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31 marzo 2015

Quindi noi, nel nostro piccolo........... proponiamo l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi allo 0% di energia da carbone in Italia,


Tratto da Qualenergia

La Danimarca sta pensando di chiudere con il carbone entro il 2025
.........La Danimarca sta pensando di chiudere con il carbone entro il 2025. Il paese scandinavo conta oggi sul carbone per circa il 20% della sua domanda di energia primaria e per il 35% del suo fabbisogno elettrico. Anche il governo tedesco, che rischia di sforare l'obiettivo 2020 sulle emissioni di gas serra per il recente aumento dell’import di questo combustibile fossile, vorrebbe spegnere centrali a carbone per 10 GW di potenza.
In questi giorni invece il presidente di Assocarboni, Andrea Clavarino, si lamentava che l’Italia stia diminuendo la produzione elettrica da carbone, oggi al 13% e che le importazioni di carbone da vapore siano scese dell’11% rispetto al 2013, attestandosi a 16 milioni di tonnellate.
Clavarino ritiene che la minaccia per il carbone sia dovuta a “una politica industriale ed energetica fortemente sbilanciata sul gas" e si appella affinché il governo “consideri prioritario il riequilibrio del mix energetico nazionale, portandolo a livelli più europei, dove il carbone ha un peso di circa il 30%, e valuti oggettivamente la convenienza di questa fonte”. Questo quanto ha affermato il presidente dell’associazione italiana degli operatori del carbone nel corso del Convegno ''Sistema elettrico nazionale: strategie per la competitività e lo sviluppo sostenibile'' del 27 marzo scorso.
Inoltre, per il nostro paese Assocarboni suggerisce di "optare per meno gas, costoso e con significative implicazioni in termini di sicurezza degli approvvigionamenti, e più rinnovabili insieme al carbone anche sulla base dell’esperienza di altri Paesi, come Regno Unito, Germania, Spagna, Giappone e Turchia, che negli ultimi anni hanno tutti aumentato la quota di questa fonte nel loro mix energetico".
Nella battaglia per “un posto al sole” nel mix energetico, farsi troppi nemici non sembrava la tattica migliore, quindi perché non metterci dentro “l’alleato fonti rinnovabili”? D’altra parte una spruzzatina di ecologismo può anche dare una maggiore credibilità sul fronte della battaglia per il “benessere generale”.
Secondo noi, al contrario, è proprio la crescita dell’uso mondiale del carbone per la produzione elettrica, che secondo Assocarboni è pari al 42% del totale, che andrebbe drasticamente tagliata per motivi climatici, viste le emissione di CO2 che genera, e anche per motivi locali a causa dell’elevato inquinamento da particolato, ossido di azoto e di zolfo.
Il carbone emette, “a bocca di centrale”, circa 850 grammi di COper kWh generato contro, ad esempio, i 370 del gas naturale (dati Ispra). La combustione rilascia inoltre un insieme di sostanze dannose, come arsenico, cromo, cadmio, mercurio, su un’area molto ampia intorno alle centrali. I danni economici su agricoltura e salute dei cittadini possono essere molto ingenti, ma questi ‘costi esterni’ non vengono mai contabilizzati.
In Europa sono più di 22.000 le morti premature all’anno, due ogni ora. Oltre 5 milioni di giornate lavorative perse per condizioni di malattia e disabilità indotte dall’inquinamento. Sono alcune delle cifre dell’impatto sanitario delle 300 centrali elettriche a carbone attive in Europa secondo il rapporto di Greenpeace “Silent Killers” realizzato dall’Università di Stoccarda a partire dai dati relativi alle emissioni del 2010.
Questa è la realtà e la decarbonizzazione dell’economia (lo dice la parola stessa) inizia e passa soprattutto da qui.  Un piccolo segnale positivo viene dalla Cina, il maggior importatore di carbone: nel 2014, per la prima volta dal 2009, le sue importazioni del prodotto fossile sono calate dell’11% rispetto al 2013.
Quindi noi, nel nostro piccolo proponiamo l’obiettivo di arrivare in tempi rapidi allo 0% di energia da carbone in Italia, con buona pace di Assocarboni.

DOTT. G.GHIRGA : L’ESPOSIZIONE PRENATALE A INQUINANTI ATMOSFERICI SI ASSOCIA A DANNO CEREBRALE FETALE.

Tratto da facebook del Medico Isde dell' Alto Lazio Giovanni Ghirga  che ringraziamo per gli importantissimi e preziosi studi medici che da sempre diffonde .
LO STUDIO CONFERMA CIO' CHE GIA' SI SAPEVA
30 marzo 2015. L’ESPOSIZIONE PRENATALE A INQUINANTI ATMOSFERICI SI ASSOCIA A DANNO CEREBRALE FETALE. 

Da uno studio pubblicato su
Jama psychiatry emerge che l'esposizione prenatale a inquinanti atmosferici tossici come gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), generati soprattutto dalla combustione incompleta di materiali organici come carbone, legna e motori degli autoveicoli, può essere nociva a livello cerebrale per i bambini e può contribuire al rallentamento delle velocità di elaborazione delle informazioni nonché alla comparsa di disturbi del comportamento come l'Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. «Gli idrocarburi policiclici aromatici possono attraversare la placenta arrivando a danneggiare il cervello del feto» esordisce Bradley Peterson del Children hospital di Los Angeles, spiegando che precedenti ricerche su modelli animali indicano che l'esposizione prenatale a queste sostanze può compromettere sia il comportamento sia l'apprendimento. Tant'è che Peterson e colleghi hanno voluto approfondire gli eventuali legami tra danni cerebrali fetali e idrocarburi policiclici aromatici con uno studio di imaging cui hanno preso parte 40 bambini in età scolare provenienti da minoranze latino-americane e afro-americane. «I bambini sono stati seguiti nel periodo fetale e tra i sette e i nove anni di età, e le loro madri sono state sottoposte al monitoraggio degli idrocarburi policiclici aromatici durante la gestazione compilando appositi questionari» dicono gli autori. E a conti fatti i ricercatori hanno scoperto un'associazione significativa tra esposizione prenatale agli idrocarburi policiclici aromatici e riduzione della sostanza bianca cerebrale localizzata quasi esclusivamente all'emisfero sinistro. «Tale riduzione monolaterale è strettamente legata a un rallentamento dell'elaborazione delle informazioni risultante ai test di intelligenza e alla comparsa di disturbi del comportamento tra cui sintomi di Adhd».
ORMAI E' UN'EMERGENZA DI SALUTE PUBBLICA 

JAMA Psychiatry 2015.
doi:10.1001/jamapsychiatry.2015.57

30 marzo 2015

1)IL PICCO DEL CARBONE 2) Centrali a carbone con il fondo per il clima

Tratto da blogautore.repubblica

              Picco del carbone  .
Per mezzo secolo si è annunciato il picco del petrolio, ora si annuncia che sarà preceduto dal picco del carbone. 
Non può essere dovuto soltanto alle campagne "Beyond Coal" e "Keep it in the ground" o alle riunioni per preparare il vertice di Parigi a dicembre,  quando i paesi firmatari della convenzione ONU sul clima dovrebbero rinunciare a sfruttare l'80% delle riserve esistenti...
Secondo i produttori, in quanto fonte di energia meno costosa, solo il carbone può salvare dalla miseria quei 2 miliardi di persone senza elettricità. E le Ong sanitarie, umanitarie e ambientaliste stiano zitte invece di ricordare che l'inquinamento da carbone uccide 800 mila poveri all'anno, non i ricchi che hanno soldi per andare a respirare aria pulita e per curarsi.
Il carbone produce il 40% dell'elettricità mondiale, con una capacità di 1,617 GW per tre quarti da centrali ultra-sporche, che emettono mercurio, zolfo, ossidi d'azoto, per non parlare della CO2.

L'India intende aprire altre miniere, è un paese dove le vittime del carbone non contano, altri paesi sovvenzionano estrazioni ed esportazioni, la domanda dovrebbe raggiungere 9 miliardi di tonn/anno nel 2019. 

Però...
il Dow Jones Total Coal Market index ha perso il 75% (circa) in cinque anni in USA,
24 Big Coal sono fallite in 3 anni e un sesto delle centrali esistenti perde soldi
l'anno scorso in Cina il consumo è calato dell'1,6% mentre il PIL aumentava del 7,3%; 
le centrali a carbone cinesi girano al 54% della loro capacità per mancanza d'acqua da inquinare liberamente
 è sospesa o cancellata la costruzione di 2/3 delle centrali a carbone del mondo che era pianificata nel 2010
in dieci anni, in USA e nella UE la produzione di elettricità da carbone è calata di un quinto
i "mercati finanziari" (Banca Mondiale, Black Rock ecc.) ritengono che $100 miliardi di investimenti in centrali a carbone potrebbero restare immobilizzati e rendere 0 entro il 2035

Ho altre rondini che paiono indicare una primavera......

I minatori perdono il lavoro e protestano, giustamente, ma protestano giustamente anche quelli che di carbone si ammalano e muoiono. Nel frattempo l'efficienza e il risparmio energetico aumentano, insieme alla capacità installata da fonti rinnovabili: per es. l'anno scorso nella UE quella dell'eolico ha superato quella del carbone.

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Friends of the Earth: “Come una convenzione sulla tortura che non la proibisce”    

         Centrali a carbone con il fondo per il clima

Da una riunione del Green Climate Fund  nel fine settimana       è emerso che non si possono escludere gli impianti a               carbone   dai finanziamenti per il clima.Centrali a carbone con il fondo per il clima-

(Rinnovabili.it) – I soldi del fondo Onu costituito per aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere il cambiamento climatico possono essere spesi per finanziare la forma più inquinante di produzione dell’energia elettrica: le centrali a carbone. Non siete gli unici a sgranare gli occhi, lo hanno fatto in molti nelle ultime ore dopo quel che è emerso dalla incredibile conferenza del Green Climate Fund (GCF) a Songdo, in Corea del Sud. In base alle norme concordate durante il meeting del consiglio, il fondo per il clima ha rifiutato di vietare esplicitamente il supporto a progetti legati ai combustibili fossili.
Karen Orenstein attivista di Friends of the Earth USA, ha fotografato la circostanza con una dichiarazione disarmante: «È come una convenzione sulla tortura che non proibisce la tortura».

Il fondo è stato istituito nell’ambito dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite (UNFCCC) per aiutare i Paesi in via di sviluppo a finanziare l’energia pulita e le misure per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Sul suo stesso sito si può leggere che «il fondo promuoverà il cambio di paradigma verso percorsi di sviluppo a basse emissioni e di resilienza climatica, fornendo sostegno ai Paesi in via di sviluppo  per limitare o ridurre le loro emissioni di gas serra».....
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Commissione Ue, Germania davanti Corte per impianto carbone:Danneggia pesci protetti

Tratto da Ansa

Commissione Ue, Germania davanti Corte per impianto carbone

Danneggia pesci protetti estraendo acqua per raffreddamento

26 marzo
(ANSA) - BRUXELLES - La Germania finirà davanti alla Corte di giustizia europea. A richiederlo l'esecutivo Ue, a causa del mancato rispetto della direttiva Habitat nel processo di autorizzazione dell'impianto energetico a carbone di Amburgo/ Moorburg.
Il progetto rischia di avere un impatto negativo su diverse specie protette a livello Ue, incluso il salmone, che passano vicino all'impianto quando risalgono il fiume Elba e migrano verso il Mare del Nord, dirette in circa una trentina di siti tutelati dalla rete europea Natura 2000. Le specie sono danneggiate dal processo di estrazione dell'acqua necessaria per il raffreddamento e il punto è che la Germania non ha condotto una valutazione d'impatto adeguata come richiesto dalla direttiva, proprio per evitare l'uccisione delle specie protette in questione. (ANSA)

29 marzo 2015

Energia. Tutte, chi più chi meno, devono fronteggiare una crisi pesante di sovraproduzione

Tratto da americaoggi

Energia. Si cerca di sfruttare al massimo le sinergie

DI FABIO TAMBURINI             29-03-2015

.........Oggi l'Enel ha avviato un grande progetto di riorganizzazione che prevede la reindustrializzazione o la trasformazione di ben 23 centrali da chiudere definitivamente. Non solo. Al ministero dello Sviluppo economico è aperto un tavolo di confronto (urgente) su almeno altri 17 impianti, che fanno capo alle altre società dell'energia, da Sorgenia a Tirreno Power. Tutte, chi più chi meno, devono fronteggiare una crisi pesante di sovraproduzione che, peraltro, caratterizza l'intero mercato europeo. La speranza è l'arrivo di bonus sostanziosi, previsti per il 2017 e forse anticipabili al 2016, ma ancora da definire.

L'occasione per distribuirli è il cosiddetto capacity payment, cioè il riconoscimento del ruolo svolto dalle centrali tradizionali nel garantire la continuità delle forniture di energia quando le fonti rinnovabili devono interromperle per causa di forza maggiore.

Quanto vale la certezza del rimpiazzo? Le cifre che circolano sono le più diverse. Chi ipotizza 200 milioni e chi raddoppia, ma il rischio è l'apertura di una procedura formale a livello europeo per violazione al divieto di aiuti di Stato alle aziende. Per questo la possibilità è che i risarcimenti tanto attesi, suddivisi tra i diversi operatori, finiscano per risultare poca cosa. Tanto che nei giorni scorsi l'amministratore delegato dell'Enel, Francesco Starace, ha definito il provvedimento in arrivo "un'aspirina", che non può guarire malati gravi e per la quale manifesta un certo distacco.

Nell'attesa le novità non mancano anche se, per il momento, sono tentativi in corso più che operazioni concrete. L'Araba fenice, che farebbe rinascere il settore dalle ceneri, è la creazione di un polo produttivo importante, passaggio quasi obbligato per favorire interventi di ristrutturazione e ridimensionamento. Il pressing, in particolare, è delle banche che hanno dovuto convertire in azioni i finanziamenti a Sorgenia e ora stanno cercando una via di uscita. Per questo pensano alla fusione con A2A, che ha come azionisti di riferimento i Comuni di Milano e di Brescia, ma non è così facile. Anche perché entrambe le società hanno appena cambiato i vertici operativi e la ripartenza presenta qualche problema.

Ancora più rilevanti, peraltro, sono i problemi che devono affrontare Tirreno Power e Gaz de France-Suez, l'azionista di riferimento, affiancata dalla stessa Sorgenia, dalle municipalizzate Iren ed Hera, nonché dalle banche creditrici. L'aggravante rispetto al situazione generale è l'inchiesta giudiziaria in corso avviata dalla magistratura di Savona, con capi di accusa severi.......
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E' il trionfo delle rinnovabili: Se anche in Texas il 100% dell'elettricita' da rinnovabili.

Tratto dal blog  di Maria Rita Dorsogna 

 dorsogna.it 

Se anche in Texas il 100% dell'elettricita' da rinnovabili.



E' il trionfo delle rinnovabili. 


Qualche giorno fa il Costarica ha annunciato che per oltre 75 giorni l'intera nazione e' andata avanti a fonti rinnovabili. La Francia ha annunuciato che presto gli edifici commerciali nuovi dovranno essere coperti o da tetti verdi, o da pannelli solari.

E poi c'e' Georgetown, Texas - citta' di 54,000 persone a nord di Austin, nel cuore del Texas.
Nel nostro immaginario la terra delle trivelle, del petrolio, di JR e dei petrodollari. 

E poi c'e' Dale Ross, il sindaco di Georgetown.

La sua e' una citta' tranquilla, di epoca vittoriana, con una universita' piccola e dove non succede quasi mai niente.  Senonche' il sindaco ha appena annunciato, di punto in bianco, che entro il 2017 il 100% dell'elettricita' del paese sara' da energia rinnovabile.

In Texas, dove sulle targhe ci mettono le trivelle e dove i pozzi appaiono come funghi. 


Perche' lo fanno? Per amore dell'ambiente? Per una presa di posizione contro i cambiamenti climatici? No, sole e vento sono una decisione meramente economica: costeranno di meno che quanto si paga con le fonti fossili e daranno maggiore stabilita' energetica alla citta' almeno fino al 2041....

E infatti, fra una trivella e l'altra il Texas e' diventato uno dei principali stati in cui si genera energia eolica. Dapprima era tutto concentrato attorno al West Texas, ma la costruzione di linee di trasmissione hanno potuto far si che l'energia dal vento giungesse anche alle grandi citta' di Austin, Houston, Dallas, San Antonio. Nel frattempo i prezzi dell'energia dal solare sono calati notevolmente. E cosi, le forniture di vento e di sole inizieranno ad alimentare Georgetown fra qualche mese e quando sara' tutto finito nel 2017 si arrivera' al 100%.

Georgetown e' una delle citta' a maggior tasso di crescita in tutti gli Stati Uniti, ed il sindaco ha deciso di voler aumentare i quantitativi energetici in vista di nuova crescita negli anni a venire. Invece di rinnovare i contratti esistenti con ditte che vanno a fonti fossili hanno deciso di spostarsi sulle rinnovabili.  Alla sera, il vento prendera' il posto del sole. 

Dovranno spegnere le luci se qualcosa va storto? Resteranno senza energia? Secondo le stime e gli studi assolutamente no. Anzi, secondo le previsioni i contratti firmati dalla citta' le garantiranno probabilmente piu energia di quanto necessario, con la possibilita' di rivendere gli eccessi. 

Il sindaco ricorda un altro ottimo motivo per finalmente dire addio alle fonti fossili: acqua e siccita'.
Il Texas soffre di enormi problemi di aridita' e tutti gli impianti collegati alle fonti fossili ne usano enromi quantitativi. 

Il sindaco conclude dicendo che questa mossa e' quella giusta per l'intera economia di Georgetown:le nuove ditte che si sono qui insediate sono per la maggior parte nell'high tech e chiedono fonti di energia verde per le loro attivita' come una sorta di biglietto da visita per il loro business. Se la citta' riesce a provvedere energia verde, questo potrebbe attirare altri investimenti e a fare la differenza. 

Ecco, anche nella capitale del West Texas Intermediate, uno dei tipi di greggio quotati sul mercato internazionale, siamo arrivati alle rinnovabili.  Veramente non abbiamo piu' scuse.

Qualcuno dovrebbe dire tutte queste cose a Matteo Renzi e a tutti i miopi politici che hanno votato lo Sblocca Italia.

Qui la Francia e la nuova legge sui tetti verdi o fotovoltaici. 

Vado Ligure: l'audizione del magistrato alla commissione ecomafie:"Centrale ,gli sforzi dei politici per eludere e non per risolvere".

"Centrale ,gli sforzi dei politici per eludere e non per risolvere".
Immagine tratta da Il Secolo XIX del 1 marzo 2015 



Leggiamo su Il Sole 24 ore

Ultime notizie su Tirreno Power

05/03/2015 
Clicca qui per leggere il testo integrale dell'audizione del procuratore Francantonio Granero con la commissione parlamentare ecomafie, tenuta il 22 gennaio. L'argomento principale è l'inchiesta sulla centrale elettrica di Tirreno Power a Vado Ligure

Leggi anche 

Tirreno Power di Vado Ligure , un anno dopo il sequestro e le indagini di un procuratore contro i "poteri trasversali".

Precisamente un anno fa, l’11 marzo 2014, venivano posti i sigilli alla centrale termoelettrica di Vado Ligure. Il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi aveva disposto il sequestro preventivo dei due gruppi a carbone della Tirreno Power, ponendo così un freno all’attività della centrale.

Dal giorno del sequestro, in esecuzione dell’ordinanza del gip, si è aperta un’inchiesta giudiziaria per disastro ambientale ed omicidio colposo che, ancora in corso, non lascia scampo a nessuno. Nella vicenda giudiziaria sono coinvolti infatti amministratori locali e dirigenti dell’azienda...... 
Lo stesso procuratore ha affermato alla commissione parlamentare sugli illeciti ambientali lo scorso 22 gennaio: "La vera controparte sono diventati la Regione, i Comuni, la Provincia. Io non mi meraviglio che l'amministratore delegato di Tirreno Power ce la metta tutta per dimostrare la sua innocenza, ma anche per riaprire l'azienda. Se, invece, questo lo fanno le Istituzioni, mi crea un certo imbarazzo".

Un’inchiesta destinata ad andare avanti tra luci ed ombre. Lo stesso procuratore capo della Repubblica di Savona che coordina le indagini è stato “soggetto a pressioni di tutti i tipi, come ricatti e pedinamenti
Come ha affermato Francantonio Granero alla commissione parlamentare sugli illeciti ambientali: Se si vanno a toccare determinati interessi, succede questo".
Infatti il magistrato, tornato dopo trent’anni a Savona, non ha trovato molti cambiamenti dai tempi del Caso Teardo da lui affrontato negli anni Ottanta: "Sono tornato esattamente dopo trent’anni e ho trovato la stessa situazione che avevo trovato allora, ossia una struttura di poteri trasversalipriva di qualunque colore partitico, composta da poche persone, che domina tutta l’attività economica e finanziaria del territorio. 
Non è un bel quadro quello che vi ho fatto, lo so, ma, o diciamo delle cose vere, o è inutile parlare".

Il carbone radioattivo :la radioattività ambientale che deriva dalla combustione del carbone

Tratto da Ninin

Il carbone radioattivo

Vari lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali che mettono in evidenza alcuni rischi connessi a questo tipo di tecnologia e oggi parliamo della radioattività ambientale che deriva dalla combustione del carbone

                Articolo di 

 .........Ma il carbone e la sua combustione con gli standard attuali, non è certo una scelta sicura per le popolazioni e gli animali che si trovano a vivere e alimentarsi nelle vicinanze di questi impianti per la produzione di energia. 
Ne sono esempi vari lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali che mettono in evidenza alcuni rischi connessi a questo tipo di tecnologia e, visto che va di moda, oggi parliamo della radioattività ambientale che deriva dalla combustione del carbone.
Il 20 maggio scorso è stato pubblicato su Enviromental Health un articolo a firma di ricercatori Malesi che evidenzia l’inquinamento di prodotti ittici destinati ad alimentazione umana nella vicinanza della costa dove sorge una importate centrale Malese a Carbone1. L’imputato in questione è uno di quelli che fa rumore: si chiama Polonio 210. Il polonio 210 è un elemento radioattivo alfa-emittente praticamente innocuo se si trova all’esterno del nostro organismo, letale se viene inalato o peggio ingerito  ...
In questo lavoro per reviewed si dimostra che il pesce pescato nelle acque in prossimità della centrale a carbone ha concentrazioni di Po210 superiori a quelle registrate in aree lontane dalla centrale in oggetto (per carità, nulla a che fare con le dosi usate per uccidere il Sig. Litvinenko) e che il rischio calcolato di sviluppare un tumore supera gli standard US-EPA. 
Inoltre il lavoro si chiude con questa frase:
I risultati presentati suggeriscono che l’area intorno alla centrale di Kapar è suscettibile di possibile contaminazione e le persone che vivono nell’area vicina sono esposti a maggiori dosi di radiazioni alfa attraverso il consumo di prodotti ittici. Questi riscontri suggeriscono che appropriate azioni devono essere intraprese per mitigare i rischi possibili per la salute umana ed ambientale.

Vorrei comunque ricordare che in natura la maggior parte di Po210 deriva del decadimento del Radon che quindi è un importante fattore confondente in quanto non possiamo escludere, è una mia deduzione, una fonte di radon naturale in quella zona di oceano; eventuali approfondimenti di fisici nucleari (che spesso leggono le nostre pagine) sono sempre ben accetti.
Oggi non ci fermiamo qui ma vi proponiamo un altro studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology dal titolo2:
Esposizione ambientale ad arsenico derivante da una centrale elettrica a carbone come potenziale rischio per carcinoma cutaneo: risultati di uno studio caso-controllo nel distretto di Prievidza Slovacchia.
L’articolo dimostra la maggior incidenza, rispetto ad una popolazione di controllo, di alcune neoplasie cutanee in un’area limitrofa ad una centrale a carbone in Slovacchia, ma, evidentemente, anche questo fatto non terrorizza e quindi non fa notizia. L’indagine epidemiologica è stata rigorosa ed è stata pubblicata da una delle più importanti riviste al mondo, non dimenticando gli eventuali fattori confondenti, come ad esempio la presenza di altri poli produttori di inquinamento in cui sorgono industrie chimiche presenti nella stessa area della centrale; gli stessi fattori confondenti che limitano in maniera importante le valutazioni epidemiologiche circa gli effetti degli incidenti alle centrali nucleari. Continua a leggere su Ninin

28 marzo 2015

TOUR NAZIONALE DI RETENERGIE OGGI A SAVONA AL PALAZZO DELLA PROVINCIA : FUORI IL CARBONE DALLA NOSTRA BOLLETTA.

ARRIVA OGGI  A SAVONA

IL TOUR NAZIONALE PER 
UN'ENERGIA SENZA CARBONE .
LE ALTERNATIVE AL CARBONE SONO LEGALI ,RINNOVABILI 
E POPOLARI.
 PARTECIPA ALL' INCONTRO DI QUESTA SERA   PRESSO LA SALA MOSTRE DEL PALAZZO DELLA PROVINCIA  ALLE ORE 20,45
RELATORI:
 AVV. ROBERTO SUFFIA 
per la Rete Savonese Fermiamo il Carbone
MARCO MARIANO 
Cooperativa Retenergie
GIOVANNI CAROSIO 
Cooperativa E'nostra

Fuori il carbone dalla nostra bolletta: il tour italiano per l’alternativa al carbone parte dalla Liguria  e farà tappa nelle città italiane che ospitano le principali centrali a carbone
Retenergie e Ènostra, ospiti dei Comitati locali del Coordinamento Nazionale No al carbone, incontreranno i cittadini per condividere e promuovere i propri obiettivi di consumo critico di energia: la denuncia degli impatti del carbone sulla salute e sull’ambiente, la scelta di un fornitore etico, l’efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile da impianti costruiti attraverso l’azionariato popolare.

Retenergie è la Società Cooperativa che dal 2008 promuove la produzione distribuita di energia rinnovabile e fornisce ai propri soci servizi di riqualificazione energetica e gestione di gruppi acquisto. Ènostra, cooperativa di distribuzione e consumo, ultima nata, privilegia l’acquisto di energia da impianti rinnovabili di comunità per favorire lo sviluppo della produzione di energia dal basso.
Oggi  28 marzo il tour  fara' tappa a Savona  :
Vado Ligure è la sede della centrale a carbone di Tirreno Power posta sotto sequestro dalla magistratura nel mese di marzo del 2014. 
Il 10 aprile saranno a Civitavecchia - che ospita ben due centrali elettriche di cui una a carbone di Enel – e l’8 maggio a Brindisi, con altre due centrali: la più grande, di Enel, è coinvolta in un procedimento giudiziario a causa dell’inquinamento provocato.
E infine il 9 maggio, una tappa di speranza a chiusura del tour, a Saline Joniche.
Qui è appena stata scongiurata la costruzione di una nuova centrale a carbone di 1350 MW.

Leggi anche su La Stampa
“Fuori il carbone dalla nostra bolletta”: un tour italiano di denuncia e di proposta
La consapevolezza dell’impatto globale derivante dalla combustione del carbone – pensiamo ai cambiamenti climatici e alla devastazione dei territori a causa dei fenomeni meteorologici estremi - impegna la politica e i singoli cittadini a fare un cambio di rotta: efficienza energetica, consumo critico e scelta della fonte con cui produrre l’energia necessaria.  
Tratto da Speziapolis


"Retenergie Società Cooperativanasce nel 2008 da un progetto dell'associazione Solare Collettivo. La Cooperativa rappresenta un nuovo modello di gestione collettiva del BENE COMUNE ENERGIA. I suoi scopi sono la produzione di energia rinnovabile da impianti costruiti attraverso l'azionariato popolare, la vendita ai soci dell’energia prodotta e la fornitura di servizi ai soci quali analisi e riqualificazione energetica, gestione gruppi acquisto, cambio fornitore di energia.

Il Presidente e i soci di Retenergie invitano i cittadini - interessati alle questioni dell’energia e più in generale a quelle della democrazia – a condividere le alternative e le proposte per una produzione democratica dell’energia e per un suo consumo più consapevole.
Collegamento al sito di Retenergie

27 marzo 2015

In Australia: il carbone non conviene. 11 centrali producono oltre la meta' delle emissioni

Tratto da Greenbiz

australia carbone2
Australia, le centrali a carbone più vecchie sono una minaccia per il business. Essendo più inquinanti e dispendiose, esse potrebbero essere fermate in vista degli sforzi per limitare i cambiamenti climatici e lo stress idrico.
Nel paese, queste aziende rappresentano più della metà della capacità totale della cosiddette stazioni "subcritiche" a carbone, la forma meno efficiente e più inquinante. Ciò le rende particolarmente esposte alle strategie contro il cambiamento climatico, rappresentando un bersaglio ovvio per il risparmio di emissioni.
L'analisi è stata condotta dallo Stranded Assets Programme dell University of Oxford's Smith School of Enterprise and the Environment., dal titolo “Subcritical Coal in Australia: Risks to Investors and Implications for Policymakers Working Paper” e ha individuato le centrali a carbone più critiche dell'Australia, scoprendo quali sono anche quelle più a rischio di chiusura per via della loro intensità di carbonio e degli impatti ambientali locali.
Il carbone fornisce il 40% dell'elettricità mondiale, con 1.617 GW di capacità globale, di cui il 75% è sottocritico (subcritical), il 22% supercritico (supercritical,), e il 3% ultra-supercritico (ultra-supercritical). Le centrali della categoria subcritical sono quelle meno efficienti e più inquinanti perché richiedono più energia e acqua per produrre la stessa quantità di corrente, e creano come risultato più inquinamento. In media esse emettono il 75% in più di inquinamento da anidride carbonica rispetto alle ultra-supercritiche, le centrali più nuove, e utilizzano il 67% in più di acqua.
Per limitare le emissioni globali al di sotto dei 2° C, la IEA stima che sarà necessario chiudere un quarto (290 GW) delle centrali di questo tipo in tutto il mondo entro il 2020. Nel 2009, esse producevano 8,6 Gt di CO2 a livello globale.
E in Australia? Qui il carbone viene utilizzato per generare il 56% dell' elettricità attraverso le SCPS. La produzione di energia genera quasi il 30% del totale delle emissioni di CO2 in Australia. La capacità è suddivisa in tre categorie: 29.467MW fanno parte della categoria subcritica (pari a 26.088MW) e supercritica. Di questi 26.088MW di capacità subcritica, 24.608MW sono attualmente operativi e 1,480MW sono stati attualmente messi fuori servizio e in attesa di condizioni economiche più favorevoli.
Su Greenbiz l'articolo integrale di Francesca Mancuso
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