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28 febbraio 2018

Patrizia Gentilini :Padova, salgono i casi di sclerosi multipla nelle zone più inquinate. Ne parliamo?

TRATTO DA IL FATTO QUOTIDIANO

Padova, salgono i casi di sclerosi multipla nelle zone più inquinate. Ne parliamo?

Risultati immagini per sclerosi multipla
In questi giorni è comparso sulla stampa veneta un articolo sulla diffusione della sclerosi multipla in provincia di Padova ,  che  offre spunti di grande interesse per tutti. Nell’articolo si riportano i dati del Centro regionale ad alta specializzazione dedicato a tale patologia diretto dal professor Paolo Gallo, ed emerge che nel territorio indagato i casi di sclerosi multipla sono in preoccupante aumento.
I dati sono stati raccolti con il contributo delle Neurologie dell’ospedale Sant’Antonio di Padova e degli ospedali di Cittadella, Camposampiero, Piove di Sacco e Monselice. L’incidenza della sclerosi multipla è passata da 0,9 nuovi casi l’anno ogni 100mila abitanti negli anni Sessanta, a 6,5 casi nel 2015, mantenendo costante la differenza di genere che vede le donne più colpite degli uomini (7,9 contro 4,1). I malati sono passati in 50 anni da 16 ogni 100mila abitanti a 182, aumentando di 11,4 volte, con costi sociali ed assistenziali elevatissimi. Come affermato dal professor Gallo il costo medio di un paziente è di circa 40mila euro l’anno e dato che si stima che i malati in Italia siano oltre centomila, se ne deduce che la malattia costa allo Stato circa 4 miliardi di euro, lo 0,21% del Pil.

Nell’indagine padovana tutti i casi sono stati georeferenziati e, tramite satellite in grado di monitorare il PM2.5 con la collaborazione del Cnr e del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, è stato possibile sovrapporre la mappa dell’inquinamento da PM 2.5 con la distribuzione dei pazienti. Si è così evidenziato che nelle aree dove l’inquinamento atmosferico è maggiore c’è anche il maggior numero di malati. Questo dato non è che una ulteriore conferma dei rischi per la salute rappresentati dalla cattiva qualità dell’aria, problema come ben noto originato dai processi di combustione e specie in questa stagione ricorrente.
Tuttavia, per quanto annoso, tale problema è ben lungi dall’essere risolto visto che sono circa 60.000 le morti premature che ogni anno si registrano in seguito ad esso. E se gli effetti a carico del sistema cardiocircolatorio e respiratorio sono fra i primi ad essere stati studiati, quelli al sistema nervoso – specie in via di sviluppo –  sono sempre più documentati. In questa recentissima revisione, studi condotti in varie parti del mondo (Usa, Polonia, Cina, Spagna, Italia, Corea) confermano che per esposizione ad alcuni comuni inquinanti dell’aria (Idrocarburi Policiclici aromatici IPA, PM2,5, PM10, NO2, NOx) negli adulti si registra incremento della demenza, della depressione, alterazioni della memoria e Parkinson e nei bambini alterazioni del comportamento e dello sviluppo cerebrale, diminuzione del quoziente intellettivo, aumento del deficit di attenzione ed iperattività (ADHD), riduzione della sostanza bianca dell’emisfero sinistro e della BDFN (brain-derived neurotrophic factor), fondamentale fattore protettivo dello sviluppo cerebrale.
E dovrebbe destare allarme il pericoloso aumento dei disturbi del linguaggio che si segnala in Italia, ma sulle cui cause non sembra ci si interroghi in modo adeguato.
I motivi di preoccupazione sono più che fondati anche perché a tali rischi se ne aggiungono altri quali malformazioni cardiache, infertilità, abortività spontanea, diabete, patologie tutte in drammatico aumento e gravate da alti costi umani e sociali. D’altro canto aumentano anche le evidenze che ad un miglioramento della qualità dell’aria si associano rapidamente benefici per la salute quali la diminuzione di pericolosi inquinanti nel cordone ombelicale e migliori performance neurocognitive nei nati dopo chiusura di centrale a carbone in Cina o miglioramento della funzione polmonare e riduzione dell’asma in bambini in California in seguito a riduzione di PM2,5, PM10 e biossido di azoto.
Queste tematiche dovrebbero essere centrali nel dibattito politico, ma purtroppo così non è anche perché nell’opinione pubblica non vi è ancora la percezione precisa dell’incombente crisi ambientale, climatica e quindi della salute. A questo proposito si è recentemente levata anche la voce autorevole di Vincenzo Balzani che, unitamente ad altri scienziati, ha richiamato l’urgente necessità di “ridurre i consumi energetici e utilizzare le fonti rinnovabili, perché solo la seconda soluzione, oggi matura e perseguibile, può farci uscire dalla crisi ambientale, sociale ed economica”. Come è possibile continuare a non capirlo e quindi a non agire di conseguenza?

27 febbraio 2018

Kyoto club :Il CDM approva il decreto di riduzione delle emissioni inquinanti

Tratto da Kyoto club
27 febbraio 2018 (Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare)

Il CDM approva il decreto di riduzione delle emissioni inquinanti

Lo scorso 22 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che attua la direttiva UE 2016/2284 in materia di riduzione delle emissioni nazionali di alcuni inquinanti atmosferici. Nello specifico, si punta a ridurre le emissioni nazionali annue di una serie di sostanze per rispettare entro il 2020 e il 2030 i livelli di emissioni stabiliti.

Roma, 22 febbraio 2018 – E’ stato approvato oggi in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni e del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, un decreto legislativo in attuazione della direttiva Ue 2016/2284 in materia di riduzione delle emissioni nazionali di alcuni inquinanti atmosferici. Il provvedimento ha l’obiettivo di perseguire il miglioramento della qualità dell’aria e la salvaguardia della salute umana e dell’ambiente e di promuovere una partecipazione più efficace dei cittadini ai processi decisionali.
In particolare, in conformità alla direttiva Ue, lo schema di decreto mira a ridurre le emissioni nazionali annue di origine antropica di una serie di sostanze (il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, i composti organici volatili non metanici, l’ammoniaca e il particolato fine) per rispettare entro il 2020 e il 2030 i livelli di emissioni stabiliti. Prevede l’attivazione del monitoraggio delle emissioni di una serie di sostanze per cui non sono previsti obblighi di riduzione e la creazione di dati sugli impatti sugli ecosistemi dell’inquinamento atmosferico.
Lo schema di decreto disciplina inoltre un’azione coordinata e omogenea tra le istituzioni - statali, regionali e locali – coinvolte. Per quanto attiene al ministero dell’Ambiente, gli è conferita la gestione della procedura di elaborazione e di adozione del programma nazionale, per la cui attuazione è prevista l’istituzione, alla presidenza del Consiglio, di un tavolo di coordinamento tra i ministeri dell’Ambiente, Sviluppo economico, Infrastrutture, Politiche agricole, Salute e le autorità regionali e locali designate dalla Conferenza unificata.
La normativa sugli obblighi di riduzione delle emissioni attualmente in vigore è quella contenuta nel decreto legislativo 21 maggio 2004 n.171.

Ansa: Crescere circondati dal verde aiuta lo sviluppo del cervello dei bambini

Tratto da Ansa

Crescere circondati dal verde aiuta lo sviluppo del cervello dei bambini

Riscontrati effetti benefici sulle funzioni cognitive

Crescere accanto a spazi verdi aiuta lo sviluppo cerebrale dei bambini. I piccoli hanno infatti un volume maggiore di materia bianca e grigia in alcune aree del cervello e queste differenze anatomiche rispetto ai coetanei hanno effetti benefici sulle funzioni cognitive. A evidenziarlo è uno studio guidato dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), in collaborazione con l'Hospital Del Mar e la Ucla Fielding School of Public Health, pubblicato su Environmental Health Perspectives. La ricerca è stata condotta su un gruppo di 253 scolari, nell'ambito di un progetto denominato BREATHE a Barcellona.
    L'esposizione permanente allo spazio verde residenziale è stata stimata utilizzando informazioni satellitari sugli indirizzi dei bambini, mentre l'anatomia del cervello è stata studiata usando immagini di risonanza magnetica 3D ad alta risoluzione.

    L'analisi dei dati ha mostrato che l'esposizione a lungo termine al verde era positivamente associata al volume di materia bianca e grigia in alcune parti del cervello che si sovrapponevano parzialmente a quelle associate a punteggi più alti nei test cognitivi. Inoltre, i massimi volumi di materia bianca e grigia nelle regioni associate all'esposizione allo spazio verde hanno predetto una migliore memoria di lavoro, cioè relativa al mantenimento temporaneo delle informazioni e alla loro elaborazione, e una minore disattenzione. Secondo alcune ipotesi citate dagli studiosi, gli spazi verdi fornirebbero ai bambini opportunità di rigenerazione psicologica e promuoverebbero importanti esercizi di scoperta, creatività e assunzione di rischi. Inoltre, queste aree presentano spesso livelli inferiori di inquinamento atmosferico e rumore.

25 febbraio 2018

Ambiente e salute :Informazione da oltre oceano

Tratto da Physicians for Social Responsability

Ambiente e salute :Informazione  da oltre oceano

Il Programma Ambiente e Salute del PSR si rivolge alle tossine e al riscaldamento globale: sfide alla vita e al benessere che pervadono l'intero pianeta.  Invitano ad unirsi al crescente collegio di professionisti della salute e cittadini preoccupati che stanno portando una voce critica in prima linea nel processo decisionale sulla salute ambientale.
Fai clic di seguito per notizie, analisi e azioni su tutti i programmi E & H.
Inquinamento atmosferico e salute
Tutti noi abbiamo bisogno di aria pulita per respirare, eppure molti individui e famiglie vivono dove gli inquinanti atmosferici ci stanno facendo ammalare, facendoci perdere giorni dal lavoro e dalla scuola e contribuendo a morti premature non necessarie. Come operatori sanitari e residenti statunitensi preoccupati, ci opponiamo a qualsiasi indebolimento delle protezioni dell'aria pulita ai sensi della Clean Air Act.
Il PSR ha citato in giudizio l'Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti per richiedere all'agenzia di attuare la propria regolamentazione dell'ozono a livello del suolo, un pericoloso inquinante atmosferico che può danneggiare permanentemente i polmoni e aggravare i disturbi cardiaci.....
Carbone e clima: codice nero
Le centrali elettriche a carbone sono il principale responsabile del riscaldamento globale negli Stati Uniti e rappresentano oltre il 30% delle emissioni di biossido di carbonio della nostra nazione. Sono anche una delle maggiori fonti di inquinanti atmosferici della nazione che danneggiano la salute cardiovascolare e respiratoria e minacciano lo sviluppo sano del bambino......
Proteggere la salute attraverso la politica
L'amministrazione e il Congresso di Trump stanno facendo gli straordinari per ripristinare le norme e gli standard di salute pubblica.
Tutti noi soffriamo quando leggi e regolamenti di tutela della salute come il Clean Air Act sono indeboliti, ritardati o bloccati. E i bambini, gli anziani, le comunità a basso reddito, le comunità di colore e le persone con malattie croniche soffrono di più.
Il nostro governo dovrebbe garantire che le agenzie federali applichino le leggi che proteggono la nostra acqua, la qualità dell'aria e la salute pubblica, non frenare il potere di queste agenzie di svolgere le loro missioni.....

22 febbraio 2018

L'efficienza energetica salva vite umane, evita enormi costi sanitari


Tratto in traduzione simultanea da nrcd

L'efficienza energetica salva vite umane, evita enormi costi sanitari


Misure di efficienza energetica realistiche e di buon senso potrebbero aiutare a salvare sei vite americane ogni giorno ed evitare fino a $ 20 miliardi di danni alla salute ogni anno.Questo è il punto di partenza di un nuovo rapporto dell'American Council per un'economia ad alta efficienza energetica (ACEEE) e dei Medici per la responsabilità sociale (PSR), che si proponeva di rispondere a una semplice domanda: come la nostra salute potrebbe avere  dei vantaggi  se ogni stato e città principale di tutto il paese riducesse  il consumo annuo di elettricità del 15%?
Le centrali elettriche che bruciano carbone, petrolio o gas naturale rilasciano piccole particelle che possono penetrare in profondità nei nostri polmoni (particolato fine), gas che irritano i nostri sistemi respiratori (come il biossido di zolfo) e gas che interagiscono con la luce solare per formare uno smog pericoloso ( ossido d'azoto). Questo inquinamento è stato collegato a una serie di gravi danni alla salute, tra cui attacchi di asma, attacchi di cuore e cancro ai polmoni.
L'efficienza energetica aiuta a ridurre le emissioni di particolato fine (PM2,5), minuscole particelle di inquinamento che possono essere inalate in profondità nei nostri polmoni.
US Environmental Protection Agency
La buona notizia è che rendere le case e le imprese più efficienti dal punto di vista energetico è un modo economicamente efficace per evitare l'inquinamento causato dalle centrali elettriche e l'inquinamento derivante dall'uso di gasolio da riscaldamento e gas naturale all'interno delle abitazioni. Un uso più intelligente dell'energia significa che non dobbiamo generare il massimo per alimentare le nostre case e le nostre attività.
Utilizzando modelli disponibili pubblicamente dall'Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, ACEEE e PSR hanno rilevato che la riduzione del consumo di elettricità del 15% nazionale per un solo anno potrebbe ridurre l'inquinamento da particolato dell'11 percento, il 18 percento di ossidi di azoto e il 23 percento di inquinamento da biossido di zolfo. Il denaro risparmiato sui costi sanitari - soprattutto grazie a un minor numero di decessi  di adulti - potrebbe pagare i premi annuali dell'assicurazione sanitaria per quasi 3,6 milioni di famiglie .

Vantaggi per gli stati del carbone

Gli Stati che usano molto carbone per generare elettricità, o che si trovano vicino agli Stati del carbone, vedrebbero alcuni dei più importanti benefici per la salute derivanti dall'aumento dell'efficienza energetica. In questi primi 10 stati, i benefici per persona variavano da $ 98 all'anno a $ 184 all'anno....

Come potremmo arrivare al 15 percento?

Il rapporto ha rilevato che molti stati hanno già adottato misure per ridurre il consumo di energia del 15% o più. Tuttavia, esistono ancora molte opportunità non sfruttate a tutti i livelli di governo.....

Ancora più vantaggi

È importante sottolineare che i numeri di rapporto non catturano i benefici per la salute totali di aumentare l'efficienza energetica.
Per prima cosa, gli autori hanno anche scoperto che una maggiore efficienza energetica potrebbe ridurre l'inquinamento da biossido di carbonio del 14 percento, ma non ha provato a quantificare i benefici per la salute associati. Il cambiamento climatico causato dall'inquinamento da carbonio porta una vasta gamma di danni alla salute, tra cui malattie legate al calore e morti , la miriade di pericoli di condizioni meteorologiche più estreme e interruzioni dei servizi sanitari ......

L'efficienza energetica funziona

I risultati del rapporto ACEEE-PSR non sono solo ipotetici: l'efficienza energetica sta già aiutando gli americani di tutti i giorni a condurre una vita più sana. Continua qui 

21 febbraio 2018

L’OCSE chiede di aumentare le tasse sulle emissioni

Tratto da rinnovabili.it

L’OCSE chiede di aumentare le tasse sulle emissioni
Tra il 2012 e il 2015, i paesi OCSE non hanno fatto praticamente nulla per introdurre tasse sulle emissioni capaci di avviare la transizione energetica


emissioni


Troppo basse le attuali tasse sulle emissioni


(Rinnovabili.it) – Mentre in Italia la campagna elettorale vede i candidati fare a gara sui tagli alle imposte, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) chiede di aumentarle. Almeno sui grandi inquinatori, visto che ad oggi sono sostanzialmente liberi di inquinare. 
Nella sua nuova relazione dal titoloTaxing Energy Use 2018“, l’organizzazione ha incoraggiato i leader dei paesi aderenti a tassare le emissioni di CO2 in modo più aggressivo. Gli attuali livelli di tassazione, infatti, non sono sufficienti a combattere efficacemente il cambiamento climatico. Nello studio, l’OCSE dichiara che sono stati pochi i cambiamenti nei livelli di tassazione dell’energia tra il 2012 e il 2015, e che solo lo 0,3% delle emissioni è tassato equamente rispetto ai costi ambientali.

Nel documento si dimostra anche che le imposte sul carbone sono molto rare, anche se questo combustibile fossile rappresenta quasi il 50% delle emissioni di carbonio nei 42 paesi oggetto dell’analisi. Solo in cinque di essi la produzione di energia dal carbone supera i 5 euro per tonnellata di CO2 emessa.
Continua su rinnovabili.it/

La commissione Energia del Parlamento Ue :stop alle sovvenzioni alle centrali a carbone

Energia, Eurocamera: stop alle sovvenzioni alle centrali a carbone

Tratto da Europa today

Energia, Eurocamera: stop alle sovvenzioni alle centrali a carbone

La commissione Energia del Parlamento Ue ha proposto restrizioni agli incentivi alle fonti fossili. Che in Italia rappresentano ogni anno una spesa di 10,5 miliardi. Esulta Greenpeace
Energia, Eurocamera: stop alle sovvenzioni alle centrali a carbone
Il Parlamento europeo prova a fermare le fonti fossili. Oggi, gli eurodeputati hanno approvato una serie di misure per la riforma del mercato energetico che introducono forti restrizioni alle controverse sovvenzioni degli Stati membri alle centrali fossili, principalmente a carbone. Per la precisione, la commissione Energia chiede che il cosiddetto "capacity mechanism", ossia i sussidi alle centrali fossili per rimanere in stand-by, sia consentito solo come "ultima risorsa" e rigorosamente regolamentato. 

100 miliardi di incentivi all'anno

Per capire l'impatto della proposta, basta guardare a quanto oggi costano questi sussidi alle tasche degli europei: l'Italia spende ogni anno 10,5 miliardi, la Germania 45, la Francia intorno ai 24 miliardi, la Spagna 20. Solo questi quattro paesi, a conti fatti, destinato direttamente e indirettamente circa 100 miliardi di euro alle fonti inquinanti. La proposta del Parlamento è in linea, con la richiesta della Commissione europea di fermare entro il 2025 gli incentivi alle centrali in stand-by che emettono oltre 550 g di anidride carbonica per kilowattora. 

Le altre proposte

Per far fronte ai rischi legati a eventuali cali di energia elettrica, i paesi Ue dovranno ricorrere in prima battuta ad un aumento dell'utilizzo di energie rinnovabili, efficienza energetica e interconnessioni. La commissione Energia del Parlamento europeo ha sostenuto anche un'altra proposta della Commissione che mira a favorire i cittadini che vogliono produrre in casa la propria energia. Si prevede infatti la priorità di dispacciamento per l'energia prodotta da piccoli impianti rinnovabili, che avranno la precedenza in rete rispetto a quella prodotta da carbone o nucleare. 
Adesso, la palla passa agli Stati membri. Se la proposta sarà accettata, paesi come l'Italia che già prevedono l'adozione di questo sistema, dovranno rivedere i propri piani di incentivi alle fonti fossili. Ma le premesse non sono le migliori: il Consiglio Ue, che riunisce i paesi membri, si è già opposto alla proposta sull'autoproduzione di energia da piccoli impianti. Si vedrà.

Esulta Greenpeace

Intanto, le ong ambientaliste esultano. “Oggi il buon senso ha vinto sulla lobby fossile - commenta Luca Iacoboni, responsabile energia e clima di Greenpeace Italia - Mentre molti governi stanno cercando di sostenere con enormi sussidi le compagnie energetiche obsolete e ormai al fallimento, il Parlamento europeo riconosce l'importanza delle rinnovabili affermando che il denaro dei contribuenti non può più essere speso per vecchie e inquinanti centrali a carbone, gas o nucleare. La riforma energetica in discussione a Bruxelles deve rappresentare un investimento per il futuro dei cittadini: quelli che lo desiderano, e sono milioni, devono poter produrre la propria energia”.

19 febbraio 2018

Salute: fertilità maschile dimezzata, 60% casi colpa degli inquinanti

Salute: fertilità maschile dimezzata, 60% casi colpa di inquinanti
Roma, 19 feb. (AdnKronos Salute) - Le cause di infertilità non sono legate solo a fattori genetici o all’età, ma hanno grande rilevanza anche quelle di natura esterna come l'alimentazione, l'inquinamento, l'alcol e il fumo. Ma i rischi sono molto alti anche a causa di particolari posizioni geografiche e di stili di vita e mestieri o attività esercitate. Basti pensare che il numero degli spermatozoi presenti nel liquido seminale, negli ultimi 30 anni, si è dimezzato. Questo pericoloso trend è, nel 60% dei casi, causato dall’esposizione ad agenti inquinanti. Un ulteriore ostacolo per le coppie che cercano una gravidanza con le tecniche di fecondazione assistita.
A fotografare il trend sono gli esperti che sabato 24 febbraio, alla Leopolda a Firenze, si ritroveranno in occasione del primo congresso nazionale sulla Procreazione medicalmente assistita, organizzato da Luca Mencaglia, medico specialista in Ginecologia e ostetricia e presidente della Fondazione Pma Italia. Gli uomini - sottolineano gli specialisti - vengono colpiti soprattutto delle polveri sottili, le cosiddette pm10. Le donne invece sono più soggette a un abuso o un uso poco attento di alcuni farmaci, come l’ibuprofene, un noto antinfiammatorio.
Ma ci sono anche elementi di tossicità che interessano entrambi i sessi: ad esempio, negli alimenti o nelle bevande possono essere presenti sostanze altrettanto dannose, a partire dalla stessa plastica che quotidianamente viene usata nel confezionamento. L’inquinamento gioca un ruolo fondamentale in termini di fertilità. La plastica delle bottiglie di acqua minerale, ad esempio, se lasciata al sole nei magazzini, rilascia sostanze che sono a base di estrogeni sintetici, minacciando quindi la fertilità maschile. Ci sono poi altri fattori già conosciuti, come fumo e alcol.Leggi tutto qui 

18 febbraio 2018

Le organizzazioni europee per la salute chiedono azioni urgenti per l’inquinamento atmosferico

Tratto da Salute Globale

Le organizzazioni europee per la salute chiedono azioni urgenti rispetto all’inquinamento atmosferico

Bruxelles, 13 febbraio – Nel corso di un briefing tenutosi a Bruxelles, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Alleanza per la salute e l’ambiente (HEAL) hanno invitato i responsabili politici dell’UE e di tutta la regione europea a intraprendere azioni più forti per combattere l’inquinamento atmosferico a beneficio dei cittadini; il miglioramento della qualità dell’aria offre un’enorme opportunità di salute in Europa.
L’inquinamento dell’aria, infatti, continua a essere il più grande rischio per la salute umana con 6,5 milioni di morti premature in tutto il mondo ogni anno, uccidendo più della Malaria e dell’HIV insieme.
Nell’UE le cifre mostrano che una cattiva qualità dell’aria porta a 399.000 morti premature l’anno.
Secondo la Commissione europea, questo numero è circa 15 volte più alto dei morti causati da incidenti stradali. Troppo spesso i politici europei rimandano le azioni per un’aria più pulita – nonostante gli impegni politici dell’UE, compresa la direttiva sulla qualità dell’aria – le misure per ripulire l’aria a livello nazionale e locale sono state inadeguate.
L’Europa ha ancora una lunga strada da percorrere per raggiungere livelli di qualità dell’aria veramente protettivi per la salute.
“L’inquinamento atmosferico causa malattie non trasmissibili; come malattie cardiovascolari, ictus, malattie polmonari ostruttive croniche e cancro ai polmoni. Aumenta anche il rischio di infezioni respiratorie acute. L’’inquinamento atmosferico non conosce frontiere e mette tutti a rischio, le persone più vulnerabili – donne incinte, bambini, anziani, persone già malate o povere – sono particolarmente colpite “, ha spiegato la dott.ssa Maria Neira, Director of WHO Department of Public Health, Environmental and Social Determinants of Health.
“Ma la buona notizia su questa terribile situazione è che la consapevolezza all’interno dell’opinione pubblica e dei responsabili politici sta aumentando, sempre più Comuni monitorano la qualità dell’aria e intraprendono azioni per migliorarla. Dovrebbe essere data priorità a quelle misure che non solo miglioreranno la qualità dell’aria, ma affronteranno anche i cambiamenti climatici e miglioreranno la salute dei cittadini in generale “.
Anche l’Associazione Medici per l’Ambiente era presente all’incontro ed ha potuto ( grazie soprattutto al lavoro della Dott.ssa Antonella Litta) sensibilizzare gli altri attori presenti, Istituzionali e non, su una problematica poco analizzata, ma dal grande impatto sull’ambiente e sulla salute umana: il traffico aereo come fattore di inquinamento ambientale e danno alla salute.
di Francesco Romizi

16 febbraio 2018

Appello dell’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia in occasione delle elezioni del 4 marzo 2018


Tratto da Isde

ISDE ITALIA SI RIUNISCE…. PER UN AMBIENTE SALUBRE E PULITO IN ITALIA

Nelle giornate del 9-10-11 Febbraio a Sansepolcro (AR), nella suggestiva cornice dell’ Azienda Agricola “Aboca”, si sono svolte le riunioni di vari organi dell’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia.
I presenti, in sessioni parallele, hanno affrontato i diversi temi all’ordine del giorno: attività svolte e in programma, sviluppo e rafforzamento della collaborazione con Enti ed Istituzioni, attività formative rivolte ai soci, promozione della Rete dei Medici Sentinella dell’Ambiente (RIMSA) e diffusione del Progetto “Ambiente è salute – parliamone a scuola”.
E’ emersa la necessità di un forte impegno nell’advocacy in relazione agli effetti dell’inquinamento ambientale e dei cambiamenti climatici sulla salute dell’uomo e del pianeta.

Di fronte a situazioni di inquinamento ambientale con importanti effetti negativi sulla salute degli individui e delle comunità (come nelle realtà della Terra dei Fuochi e di Taranto, Torino, Vicenza, ecc.), nel ribadire con forza come sia necessario privilegiare politiche di prevenzione primaria ambientale e sanitaria, ISDE Italia ritiene che sia importante ricercare una stretta collaborazione tra agenzie governative, società civile e comunità scientifica. Ritiene inoltre indispensabile realizzare iniziative rivolte alla formazione e all’aggiornamento dei medici, degli altri operatori della salute e dell’ambiente, di ogni professione intellettuale e dei cittadini . Reputa inoltre fondamentale promuovere forme di partecipazione alla didattica con iniziative rivolte all’educazione alla salute nelle scuole (Progetto “Ambiente è salute – parliamone a scuola”).
L’impegno deve essere massimo e orientato alla promozione di una società sostenibile ed integrale dove tutti si sentano responsabilmente coinvolti in un radicale mutamento delle abitudini e dei costumi, per il futuro dell’ umanità.
A questo fine ISDE Italia si appella altresì a tutte le forze politiche affinché il binomio Ambiente-Salute sia uno dei punti fondamentali dei programmi elettorali per un concreto impegno rivolto al superamento delle molteplici criticità oggi presenti e indirizzato verso scelte ed azioni per un futuro di salute, di benessere e di equità con le proposte elaborate in vista delle elezioni del 4 marzo 2018. Leggi il documento Isde integrale

15 febbraio 2018

LA FRANCIA ANNUNCIA LA CHIUSURA DI TUTTE LE CENTRALI A CARBONE AL 2021

La Francia chiuderà tutte le centrali elettriche a carbone entro il 2021. Ad annunciare questa accelerazione rispetto ai piani del suo predecessore all’Eliseo Francois Hollande, che aveva fissato lo stesso obiettivo ma entro il 2023, è stato il presidente francese Emmanuel Macron, nel corso dell’intervento che ha tenuto in occasione del World Economic Forum di Davos, lo scorso 23 gennaio. Il presidente Macron ha affermato di voler “fare della Francia un modello nella lotta contro il cambiamento climatico“, ponendo la dismissione centrali a carbone al centro del suo piano di riforma dell’economia e delle politiche energetiche.

Dismissione centrali a carbone: una strategia anche politica

Secondo Macron, quello della dismissione delle centrali a carbone a breve termine è un obiettivo che porterà alla Francia dei vantaggi in termini di attrattività e competitività. Perché grazie alla green economy sarà possibile creare nuovi posti di lavoro e attirare l’interesse degli investitori. Una strategia insomma non soltanto in favore dell’ambiente ma anche del benessere economico....

Decarbonizzazione non sufficiente per la lotta ai cambiamenti climatici

Purtroppo non possiamo non essere d’accordo con i toni allarmistici del presidente francese. Perché se è vero che è in atto da qualche anno una decarbonizzazione dell’economia mondiale, grazie anche al costo sempre minore delle energie rinnovabili e a una regolamentazione sempre più stringente sul fronte dell’inquinamento, è altrettanto vero che i risultati raggiunti finora non sono sufficienti per risolvere la questione climatica.

Le centrali a carbone perdono denaro ma mancano le alternative

L’industria del carbone non sta sicuramente vivendo un periodo florido. Secondo alcuni dati diffusi da Carbon Tracker nel suo nuovo rapporto, di cui si è parlato molto anche al World Economic Forum, più della metà dei 619i mpianti a carbone in Ue stanno perdendo denaro. Le perdite sono state stimate in 22 miliardi di euro entro il 2030. D’altro canto però, i piani del settore per chiudere gli impianti e soprattutto per compensare l’energia necessaria con progetti a basso impatto ambientale e che sfruttino le rinnovabili sono troppo lenti e tardivi.

Diossina, effetti sull’ambiente: l’inquinamento di aria acqua e suolo cosa provoca?

Tratto da Nanopress

Diossina, effetti sull’ambiente: l’inquinamento di aria acqua e suolo cosa provoca?

La diossina è tutt'intorno a noi, nell'aria, nell'acqua e nel suolo. E' pericolosa per i suoi effetti inquinanti sull'ambiente, dove occorrono centinaia di anni per degradarla, e per la salute umana. Si accumula nel tessuto adiposo e persino nel latte materno. E' possibile difendersi?
Diossina, effetti sull’ambiente: l’inquinamento di aria acqua e suolo cosa provoca?
Dici diossina e la mente evoca un terribile panorama di inquinamento e malattie. La diossina e gli effetti sull’ambiente che ha, ubiquitari, significano infatti inquinamento di aria, acqua e suolo a lungo termine. Noi non la vediamo, ma questo non modifica il suo status di veleno ambientale. Quelli che constatiamo, però, sono gli effetti sull’ecosistema e sulla salute umana: disfunzioni endocrine che interessano anche le generazioni successive, tumori, disordini immunitari, problemi dermatologici. 
Ma è possibile stare alla larga dalla diossina?
La definiamo al singolare, diossina, ma in realtà, i composti tossici dai disastrosi effetti sull’ambiente ai quali ci riferiamo, quando parliamo di questa sostanza, sono un’intera classe di molecole, più di 200. Al suo interno ne troviamo alcune meno inquietanti e altre, come la famigerata TCDD (2,3,7,8 tetracloro-dibenzo-diossina) decisamente pericolose. Simili e a volte incluse nella definizione, anche se impropriamente, sono i furani e i policlorobifenili.
Tutte le molecole di diossina si classificano come composti organici, ossia contenenti carbonio e altri elementi quali ossigeno e idrogeno, uniti al primo da uno o più legami covalenti. Perché si formi una molecola di diossina occorre un processo combustivo con presenza di cloro e idrogeno, assenza di zolfo e scarso ossigeno. Il cloro entra far parte della molecola ed è il principale responsabile dei suoi effetti nefasti. Queste condizioni si verificano negli inceneritori e nei processi industriali per la produzione in particolare – ma non solo – di ceramiche, cemento, metalli, vetro, carta. Ovviamente, nella parte alta della lista si piazzano gli stabilimenti dove si producono sostanze a base di cloro, come ad esempio molti detersivi.......... Altre fonti generatrici di diossina sono gli incendi, da quelli naturali a quelli, ancor di più, di fabbriche, la combustione delle centrali termoelettriche e delle caldaie, incluse quelle domestiche. .....

Inquinamento dell’aria

La diossina inquina l’atmosfera sotto forma di particolato. La circolazione atmosferica ne determina un’ampia diffusione anche molto lontano dal luogo di origine. La degradazione naturale della sua forma più pericolosa, il TCDD, avviene ad opera dei raggi ultravioletti in presenza di idrogeno disponibile. In tal caso avviene nell’arco di giorni. Se invece il TCDD si accumula al suolo e si lega ad altre sostanze la degradazione è lentissima, dell’ordine di mesi o anni. Per quanto grave, l’inquinamento dell’aria da parte della diossina è prioritario soltanto in seguito ad incidenti come l’esplosione di Seveso. Altrimenti soltanto il 10% circa della diossina che penetra nell’organismo proviene dall’atmosfera.

Inquinamento del suolo

Il suolo è quello che in media contiene le più grandi concentrazioni di diossina, risentendo quindi dei suoi effetti ambientali. Qui le molecole reagiscono con altri composti presenti nel terreno ed entrano a far parte della catena alimentare. Alcuni studi indicano che non è solo l’uomo a risentire dei suoi effetti, anche gli animali (tutti?) accusano problemi, ad esempio disfunzioni tiroidee e alterato assorbimento della vitamina A. Analogamente all’essere umano, gli animali colpiti sono anche quelli delle generazioni successive.

Inquinamento dell’acqua

Gli scarichi industriali contenenti diossina possono inquinare l’acqua. La sua presenza negli organismi acquatici lo dimostra. Così come per la terraferma, l’inquinamento dell’acqua risulta a lungo termine. Da notare che le correnti marine svolgono funzione analoga a quelle aeree, trasportando la diossina, probabilmente, anche molto lontano dal luogo di immissione. La diossina è insolubile in acqua, ma quest’ultima è un eccellente veicolo, purtroppo, per i suoi spostamenti.

DIOSSINA ED EFFETTI SULLA SALUTE UMANA

L’alta concentrazione ambientale di diossina e il suo essere liposolubile spiega perché sia un grosso problema. La respiriamo, ma soprattutto la ritroviamo nella catena alimentare. Il fatto che la razza umana sia al vertice di quest’ultima è una pessima notizia, perché ingerendone quantità continue da chi sta più in basso nella catena, la accumuliamo nei tessuti. A questo punto eliminarla non è semplice. La diossina si “annida” nel tessuto adiposo e purtroppo passa anche nel latte materno. Occorrono in media dai 7 agli 11 anni per dimezzare la sua presenza nell’organismo. Dato che però la ingeriamo regolarmente, nessuno di noi è immune dalla sua presenza. La concentrazione individuale varia in base all’età e alla percentuale di grasso corporeo: maggiore è, più diossina ci portiamo addosso. Altrettanto importante l’esposizione, sia all’inquinamento atmosferico da diossina, sia dietetico. Pesci grassi, soprattutto di taglia grande, prodotti caseari e burro sono quelli più a rischio contaminazione elevata.
Gli effetti tossici sull’organismo riguardano:
  • Sistema immunitario
  • apparato endocrino
  • cute
  • sistema riproduttivo
  • carcinogenesi

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