COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

31 maggio 2018

Il Generale Sergio Costa e' il Ministro dell'Ambiente nel nuovo Governo.

Tratto da Il Messaggero

Sergio Costa, generale all'Ambiente: ha guidato l'inchiesta nella Terra dei Fuochi

Sergio Costa è nato a Napoli nel 1959. Si è laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell'ambiente. Entrato nel Corpo Forestale, ne è diventato comandante regionale in Campania. Ed è in questo ruolo che all'inizio del Duemila ha guidato la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano al confine con Napoli.

Sposato, due figli, Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia. Nel 2017, quando la Forestale è stata accorpata ai Carabinieri, è diventato generale di brigata dell'Arma. Oggi vive a Napoli.

Sul suo tavolo il neo-ministro troverà due dossier particolarmente scottanti, per i quali l'Italia è stata deferita dalla Commissione europea alla Corte di Giustizia: i continui sforamenti dei limiti per l'inquinamento atmosferico, in particolare per le polveri sottili Pm10, e il deposito unico nazionale delle scorie nucleari.
L'Italia è tenuta a farlo dalle norme europee, ma i vari governi non hanno mai osato affrontare l'argomento, a causa delle prevedibili proteste popolari. Il ministero dell'Ambiente ha poi voce in capitolo su tutte le grandi opere, con le Valutazioni di impatto ambientale (Via), senza le quali i cantieri non vanno avanti. Si pensi a Tav, Tap, Terzo Valico, Mose e tante altre.

Inquinamento atmosferico: ora esiste un’arma contro questa minaccia invisibile

Tratto  da dolcevita

Inquinamento atmosferico: ora esiste un’arma contro la minaccia invisibile

Ne sentiamo parlare da sempre, ormai non ci facciamo neanche più caso. Ci siamo abituati a vivere esposti a miscele letali di particelle invisibili che assorbiamo nel nostro organismo tutti i giorni e che irritano occhi e gola, danneggiano i polmoni e vengono immesse nel sistema circolatorio, causando in alcuni casi patologie cardiovascolari, polmonari, respiratorie e cancro.
Ormai la maggior parte della popolazione mondiale vive in luoghi in cui la qualità dell’aria eccede i limiti stabiliti dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e si calcola che ogni anno più di 5 milioni di decessi prematuri siano causati da patologie correlate all’esposizione all’inquinamento atmosferico. Arginare questo problema richiede enormi cambiamenti e una cooperazione a livello locale, nazionale e internazionale, con ingenti investimenti a sostegno di mezzi di trasporto ecologici, produzione e uso di energia pulita e sostenibile, edifici ad alta efficienza energetica e migliore gestione dei rifiuti.
Ormai da anni nelle città italiane vengono implementate misure antismog di emergenza – come il blocco della circolazione in determinate giornate e il divieto di circolazione permanente per i veicoli più inquinanti – e l’ARPA ha messo a disposizione sul proprio sito le indicazioni che permettono di verificare i luoghi in cui la circolazione è stata boccata. AirVisual è invece la prima mappa mondiale che, utilizzando dati satellitari, illustra la situazione attuale e prevista dell’inquinamento in tutto il mondo, mentre Obsairve.eu è il portale UE di monitoraggio della qualità dell’aria in Europa.
C’è stata inoltre una proliferazione di strumenti per la misurazione e il monitoraggio dell’inquinamento: due mesi fa a Londra è stato lanciato un servizio che, tramite un’app per smartphone o PC, consente ai londinesi di inserire il codice postale e visualizzare sullo schermo gli inquinanti presenti nell’aria utilizzando Google Street View.
Anche in Italia sono nate numerose app con funzioni simili, tra cui WhatsAIR per smartphone o tablet che, utilizzando i dati delle centraline dell’ARPA, fornisce informazioni dettagliate sulla qualità dell’aria. Utilizzando hardware all’avanguardia e intelligenza artificiale, questi strumenti raccolgono dati in tempo reale mettendoli a disposizione degli utenti e fornendo consigli che li aiutano a evitare le zone e i periodi di maggiore inquinamento. Portare i bambini a scuola in auto, per esempio, è un’attività quotidiana che, oltre a contribuire al deterioramento della qualità dell’aria, aumenta i rischi per la salute in quanto il tasso di inquinamento dell’aria all’interno dell’auto è spesso molto più alto rispetto a quello dell’ambiente esterno. Abituarsi ad accompagnare i figli a scuola a piedi, o con i mezzi pubblici, scegliendo il percorso migliore in base ai dati forniti da una di queste app comporta quindi un doppio vantaggio, in quanto oltre ad evitare di immettere ulteriori sostanze inquinanti nell’aria, si compie anche un esercizio fisico e si possono evitare le zone più a rischio.
Oltre a farci rendere conto dell’effettiva gravità del fenomeno a cui siamo involontariamente sottoposti giorno dopo giorno, queste utili app forniscono informazioni precise che ci permettono di modificare i nostri comportamenti e il nostro stile di vita in risposta alla qualità dell’aria.
È inoltre auspicabile che una maggiore informazione e sensibilizzazione possa portare all’azione e ad un maggiore coinvolgimento delle persone nelle decisioni e negli investimenti futuri del settore pubblico e privato al fine di affrontare quella che ormai è diventata una grave emergenza, adottando adeguate misure radicali e permanenti.
Federica Pojaga

30 maggio 2018

Inquinamento atmosferico: approvate le norme sulla riduzione delle emissioni nazionali

Tratto da Il quotidiano della pubblica amministrazione

Inquinamento atmosferico: approvate le norme sulla riduzione delle emissioni nazionali

L'obiettivo è promuovere il raggiungimento di livelli di qualità dell'aria tali da non causare impatti negativi e rischi per la salute umana e l'ambiente.
Il Consiglio dei Ministri, attraverso il portale istituzionale, rende nota l'approvazione di un decreto legislativo di attuazione della direttiva (UE) 2016/2284 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2016 in materia di riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, che modifica la direttiva 2003/35/CE e abroga la direttiva 2001/81/CE (decreto legislativo – esame definitivo)
La Direttiva ha l'obiettivo di promuovere il raggiungimento di livelli di qualità dell’aria tali da non causare impatti negativi significativi e rischi significativi per la salute umana e l’ambiente.
Il decreto, in conformità alla direttiva, introduce norme volte a raggiungere i seguenti obiettivi:
  • ridurre il complesso delle emissioni nazionali annue di origine antropica di una serie di sostanze per rispettare specifici livelli entro il 2020 e il 2030;
  • attivare il monitoraggio delle emissioni di una serie di sostanze per cui non sono previsti obblighi di riduzione delle emissioni;
  • ottenere, attraverso un sistema di monitoraggio, dati relativi agli impatti dell’inquinamento atmosferico sugli ecosistemi.
Il decreto ha tra i destinatari soggetti sia pubblici che privati. In particolare, le autorità con competenze in settori responsabili di emissioni oggetto di impegni nazionali di riduzione (come trasporti, industria, agricoltura, energia, riscaldamento civile, ecc.) o in ambiti collegati (qualità dell’aria, clima, ecc.), dovranno realizzare azioni coerenti con l’attuazione del programma nazionale di riduzione delle emissioni.
Per quanto attiene ai soggetti privati, le nuove norme avranno effetto su tutti coloro che, come operatori, utenti o consumatori, saranno interessati dall’attuazione delle politiche e delle misure del programma nazionale. Tali soggetti potranno essere destinatari di obblighi e divieti o, comunque, di effetti diretti e indiretti dell’applicazione del programma nazionale (limiti di emissione di attività, divieti e limiti di circolazione veicolare, obblighi relativi al riscaldamento civile, ecc.).
Il testo tiene conto delle osservazioni espresse dalla Conferenza unificata e dei pareri resi dalle Commissioni parlamentari speciali istituite per l’esame degli atti del Governo.

29 maggio 2018

Bruciare i rifiuti è antieconomico e pericoloso:se anche il Tar boccia l’inceneritore di Firenze

Tratto da Left 

Bruciare i rifiuti è antieconomico e pericoloso. Se anche il Tar boccia l’inceneritore di Firenze

L’altolà del Tar su Sblocca Italia e piano inceneritori

.....Il pronunciamento del Tar del Lazio, lo scorso 26 aprile, che ha accolto il ricorso del Forum ambientalista e delle Mamme no inceneritore, curato dall’avvocato Claudio Tamburini, storico rappresentante dei Comitati della Piana, apre nuovi scenari.
 Viene, infatti, sospeso il giudizio contro il Decreto del presidente del Consiglio dell’agosto 2014, che individuava la capacità complessiva di trattamento degli inceneritori, in attuazione dell’articolo 35 dello Sblocca Italia. Il Tar, inoltre, rimanda alla Corte di Giustizia europea la decisione in merito al mancato rispetto dei principi di tutela ambientale.
Una sentenza che va inquadrata anche in base alle ultime considerazioni sia ambientali, che di carattere economico della Commissione europea (si veda la comunicazione ufficiale del 21 gennaio 2017 “The role of waste-to-energy in the circular economy”), che suggerisce ai Paesi che come l’Italia hanno molti inceneritori di: adottare una tassazione sull’incenerimento; terminare i sussidi agli inceneritori; mettere in atto una moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori; spegnere progressivamente quelli esistenti. 
Vi è un forte mandato alla Banca europea per gli investimenti (Bei) ai Paesi membri di rivedere i rispettivi finanziamenti: ridurre le quote destinate all’incenerimento e aumentare quelle per i più alti livelli della gerarchia di gestione dei rifiuti (riduzione, riutilizzo e recupero, riciclo), in coerenza col Pacchetto dell’economia circolare del 2 dicembre 2015.

L’impatto ambientale, e le emissioni di sostanze cancerogene
Per inquadrare le conseguenze della combustione dei rifiuti va ricordato che circa un terzo in peso dei rifiuti in entrata si ritrova a fine ciclo in forma di ceneri, ma «niente si crea né si distrugge, tutto si trasforma», così la parte della materia che non si ritrova in uscita viene emessa nel corso del processo.
Le emissioni anche dei nuovi impianti d’incenerimento, sono composte da sostanze cancerogene, come le diossine, il cadmio, il particolato ultrasottile, che non hanno una vera soglia di sicurezza e hanno un effetto nocivo anche a livelli minimi di esposizione. Sono persistenti, non biodegradabili, bioaccumulabili (diossine, furani, PCB, metalli pesanti) e determinano l’accumulo di sostanze tossiche negli esseri viventi e nella catena alimentare. Infatti, per il nuovo inceneritore fiorentino sarebbe previsto un monitoraggio per le ricadute sulla popolazione, l’allevamento e le coltivazioni.

Nonostante questo s’ignora la “finestra espositiva” cioè il momento in cui la sostanza agisce, che ne determina la pericolosità, da qui la particolare vulnerabilità della gravidanza, delle prime fasi dello sviluppo fetale e la prima fase extrauterina, cruciali per determinare lo stato complessivo di salute da adulti, con effetti sugli gli interferenti endocrini (Ie), che sono una delle nuove emergenze sanitarie, visto che le sostanze inquinanti, emesse anche dagli inceneritori, come le diossine a basse dosi, certi metalli pesanti come il cadmio, gli Ipa, sono capaci di interagire con il nostro sistema endocrino alterandone le funzioni. In Toscana, inoltre, il PM 2,5 è sempre sopra il limite guida Oms da 9 anni. E l’impatto dell’inceneritore di Case Passerini non aiuterebbe certo a migliorare la situazione.

«Entro i limiti di legge» non vuol dire sicuro per la salute
Purtroppo con la direttiva europea n. 50 del 2008 recepita dal decreto legislativo 155 del 2010 l’inquinamento risulta spesso «entro i limiti di legge», ma i limiti health based, quelli che salvaguardano la salute pubblica, sono quelli dell’Oms e rappresentano la soglia al di sopra della quale cominciano a manifestarsi effetti negativi per la salute umana,
Inquinare entro i “limiti di legge” non tutela la salute pubblica, come evidenzia dottore Gianluca Garetti, Vicepresidente nazionale di Medicina democratica, con i suoi numerosi articoli pubblicati da perUnaltracittà. A tutela della salute pubblica si dovrebbe avere il coraggio politico di una moratoria dell’uso dei limiti del decreto 155.
.....
È indispensabile una revisione delle linee guida per il particolato. Difatti, il Consiglio europeo ha previsto nuovi limiti alle emissioni nazionali con previsione di riduzione dei massimi consentiti in due step (a partire dal 2020 e dal 2030) per il PM2,5 ed i principali precursori del particolato secondario (ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca), che dovranno essere adottati a breve dagli stati membri. Se si rispettassero i limiti guida dell’Oms, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, le morti premature si ridurrebbero di circa un terzo.

Bruciare i rifiuti è antieconomico
Si può concludere che la pratica di incenerire i rifiuti è dannosa, ma va aggiunto che è anche anti economica. Secondo i dati della Epa a parità di materiale l’energia risparmiata con il riciclo è da due a sei volte superiore a quella recuperata con l’incenerimento. Inoltre, una volta costruiti, devono essere alimentati per decine di anni con grandissime quantità di rifiuti, impedendo riduzione, riuso e riciclo dei materiali.
Gli inceneritori sono finanziati ogni anno da tutti noi con la bolletta elettrica e questo trasforma l’incenerimento in un ottimo investimento per i gestori, ma non certo per la salute e l’occupazione. ..... 

Continua la lettura qui 

28 maggio 2018

Cambiamenti climatici-Gas serra, famiglie fanno causa all’Ue: “Target di riduzione sono inadeguati”

Tratto da Il Fatto Quotidiano 

Gas serra, famiglie fanno causa all’Ue: “Target di riduzione sono inadeguati”

Risultati immagini per inquinamento
Nuclei di diverse nazionalità, dalla Germania al Portogallo, hanno deciso di rivolgersi alla Corte europea contro il Parlamento e il Consiglio europeo, per denunciare l’inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni al 2030: "Cambiamenti climatici ci colpiscono sempre più duramente". Tra le famiglie ricorrenti anche quella italiana di Giorgio Elter, che racconterà la sua esperienza il 29 maggio a Torino

C’è chi vive sulle Alpi italiane, dove a causa dell’assenza di neve e ghiaccio vede minacciate proprietà e opportunità di lavoro legate magari ai servizi turistici e c’è chi abita in piccole isole al largo della costa tedesca del Mare del Nord, dove il pericolo arriva dall’innalzamento del livello del mare e dalle mareggiate che raggiungono aree più interne. 
Poi ci sono le famiglie delle aree meridionali di Francia e Portogallo, preoccupate per gli effetti delle ondate di calore e siccità sulla salute e sull’agricoltura. Un gruppo di famiglie di diverse nazionalità, tra cui una italiana, ritenendo che le proprie vite siano messe a rischio dagli impatti dei cambiamenti climatici, ha deciso di rivolgersi alla Corte di Giustizia europea facendo causa al Parlamento e al Consiglio europei, per denunciare l’inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030. Tra loro c’è anche la famiglia di Giorgio Elter, che racconterà la sua storia il 29 maggio, a Torino, in una conferenza che si terrà presso la sede di LegambientePiemonte e Valle d’Aosta. L’azione legale della famiglia Elter, che parte oggi come le altre, è infatti sostenuta dall’associazione, che è membro di Climate Action Network Europe.

“L’Italia sta facendo troppo poco, e troppo lentamente, per ridurre le sue emissioni di CO2, come dimostrano i dati che riportano addirittura un aumento nel settore energetico”, ha dichiarato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, secondo cui “è necessario rafforzare l’azione per il clima e innalzare gli obiettivi Ue 2030 in coerenza con l’accordo di Parigi”. Le ong di tutta Europa hanno già chiesto obiettivi climatici più elevati al 2030 al fine di mantenere l’aumento della temperatura entro il limite di 1,5°C come stabilito con l’accordo di Parigi.
COSA CHIEDONO LE FAMIGLIE – I ricorrenti ritengono che la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 “sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà”. Secondo queste famiglie “l’Unione ha il dovere legale di non causare danni e di proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini”, mentre “non sta esercitando il proprio potere decisionale al meglio delle possibilità”. Ecco perché chiedono alla Corte di sancire che la questione del cambiamento climatico ricade nella sfera dei diritti umani e che la Ue ha la responsabilità di proteggere i loro diritti, quelli dei loro figli e delle future generazioni. Queste famiglie sono accompagnate nell’azione da numerose ong, da avvocati e scienziati e sono rappresentate dal professore di diritto tedesco Gerd Winter, dall’avvocato specializzato in diritto ambientale di Amburgo Roda Verheyen e dal legale londinese Hugo Leith.Continua  qui

Rischi di inquinamento dell'aria per gli anziani

Tratto da Livepast100

È nell'aria - Rischi di inquinamento dell'aria per gli anziani

È nell'aria - Rischi di inquinamento dell'aria per gli anziani

Uno studio pubblicato dalla rivista Environmental Health ha dimostrato un legame più ampio del previsto tra la qualità dell'aria e il rischio di malattie cardiache. I dati valutati dal Fondo per la difesa ambientale e dalla divisione di ricerca della Kaiser Permanente Northern California mostrano che alte concentrazioni di NO2 sono associate a un più alto rischio di infarto, cardiopatie, cardiochirurgia o morte per malattie cardiache. Lo studio ha confrontato i dati scientifici con le informazioni sulla salute dei residenti in un quartiere campione nel nord della California.
Gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute degli anziani sono già noti. In generale, uno stato di salute più debole, un sistema immunitario abbassato o condizioni preesistenti saranno aggravati da qualcosa di fondamentale come la scarsa qualità dell'aria. Tuttavia, in alcune aree i rischi sono molto più alti in base alla posizione, al clima e alla qualità dell'aria.
Che cosa si può fare? Fortunatamente ci sono modi per contrastare gli effetti della cattiva qualità dell'aria, così come i passi che puoi compiere per ridurre il rischio di essere eccessivamente esposti.
  1. Conoscere i propri rischi - Se si dispone di una condizione preesistente che indebolisce il cuore o i polmoni, vale la pena chiedere al medico informazioni sui passaggi da intraprendere per prevenire l'aggravamento della salute. Enfisema, BPCO e cardiopatia dovrebbero essere monitorati attentamente per i rischi di alta inquinamento.
  2. Controlla i livelli - I livelli di qualità dell'aria sono facilmente accessibili (le fonti meteorologiche sono un ottimo modo per scoprire se l'inquinamento è peggiore del solito). Effettuare controlli della qualità dell'aria con la frequenza con cui si effettuano le previsioni e prepararsi di conseguenza. Se ci sono avvertenze sulla scarsa qualità dell'aria, evitare di fare un viaggio all'aperto se possibile.
  3. Pulisci (dentro) - Solo perché sei dentro non vuol dire che l'aria sia priva di sostanze inquinanti, infatti l'aria interna contiene cose come polvere di casa e peli di animali domestici, che possono aggravare le allergie o altre condizioni respiratorie. I depuratori d'aria sono progettati specificamente per migliorare la qualità dell'aria in un piccolo spazio chiuso....
  4. Ventilazione - Le case con riscaldamento e raffreddamento ad aria forzata devono essere filtrate per evitare il riciclaggio di aria non pulita. Ma è anche importante "mandare avanti" la tua casa ogni tanto aprendo le finestre. L'introduzione di aria nuova in uno spazio, anche l'aria esterna, ridurrà l'inquinamento all'interno....

26 maggio 2018

Europa :diminuiscono le pressioni ambientali da inquinamento da metalli pesanti dell’industria

Tratto da Greenreport

In Europa diminuiscono le pressioni ambientali da inquinamento da metalli pesanti dell’industria

Calano le emissioni di arsenico, cadmio, cromo, rame, piombo, mercurio, nichel e zinco; oltre la metà viene solo da 18 impianti
[25 maggio 2018]
Secondo il nuovo briefing “Environmental pressures of heavy metal releases from Europe’s industry” pubblicato dall’European enevironmental agency (Eea) tra il 2010 e il 2016 le pressioni ambientali causate dalle emissioni di metalli pesanti dai grandi impianti industriali europei sono diminuite- I dati sono quelli del  Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti (European pollutant release and transfer register E-Prtr) e del modello UEStox , che è un metodo consolidato per stimare l’eco-tossicità delle emissioni di inquinanti. La combinazione dei dati sulle quantità di emissione con le informazioni sulla tossicità della sostanza presa in esame fornisce un’indicazione del danno ambientale relativo causato dai rilasci di queste sostanze da ciascuna struttura.
L’E-Prtr fornisce informazioni pubbliche sulle emissioni di inquinanti provenienti da grandi impianti industriali e riguardano 65 diverse tipologie di attività economiche e circa 33.000 impianti in Europa. Quindi, i piccoli  impianti e le fonti di inquinamento diffuse, compresi i trasporti, non fanno parte dell’analisi pubblicata dall’Eea e dalla quale emerge che «Nel 2016, una piccola parte degli impianti è stata responsabile di oltre la metà delle pressioni ambientali legate all’inquinamento da metalli pesanti».
L’Eea ha preso in considerazione gli 8 principali metalli pesanti –  arsenico, cadmio, cromo, rame, piombo, mercurio, nichel e zinco – emessi in Europa da grandi impianti industriali e che mostrano «un rapido declino delle pressioni ambientali loro associate. Dal 2010 al 2016, le pressioni ambientali causate dalle emissioni industriali nell’aria sono diminuite del 39% mentre le pressioni causate dalle emissioni nell’acqua sono diminuite del 34%».
Il briefing Eea sottolinea che «La riduzione delle concentrazioni di metalli pesanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo è importante dato il potenziale danno di queste sostanze per le persone e gli ecosistemi. Gli effetti nocivi dei metalli pesanti includono, ad esempio, l’interruzione dei cicli di nutrienti nelle piante e la causa di disturbi dello sviluppo e della riproduzione negli animali e nell’uomo».
Il dato clamoroso è che, per quanto riguarda le emissioni atmosferiche, da soli, 18 dei  978 impianti industriali sono responsabili di oltre la metà delle pressioni ambientali legate all’inquinamento da metalli pesanti causato dalla grande industria in Europa nel 2016. Secondo i dati, «La produzione e la lavorazione dei metalli sono responsabili di circa il 58% di queste pressioni, spesso originate dai gas di combustione rilasciati nell’aria durante il riscaldamento o la fusione del metallo. Le centrali elettriche termiche hanno rappresentato un altro 23% delle pressioni».
Le attività minerarie rappresentano il 19% delle pressioni esercitate dai metalli pesanti nell’acqua, seguitedall’acquacoltura intensiva con il 14%. L’Eea spiega che «Nell’acquacoltura intensiva, il rame e lo zinco finiscono in mare dalle gabbie per i pesci dove i metalli vengono utilizzati per proteggerle dalla corrosione e dalla crescita degli organismi marini».

25 maggio 2018

Allergie. Esposizione all’inquinamento da piccoli favorisce asma, rinite ed eczema

Tratto da Quotidiano sanita'
Allergie. Esposizione all’inquinamento da piccoli favorisce asma, rinite ed eczema

L’inquinamento cui si è esposti da piccoli aumenta dell’80% il rischio di soffrire di asma, rinite ed eczema. Il dato giunge da uno studio condotto su oltre mille bambini, seguiti per 13 anni


24 MAG - (Reuters Health) – L’esposizione all’ozono nella prima
infanzia aumenterebbe il rischio di asma e rinite allergica di circa l’80%.
È l’allarme lanciato da alcuni ricercatori canadesi guidati da Teresa 
To, dell’Hospital for Sick Children di Toronto. I risultati dello studio sono
 stati presentati alla conferenza dell’American International Thoracic
 Society (Ats), che si e'chiusa ieri a San Diego, in California.

Lo studio ha riguardato 1.881 bambini, seguiti in media per 13 anni.
I ricercatori hanno correlato le concentrazioni medie annuali di
inquinanti rilevate dalle stazioni di monitoraggio fisse ai codici postali dei
bambini al momento della nascita. Inoltre, hanno preso in considerazione
 le cartelle cliniche e i dati sanitari per determinare se i bambini sviluppavano asma, rinite allergica
ed eczema.

I risultati
Il 31% dei bambini ha sviluppato asma a un’età media di tre anni, il 42% ha sviluppato rinite
allergica e il 76% una forma di eczema. Dopo aver preso in considerazione altri fattori concomitanti, i ricercatori hanno concluso che per ogni aumento di esposizione a 10 parti per miliardo di ozono
 alla nascita ci sarebbe un aumento dell’82% di rischio di asma. Non è stato invece osservato un collegamento tra esposizione a ossido nitrico o particolato Pm2,5 e asma, mentre aumento di 10
 unità nell’esposizione all’ozono era correlato anche a un rischio significativamente più alto di rinite
 allergica ed eczema.


I commenti
Questa scoperta suggerisce che l’impatto negativo dell’esposizione a inquinanti atmosferici, 
in particolare l’ozono, ha le sue origini nella prima infanzia”, sottolinea Teresa To. “
Gli studi in letteratura si concentrano principalmente sull’esposizione a breve termine agli inquinanti atmosferici e sugli esiti acuti, mentre la nostra ricerca si basa su un follow-up che è arrivato fino a
17 anni”. Secondo l’autrice principale dello studio, l’ozono riduce l’attività antiossidante, aumenta i
marker infiammatori a livello del tratto respiratorio e altera la crescita dei polmoni, come dimostrato
da alcuni  studi.

Fonte: American Thoracic Society International Conference

23 maggio 2018

La Stampa :Sette milioni più uno

Tratto da La Stampa 
Sette milioni più uno

Non ha fatto in tempo ad uscire il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che già dobbiamo fare un’aggiunta. 
Il rapporto verte sulle vittime umane dell’inquinamento ambientale, persone, cioè, che muoiono ogni anno perché respirano un’aria piena di polveri che l’uomo stesso ha generato con le sue attività industriali.
Il rapporto parla di decessi non solo per malattie polmonari, ma anche per malattie di natura vascolare: infarti ed ictus. Sette milioni l’anno, dice l’OMS.

Una cifra già degna di nota, ma probabilmente, se li si conta bene e con altri criteri, si tratta di numeri molto più alti.
In lungo e in largo abbiamo spiegato il meccanismo d’azione di queste polveri una volta che superano la barriera polmonare ed entrano nel corpo.
Non ci siamo mai soffermati, però, ad accennare di chi è a rischio.

Pur avendo sempre messo in evidenza la “democraticità” di queste polveri,cioè l’imparzialità nel colpire chiunque indistintamente capiti a tiro, non si può negare che i poveri, chi fa mestieri a rischio, chi vive nel traffico è più colpito di quanto non siano i ricchi che possono permettersi di vivere in ambienti più sani e lontano dall’inquinamento. Una differenza, e nemmeno da poco, la fa anche la corretta informazione sul tema.
Insomma, chi ne sa di più è più in condizione di difendersi.

Tra i tanti parametri non si era mai presa in considerazione l’età del paziente. Si era sempre detto che chi è più avanti con gli anni ha avuto modo di accumulare più di quanto non abbia fatto un giovane.
Apparentemente l’idea è ragionevole ma, di fatto, non corrisponde al vero o, almeno, non del tutto e non sempre.

Pochissimi giorni fa un bambino di 6 anni è stato colpito da ictus, un evento che nei testi specialistici di Medicina viene riportato quasi a titolo di curiosità, con 5 o 6 casi su 100.000.
Nel caso specifico perdita della capacità di movimento di un braccio, bocca che si storce, linguaggio compromesso. Rarissimo sì, ma segnalato in aumento.

Occorre quindi fare una riflessione: la concentrazione di polveri nell’ambiente è oggi talmente alta da determinare un effetto significativo in esseri con un volume corporeo così ridotto.

Respirare polveri sottili, più piccole di un micron e, per questo,capaci di attraversare la barriera dei polmoni, significa ritrovarsi quegli inquinanti nel sangue dove interagiscono con le proteine e,in particolare, con una di loro chiamata fibrinogeno causando la formazione di trombi che, migrando, vanno a colpire qualunque organo, impossibile prevedere quale, compreso il cervello.
Va aggiunto che quelle polveri s’insinuano nel microcircolo, cioè nella fitta rete di piccolissime arterie che portano ossigeno a tutte le cellule.
Quando quei vasi sono ostruiti, la cellula inevitabilmente soffre fino a morire.
Oggi anche la barriera dell’età è crollata.

Se quel bimbo non è morto lo si deve al pronto intervento dei sanitari, ma questo è un caso che non può non farci meditare almeno per un attimo.
Siamo tutti a rischio. Quando lo capiranno anche i nostri politici,quando, vedi mai, uno di loro sarà il bersaglio colpito, allora si spaventeranno, forse faranno qualcosa per diminuire la concentrazione delle polveri nell’aria che tutti i giorni, 24 ore su 24, respiriamo.
E questo al di là delle tante chiacchiere e dei tanti trattati che si compilano, che si firmano e che, poi, nessuno pensa a rispettare. Se si vuole, si può fare qualcosa. Ma per volere bisogna prima sapere.

22 maggio 2018

LANCET:L’Inquinamento è responsabile per il 16% dei decessi a livello globale

Tratto da Il Blog di Beppe Grillo

The Lancet Global Health

L’Inquinamento è responsabile per il 16% dei decessi a livello globale

Bruce Lanphear, professore di Scienze della salute della Simon Fraser University, è un commissario e autore della Commissione per l’inquinamento e la salute di Lancet che ha pubblicato un rapporto che descrive gli effetti negativi dell’inquinamento sulla salute globale.
Questa è la prima analisi globale degli impatti dell’inquinamento – aria, acqua, suolo, occupazione – realizzata esplorando i costi economici e l’ingiustizia sociale dell’inquinamento”, afferma Lanphear. “L’inquinamento, che è alla base di molte malattie e disturbi che affliggono l’umanità, è del tutto prevenibile.”
Il report presenta soluzioni e suggerisce come risolvere il problema. Le conclusioni della Commissione comprendono:
  • L’inquinamento causa il 16% di tutti i decessi a livello globale.
  • Le malattie causate dall’inquinamento sono state responsabili nel 2015 di circa 9 milioni di decessi prematuri – il 16% di tutti i decessi nel mondo – tre volte più morti di AIDS, tubercolosi e malaria combinati; e quindici volte di più di tutte le guerre e altre forme di violenza. L’inquinamento uccide più persone che fumare, fame e disastri naturali. In alcuni paesi, rappresenta uno su quattro morti.
  • L’inquinamento uccide in modo sproporzionato i poveri e i vulnerabili. Quasi il 92% dei decessi correlati all’inquinamento si verificano nei paesi a basso e medio reddito. All’interno dei paesi, il pedaggio dell’inquinamento è maggiore nelle comunità povere ed emarginate. I bambini corrono i rischi più alti perché le piccole esposizioni alle sostanze chimiche nell’utero e nella prima infanzia possono provocare malattie permanenti e, invalidità, morte prematura, nonché un ridotto potenziale di apprendimento.
  • L’inquinamento è strettamente legato al cambiamento climatico e alla biodiversità. La combustione di combustibili fossili nei paesi a più alto reddito e la combustione di biomassa nei paesi a basso reddito rappresentano l’85% dell’inquinamento atmosferico da particolato. I principali emettitori di biossido di carbonio sono centrali elettriche a carbone, produttori chimici, attività minerarie e veicoli.
Accelerare il passaggio a fonti di energia più pulite ridurrà l’inquinamento atmosferico e migliorerà la salute umana e planetaria. Cos’altro dobbiamo aspettare?

21 maggio 2018

ISDE- HEAL:Italia deferita alla Corte di giustizia europea per smog, rifiuti radioattivi e Xylella

Tratto da Isde

Come Medici, pensiamo che il Governo, le Regioni e i Comuni italiani abbiano un'occasione unica: quella di dare la priorita' a tutte le misure che saranno benefiche non solo per la qualita' della nostra aria , ma anche per affrontare il cambiamento climatico e migliorare la nostra salute in generale.
 Dottor Roberto Romizi & Dottor Agostino Di Ciaula  
ISDE ITALY

Italia deferita alla Corte di giustizia europea per smog, rifiuti radioattivi e Xylella

ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente e Health and Environment Alliance (HEAL): la decisione della Commissione Europea di deferire 6 Paesi (tra cui l’Italia) alla Corte di Giustizia dell’UE dimostra che i governi nazionali non possono farla franca ignorando gli obblighi comunitari contro inquinamento.
Vedi qui il comunicato completo in inglese .

Dott.Agostino di Ciaula:“Inquinamento e salute, serve prevenzione ma la politica non ascolta”

Tratto da itvonline.news

“Inquinamento e salute, serve prevenzione ma la politica non ascolta”

“Serve prevenzione primaria per contrastare gli effetti dell’inquinamento sulla salute ma fino ad ora i decisori politici non si sono rivelati attenti”. A parlare è il dottore Agostino Di Ciaula presidente del comitato tecnico scientifico di Isde Italia intervenuto a Manocalzati al convegno “Inquinamento della valle del Sabato ed effetti sulla salute”.
Il dottore Franco Mazza del comitato “Salviamo la valle del Sabato”, dal canto suo, punta l’indice sulla necessità di tagliare le emissioni in atmosfera.
Presente al dibattito anche il parlamentare del Movimento cinque stelle Generoso Maraia : “I cittadini pretendono chiarezza, gli enti mostrino i risultati delle analisi che troppo spesso restano chiusi nei cassetti”

19 maggio 2018

PLANET OR PLASTIC ?SUL NATIONAL GEOGRAPHIC MESSO IN COPERTINA L’INQUINAMENTO DA PLASTICA

LA COPERTINA DEL NATIONAL GEOGRAPHIC DENUNCIA L’INQUINAMENTO DA PLASTICA


Tratto da Biopianeta
La copertina di giugno della rivista National Geographic è una denuncia all’immensa quantità di plastica che immettiamo nell’ambiente: a rappresentarlo è un iceberg che sotto la superficie nasconde un sacchetto. Planet or plastic?

“Otto miliardi di tonnellate di plastica finiscono negli oceani ogni anno. E questa è solo la punta dell’iceberg” recita la copertina-denuncia del numero di giugno del National Geographic, dedicata all’immensa quantità di plastica che ogni giorno viene prodotta e immessa nell’ambiente. A rappresentarla simbolicamente è l’immagine della punta di un iceberg in mezzo all’oceano, che sotto la superficie rivela invece un sacchetto di plastica immerso in acqua, accompagnato dalla domanda “Planet or plastic?
L’illustrazione e la rielaborazione grafica dell’immagine sono dell’artista messicano Jorge Gamboa; la copertina vuole essere una provocazione e porre l’attenzione su quello che è attualmente il problema più grave rispetto l’ambiente: l’inquinamento causato dall’enorme quantità di plastica, problema la cui risoluzione non può più essere rimandata. Gamboa, che aveva già presentato l’opera chiamata “Iceberg Plàstico” alla Biennale di manifesti della Bolivia, nel 2017, dove ha vinto il primo premio per la categoria Manifesti politici e sociali, ha colto nel segno. I lettori hanno apprezzato il modo forte di lanciare un messaggio, e secondo Vaughn Wallace, il Senior Photo Editor del National Geographic, la copertina di giugno della rivista è destinata a diventare la copertina del secolo.
Rispetto al problema della plastica sono molte le denunce, anche da parte di Greenpeace, che ricorda che le timide misure finora messe in atto non sono sufficienti a fermare l’inquinamento e a salvare il pianeta. Ogni minuto finisce in mare l’equivalente di un camion pieno di plastica: è evidente come tutti, governi e multinazionali fino ai singoli cittadini, debbano attivarsi in modo reale per dare al pianeta una speranza di sopravvivere nel futuro.

18 maggio 2018

Gli Ordini dei Medici in Italia, protagonisti delle tematiche ambiente-salute e democrazia.

COMUNICATO STAMPAAlla Conferenza nazionale su clima, inquinamento atmosferico e salute di Taranto il lancio di una campagna nazionale su Clima e Salute

Gli Ordini dei Medici in Italia, protagonisti delle tematiche ambiente-salute e democrazia.
Si è conclusa questa mattina la due giorni su Clima, inquinamento atmosferico e salute organizzata, a Taranto, dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, l’Associazione Medici per l’Ambiente e l’Ordine dei Medici di Taranto, con la collaborazione del Ministero della Salute, il supporto tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e il patrocinio del Comune di Taranto.
La prima giornata ha visto protagonisti gli studenti e le studentesse della provincia di Taranto, in particolar modo gli Istituti tarantini Archita, Aristosseno, Battaglini, Cabrini e Mondelli di Massafra. Scuole che hanno partecipato al percorso scolastico coordinato dalla referente nazionale del progetto scuola di ISDE, Maria Grazia Serra.
La seconda giornata, tenutasi presso il Comune di Taranto, è stata l’occasione per il lancio della campagna nazionale su Clima, Inquinamento atmosferico e salute. Una campagna realizzata con la collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, oltre a lanciare un appello nazionale in vista sia della COP24 di Katowice che della prima conferenza internazionale dell’OMS su inquinamento atmosferico e salute, punta a costruire una strategia di formazione per i medici italiani sulle correlazioni tra salute, ambiente e cambiamenti climatici.
Il percorso formativo troverà le sue basi scientifiche nel position paper di ISDE, anticipato questa mattina,  su cambiamenti climatici, salute, agricoltura e alimentazione.
I medici formati potranno così essere formatori su queste stesse tematiche nei confronti dei colleghi e svolgere un ruolo di raccolta di segnalazioni inerenti criticità sanitarie ambiente-correlate, e coinvolgere i cittadini assistiti nelle informazioni su ambiente e salute.
“ Gli Ordini dei Medici in Italia- ha dichiarato Filippo Anelli, Presidente delle Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici –  dovranno lavorare per essere il punto di riferimento degli Enti Locali per tutto ciò che riguarda le tematiche ambiente-salute e la loro correlazione con la democrazia”.
Taranto, 16 Maggio 2018

17 maggio 2018

Inquinamento dell’aria, alcune reazioni al deferimento dell’Italia alla Corte europea

Tratto da Greenreport

Inquinamento dell’aria, le reazioni al deferimento dell’Italia alla Corte europea

M5S: L’Italia potrebbe pagare una multa di circa 1 miliardo di euro. L'Italia deferita anche per le scorie radioattive e per la Xilella
[17 maggio 2018]
Il deferimento dell’Italia da parte della Commissione Ue alla  Corte europea era atteso ma non ha mancato ugualmente di suscitare reazioni preoccupate
Tranchant l’ex president di Legambiente e attuale deputata di LIberi e Uguali Rossella Muroni: «Smog-Xylella-rifiuti radioattivi: l’Italia non affronta la situazione e finisce nel mirino di Bruxelles. Più che scrivere la storia avremmo bisogno di qualcuno che faccia il presente e costruisca il futuro».
Molto polemico anche il gruppo parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle: « Come avevamo annunciato, grazie alla vecchia politica, l’Italia è stata deferita dalla Corte di Giustizia europea per aver violato le leggi sullo smog. Questo potrebbe portare ad una multa di circa 1 miliardo di euro, e a pagare, anche questa volta, saranno i cittadini!......
Roberto Romizi, presidente di Isde Italia, e Agostino Di Ciaula, presidente del comitato scientifico di Isde Italia hanno sottolineato che «L’odierno rinvio dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue dovrebbe essere un campanello d’allarme per il nuovo Governo italiano; dovrebbe, infatti, individuare tra le sue priorità politiche quelle di mettere in atto una serie di azioni efficaci per combattere l’inquinamento atmosferico. L’elevato costo della salute italiana a causa dell’inquinamento atmosferico è inaccettabile e completamente prevenibile. Si stima che circa 90.000 persone ogni anno muoiano prematuramente a causa dell’esposizione al particolato e all’ozono. Come Medici, pensiamo che il Governo, le Regioni e i Comuni italiani abbiano un’occasione unica: quella di dare la priorità a tutte le misure che saranno benefiche non solo per la qualità della nostra aria, ma anche per affrontare il cambiamento climatico e migliorare la nostra salute in generale».
Andrea Minutolo,  dell’ufficio scientifico di Legambiente, ha ricordato che «Come ribadiamo da anni, non servono misure sporadiche e poco efficaci nella lotta all’inquinamento, ma è urgente mettere in atto interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che locale. Le aree urbane devono essere il cuore di questo cambiamento che deve ripartire da un diverso modo di vivere e pensare le città, con investimenti nella mobilità collettiva, nella riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, nella riqualificazione edilizia, nel riscaldamento coi sistemi innovativi e nel verde urbano.Le proposte presentate dal ministero dell’ambiente riguardano diversi settori che vengono trattati in compartimenti stagni e gestiti in maniera disomogenea mentre occorrerebbe integrarle tutte insieme in un Piano Nazionale che fissi già da subito obiettivi e limiti ambiziosi, per la salvaguardia della salute delle persone».
Il responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia, Andrea Boraschi, ha detto che
«Il provvedimento adottato dalla Commissione europea non sorprende nessuno. Era annunciato da tempo e l’Italia ha fatto di tutto o quasi per meritarlo. È la conseguenza lineare dell’inazione dei governi succedutisi negli ultimi anni, e della marginalità delle politiche ambientali e sanitarie nel nostro Paese. L’Italia è indietro su molti fronti, quanto a tutela della qualità dell’aria. Ma certamente quello dei trasporti mostra le maggiori criticità. Abbiamo un livello di motorizzazione significativamente più alto degli altri Paesi dell’Unione, mentre la mobilità sostenibile stenta a crescere. Un sistema che si basa sul mezzo privato a benzina o gasolio è un sistema patogeno, oltre che antitetico agli accordi sul clima»
Greenpeace ricorda che «Oltre al PM10, in Italia resta da affrontare seriamente il grave impatto causato dal biossido di azoto, un inquinante tipico del settore trasporti e dei diesel in particolare. Questo inquinante, in Italia, è responsabile di oltre 17 mila morti premature l’anno e sul biossido di azoto è aperta una ulteriore procedura di infrazione contro l’Italia. Il nostro Paese ha rappresentato negli ultimi anni uno dei mercati più floridi per le auto a gasolio, mentre la penetrazione della mobilità elettrica è molto più bassa rispetto ai Paesi del nord Europa. Secondo l’organizzazione ambientalista è ragionevole attendersi che, in assenza di provvedimenti radicali da parte dei prossimi esecutivi, anche la procedura d’infrazione per il biossido d’azoto possa concludersi con un deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia».
Per Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente «Il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea per tre gravi emergenze ambientali del nostro Paese, smog, rifiuti radioattivi e xylella, non è purtroppo una sorpresa. L’inefficacia dell’azione, oggi confermata anche dalla valutazione della Commissione europea, non solo mette in pericolo la salute dei cittadini e dell’ambiente, ma ora c’è il rischio concreto di pagare pesanti multe per queste inadempienze. Siamo di fronte a tre sfide che il prossimo Governo deve assolutamente affrontaresenza tentennamenti, a partire da un Piano nazionale contro lo smog, che fissi subito obiettivi ambiziosi, e con l’approvazione del programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi».....
Su  Greenreport l'articolo integrale