24

Iea: l'energia è "sporca" come quella di vent'anni fa
I progressi delle tecnologie pulite sono troppo lenti per combattere i cambiamenti climatici


Non basta il boom delle fonti rinnovabili: l’economia verde mondiale è in una fase di stallo, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (International energy agency), rilasciato di recente. Non è la prima volta che la Iea segnala l’inerzia degli investimenti nelle tecnologie pulite. Diversi campanelli d’allarme erano già suonati, per segnalare
che di questo passo sarà impossibile mantenere l’aumento della temperatura terrestre entro due gradi centigradi, la soglia considerata accettabile dalla comunità scientifica per evitare cambiamenti climatici irreversibili. Stavolta, però, l’ammonizione della Iea è ancora più severa, perché utilizza un nuovo indice per misurare l’inquinamento globale.
Ebbene, il risultato assai poco confortante è che l’energia prodotta è “sporca” come quella di vent’anni fa. Difatti, l’intensità del carbonio nel settore energetico è rimasta pressoché immutata, da una media di 2,39 tonnellate di CO2 per tonnellata equivalente di petrolio nel 1990 a 2,37
nel 2010. «Questa mancanza di progressi deve servire da sveglia», ha dichiarato Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia. «Non possiamo affrontare altri vent’anni di apatia. Dobbiamo accelerare rapidamente verso le tecnologie a basse emissioni di CO2, se vogliamo evitare un surriscaldamento planetario potenzialmente catastrofico, ma dobbiamo anche abbandonare più velocemente le fonti fossili inquinanti». Anche Assoelettrica ha definito “una doccia fredda” il rapporto della Iea, Tracking clean energy progress 2013. Perché nonostante la crescita impetuosa del fotovoltaico (+42% dal 2011 al 2012) e dell’eolico (+19%), la riduzione complessiva della CO2 emessa nell’atmosfera è impercettibile. 
Dal settore energetico provengono due terzi dei gas serra a livello mondiale: quindi occorre agire su due fronti. Da un lato, impiegare sempre più fonti rinnovabili; dall’altro, migliorare l’efficienza in tutti i campi (attività industriali, trasporti, riscaldamento domestico e così via) per diminuire la domanda di elettricità e calore. Solo così potrà calare la fame di energia, soprattutto nei Paesi emergenti di più recente industrializzazione, di cui la Cina è capofila. Così la Iea punta l’indice contro il carbone. Questa fonte continua a dominare la crescita della nuova potenza installata nel mondo, avendo sorpassato largamente le rinnovabili negli ultimi dieci anni.....
....Le industrie, continua il rapporto dell’Agenzia, potrebbero avanzare parecchio nell’efficienza, riducendo i consumi energetici fino al 30% semplicemente installando le migliori tecnologie disponibili.
 I rimedi, in sintesi, sono questi: eliminare i sussidi alle fonti fossili, includere i costi ambientali (soprattutto le emissioni di CO2) nei prezzi dei combustibili, puntare sull’efficienza che è il “carburante nascosto” secondo la Iea, sostenere con incentivi la mobilità sostenibile
Leggi anche
Come ha rilevato il Fondo monetario internazionale, gli aiuti statali per le fonti tradizionali sono controproducenti
I sussidi all’energia tradizionale sono dannosi e inefficienti. L’ultima crociata contro gli aiuti statali alle fonti fossili (prodotti petroliferi, gas e carbone) arriva direttamente dal Fondo monetario internazionale: se, da un lato, essi servono a mantenere bassi i prezzi a tutto vantagio dei consumatori, dall'altro rappresentano dei costi spesso insostenibili. Non è soltanto una competizione con le tecnologie verdi che, come sappiamo, dall’Agenzia internazionale dell’energia, ricevono molti meno contributi dei combustibili tradizionali. 
Secondo la Iea, azzerando i sussidi “sporchi” entro il 2020, la domanda mondiale di energia calerebbe di almeno il 4% a quella data. Anche l’Europa sta pensando di seguire questa direzione. L’ultimo programma d’azione ambientale (Eap, Environment action program) ha evidenziato che il Vecchio Continente potrebbe risparmiare 25 miliardi di euro l’anno, dopo aver rimosso i benefici fiscali sulle fonti più inquinanti. Continua su Energia 24

L’inquinamento causa l’aterosclerosi: il rischio di infarto e ictus cresce con l’esposizione alle polveri sottili Pm 2,5

 L’inquinamento causa l’aterosclerosi: il rischio di infarto e ictus cresce con l’esposizione ai Pm2,5Tratto da Ecoblog

L’inquinamento causa l’aterosclerosi: il rischio di infarto e ictus cresce con l’esposizione ai Pm2,5

Una ricerca condotta su un campione di cinquemila individui conferma la correlazione fra inquinamento atmosferico e problemi all’apparato cardiovascolare


L’esposizione prolungata alle polveri sottili accelera il processo di ispessimento e indurimento delle arterie, oltre al fumo, all’obesità, al colesterolo e alla pressione, sul banco degli imputati per lo sviluppo dell’aterosclerosi c’è l’inquinamento atmosferico. A confermarlo è uno studio pubblicato di recente su Plos Medicine che ha osservato come l’esposizione alle polveri sottili accentui l’aterosclerosi aumentando i rischi di infarto o ictus.

Sara Adar della University of Michigan School of Public Health e Joel Kaufman della University of Washington hanno analizzato l’effetto dell’inquinamento sulla carotide comune utilizzando questa arteria (che trasporta il sangue al collo alla testa e al cervello) come zona di report per valutare la situazione degli altri vasi del corpo. È stato analizzato l’ispessimento della carotide di cinquemila persone di età compresa fra i 45 e gli 84 anni, provenienti da sei diverse aree metropolitane degli Stati Uniti e senza problemi di tipo cardiovascolare.
 
I risultati degli esami agli ultrasuoni effettuati nell’arco di cinque anni sono stati inequivocabili: se in media lo spessore della carotide aumentava di 14 micrometri all’anno nelle persone maggiormente esposte ai Pm2,5 l’ispessimento era maggiore di 5 micrometri. Questi dati, correlati con altri risultati della stessa popolazione, hanno anche evidenziato come coloro che abitano nelle aree più inquinate della città abbiano il 2% di possibilità in più di contrarre un ictus nei confronti di chi risiede nelle zone con meno Pm2,5.
 

BUON PRIMO MAGGIO 2013 DA UNITI PER LA SALUTE ONLUS


1° MAGGIO  2013

Art. 32 della Costituzione Italiana
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo
e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Art. 35 della Costituzione Italiana
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.

BUON PRIMO MAGGIO DA 
UNITI PER LA SALUTE 

 

29 aprile 2013

Industrie, territorio energia e cemento. Serve la svolta verde e ....diritti di cittadinanza ambientale

Tratto dall' Unità

Industrie, territorio energia e cemento. Serve la svolta verde

 Perché i diritti di cittadinanza ambientale sono, appunto, diritti. Emergenti e non negoziabili.

su Scienza e società    Autore: Pietro Greco

Non è impresa facile quella cui è chiamato Andrea Orlando, nuovo ministro dell’ambiente.

Perché prima ancora che mobilitare risorse ed emanare decreti, dovrà creare una cultura ecologica che in Italia non ha mai brillato 

E lo dovrà fare in tempi di «decrescita infelice».

Impresa, dunque, difficile. Ma non impossibile, se saprà coniugare la teoria del governo dell’ambiente alla soluzione di alcuni problemi concreti. 

 Il progetto teorico si dovrà basare sia sul riconoscimento sistematico della priorità assoluta che hanno i vincoli ambientali– anzi, i vincoli dell’ambiente e della salute – sia sulla capacità di trasformare i vincoli ambientali in leva per lo sviluppo civile ed economico.
Perché la trasformazione dei vincoli ambientali in leve di sviluppo dovrà concretizzarsi nella soluzione di almeno quattro problemi molto concreti... 
1. Il primo è l’inquinamento industriale. I fatti recentissimi e ancora aperti di Taranto e Bagnoli ci ricordano che, nel nostro Paese, ci sono ancora molte industrie che inquinano e molti siti industriali dismessi che attendono di essere bonificati. Occorre abbattere drasticamente l’inquinamento industriale............La grande sfida oggi è «fare meglio, inquinando meno». Chi la vince, aumenta la sua competitività e non la diminuisce.
In secondo luogo occorre procedere – in assoluta trasparenza e con controlli da parte di autorità terze – alla rapida e sistematica bonifica dei siti industriali dismessi (e di ogni altro luogo) e fortemente inquinati.....

2. Il secondo problema da risolvere è contrastare il dissesto idrogeologico. Il territorio del nostro Paese è geologicamente debole. Soggetto per natura a frane e inondazioni. Di recente la frequenza degli eventi di dissesto idrogeologico sono aumentati a causa del combinato disposto dei cambiamenti climatici e della sempre più scarsa tutela del territorio. Occorre invertire radicalmente la rotta, perché ogni anno paghiamo un conto sempre più salato......

3. Modificare il paradigma energetico del Paese e raggiungere le avanguardie mondiali nella lotta ai cambiamenti climatici.

Significa favorire il passaggio rapido dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili e «carbon free». .......Occorre continuare a puntare sulle alternative, ma attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie prodotte in Italia.

4. Occorre infine una nuova politica edilizia. Basta, nel modo più assoluto, con la cementificazione del territorio. Contrasto senza quartiere all’abusivismo. Ma anche sviluppo di un’edilizia che riqualifichi le strutture esistenti......
 

Per fare tutto questo e altro ancora occorre un nuovo approccio culturale: favorire, non temere e/o contrastare e/o aggirare, la grande voglia di partecipazione dei cittadini alla gestione dell’ambiente. Perché i diritti di cittadinanza ambientale sono, appunto, diritti. Emergenti e non negoziabili. 

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Il Sindaco di Taranto per l' inchiesta Ilva pensa alle dimissioni

Tratto da Il Sole 24 ore

Sindaco Taranto nell'inchiesta Ilva pensa a dimissioni

Nelle prossime ore Taranto potrebbe ritrovarsi senza sindaco. Ezio Stefáno, rieletto un anno fa al ballottaggio e a guida di una maggioranza di centrosinistra, ha infatti annunciato la sua intenzione di dimettersi nel momento in cui gli verrá formalmente notificato l'avviso giudiziario che gli comunica l'iscrizione nel registro degli indagati per l'inchiesta sull'Ilva accusata di disastro ambientale. Il sindaco é entrato ufficialmente nell'inchiesta con la proroga (sei mesi) concessa ai pm dal gip Patrizia Todisco.
A Stefáno vengono contestate due ipotesi di reato: abuso in atti di ufficio e omissione in atti d'ufficio. Tutto partirebbe da un esposto in Procura di un consigliere comunale del Pdl. Stefáno, che ha difeso il suo operato sottolineando di aver lavorato nell'interesse della cittá e di aver presentato piú esposti alla Magistratura proprio sulla situazione ambientale dell'Ilva, ha anche detto che un avviso giudiziario gli toglierebbe la serenitá che serve nell'amministrare la cosa pubblica e una cittá complessa come Taranto. A ció si aggiunga che un anno fa, all'atto di formare la sua giunta, Stefáno disse che non avrebbe accettato indagati nel suo esecutivo..........
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Carbon bombs - Il carbone australiano: una bolla speculativa a rischio implosione

Tratto da  GreenBiz

Il carbone australiano: una bolla speculativa a rischio implosione


L'industria del carbone australiana continua ad attrarre investimenti, tanto che si parla di una nuova "bolla speculativa": e il raggiungimento di un accordo internazionale sul clima potrebbe determinarne l'implosione, innescando una nuova crisi finanziaria.
Nonostante il dibattito sui cambiamenti climatici abbia posto la necessità di ripensare e riorganizzare le politiche energetiche a livello globale, in alcune zone del mondo si continua ad investire in modo massiccio nelle fonti fossili e, in particolare, nel carbone
 È il caso dell'Australia, il maggiore Paese esportatore di carbone al mondo, le cui miniere sono seconde soltanto a quelle cinesi.
 egli ultimi anni, in Australia l'industria del carbone ha continuato a crescere, incurante della necessità di porre un freno alle estrazioni per arginare il problema dei cambiamenti climatici. Le compagnie autorizzate hanno già investito 6 miliardi di dollari australiani in nuovi progetti di scavo e di sfruttamento di giacimenti ancora non portati alla luce.

Tuttavia, per tenere sotto controllo le emissioni e impedire che la temperatura globale aumenti più di 2 gradi Celsius, fissati dalla comunità scientifica come "soglia di sicurezza" oltre la quale i danni potrebbero diventare irreparabili,è necessario che gran parte del carbone non ancora estratto resti sotto terra.
È evidente come i progetti di estrazione australiani – accompagnati da cospicui investimenti - vadano proprio nella direzione opposta: e se si concretizzassero, porterebbero ad un aumento della temperatura globale ben superiore ai fatidici 2 gradi.
Nel grafico che segue, realizzato da Greenpeace, sono evidenziate le cosiddette "carbon bombs", i progetti potenzialmente più pericolosi in termini di emissioni. Tra questi spicca proprio l'industria del carbone australiana:
Carbon-bombs-map-001
 
Se i Governi riusciranno a raggiungere un accordo internazionale per mettere un tetto alle emissioni, la bolla del carbone finirà per implodere. Un'implosione che, dati i cospicui investimenti che ancora vengono indirizzati nel settore, potrebbe causare una nuova crisi finanziaria mondiale, di proporzioni pari (se non superiori) a quella innescata dai mutui subprime.
La crisi sarebbe dovuta alla totale perdita di valore dei giacimenti di carbone: in caso di accordo sulle emissioni, infatti, il carbone non ancora estratto non potrebbe più essere toccato e non apporterebbe alcun guadagno a chi ha investito del denaro nel suo sfruttamento.

Un'analisi dettagliata della bolla australiana è contenuta nel report Australia's Carbon Bubble, realizzato da Carbon Tracker in collaborazione con The Climate Institute. Lo studio rientra in una ricerca più ampia, Unburnable carbon 2013, che riguarda gli investimenti in fonti fossili a livello globale, analizzando gli effetti che nuove politiche in materia di emissioni potranno avere su di essi.
Evidentemente, gli investitori non credono che un accordo sul clima si raggiungerà mai, oppure stanno giocando d'azzardo. 
In ogni caso, quest'anno l'Australia ha dovuto affrontare un'ondata di caldo-record, che è stata spiegata proprio come conseguenza diretta del riscaldamento globale. 
Che sia il caso di fermarsi un istante a riflettere?
                                                                                                                   Lisa Vagnozzi

L'economia che brucia ambiente e salute:ogni anno perdiamo cifre enormi

Ai nuovi  Ministro dell' Ambiente Andrea Orlando  e   Ministra della Salute  Beatrice  Lorenzin,nel secondo giorno dalla loro firma,dedichiamo questo nuovo importante  rapporto economico 
L' ECONOMIA CHE BRUCIA AMBIENTE E SALUTE
  Natural Capital at Risk - The Top 100 Externalities of Business : 
Nella combustione di carbone i costi sociali  ed i costi sanitari connessi all'inquinamento dell' aria superano il valore della produzione...
Immagine tratta da facebook del Dot.Ghirga  Medico Isde
 Tratto  da Greenreport
Nella combustione di carbone i costi sociali superano il valore della produzione

L'economia che brucia ambiente e salute: ogni anno perdiamo 4.700 miliardi di dollari

Le esternalità negative del "business as usual” sui servizi eco sistemici rendono sempre più urgente la transizione alla green economy

Il rapporto Natural Capital at Risk - The Top 100 Externalities of Business, presentato.... a New Delhi, analizza le 100 principali esternalità ambientali negative globali, sintetizzando un risultato impressionante. La stima è che tali esternalità «Stanno costando all'economia mondiale circa 4.700 miliardi
dollari all'anno in termini di costi economici che vanno delle emissioni di gas serra, alla perdita di risorse naturali, alla perdita di servizi basati sulla natura come lo stoccaggio del carbonio da parte delle foreste, i cambiamenti climatici e dei costi sanitari connessi all'inquinamento dell'aria».

Diversi limiti planetari sono ormai molto vicini al punto di non ritorno, tanto che  alcuni sostengono che abbiamo già superato i confini della sostenibilità per quanto riguarda la biodiversità globale, il ciclo dell'azoto ed il  clima.
 La vera causa di tutto questo è l'attuale modello economico globale e il relativo uso delle risorse.
Le imprese oggi rappresentano i due terzi della nostra economia e dell'uso delle risorse e sono responsabili della maggior parte dei fattori di stress globali dei limiti planetari: un utilizzo scriteriato
delle risorse che si trasforma in esternalità negative del "business as usual". Esternalità che sono diventate troppo grandi per poterle ignorare, visto che Principles for Responsible Investment del 2010 parla di 2.100 miliardi dollari per le 3.000 società quotate più grandi del mondo.
Pavan Sukhdev, presidente del Board di Teeb for Business Coalition afferma: «Abbiamo bisogno senza dubbio di cambiare il modo di fare
business, ma non si può gestire ciò che non misuriamo, e al momento solo una manciata di aziende misura le esternalità. La risoluzione di questo nodo è il cuore della green economy e della stessa sostenibilità».............

Lo studio classifica i principali 100 impatti in ogni settore, suddivisi per regione, per fornire una piattaforma per le aziende e gli investitori per valutare l'esposizione del capitale naturale privo di prezzo, sia direttamente che tramite le catene di approvvigionamento che delle holding.
I risultati che emergono sono:
..La maggior parte dei costi delle esternalità ambientali provengono dalle emissioni di gas serra (38%), seguite dall'utilizzo dell'acqua (25%), dall'utilizzo del territorio (24%), dall'inquinamento dell'aria (7%), dall'inquinamento di suolo ed acque (5%) e dai rifiuti (1%).


I settori di maggiore impatto per regione includono globalmente: la combustione del carbone in Asia orientale e in Nord America, rispettivamente al primo e terzo posto, stimate in 453 miliardi di dollari all'anno nell'Asia Orientale e 317 miliardi di dollari in Nord America.
 Gli impatti consistono nelle emissioni di gas serra, nonché nei costi sanitari e altri danni dovuti all'inquinamento atmosferico. In entrambi i casi, questi costi sociali superato il valore della produzione del settore......

Per Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma per l'ambiente dell'Onu (Unep), «Le aziende lungimiranti stanno già riconoscendo che la chiave per la competitività in un mondo con risorse sempre più limitate dipenderà in gran parte dall'aumento dell'efficienza delle risorse naturali e nel ridurre l'impronta inquinante. 
 I numeri in questo rapporto sottolineano l'urgenza, ma anche le opportunità per tutte le economie di una transizione ad una green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà».

Leggi l'articolo integrale 
_______________

Leggi su QualEnergia 

Idee e ricette sull'energia per il Governo Letta

La tematica energetica è una delle più delicate che il nuovo Governo dovrà affrontare. L'azione dovrà essere orientata a un vero rilancio dell’occupazione, dare respiro alle imprese, ridurre le bollette dei cittadini, limitare l’import: ristrutturazione del sistema elettrico in overcapacity, regole per fotovoltaico e rinnovabili elettriche, sviluppo delle termiche e dell'efficienza energetica, soprattutto in edilizia.  QUI L'editoriale di Gianni Silvestrini.

Ballarò - Beatrice Lorenzin sul caso Ilva 27/11/2012.



Guardatevi il video di Beatrice  Lorenzin ,il nuovo Ministro della Salute  del Nuovo Governo Letta,sul caso Ilva di Taranto  . 
  Ascoltate bene....

  QUI IL VIDEO di Ballarò - Beatrice Lorenzin sul caso Ilva 27/11/2012 

Riteniamo interessante  uno dei commenti sottostanti  al video:
 La Lorenzin "Parla di conflitto fra poteri, di poli industriali, di magistratura, di terza repubblica, di indotto... ma di chi muore per colpa di quella fabbrica non ha sprecato una sola parola....





28 aprile 2013

Riecco il benzene fantasma ....

Ricordate il nostro post del 25 aprile

NEW ENTRY 2013 : Centralina del Benzene a Quiliano....


Il "nostro  cittadino attento ",tenendo sotto la lente i valori degli inquinanti su Ambiente in Liguria ha notato che ,per la postazione di Quiliano è stata aggiunta la misurazione del benzene da circa un mese  dalla data del
 22 marzo 2013.

22/03/2013 00:0022/03/2013 01:00   1.0

Ecco il disappunto  del nostro  cittadino attento leggendo il valore orario  del giorno 24 aprile alle 7 del mattino

24/04/2013 05:0024/04/2013   06:00  5.3

24/04/2013 06:0024/04/2013   07:00   41.9

  41,9 ....A buon intenditor bastano poche parole ma a noi sembra fondamentale riportare quello che scrivevamo  già il 27 settembre 2011


RICORDAVAMO CHE
 

Sulla Direttiva 2000/69/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2000, concernente i valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell'aria ambiente leggiamo :
"Il benzene è una sostanza cancerogena genotossica per l'uomo ed è impossibile individuare un limite al di sotto del quale non vi siano rischi per la salute umana".


RIECCO IL DISAPPUNTO DEL NOSTRO CITTADINO ATTENTO.......
quando tornato a leggere oggi su Ambiente in Liguria  nota .....che quel valore di BENZENE  41,9 non esiste più e al suo posto trova  un buco nelle misurazioni  dal 24/04/2013 alle 03 al 27/04/2013  a mezzanotte .

E POI UN LUNGA FILA DI 0 0 0 0 0 0 0 0 0..


24/04/2013 00:0024/04/2013 01:00 0.7

24/04/2013 01:0024/04/2013 02:00 0.8

24/04/2013 02:0024/04/2013 03:00 0.6

26/04/2013 00:0026/04/2013 01:00 0.0

26/04/2013 01:0026/04/2013 02:00 0.0

27 aprile 2013

Emergenza ambientale in Italia: studi scientifici condannano le centrali- killer.Il DNA dei bambini può essere danneggiato ?


Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno                           Emergenza ambientale in Italia: studi scientifici condannano le centrali- killer
 
 Uno dei problemi più gravi del nostro Paese, al giorno d'oggi, è l'inquinamento ambientale, causa di innumerevoli decessi e anche di disoccupazione, inevitabile conseguenza dell’immediato blocco produttivo delle fabbriche inquinanti. 
Giornalisti ed esperti hanno approfondito tale problematica partendo dal divieto di produzione imposto all'acciaieria Ilva di Taranto, a seguito di indagini preliminari ordinate dal gip Patrizia Todisco lo scorso 26 Luglio 2012. Alcuni studi finanziati dal Ministero Della Salute sull'inquinamento ambientale hanno anche evidenziato ,dagli anni Sessanta ad oggi, un incremento notevole di diossine, benzene e polveri sottili nell'aria, responsabili di circa 1200 decessi l'anno. 
Alla luce di tali tragedie, è stato esaminato un altro  polo industriale con il più alto tasso d'inquinamento: Brindisi
 
Oggetto di scalpore, questa volta, però, è stata la morte improvvisa di tre contadini. A riguardo, un'indagine avviata dalla Procura della Repubblica, ha dichiarato colpevole la vecchia centrale termoelettrica Federico II di Brindisi, produttrice di pulviscolo nocivo che, propagatosi su circa quattrocento ettari di terreno, lo ha reso arido ed inutilizzabile. .... altre ricerche hanno dimostrato che, oltre a distruggere l'ambiente, tali polveri hanno provocato malattie tumorali, aborti e malformazioni tra gli abitanti.
  Una situazione molto simile, si è verificata presso la città di Sarroch, in provincia di Cagliari, dove il Comune ha chiesto ed ottenuto una riduzione superiore al 40 per cento delle emissioni di anidride solforosa, principale responsabile di malattie respiratorie e alterazioni nel Dna dei bambini.
  Il tutto è avvenuto grazie, però, a degli studi condotti già in precedenza dall'epidemiologo Annibale Biggeri che ha riscontrato nell'ambiente una buona quantità di idrocarburi e benzene, dannosi non solo per la natura, quanto per gli abitanti stessi. 
Da ciò si evince come il numero delle centrali “killer” sparse in tutto il Paese sia cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni minacciando seriamente l’incolumità di lavoratori e cittadini. 
 

Tratto da Salute Pubblica

Il DNA dei bambini può essere danneggiato dalla vicinanza di vasti di grandi impianti petrolchimici ed energetici?

 Un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’epidemiologo fiorentino Annibale Biggeri ha recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Mutagenesis uno studio che affronta questo tema.

La ricerca ha confrontato i danni al DNA di 75 bambini e bambine in età compresa tra 6 e 14 anni che vivono a Sarroch con quanto accade al DNA di un gruppo di coetanei che vivono a Burcei.
Sarroch è un paese della provincia di Cagliari di poco più di 5.000 abitanti. A Sarroch sono presenti un impianto petrolchimico tra i più vasti d’Europa e una centrale termoelettrica a ciclo combinato che è la più grande al mondo e la terza in Italia, dopo la centrale a carbone a sud di Brindisi e l’acciaieria di Taranto, per costi sanitari causati da emissioni in atmosfera di sostanze quali, per esempio, SO2 ed  NOx (Fonte: Agenzia Ambientale Europea, 2011).
Il complesso industriale di Sarroch produce un particolare mix di inquinanti che include: composti organici volatili (COV) come benzene ed etil-benzene; formaldeide; metalli pesanti quali il cromo esavalente, il piombo e il nichel; idrocarburi policiclici aromatici (IPA) come il benzo(a)pirene.
I bambini e le bambine di Sarroch vivono ad una distanza compresa tra i 160 metri e 1 km e mezzo dagli impianti industriali.
Burcei è un villaggio rurale in provincia di Cagliari di circa 3000 abitanti, con scarso traffico automobilistico e nessun insediamento industriale.
Gli studiosi hanno misurato le concentrazioni di benzene ed etil-benzene nei giardini delle scuole dei due comuni e prelevato in campione di epitelio nasale per valutare la prevalenza di specifici addotti del DNA che si generano a seguito di una interazione dell’organismo umano con composti chimici.
I risultati mostrano sia misure di benzene più alte nei giardini delle scuole di Sarroch sia una maggiore prevalenza di danni al DNA tra le bambine e i bambini che le frequentano.
I risultati sono in linea con i dati presenti in letteratura. In altri studi è stato osservato, infatti, che i bambini che vivono nelle vicinanze di impianti industriali mostrano più alti livelli di biomarcatori di stress ossidativo, processo che è alla base della generazione di addotti del DNA.
La formazione di addotti al DNA è un forte indicatore di esposizione ad agenti cancerogeni di tipo genotossico. Gli addotti, se non riparati in maniera efficiente, possono causare mutazioni in geni regolatori importanti (es. geni soppressori di tumore), con conseguenti effetti cancerogeni.
La risposta alla domanda posta nel titolo appare, dunque, affermativa. Secondo i ricercatori, infatti, questi risultati “sembrano suggerire che il complesso industriale possa essere il fattore che ha causato gli incrementi di danni al DNA osservati nei bambini”. 
In conclusione, gli scienziati auspicano interventi per il miglioramento della qualità dell’aria giacché alti livelli di addotti del DNA in età giovanile possono essere associati ad un peggiore stato di salute in età adulta.


Malondialdehyde-deoxyguanosine and bulky DNA adducts in schoolchildren resident in the proximity of the Sarroch industrial estate on Sardinia Island, Italy.
Peluso M, Munnia A, Ceppi M, Giese RW, Catelan D, Rusconi F, Godschalk RW, Biggeri A.
Mutagenesis. 2013 Feb