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30 marzo 2019

Clima, Onu: «Non c’è un piano B. I giovani ci mostrano la via e l’avvenire è adesso»

Tratto da Greenreport

Clima, Onu: «Non c’è un piano B. I giovani ci mostrano la via e l’avvenire è adesso»

Guterres: il nuovo rapporto Wmo «E’ un altro forte allarme sul riscaldamento globale» 
[29 Marzo 2019]
Il 25esimo rapporto “WMO Statement on the state of the global climate in 2018” è stato presentato all’High-Level Meeting – Climate and Sustanaible Devlopment for All  che si è tenuto a New York e il segretario generale dell’Onu António Guterres, ha detto che «i dati divulgati nel presente rapporto sono molto preoccupanti. Gli ultimi 4 anni sono i più caldi mai repertoriati e la temperatira media sulla superficie del globo nel 2018 è stata superiore di circa 1° C ai valori preindustriali. Questi dati confermano che è urgente agire per il clima, come ha sottolineato recentemente l’Intergovernmental panel on Climate change (Ipcc) nel suo Special report on the impacts of global warming of 1.5° C. L’Ipcc sostiene che la limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C richiederà transizioni rapide e di ampia portata nella pianificazione dell’utilizzo del suolo, nell’energia, industria, costruzioni, trasporto e pianificazione urbana; le emissioni globali nette delle emissioni di biossido di carbonio antropogenico (CO2) dovranno essere ridotte del 45% circa rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 e raggiungere il “net zero” delle emissioni nel 2050. Non è più tempo di tergiversare».
Guterres ha confermato che convocherà per  il 23 settembre un Climate Action Summit a livello di Capi di Stato e lo State of the Climate report farà parte del contributo della Wmo a questo summit e il segretario generale della World meteorological organization (Wmo), Petteri Taalas presiederà lo Science Advisory Group.
María Fernanda Espinosa Garcés ha evidenziato che «Come presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tengo particolarmente a sottolineare le ripercussioni del cambiamento climatico sulla nostra capacità di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, così come la necessità di tenere in considerazione nella loro totalità le conseguenze socio-economiche delle condizioni meteorologiche estreme che colpiscono sempre più duramente i Paesi di tutto il mondo. Questo rapporto molto attuale rappresenta un prezioso contributo agli sforzi che dispieghiamo per attirare l’attenzione della comunità internazionale su questa problematica».
La Espinosa Garcés ha convocato l’High-Level Meeting – Climate and Sustanaible Devlopment for All per ribadire che  è necessario ascoltare le centinaia di migliaia di giovani mobilitati nel mondo per reclamare delle risposte immediate al disastro climatico squadernato dal rapporto Wmo. La presidente dell’Assemblea generale dell’Onu ha detto che i giovani «Appartengono all’ultima generazione che può evitare di causare danni irreparabili al pianeta. I loro messaggi sono chiari e diretti: “non c’è un pianeta B”, “Il momento di salvare il pianeta è arrivato”. Non ascoltarli è un errore, proprio come credere che disponiamo di molto tempo».
La Espinosa ha sottolineato .Continua qui 

28 marzo 2019

Medici Sentinella per l’Ambiente: è appena uscita la rivista "Il Cesalpino "

Tratto da Isde


Medici Sentinella per l’Ambiente: è appena uscita la pubblicazione su materiali, metodi e strumenti


Disponibile da qualche giorno il nuovo numero della rivista ” Il Cesalpino” dove sono pubblicati vari articoli di autori ISDE Italia, nonchè il numero monografico “Materiali, metodi e strumenti per la rete italiana, dei medici sentinella per l’ambiente”

“Il Cesalpino” è la rivista medico-scientifica promossa dall’ Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Arezzo; pubblica lavori originali, di carattere medico scientifico con periodicità quadrimestrale. Questo numero è interamente dedicato al progetto dei medici sentinella per l’ambiente.


QUA è possibile scaricare gratuitamente la rivista.

ARPAT:Italia deferita alla Corte di giustizia europea per inquinamento atmosferico e depurazione

Tratto da Arpat
In particolare per i livelli di biossido di azoto e per le reti fognarie degli agglomerati >2000 abitanti
Italia deferita alla Corte di giustizia europea per inquinamento atmosferico e depurazione
La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE in due cause distinte riguardanti la legislazione ambientale.
La prima causa riguarda l'inquinamento atmosferico e la mancata protezione dei cittadini dagli effetti del biossido di azoto (NO2).
La Commissione invita l'Italia a rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell'aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone. I valori limite di NOstabiliti dalla legislazione dell'UE in materia di qualità dell'aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) avrebbero dovuto essere rispettati già nel 2010.
L'inquinamento atmosferico provoca direttamente malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni. In termini economici, le malattie imputabili all'inquinamento atmosferico costano miliardi di euro in giornate di lavoro perdute.
Il ricorso si inserisce nel seguito di azioni analoghe adottate nei confronti di Francia, Germania e Regno Unito nel maggio 2018 per mancato rispetto dei valori limite di NOe per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento.
Nel maggio 2018 l'Italia era stata deferita alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10).
La seconda causa contro l'Italia riguarda l'inquinamento dell'acqua. L'Italia non garantisce che tutti gli agglomerati con una popolazione di oltre 2 000 abitanti dispongano di reti fognarie per le acque reflue urbane e che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano trattate in modo adeguato prima dello scarico, come prescritto dalla direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio).
La Commissione ritiene che 620 agglomerati in 16 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) violino le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane.
L'Italia non rispetta le norme dell'UE in queste regioni da oltre 13 anni, con notevoli rischi per l'ambiente e la salute umana in un gran numero di agglomerati. Il carattere generale e persistente della violazione da parte dell'Italia degli obblighi di raccolta e trattamento previsti dalla direttiva sulle acque reflue urbane è confermato da altre due cause, riguardanti agglomerati più grandi, in una delle quali la Corte ha condannato l'Italia al pagamento di ammende.

27 marzo 2019

LUCA MERCALLI:I cambiamenti climatici mettono in pericolo la salute di tutti

Tratto da La Stampa 

I cambiamenti climatici mettono in pericolo la salute di tutti

Se c’è un motivo per preoccuparsi del climate change, questo è la nostra salute: le implicazioni patologiche del riscaldamento globale sono infatti numerosissime

LUCA MERCALLI
Se c’è un motivo per preoccuparsi dei cambiamenti climatici, questo è la nostra salute: le implicazioni patologiche del riscaldamento globale sono infatti numerosissime. 
A cominciare dal colpo di calore, che sorprende soprattutto anziani e malati durante le sempre più frequenti ondate di caldo-umido, come i 70.000 morti dell’estate 2003 in Europa sud-occidentale, Italia inclusa, o la diffusione di malattie tropicali trasmesse da insetti vettori come la zanzara tigre, ormai diffusa su tutta la costa settentrionale del Mediterraneo.
Estati più lunghe e inverni più brevi e miti favoriscono asma e allergie, a causa della maggior esposizione ai pollini. Il caldo in eccesso sembra anche incidere sull’equilibrio psicologico, aumentando ansia, aggressività e suicidi. 
Ci sono poi tutti i danni sanitari causati dagli eventi meteorologici estremi, come uragani, alluvioni, tempeste e incendi boschivi: traumi fisici immediati, ma anche epidemie per mancanza di acqua e fognature, alla devastazione della produttività agricola allo stress post-traumatico. Tutto questo verrà complicato dall’aumento del livello marino, che nei prossimi decenni metterà in moto enormi migrazioni di popoli, con ulteriori implicazioni sanitarie.
Da tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sviluppato un’unità di ricerca sui rapporti clima e salute, e con l’ultimo Special Report Health and Climate Change pubblicato in occasione della COP24 di Katowice sostiene che nei prossimi vent’anni il carico di vittime correlate con il clima sarà di circa 250.000 all’anno. 
Anche l’autorevole rivista medica Lancet ha istituito un’apposita commissione su clima e salute, che ha affermato che i cambiamenti climatici già in corso minacciano di cancellare i progressi sanitari degli ultimi 50 anni, e costituiscono un inaccettabile rischio per il futuro dell’umanità. È un messaggio che è stato recepito anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità, che lo scorso dicembre ha iniziato a elaborare la Carta di Roma, uno strumento d’indirizzo volto a suggerire azioni utili ai decisori politici e ai cittadini.

26 marzo 2019

Emissioni dalla produzione energetica, un aumento Costante.

Tratto da Qualenergia
Emissioni dalla produzione energetica, un aumento Costante



Lo scorso anno le emissioni di CO2 legate  alla produzione energetica sono aumentate dell’1,7%. 
La colpa è della generazione da carbone e da gas
Abbiamo superato 411 parti per milione di CO2
 in atmosfera (a febbraio 411,66 per la precisione), 
il valore massimo di CO2 negli ultimi 3 milioni di anni.
Di questo passo in un paio di decenni saremo al 
collasso: temperature in continuo rialzo, 
maggiore frequenza di eventi estremi, innalzamento
 del livello dei mari e gravissimi impatti sociali
 ed economici.
Ma tra un paio di decenni ci sarà ancora qualche 
negazionista che discetterà di assurdità pseudo-scientifiche
 e qualcuno che ci si confronta pure in Tv, magari
 in occasione dell’ultima manifestazione di piazza con tanti
 bei slogan, con sempre maggiore consapevolezza, ma
 con scarsissimi risultati.
Tra due decenni staremo ancora parlando di 
transizione energetica, quando invece dovremmo
 essere già ampiamente dentro la “svolta” energetica.
La IEA, che non è un’associazione ambientalista, certifica che lo scorso anno le emissioni di CO2 legate alla produzione energetica sono aumentate dell’1,7%. Toccata la punta massima di emissioni con 33,1 Gt di anidride carbonica (vedi grafico). Il 70% di questo aumento è negli Stati Uniti, in Cina e India. 
In particolare una delle cause di questo aumento è dovuta alla messa in servizio di nuove centrali a carbone in Asia. Un dato ancora più negativo è che l’età media di questi impianti asiatici è oggi di appena 12 anni. Facendosi due conti, visto che potranno funzionare per almeno altri 30 o 40 anni, produrranno energia e sputeranno fuori CO2 fino al 2050-2060.
La domanda mondiale di energia, ci dice l’International Energy Agency, è cresciuta nel 2018 del 2,3%, l’incremento annuale maggiore in questo decennio.
E il carbone rappresenta un terzo di questo aumento (su base annuale aumenta è dello 0,7%). Insieme al gas ,che ha avuto un 2018 di boom (+4,6% sul 2017, con un +18% in Cina), il carbone rappresenta il 70% di questa crescita.
Solare ed eolico crescono (la generazione da solare del 31%), ma non a sufficienza, nonostante il loro costo sul ciclo di vita sia ormai più basso del carbone, anche senza contabilizzare i costi esterni provocati da questo.
Il consumo di gas negli Usa, grazie alla tecnologia del fracking, è cresciuto del 10%, una percentuale che rappresenta tutto il consumo di gas della Gran Bretagna in un anno.
La IEA continua ad avvertire della gravità della situazione climatica, ma ha sempre un approccio ambiguo. Ad esempio indica come una soluzione la cattura e lo stoccaggio della CO2. Una tecnologia immatura e costosa, in pratica un modo per continuare tenere alta la produzione da fonti fossili.
La domanda elettrica globale è aumentata del 4% nel 2018: oltre 23.000 TWh. Questa cifra significa che ormai l’elettrico va verso una quota del 20% sui consumi finali di energia. Lo scorso anno l’aumento dell’elettrico è stato responsabile per la metà della crescita della domanda di energia primaria...............
Non ci sono soluzioni facili per rallentare nel secolo un aumento devastante delle temperature con tutte le altre conseguenze sul clima e sull’uomo. Per questo quasi tutte le risorse economiche e cognitive dell’umanità dovrebbero ormai essere investite nell’obiettivo di rimodellare il nostro insostenibile e ingiusto modello economico ed energetico e iniziare a farla finita, da una parte, con le politiche dei piccoli passi e, dall’altra, con approcci green spesso marginali e banalmente ottimistici.
Il forte dubbio è che non siamo pronti per una cura di questa portata.
Grafici e dati del rapporto IEA (scaricabile qui): Trend globali

L’aria inquinata uccide ogni anno 80 mila persone solo in Italia

Tratto da Linkinchiesta

L’aria inquinata uccide ogni anno 80mila persone solo in Italia ....

Secondo l’Oms, aumentano i decessi attribuibili all’inquinamento atmosferico. Sia in locali chiusi (4,3 milioni), sia all’aperto (3,7 milioni). È lo 0,1% della popolazione mondiale. L’Italia è al nono posto nel mondo per i decessi causati da gas e polveri sottili

Morire per l’aria che si respira. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno circa 8 milioni di decessi siano attribuibili all’inquinamento atmosferico, sia in locali chiusi (4,3 milioni), sia all’aperto (3,7 milioni). Si tratta dello 0,1% della popolazione mondiale che sconta, soprattutto nei Paesi a basso medio reddito, l’utilizzo di combustibili come legna, carbone e residui organici in apparecchi privi di sistema di abbattimento delle emissioni. Il cosiddetto inquinamento outdoor, cioè all’aria aperta, è un fenomeno che tocca invece anche i Paesi dell’Europa occidentale, Australia e Stati Uniti, «nonostante – scrive l’Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) – i progressi ottenuti in queste aree del pianeta nella riduzione delle emissioni di origine industriale e da traffico veicolare».

Una situazione che tocca da vicino l’Europa, tanto che la stessa Agenzia europea per l’ambiente ha stimato che in Italia le morti premature da esposizione a lungo termine a polveri sottili (Pm10 e Pm2.5), biossido di azoto (No2) e ozono (O3) superino quota 80.000. Se gli edifici risultano essere i maggiori produttori dei primi, i secondi arrivano soprattutto da traffico veicolare, impianti di riscaldamento civili e industriali, centrali per la produzione di energia e un ampio spettro di processi industriali.

Recentemente a rilanciare l’allarme sullo stato dell’aria nel nostro Paese è stato l’International Council on Clean Transportation (Icct), la stessa organizzazione no profit che portò alla luce lo scandalo “Dieselgate”. Per l’Icct, che ha analizzato 184 Paesi nel mondo, l’Italia si trova al nono posto per i decessi causati da gas e polveri sottili: le uniche due città in classifica sono Torino e Milano. Qui, hanno spiegato durante la presentazione del rapporto i ricercatori, l’inquinamento atmosferico è inferiore rispetto a centri urbani come Pechino o Delhi, ma a Milano e Torino è stato significativo l’impatto degli scarichi dei veicoli. Per l’Icct, nel 2015 poco meno del 40% a Milano e del 37,5% a Torino delle morti premature per inquinamento è attribuibile allo smog provocato dai trasporti. A conti fatti sono 25 persone ogni 100mila abitanti per il capoluogo lombardo e 23 per quello piemontese.

Dati sufficienti per spiegare le due procedure di infrazione che l’Italia ha rimediato in sede europea sia per gli sforamenti del Pm10, sia per il biossido di azoto. Non fosse abbastanza, il tema dell’impatto ambientale negli ultimi anni sta crescendo l’attenzione verso gli impatti economici di una qualità ambientale scadente. Da una parte il costo di mercato dell’inquinamento include una riduzione della capacità lavorativa, mentre dall’altra oltre alla perdita e la degradazione di risorse naturali e terreni impatta sulla spesa sanitaria dei Paesi che devono far fronte a sintomi che spesso sfociano in malattie croniche che richiedono ospedalizzazioni frequenti. Nel settembre 2018, una relazione della Corte dei conti europea ha sottolineato che «le diseconomie relative alla salute causate dall’inquinamento atmosferico raggiungono in totale una cifra compresa tra i 330 e i 940 miliardi di euro all’anno». Motivo per prestare attenzione sia alle emissioni provenienti dal traffico veicolare, ma anche a quelle industriali e derivanti dall’agricoltura, realtà che nella pianura padana prosperano e producono.

La stessa Corte, che svolge una funzione di controllo sulle azioni degli organismi parlamentari europei, ha rilevato come «molte politiche dell’Ue hanno un impatto sulla qualità dell’aria ma, considerati i significativi costi economici e umani, la Corte ritiene che alcune di esse non tengano ancora sufficientemente conto di quanto sia importante migliorare la qualità dell’aria. Clima ed energia, trasporti, industria e agricoltura costituiscono le politiche dell’Ue con un impatto diretto sulla qualità dell’aria e le scelte effettuate per darvi attuazione possono essere pregiudizievoli per un’aria pulita. La Corte – concludono gli autori della relazione speciale – ha constatato che i finanziamenti dell’Ue per la qualità dell’aria possono fornire un sostegno utile, ma che i progetti finanziati non sempre erano sufficientemente ben mirati». Utile dire come l’Italia di questi fondi, stanziati per clima e ambiente, sia con i suoi 19 miliardi di euro a disposizione il principale beneficiario europeo su una dotazione totale di 162 miliardi.
Continua su Linkinchiesta

Inquinamento dell’aria, pesticidi e cambiamenti climatici: quale futuro per il nostro pianeta?

Tratto da POPOLIS

Inquinamento, cambiamenti climatici e salute

Se ne parla giovedì 28 marzo a Vescovato, Cremona 
 Non c’è bisogno di arrivare alle calotte polari per avere il polso della situazione del cambiamento del clima, è orami sotto gli occhi di tutti che l’inquinamento, le emissioni di gas serra stanno aumentando più rapidamente del previsto e gli effetti si stanno palesando prima di quanto si potesse supporre solo pochi anni fa.
Inquinamento dell’aria, pesticidi e cambiamenti climatici: quale futuro per il nostro pianeta? È il tema dell’evento in programma giovedì 28 marzo alle ore 20,45 presso la biblioteca comunale in piazza Roma a Vescovato.
A trattare il delicato e attualissimo argomento che pesa sulla salute di tuti il prof. Gianni Tamino, docente di Biologia generale all’Università degli Studi di Padova, dove attualmente svolge attività di ricerca nel campo dei rischi legati alle applicazioni biomolecolari. È stato membro della Camera dei Deputati e del Parlamento europeo, dove ha seguito in particolare la normativa comunitaria in tema di biotecnologie.
È attualmente membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e della Commissione Interministeriale per le Biotecnologie. Sulle biotecnologie ha pubblicato numerosi lavori scientifici e divulgativi. Spesso è ospite di programmi radio-televisivi come opinionista ed esperto di problemi di biosicurezza.
Inquinamento dell’aria, pesticidi e di conseguenza i cambiamenti climatici sono fenomeni che  avranno sempre più un impatto su milioni di persone, con effetti ancora maggiori su chi vive nelle zone più vulnerabili e povere del mondo, danneggeranno la produzione alimentare e minacciano specie di importanza vitale, gli habitat e gli ecosistemi.
Anche le nostre azioni quotidiane influiscono sui cambiamenti in atto, per questo è utile ascoltare il parere di esperti, perché gli effetti dell’inquinamento hanno un impatto negativo sulla salute umana e questo, oltre all’effetto sull’ambiente naturale, è uno degli aspetti più interessanti e preoccupanti.

25 marzo 2019

Una scintilla è accesa e sta infiammando le coscienze Dopo il 15 marzo... per salvare il clima!

Tratto da Peacelink
Una scintilla è accesa e sta infiammando le coscienze

Dopo il 15 marzo... per salvare il clima!

Alcune azioni immediate da compiere, in Italia e non solo per abbattere le emissioni. E una proposta ai giovani e alle scuole
19 marzo 2019
Linda Maggiori (scrittrice, blogger, attivista per la pace e l'ambiente)

Greta Thunberg è una di quelle piccole meraviglie che ogni tanto capitano nel mondo, nella sua schietta, timida, incrollabile determinazione di sedicenne affetta dalla sindrome di Asperger, ha trascinato milioni di ragazzi a rivendicare il diritto all’ambiente. Ora gli adulti devono ascoltare loro e gli scienziati: dobbiamo arrivare a emissioni nette zero massimo entro il 2050 a livello mondiale, e abbiamo la tecnologia per farlo. Le scuse non esistono più.
1. Per prima cosa dobbiamo abbandonare ogni incentivo ai combustibili fossili, che in Italia ancora ricevono 16 miliardi di euro l’anno: ... questi incentivi sono stati riconfermati per il 2019. Bloccare ogni estrazione e trivellazione, che ancora avviene nei nostri mari.
2. Introdurre in ogni Paese la Carbon Tax, cioè la tassa sulle emissioni di Co2 penalizzando così le industrie più 
15 marzo faenza
inquinanti. In Italia è stata introdotta alla fine degli anni ’90 con l’articolo 8 della legge n.448 del 23 dicembre 1998, ma mai realmente attuata.
3. Nel giro di pochi anni elettrificare tutte le case e installare pannelli solari su tutti i tetti, meglio se insieme al verde, soprattutto sui condomini, dove vivono la maggior parte delle persone, togliendo l’assurdo vincolo che nei centri storici non si possono installare i pannelli. A ogni modo le nuove tecnologie del solare coniugano tutela del patrimonio ed energia pulita.
4. Limitare le emissioni dovute ai trasporti (sono il 27% di tutte le emissioni climalteranti e l’unico settore in continua e inarrestabile crescita), riducendo drasticamente il parco auto ed elettrificando le auto “rimaste”: occorre disincentivare il possesso di un’auto privata, incoraggando il carsharing, impedire l’accesso alle auto in città, in particolare davanti ai luoghi sensibili e simbolici come le scuole. E’ una questione di civiltà, un messaggio chiaro ai bambini e ai giovani in rivolta: le aree dove studiano e si riuniscono vanno rispettate. Limitare la velocità su tutte le strade, non solo per impedire incidenti mortali, ma anche perché più si accelera più si inquina: varie associazioni propongono quindi l’Isa (Intelligent system adaptor) che limita automaticamente la velocità dell’auto ai limiti previsti.
5. Bloccare la cementificazione di suolo fertile. A cosa servono nuove case se la popolazione (almeno quella italiana) non sta aumentando e ci sono tantissime case sfitte in centro? Il cemento aumenta il fenomeno di isola di calore, aumenta le emissioni e distrugge la terra per sempre.E' l'unica terra che abbiamo
...... Siamo progrediti o regrediti? Altro settore che incide nel riscaldamento globale è l’alimentazione.
6. Gli allevamenti intensivi vanno aboliti, senza se e senza ma. Se eliminassimo o almeno riducessimo tutti il consumo di latticini e carne bovina, orientandoci verso carne bianca non di allevamento, di produzione biologica e locale, anche la nostra salute migliorerebbe, senza parlare dei risvolti etici e ambientali.
Infine, una proposta che vorrei lanciare ai ragazzi: chiedete alle vostre scuole di togliere i distributori di merendine e bottigliette. E’ un gesto piccolo ma simbolico, pretendete, rivendicate che la vostra scuola, luogo educativo al massimo grado, sia plastic free!

I danni dell’inquinamento raggiungono i bambini durante la gravidanza.

Tratto da Ohga!!

L’inquinamento e i cambiamenti climatici che comporta possono fare molto male ai bambini, ancora prima che vengano al mondo. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato dalla American Heart Association sulla sua rivista scientifica Journal of American Heart Association.
In questa ricerca emerge come i cambiamenti climatici possano provocare ondate di calore che colpiscono la madre, e quindi il feto, rendendo quest’ultimo più predisposto a nascere con cardiopatie congenite e malformazioni del cuore. Preoccupati per i loro figli, i ricercatori americani hanno effettuato una proiezione delle future nascite negli Stati Uniti dal 2025 al 2035, calcolando le giornate in cui il calore risulterà eccessivo. I risultati sono decisamente allarmanti: l’aumento delle temperature potrebbe far nascere fino a 7.000 bambinicon cardiopatie pediatriche congenite nell’arco di 10 anni in otto stati rappresentativi, quali Arkansas, Texas, California, Iowa, North Caroline, Georgia, New York e Utah.
Anche in precedenza erano stati condotti studi che rilevavano il fatto che l’eccessiva esposizione al caldo della madre provocava problemi ai figli. Ma in che modo? Perché temperature troppo alte possono arrivare anche a uccidere le cellule fetali e alterare proteine termosensibili importanti per lo sviluppo del bambino quando ancora si trova nel grembo della madre.
Si tratta dell’ennesima conseguenza estremamente preoccupante dell’inquinamento e del riscaldamento globale sulla tua salute (e su quella dei tuoi figli) e dovrebbe rappresentare un motivo più che sufficiente per agire tempestivamente sul climate change e sulle emissioni nocive derivate da smog e dall’utilizzo di combustibili fossili per produrre energia.
Il consiglio dell’autore del nuovo studio, il professor Shao Lin, è di evitare situazioni di caldo estremo nel periodo che va dalle 3 alle 8 settimane dal concepimento, che rappresenta un momento critico per quanto riguarda lo sviluppo del bambino.

24 marzo 2019

Bimbi sotto la lente per i danni da inquinamento

Tratto da Brescia Oggi 

Danni dell’inquinamento, bimbi sotto la lente


Bambini più irrequieti e con difficoltà di apprendimento. Sono gli effetti ancora poco esplorati dell’inquinamento. Per stabilire un nesso scientifico tra i fumi di acciaieria e i disturbi cognitivi dell’infanzia sta per partire il secondo step della ricerca promossa dall’Università di Brescia sull’«impatto sullo sviluppo neurologico dell’esposizione ambientale ai metalli nelle aree di Brescia e Taranto». L’indagine si «concentrerà» sulla popolazione infantile di Bagnolo. E procederà in modo parallelo con quella sulla città pugliese. Questo perchè Brescia e Taranto rappresentano aree rilevanti a livello europeo per la presenza di attività industriali. Arsenico, cadmio, manganese, mercurio e piombo possono essere dannosi per la salute delle popolazioni esposte, oltre che per l'ambiente. 
GLI STUDI CONDOTTI negli ultimi anni hanno dimostrato la possibilità che si presentino effetti sulla salute non solo nei soggetti esposti per motivi lavorativi, ma anche nella popolazione, in seguito all'esposizione prolungata di tali sostanze a basse dosi. E che sarebbero esposti al rischio anche i bimbi in gestazione e i neonati.
 «Le sostanze chimiche contenute nei fumi e negli scarichi delle industrie possono entrare nel nostro organismo attraverso l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e i cibi che mangiamo già da quando siamo nella pancia della mamma - 
conferma il coordinatore della ricerca, professor Roberto Lucchini, docente di Medicina del Lavoro all’Università di Brescia, ma dal 2012 operativo anche a New York, alla Mount Sinai School of Medicine -. Alcune di queste sostanze, come ad esempio i metalli chiamati “neurotossici“, possono causare danni soprattutto alle parti del corpo che si stanno sviluppando, e il cervello è uno degli organi più delicati e sensibili al loro effetto negativo. Non è ancora chiaro come questi metalli neurotossici modificano il funzionamento del cervello, ma sappiamo che, quando entrano nel nostro organismo in dosi eccessive, possono raggiungere e danneggiare le cellule nervose». Parte quindi da Bagnolo la «fase 2» della ricerca. Giovedì sera a Palazzo Bertazzoli, alle ore 20.30, durante l’incontro rivolto alle famiglie e agli insegnanti dei bambini della scuola elementare, si cercherà di «reclutare» nuovi volontari disposti a partecipare allo studio. In particolare, bambini dai 6 agli 11 anni, «perchè si trovano nell’età dello sviluppo e sono più sensibili agli effetti neurotossici dell’esposizione ai metalli, anche a basse dosi», spiega Lucchini. Perchè proprio a Bagnolo? «Perchè fino al 2014 le emissioni industriali di metalli erano ancora attive, dunque questa zona è risultata interessante per uno studio approfondito sull’esposizione e sui possibili effetti precoci sulla salute - aggiunge il coordinatore della ricerca -.
 Grazie alle precedenti ricerche, sono state raccolte molte informazioni utili». La partecipazione alla campagna di studio ha una duplice valenza: contribuire a tutelare la salute e l’ambiente in cui viviamo, ma anche la possibilità di avere uno screening gratuito dello stato di salute dei propri figli. La ricerca punta a calcolare gli effetti che l’inquinamento ha sul cervello, sul pensiero e sui comportamenti dei ragazzi. Sotto la lente i 5 metalli neurotossici, «che possono provocare difficoltà quando il bambino deve stare attento o concentrato, possono rallentare i suoi movimenti o le sue capacità quando deve risolvere dei problemi complicati, possono danneggiare la sua capacità di distinguere gli odori - spiega Lucchini -. La maggior parte delle volte gli effetti non rendono i bambini “ammalati“; qualche volta invece i danni possono essere evidenti: conoscerli e meglio e sapere qual è la loro causa può aiutare a trovare le cure più adatte».
 I BAMBINI VERRANNO sottoposti in aula a test che assomigliano a giochi per analizzare la capacità a riconoscere gli odori e la velocità di movimento delle dita. Per cercare i metalli neurotossici nell’organismo saranno necessari un prelievo di sangue, la raccolta dell’urina, un piccolo frammento di unghia, una piccolissima ciocca di capelli e un po’ di saliva. In questa fase il bambino sarà sempre accompagnato da un genitore. Alla mamma verrà poi chiesto di compilare un questionario riguardante lo stile di vita del bambino e il comportamento nel suo ambiente quotidiano, mentre all’insegnante «prevalente», quello cioè con il maggior numero di ore di lezione in aula, verranno chieste informazioni sul comportamento nel contesto scolastico. Verranno quindi misurate le polveri depositate e sospese nell’aria, nel suolo e nell’acqua, prelevate a casa e a scuola. Infine, verrà posizionato un piccolo strumento che «respirerà» per 24 ore le polveri aerodisperse sulla bretella dello zainetto del bambino. •
Leggi tutto qui 

Hans Bruyninckx ha definito l’inquinamento atmosferico “un assassino invisibile”..

Tratto da Sardegnasoprattutto
Quei paesi che stanno perdendo la lotta all’inquinamento 
..... Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna e Paesi Bassi non hanno lavorato a sufficienza  per migliorare la qualità dell’aria, spiega un rapporto pubblicato lo scorso 30 gennaio.
Si tratta di un lavoro congiunto realizzato dalla Corte dei conti europea, 14 uffici di revisione nazionali e l’ufficio israeliano per la revisione.......
I governi dei paesi analizzati non hanno dato sufficiente importanza al problema dell’inquinamento dell’aria e alle relative conseguenze per la salute dell’uomo, spiega il rapporto......
La Corte dei conti europea, in precedenza, aveva definito l’inquinamento dell’aria come “il più grande rischio ambientale per la salute dei cittadini comunitari”, mentre l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) lo scorso anno aveva spiegato che nel 2015 circa 391mila persone nell’Unione Europea sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento dell’aria, tanto che il direttore dell’Agenzia Hans Bruyninckx ha definito l’inquinamento atmosferico “un assassino invisibile”..
Nonostante i progressi registrati i paesi Ue hanno un ritardo di anni rispetto all’obiettivo di depurare l’aria. La Commissione europea ha il compito di accertarsi che i singoli governi attuino quanto promesso a livello comunitario nella Direttiva sulla qualità aria ambiente adottata nel maggio del 2008.
L’unico strumento legale nelle mani della Commissione è la cosiddetta “procedura d’infrazione”, ovvero una serie di avvertimenti che iniziano con l’invio di lettere e culminano con il deferimento del paese all’Alta Corte di Giustizia Ue in Lussemburgo. Seguendo questa procedura lo scorso maggio la Commissione ha inviato 6 stati europei di fronte alla Corte europea di giustizia.
In ogni caso, dei 7 paesi Ue analizzati, per i quali il rapporto ha stabilito che i singoli governi nazionali non hanno messo in pratica politiche sufficienti, soltanto Ungheria e Romania sono state incluse tra i 6 paesi portati di fronte alla Corte; gli altri 4 paesi interpellati erano Germania, Francia, Regno Unito e Italia. Anche Slovacchia, Repubblica Ceca e Spagna, rimproverate nel rapporto sull’analisi, sono state risparmiate dal deferimento nel maggio 2018.
Per quale motivo? Il commissario europeo all’ambiente, Karmenu Vella, ha fatto sapere che questi  3 paesi avevano annunciato misure per il miglioramento della qualità dell’aria “entro un periodo ragionevolmente breve”.....

Traduzione di Andrea Torsello

22 marzo 2019

Il Cambiamento: La riverniciatina verde di politici e imprese per comprarsi i giovani che protestano per il clima

La riverniciatina verde di politici e imprese per comprarsi i giovani che protestano per il clima
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Dopo le manifestazioni di milioni di studenti nel mondo e centinaia di migliaia in Italia come non se ne vedeva da tempo, è partita la corsa per dimostrare che si è tutti ambientalisti, tutti fanno la loro parte e non è colpa di nessuno se il mondo è sull’orlo del collasso. Il tentativo di comprarsi il favore dei giovani è assai ipocrita e ridicolo, ordito da chi l’ambiente non sa nemmeno cosa sia, se non una cloaca su cui scaricare le immondizie della crescita economica.

Vari politici si complimentano con gli studenti, supportano la loro causa; ma cosa hanno fatto fino ad ora? Assolutamente nulla.....

Questa gente che vive fuori dal mondo, forse non ha capito o più probabilmente non vuole capire, che ormai non reggono più le frottole, i palliativi, i maquillage, le belle parole o le misure minime, qui bisogna ricostruire tutto dalle fondamenta. Non si vuole fare? Non piace? Si pensa che sia impossibile? Non conviene politicamente? Tocca interessi intoccabili? Non c’è problema, ci sta pensando la natura a farcelo capire e intanto il fiume Po a marzo, non ad agosto, è già in secca. Vediamo chi è più forte, se i politici mentalmente lillipuziani o la natura. ...

A proposito di ipocrisia, la stessa extraterrestre svedese Greta Thunberg a una domanda sui quei politici che a parole appoggiano la sua causa, ha risposto che pensa che lo facciano per normalizzare la situazione. Molto sveglia la ragazza, forse non sarà facile comprarla così come viene fatto con tutto e tutti.

Quindi, visto il successo delle manifestazioni a difesa dell’ambiente da parte degli studenti/consumatori, da adesso in poi si accelererà la corsa, anche fra le imprese, per dimostrare (falsa) attenzione all’ambiente. E più i colpevoli e responsabili della catastrofe sono evidenti e più tenteranno di far vedere che loro sono buoni e bravi.

Imprese e multinazionali di ogni genere, che hanno inquinato e inquinano a più non posso, si daranno l’ennesima riverniciatina di verde......

Vedremo pubblicità raccontare balle sempre più fantastiche pur di non lasciarsi sfuggire un target così appetitoso come quello dei manifestanti ambientalisti che sembra in grado di influenzare l’opinione pubblica. Una ulteriore schizofrenia di questa situazione si mostra laddove in qualsiasi intervista, reportage, foto degli studenti in piazza, seguono prima, durante e dopo, pubblicità di ogni tipo. Abiti, automobili, cosmetici, profumi, viaggi in aereo, cibo spazzatura, cellulari ecc, cioè proprio quei prodotti e quel consumismo che sta mettendo in ginocchio il pianeta. Però c’è da dire che ogni giornale o media che si rispetti fa il decalogo di quello che si deve fare per salvare il pianeta. Ovviamente questo decalogo è rivolto sempre ai consumatori, ai cittadini, perché gli sponsor del media di turno non possono essere disturbati con decaloghi per loro. In questi consigli vengono indicate le misure minime da fare che si ripetono da anni più o meno sempre uguali a se stesse: non scordarsi di spegnere la luce, mettere una valvola termostatica ai termosifoni, mangiare un pochino meno carne e così via. Peccato però che non ci sia mai un decalogo base per i media stessi dove si dica innanzitutto di rifiutare pubblicità contro persone e ambiente, dandosi un codice etico per il quale almeno vagliare le pubblicità invece di accettare di tutto, basta che paghino.....

I media mainstream (e non solo) non si fanno né scrupoli, né problemi, incassano e avanti a pubblicizzare e lucrare sulla rovina del mondo.

Media, politici e potentati vari le tenteranno tutte, come hanno sempre fatto, per smorzare qualsiasi cambiamento reale che possa mettere in pericolo le loro poltrone e i loro affari. Loderanno l’impegno dei giovani e forse offriranno loro posti nei partiti dove qualsiasi velleità di cambiamento viene tacitata a suon di quattrini, prestigio e potere. Le imprese offriranno posti di lavoro ai giovani più creativi e, così come è successo dopo il ’68 e le varie stagioni di contestazioni, faranno in modo che tali giovani, con la loro creatività, aiutino a vendere ancora di più ,aggiungendo quel pizzico di ambiente e impegno sociale che non fa mai male e aumenta i fatturati.

Ma se c’è un insegnamento che si può trarre da questi atteggiamenti, di gente senza scrupoli e senza valori, è che non si può più barare perché ci rimettiamo tutti e pesantemente. Politici, media, imprese non cambieranno di loro iniziativa, a meno che non siano spinti a farlo e c’è un solo modo: ridurre drasticamente il loro potere e costruire realtà che vadano in tutt’altra direzione rispetto a quella suicida in cui ci stanno conducendo. Realtà dove non ci sia spazio per la distruzione dell’ambiente, il consumismo sfrenato, la rapina delle risorse, lo sfruttamento bestiale delle persone, l’ipocrisia, l’arrivismo, la competizione, lo spreco, la disumanità, il razzismo, le criminali diseguaglianze dove pochi miliardari detengono più soldi di gran parte dell’umanità. Piaccia o no, si deve cambiare, attrezziamoci per farlo assieme ai ragazzi e ragazze che hanno dato un segnale chiaro ed inequivocabile: siamo stufi delle vostre chiacchiere e delle vostre prese per i fondelli, bisogna agire!

Inquinamento atmosferico: l’aria che respiriamo ci ucciderà

Tratto da Torinomedica

Inquinamento atmosferico: l’aria che respiriamo ci ucciderà


Con il passare del tempo si moltiplicano nel mondo enormi catastrofi ambientali che, fino a poco tempo fa, non richiamavano attenzione da parte dell’opinione pubblica. Tra surriscaldamento globale e sovrappopolazione, i nostri motori continuano ancora a pompare emissioni inquinanti e la metà del mondo non ha ancora a disposizione combustibili o tecnologie pulite.
L’aria che respiriamo ogni giorno è pericolosamente inquinata e uccide sette milioni di persone ogni anno. Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono gravi: un terzo delle morti per ictus, cancro ai polmoni e malattie cardiache è dovuto a cause ambientali. Questo ha un effetto equivalente a quello del tabacco da fumo e molto più alto, ad esempio, degli effetti del mangiare troppo sale. Le sostanze dannose presenti nell’aria possono oltrepassare le difese immunitarie dell’organismo e penetrare nelle aree più profonde del sistema respiratorio e circolatorio, arrecando danno a polmoni, cuore e cervello. Le persone con malattie croniche (in particolare malattie cardiorespiratorie), con scarso sostegno sociale e accesso limitato ai servizi medici corrono un grave rischio per la loro salute.
L’inquinamento atmosferico è strettamente connesso al cambiamento del clima e su questi due fattori converge una causa comune, ovvero l’utilizzo di combustibili di origine fossile. Quindi, sforzandoci di migliorare uno dei due fattori, si potrebbe migliorare anche l’altro.
Il fatto di non riuscire a vedere lo smog con i nostri occhi non significa di certo che l’aria sia pulita. In tutto il mondo, sia le città che i villaggi registrano nell’aria inquinanti tossici che superano i valori medi annui raccomandati dalle linee guida della qualità dell’aria dell’OMS. Per aiutare le persone a capire meglio quanto sia inquinata l’aria dove vivono, la campagna Breathe Life della WHO, delle Nazioni Unite e della Climate and Clean Air Coalition ha sviluppato un contatore dell’inquinamento online.
Per smuovere gli animi della comunità globale su questo grave problema, la compagnia Select Car Leasing ha realizzato immagini a dir poco sconcertanti, che mostrano l’aspetto dell’aria se le sostanze inquinanti al suo interno si potessero realmente vedere. Per la realizzazione delle immagini sono stati utilizzati i dati sullo smog risalenti allo scorso anno, tenendo conto anche dell’Indice della Qualità dell’Aria. Ovviamente, città che presentano un minor livello di inquinamento presenteranno un leggero strato di grigio, mentre in primis quelle più grandi e più industrializzate saranno avvolte da una vera e propria nebbia di smog.
Paesi come la Cina – il più grande in via di sviluppo in tutto il mondo e con un’eccezionale crescita economica – analogamente ad altri Paesi con crescente industrializzazione, presenta serissimi problemi ambientali che si aggiungono all’inquinamento atmosferico, come la contaminazione delle acque e il degrado del suolo......
Implementare norme, nazionali e internazionali, che abbraccino la filosofia ecologica in modo da salvaguardare prima di tutto la salute globale, in questo momento è letteralmente di vitale importanza.