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31 ottobre 2009

2009/11/01 "Comunicato Stampa Dei "No Coke di Brindisi " sulle Convenzioni e sul Cdr

Riceviamo dal Gruppo Anticerano su Facebook

Enel continua a guadagnare miliardi, sulle spalle di tante persone innocenti che .....
La colpa non è dei politici, MA DELLA GENTE CHE SE NE FREGA e li lascia fare quel che vogliono, e dopo sa solo lamentarsi!!!!!
Leggete, qui




Enel vi ringrazia per il vostro atteggiamento!

Tratto da No Coke di Brindisi 31 ottobre 2009
CDR
La bozza del protocollo d'intesa da quì al 2019 tra la Regione Puglia, il Comune di Brindisi ed Enel prevede tra i vari punti LO SVILUPPO DI PROGRAMMI FINALIZZATI ALLA RIDUZIONE DEL RILASCIO DI CO2 IN ATMOSFERA ATTRAVERSO IMPIEGO SOSTITUTIVO DI FONTI RINNOVABILI, FORESTAZIONE, AGRITERMIA E
"COMBUSTIONE DI CDR IN CENTRALE".


CDR sta per COMBUSTIBILE DA RIFIUTI


La combustione combinata di carbone e CDR in grossi impianti tradizionali già esistenti è di particolare interesse, per la possibilità di utilizzare minori quantità di combustibile fossile. Le sperimentazioni in tal senso non sono molte.
Alcuni aspetti che richiedono particolari attenzioni:

1. la pezzatura del CDR influisce nella percentuale di incombusti nelle ceneri pesanti
2. la concentrazione di cloro e la presenza di composti metallici e alogenati nel CDR possono causare maggiori rischi di corrosione e sporcamento
3. per quanto concerne le emissioni in atmosfera, alcuni composti sono maggiori (ad esempio HCl e HF), altre diminuiscono (ad esempio SO2 e particolato solido)

Per incentivare l’utilizzo del CDR, il Ministero delle Attività Produttive, con il decreto 2 maggio 2006 CDR di qualità elevata (Modalità di utilizzo per la produzione di energia elettrica del “CDR-Q”) ha stabilito il diritto ai Certificati Verdi anche per l’energia elettrica prodotta in impianti utilizzanti CDR-Q. (beneficio tolto dall'art. 1, comma 1120, della L. 27 dicembre 2006, n. 296)
Negli allegati vengono definiti i requisiti del CDR-Q, le condizioni di utilizzo nei cementifici e negli impianti di produzione di energia elettrica, i metodi di campionamento, le analisi e la valutazione delle emissioni, le norme per l’identificazione nonché quelle sul trasporto.
La conversione energetica può essere effettuata attraverso la combustione diretta, ovvero previa pirolisi o gassificazione; per i cementifici vengono imposti precisi valori limite di emissione per la co-combustione, a causa del potenziale di inquinamento.
Nel nuovo Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006, art. 229) a differenza del CDR che è classificato come rifiuto speciale, il CDR-Q, non è classificato come tale qualora:

1. sia prodotto nell’ambito di un sistema produttivo che adotta un sistema di gestione per la qualità basato sullo standard UNI-EN-ISO 9001
2. sia destinato all’effettivo utilizzo in co-combustione in impianti di produzione di energia elettrica e in cementifici.

E’ dimostrato da studi del Ministero dell’Ambiente che con il CDR in centrali a carbone (trattandosi di impianti “non dedicati” ai rifiuti) si producono più diossine, furani e metalli pesanti, come “nanopolveri” che sfuggono ai sistemi di filtraggio, di quelli che vengono emessi dai “famigerati” inceneritori.

Lettera aperta al coordinamento "rifiuti zero" (savona)
La combustione del CDR è incompatibile con il progetto “Rifiuti zero”


Leggi su UNITI PER LA SALUTE "LA MODA DEL CDRQ"

Bibliografia
Testi

1. CONSONNI S. D.: Leggi e tecnologie ambientali relative alla gestione dei rifiuti, 2004; (materiale del corso "Sistemi di Gestione Ambientale" - Treviso Tecnologia)
2. NUOVO COLOMBO, Manuale dell'ingegnere - 84a edizione, 2003; Hoepli Editore
3. P. De Stefanis, V. Iaboni, M. Cafiero, ENEA, La produzione di combustibili derivati dai rifiuti in Italia, 2004


comunicato stampa

Il gruppo NO AL CARBONE di Brindisi esprime profonda preoccupazione e disagio in relazione agli esiti dell’incontro tra i massimi rappresentanti delle istituzioni ed Enel avvenuto il 26 Ottobre 2009 nelle sale di Palazzo Nervegna a Brindisi.
Riteniamo le proposte poste sul tavolo delle trattative dal Presidente della Regione Puglia Vendola, dal Presidente della Provincia di Brindisi Ferrarese e dal Sindaco di Brindisi Mennitti, assolutamente insoddisfacenti sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Chiedere una riduzione del carbone del 10 % non risolve nulla in termini di tutela ambientale del territorio e sanitaria dei cittadini.
La cosa paradossale è che Enel nel suo comunicato si riserva di valutare la proposta e quindi lascia intendere che vuol spostare l’attenzione sulla cattura della CO2 e sulle opere di ambientalizzazione, compresa la copertura del carbonile da realizzarsi nel 2013.
Ancora una volta Enel mostra tutta la sua arroganza, anteponendo il proprio profitto alla salute dei brindisini.
Noi come già detto e scritto più volte riteniamo che si debba partire dalla convenzione del 1996 che prevedeva un consumo di carbone non superiore ai 2,5 milioni di tonnellate l’anno. Ricordiamo che la convenzione del 1996 non è mai stata rispettata e che fu superata nel 2002 da un’amministrazione comunale poi coinvolta in un'indagine della magistratura sulla movimentazione del carbone.
Chiediamo al Presidente Vendola se il PEAR non prefigurasse una ben più marcata riduzione del carbone a Brindisi?
Chiediamo al Sindaco Mennitti ed al Presidente Ferrarese se hanno la forza e la volontà di imporre il volere della cittadinanza ad Enel o se si sentono impotenti di fronte al suo strapotere?
Una risposta va anche data a quella stampa che ci ha descritto come “detrattori” o “sedicenti ambientalisti”. Noi siamo cittadini stufi di delegare e lasciar passare sulla nostra testa l’ennesima svendita del nostro territorio ed intendiamo con la nostra azione risvegliare una società civile troppo spesso addormentata.
Al comitato “Si al carbone pulito” ed ai sindacati CGIL, CISL e UIL invece diciamo che nessuno di noi chiede la chiusura delle centrali, ma chiediamo la riduzione del carbone lasciando inalterati i livelli occupazionali così come previsto dalla convenzione del 1996, anzi incrementandoli con i dovuti investimenti che Enel deve realizzare per ambientalizzare e coprire il carbonile. Enel deve diminuire i profitti e non devono essere sicuramente i lavoratori a pagarne il prezzo. Siamo stanchi dei ricatti occupazionali. Noi non lanciamo slogan ma proposte ed invitiamo le Organizzazioni Sindacali ed il comitato del “SI al carbone pulito” ad un incontro per verificare la possibilità di convergere su una piattaforma comune.
Si deve e si può ridurre il carbone e salvaguardare occupazione e salute .
Questa volta uniti, il conto lo faremo pagare ad Enel.
Questi ,in sintesi, i punti che chiediamo siano messi assolutamente al centro del dibattito fra le istituzioni ed Enel:
- riduzione della quantità di carbone bruciata nella centrale di Cerano, ai livelli previsti dalle convenzioni del 96, cioè 2,5 milioni di tonnellate (in quelle del 2002 non si fa riferimento ad alcuna quantità o numero specifico);
- coinvolgimento delle associazioni ambientaliste nella trattativa per le convenzioni;
- specificare e chiarire chi, quando e come svolgerà il controllo e il monitoraggio dell’attività della centrale, con l’obbligo della presenza di organi istituzionali e di comunicazione periodica dei dati.

Brindisi 30-10-2009


La tecnologia per la cattura della CO2 favola o realtà?

Uno dei temi caldi affrontati sui tavoli tecnici delle convenzioni energetiche è quello della cattura della CO2.
Come molti sapranno la CO2, anidride carbonica, dispersa in atmosfera non è un gas tossico-nocivo ma è un gas clima alterante ed è il principale responsabile del cosiddetto effetto serra. La centrale Enel Federico II di Cerano bruciando 8 milioni di tonnellate di carbone all’anno è uno dei principali produttori di CO2 in Europa, produce infatti circa 15 milioni di tonnellate annue di CO2. I protocolli di Kyoto vincolano i paesi che l’hanno firmato alla riduzione della CO2 emessa in atmosfera e quindi anche l’Italia per non incorrere in pesanti sanzioni economiche deve adoperarsi per la riduzione della CO2.
Il primo e più semplice metodo per abbattere le emissioni di CO2 è ovviamente basato sulla riduzione del consumo del carbone, cosa che ridurrebbe anche le quantità di energia elettrica prodotta e quindi i profitti delle aziende elettriche.
Le aziende elettriche negli ultimi anni propongono un’altra via per ridurre le emissioni di CO2 basata su tecnologie per la cattura della CO2.
Ma in cosa consiste questa tecnologia? In breve essa viene denominata CCS ovvero cattura di carbonio e stoccaggio. Scopriamo quindi che la CO2 catturata in vari modi deve quindi essere stoccata in depositi. Attualmente si prevede di depositarla nel sottosuolo all’interno di giacimenti petroliferi o di gas ormai esauriti.

L’uso di queste tecnologie aprono in realtà tutta una serie di problemi su cui le aziende elettriche non forniscono spiegazioni chiare e convincenti:

1) Qualora anche a Brindisi si volesse realizzare un impianto per la cattura della CO2 con l’attuale tecnologia quanta CO2 si potrebbe sequestrare? Dal sito web dell’Enel otteniamo una prima risposta: “Intesa tra Enel e Institut francais du petrole per la realizzazione di un sistema di cattura post-combustione dell'anidride carbonica attraverso solventi chimici.
Enel realizzerà nella centrale "Federico II" un impianto pilota da 2,25 tonnellate l'ora di CO2, che entrerà in funzione a inizio 2010”.
Quindi uso di solventi chimici? Quali e con quale impatto ambientale ? Inoltre si cattura CO2 pari a 20.000 tonnellate all’anno ben poca cosa rispetto ai 15.000.000 di tonnellate emesse.

Il comunicato del giugno del 2009 si chiude con “Si tratta di verificare se questi esperimenti avranno il successo sperato e in tempi giudicati accettabili rispetto alle emergenze ambientali del pianeta.” Quindi abbiamo a che fare con sperimentazioni o con tecnologie mature?

2) Ma anche ammesso e non concesso che si riesca a catturare 2 milioni all’anno di tonnellate di CO2 dove la si mette tutta questa CO2? Basti pensare che in dieci anni occorrerà stoccare circa 20mln di tonnellate di CO2. Nelle vicinanze di Brindisi ovviamente non esistono giacimenti petroliferi esauriti.
Quindi dove? Anche in questo caso apprendiamo da un comunicato pubblicato sul sito web Enel “ENEL E ENI FIRMANO ACCORDO STRATEGICO PER LA CATTURA DELLA C02” poi prosegue “Enel costruirà un impianto di cattura e liquefazione della CO2 a Brindisi, mentre Eni inietterà la CO2 all’interno del giacimento esaurito di Stogit di Cortemaggiore (Piacenza).”
Bene quindi la CO2 catturata a Brindisi finirà a Piacenza. Ma come vi arriverà?
L’unico modo per poter spostare tali quantità di CO2, dopo averla pressurizzata è realizzare un gasdotto. Ma esiste un progetto per la costruzione del gasdotto? Ha tale progetto di un gasdotto che attraverserebbe tutta l’Italia ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale e i relativi permessi? Di questo non vi è traccia.
Inoltre trasportare milioni di tonnellate di CO2 da Brindisi a Piacenza costerà tantissimo. Un costo pesante anche per le multinazionali dell’energia.


3) Il Processo di cattura della CO2 inoltre è un processo dispendioso in termini energetici. Occorre quindi spendere parte dell’energia prodotta dalla combustione del carbone per catturare la CO2 emessa dalla combustione del carbone stesso.
In definitiva la centrale perde efficienza, di quanto? Gli studi più attendibili prevedono almeno un 10 % di perdita di efficienza.
Ma qui avviene la cosa più paradossale: occorrerà aumentare l’uso del carbone per avere la stessa quantità di energia elettrica prodotta poiché parte dell’energia prodotta servirà per catturare la CO2 emessa dalla combustione del carbone.
Da queste prime e semplici considerazioni sorgono dei dubbi sulla effettiva possibilità di avere dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 per grandi impianti. Tant’è che un recente rapporto di Greenpeace sulle tecnologie CCS è stato così intitolato: “ Il confinamento della CO2: un’illusione”

Ing. Riccardo Rossi
ricercatore
Medicina Democratica e Salute Pubblica

28 ottobre 2009

2009/10/28 "A proposito di carbone e salute "

Tratto da TRC.it "il Giornale web di Civitavecchia e del comprensorio"

A proposito di carbone e salute

mercoledì 28 ottobre 2009 10:31

Dieci dirigenti dell’Enel, tra cui due personaggi ben noti a Civitavecchia per la parte avuta nella riconversione a carbone di TVN, e due imprenditori indagati in Puglia per inquinamento da carbone. Questi i fatti.

Con l’accusa di aver contaminato le piantagioni circostanti la zona di stoccaggio del carbone e le strade percorse dai camion che facevano la spola tra questa e la centrale di Cerano in Puglia sono stati inviati, pochi giorni orsono, avvisi di garanzia a due imprenditori ed a 10 dirigenti dell’Enel..
Le alte concentrazioni di metalli pesanti ed idrocarburi in falda e nel terreno riscontrate dall’ ARPA e, guarda caso, non dall’Enel e le decine di cartelle cliniche relative alle gravi patologie contratte da persone che risiedono e lavorano nei campi circostanti i luoghi di movimentazione del carbone costituiscono gli elementi a supporto dell’accusa di inquinamento.
Sulla base di questi elementi, invocando il principio precauzionale, per il quale in presenza di un ragionevole dubbio sulla insalubrità di una determinata situazione, si procede con ogni mezzo ad impedire il perpetuarsi ed il diffondersi dei rischi ipotizzati, il sindaco Domenico Mennitti, anche in qualità di responsabile della salute dei cittadini, aveva già emesso nel 2007 un’ordinanza con cui vietava la coltivazione sui terreni ubicati nei pressi delle zone adibite alla movimentazione del carbone ed ordinava la distruzione dei prodotti già presenti sulle piante.
Quanto avvenuto in Puglia ci riporta alla mente in tutta la sua estrema e minacciosa gravità l’esortazione di uno degli esperti dell’Enel , contenuta nel documento sulla riconversione a carbone di TVN, a coltivare fiori e non insalata nel nostro territorio.
Se il carbone, infatti, inquina prima di essere bruciato, bruciarne quattro milioni di tonnellate ogni anno farà danni incalcolabili alla faccia delle rassicurazioni dell’Enel che, come in Puglia, ci dirà che tutto va bene .
Se, poi, si tiene conto dell’inquinamento di TVS che ancora non ha chiuso il quarto gruppo, del porto dove , soprattutto di notte, le navi canaglia continuano ad inquinare, di un deposito a cielo aperto di carbone e degli elevati valori di inquinanti riscontrati nel suolo di alcune zone della nostra città, è tempo che , visto che non lo fa chi dovrebbe, i cittadini chiedano l’applicazione del principio di precauzione anche a fronte dell’elevata incidenza di gravi patologie in probabile rapporto all’inquinamento riscontrata nel nostro territorio
E sia ben chiaro che ciò non vuol dire osservatorio ambientale o compensazione, come se si potesse compensare la perdita della salute o l’irreparabile danno dell’ambiente, ma impedire qualsiasi attività che rischi di aumentare il già intollerabile livello di inquinamento del nostro territorio ed intensificare i controlli, oggi quasi inesistenti, da parte dell’ARPA estendendoli anche ai prodotti alimentari.

Marco Di Gennaro
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Tratto da Brundisium.net
Brindisi, 27/10/2009
Convenzioni: le risultanze dell'incontro tra Istituzioni ed Enel

Richieste dettagliate da parte delle istituzioni, risposta attendista da parte di Enel, malcontento negli ambientalisti.
Questo in estrema sintesi il risultato del tavolo di discussione tenutosi ieri a Palazzo Nervegna tra Enel ed Istituzioni mentre all'esterno un centinaio di manifestanti poneva l’accento sulla necessità di tutelare l’ambiente.

Al tavolo di trattativa per il Comune erano presenti il Sindaco Domenico Mennitti ed il capo di Gabinetto Angelo Roma, per la provincia il Presidente Massimo Ferrarese, per la Regione il Presidente Nichi Vendola, il vice Loredana Capone e l'assessore all'ambiente Onofrio Introna. L'industria era rappresentata da Giuseppe Marinò, presidente di Confindustria Brindisi e dai dirigenti Enel Gianfilippo Mancini, Roberto Renon e Massimo Bruno.

Numericamente dettagliate le richieste poste all'Enel dalla parte istituzionale rappresentata dal Comune e Provincia di Brindisi e dalla Regione Puglia: parco carbonile, riduzione del carbone del 10% in un anno, CO2 abbassato del 15% in tre anni, emissioni massiche (SO2, NOX e polveri sottili) abbattute del 50% rispetto ad oggi.

Su queste proposte si è discusso per circa due ore, valutando in circa 300 milioni di euro l’investimento necessario da parte del gruppo industriale. Poi si è deciso di aggiornare il tavolo ad altra data per consentire ad Enel di esprimere le valutazioni del caso.


All’uscita Ferrarese, Mennitti e Vendola si sono fermati con i cittadini, sostenendo la rilevanza delle proposte avanzate. I manifestanti, pur ascoltando con interesse e – tranne sporadici casi – estrema compostezza, hanno ribadito la necessità di ottenere risultati più congrui in termini di salvaguardia ambientale. In particolare sollevano perplessità la riduzione di “solo” il 10% del carbone bruciato e la difficoltà di raggiungere le riduzioni di emissioni senza toccare la quantità di carbone utilizzata. Leggi l'articolo integrale

2009/10/29 Envisat, un satellite al servizio della Terra

Sempre nell'ottica di una corretta informazione ,ci stiamo documentando , spinti da un articolo pubblicato ieri su "Uomini Liberi di Virginio Fadda e Agostino Torcello del MODA di Savona "(di cui vi consigliamo la lettura) e presi dalla nostra abitudinaria consuetudine di informarci noi prima ancora di informare e passare messaggi che possano essere smentiti,vi trasmettiamo uno stralcio di un articolo svizzero pubblicato su EUROPEAN SPACE AGENCY Envisat il satellite che ci segue da anni dallo spazio .
Forse se i dati delle nostre centraline cittadine sono diversi da quelli che arrivano da Envisat un qualche problema c'è e sicuramente non sarebbe comunque neanche stato necessario rivolgersi al satellite per capirlo.

Envisat, un satellite al servizio della Terra
Con la ratifica del protocollo di Kyoto da parte della Russia, il protocollo diventa effettivo a partire dal 16 febbraio 2005. Che cosa cambia per l’Agenzia Spaziale Europea?

Il protocollo diventa effettivo, quindi i paesi firmatari saranno vincolati al suo rispetto. Questo mette l’ESA in una posizione di responsabilità: satelliti come Envisat sono in grado di controllare molti aspetti del nostro pianeta, che vanno dalla composizione atmosferica allo stato dei ghiacci polari, alla temperatura superficiale dei mari, alla dinamica dei venti. Il controllo, naturalmente, è di tipo scientifico: sono dati che si accumulano anno dopo anno.

Envisat, infatti, pur essendo il satellite più avanzato nella storia dello spazio per l’osservazione della Terra, prosegue un lavoro iniziato ormai 13 anni fa, con il lancio di ERS1, il primo satellite ambientale europeo, seguito nel 1995 da ERS2. L’insieme dei dati ottenuti dai tre satelliti, per esempio, ha permesso di mettere in evidenza un aumento del livello medio degli oceani di circa 3 mm all’anno, mentre negli ultimi 10 anni l’aumento della temperatura media della superficie degli oceani è stata di 0,1°C. E solo qualche settimana fa abbiamo parlato della mappa globale di biossido di azoto, che mette bene in evidenza le zone di produzione e di ristagno dei gas serra.

Si tratta insomma di un metodo molto potente per controllare che i paesi dell’ONU che hanno aderito al protocollo agiscano coerentemente.


Tratto da European Space Agency ESA Notizie Locali Svizzera
I ricercatori coinvolti nello studio del clima sono convinti che le “pizze” (E’ il termine utilizzato dai ricercatori dell’ ESRIN, il centro italiano dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per indicare le grandi cassette rettangolari sulle quali verranno presto registrate le informazioni provenienti dallo spazio) risolveranno alcune delle questioni irrisolte relative al cambiamento del clima terrestre. Se effettivamente sarà così , secondo gli scienziati, questa missione influenzerà anche le azioni dei politici sia a livello nazionale che europeo.

Mark Doherty, a capo della Divisione Esplorazione all’ESRIN, è molto ottimista a proposito di Envisat. “Informazioni ambientali affidabili e solide dell’impatto saranno un “must” per l’economia, la politica ed infine la sicurezza nell’arco dei prossimi cinque - quindici anni. Saranno informazioni di vitale importanza. E l’Europa deve assolutamente essere in grado di detenere tali informazioni”. E’ convinto che Envisat può rivelarsi un’immensa risorsa non solo per gli scienziati ed i politici ma anche per i cittadini. Ma cosa convince ricercatori determinati come Mark Doherty che un singolo satellite sia in grado di cambiare il mondo in cui viviamo?
La semplice certezza che una corretta informazione scientifica conduca al decisionismo politico e generi un’opinione pubblica più informata. E questa convinzione si basa sulla validità dei dati.

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SARA' DA 25MW PRIMA CENTRALE ELETTRICA A OSMOSI

Prossima all’entrata in funzione la prima centrale che sfrutterà il principio chimico della differenza di salinità per la produzione di energia elettrica.
Una tra quelle più facili e vantaggiose da sfruttare, ma ancora praticamente inutilizzata, è la differenza di salinità presente alla foce dei fiumi, là dove l’acqua dolce si incontra con l’acqua marina salata. I Paesi Bassi sono all’avanguardia nello sviluppo delle nuove tecnologie in questo campo, anche grazie alle caratteristiche del loro territorio, dove sono numerosi i fiumi che sfociano in mare. Ma è un’azienda norvegese, la Statkaft, ad applicare le ultime scoperte su larga scala, attraverso la costruzione di una vera e propria centrale elettrica (…) Questo tipo di energia è detta energia a gradiente salino (o energia osmotica) e sfrutta il flusso spontaneo dell’acqua da una soluzione a concentrazione minore (acqua dolce) verso una più concentrata (acqua salata).

Tratto da ANSA.IT
ROMA - Si sta realizzando a Tofte, non molto distante da Oslo, in Norvegia, la prima centrale elettrica a osmosi da 25 MW. Sara' messa in funzione il 24 novembre che, a regime nel 2015, avra' una potenza di 25 MW. Dopo oltre 300 anni dalla scoperta dell'osmosi da parte del fisico padre Jan-Antoine Nollet e alla scoperta dei principi fisici dell'osmosi da parte del fisico olandese Van't Hoff esattamente 200 anni fa. La centrale prototipo ad osmosi e' il frutto di oltre 10 anni di ricerca della Statkraft e ha una potenza di 25 MW. Il progetto e' partito nel 1997 e ha coinvolto parecchi ricercatori di Paesi diversi. Dopo l'avvio della prima centrale - secondo EnergoClub - sono previsti una serie di test ed esperimenti finalizzati ad industrializzare la soluzione per la commercializzazione entro alcuni anni. Il funzionamento e' abbastanza semplice. Quando acqua salata e acqua dolce sono divise da una sottile membrana semi-permeabile si crea un flusso d'acqua dolce verso quella salata. In questo modo e' possibile creare una differenza di pressione tra i due contenitori divisi dalla membrana che puo' raggiungere 12 bar (differenza piezometrica di 120 m circa). Tale differenza di pressione dipende da: tipo di membrana, ampiezza delle superfici della membrana e concentrazione salina. La differenza di pressione puo' essere utilizzata per produrre energia elettrica rinnovabile e, ovviamente, disponibile liberamente in natura.
E' importante evidenziare che questa tecnologia innovativa permettera' di accedere a una parte dei 1.600-1.700 TWh all'anno disponibile in natura, pari al 50% della attuale produzione di energia elettrica dell'interna Unione Europea.
Si tenga presente che il nostro fabbisogno nazionale attuale e' poco oltre i 300 TWh. I Paesi del Nord Europa sono favoriti per quantita' di acqua dolce (la Norvegia dispone di quantita' 2-3 volte maggiori rispetto l'Italia). In compenso la salinita' dei nostri mari e' maggiore. Statkraft e' una multinazionale dell'energia con un fatturato lordo di 3,1 miliardi di euro con 3.200 persone, sedi in 20 Paesi e si distingue per aver investito ed investire nelle fonti rinnovabili che, considerando i tempi di sviluppo dei progetti e delle tecnologie energetiche (quello delle centrali osmosi sembra rapido), l'accettabilita' sociale, l'impatto sull'ambiente (e sulle ''coscienze'' che auspicano l'uso delle fonti rinnovabili), ha buoni motivi di ritenere le centrali ad osmosi preferibili rispetto ad una centrale a carbone o nucleare.

27 ottobre 2009

2009/10/29 Vado: centrale Tirreno Power. la giunta decide il ricorso/Centrali a carbone e mega-acciaierie ecco i campioni dell' inquinamento."

Per chi proprio non vuole capire o vuol far credere che siamo noi ad interpretare male .....Il Dipartimento per l'Ambiente Svizzero ci apre gli occhi
Tratto da


Dipartimento dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni

Le centrali a carbone sono responsabili dell’emissione di quasi la metà del mercurio presente nell’ambiente
Il mercurio è l'unico metallo pesante tossico che a temperatura ambiente è liquido e evapora facilmente. Nella combustione del carbone si diffonde negli strati d'aria su vasta scala sotto forma di minuscole particelle. Il mercurio si deposita sia nei ghiacci artici che nei nostri prati, entrando così nella catena alimentare. Tra il 1930 e il 1960, a Minamata, migliaia di giapponesi subirono un'intossicazione da mercurio, consumando pesce. Ogni anno, 2000 tonnellate di mercurio vengono immesse nell'ambiente attraverso attività antropiche:

* il 45 per cento delle emissioni proviene da centrali a carbone;
* il 18 per cento, ossia la seconda fonte di emissioni di mercurio, è dovuto al recupero dell'oro da parte di piccoli cercatori;
* il 7 per cento proviene dall'estrazione industriale dell'oro;
* il 10 per cento viene emesso nel corso della lavorazione di altri metalli;
* il 10 per cento è causato dalla produzione di cemento;
* il 10 per cento circa viene sprigionato dall'incenerimento di rifiuti.
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Tratto da Savona news

La giunta di Vado Ligure del sindaco Attilio Caviglia ha deliberato il ricorso del Comune al Tar contro il decreto del ministro Prestigiacomo per ampliare a carbone la centrale Tirreno Power di Vado – Quiliano.L’incarico di presentare l’iter procedurale sara' assegnato all’avvocato genovese Daniele Granara, gia' interpellato quando Caviglia era all’opposizione, per presentare ricorso contro la realizzazione della piattaforma Maersk. Anche la Regione Liguria la scorsa settimana aveva dato il via al ricorso contro il VIA nazionale che autorizza l’ampliamento

Martedì 27 Ottobre 2009 ore 20:21

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Tratto da Ecologiae
India: nata generazione di bambini deformi a causa dell’inquinamento da carbone

Esistono diversi tipi di carbone: nero, duro, pieno di carbonio, e così via. Tuttavia, la concentrazione pericolosa dei minerali che lo compongono varia notevolmente come variano le emissioni di componenti tossici a seconda della progettazione e gestione di una fonte di combustione. Ad esempio, alcuni tipi di carbone rilasciano tracce di alti livelli di fluoruri, mentre altri depositi hanno livelli altamente pericolosi di composti tossici del fluoro.

Lo stesso vale per il mercurio, per l’arsenico, per l’uranio e per i suoi prodotti a causa del decadimento radiologico. E proprio per il rischio radiologico, dai dati raccolti è emerso che in India sono nati alcuni bambini deformi a causa dell’esposizione a radionuclidi associati alla produzione di energia elettrica dal carbone.

Dal racconto dell’Observer intitolato “generazione indiana di bambini nati storpi per i rifiuti di uranio” si legge:

Gli operatori sanitari nelle città della regione del Punjabi di Bathinda e Faridkot sapevano che qualcosa era terribilmente sbagliato quando hanno visto un forte aumento del numero di difetti congeniti, anomalie fisiche e mentali, e tumori.
Sospettavano che i bambini venivano lentamente avvelenati.
Ma fu solo quando arrivò uno scienziato, in visita organizzata per raccogliere campioni da analizzare presso un laboratorio tedesco, che la vera natura della situazione è diventata chiara. I risultati sono stati inequivocabili.
I bambini presentavano livelli di massa di uranio nei loro corpi, in un caso più di 60 volte rispetto al limite massimo di sicurezza.

I risultati dei test per i bambini nati e che vivono nelle zone intorno alle centrali energetiche mostrano alti livelli di uranio nei loro corpi. Gli esami a cui sono state sottoposte le acque sotterranee mostrano che i livelli di uranio erano fino a 15 volte oltre il limite massimo stabilito dell’Organizzazione mondiale della sanità. Gli esami hanno dimostrato inoltre che tale contaminazione si estende su gran parte della Regione, che ospita 24 milioni di persone.


I risultati hanno implicazioni non solo per il resto della India – Punjab produce due terzi delle riserve di grano del Paese e il 40% del riso – ma per molti altri Paesi che stanno progettando la costruzione di nuove centrali elettriche, tra cui Cina, Russia, India, Germania e Stati Uniti.

L’articolo non parla dei tipi e dell’efficacia dei controlli sull’inquinamento da combustione delle centrali elettriche a carbone in India, e non sappiamo esattamente se e quanto i residui di ceneri e di altre sostanze possano essere stati dispersi fino agli altri Stati, oltre che all’esposizione delle popolazioni, ma intanto sorgono tanti dubbi sulla capacità di controllare il nostro vero inquinamento, e soprattutto se, quando si decide di costruire una centrale a carbone o con qualche altro combustibile inquinante, si conoscono i rischi effettivi a cui si va incontro.

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Tratto da "La Repubblica"
Centrali a carbone e mega-acciaierie ecco i campioni dell' inquinamento

Repubblica — 24 luglio 2009 pagina 23 sezione: ECONOMIA
ROMA - Ieri il quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato la classifica delle dieci industrie più inquinanti d' Europa dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica. Nell' elenco, guidato da un impianto polacco, uno inglese e cinque tedeschi, all' ottavo posto figura la centrale Enel di Brindisi. Siamo gli unici rappresentanti del Meridione d' Europa nella top ten. Ce lo meritiamo?
Negli ultimi decenni abbiamo ottenuto risultati importanti nella battaglia contro l' inquinamento: il piombo è stato tolto dalle benzine; il riscaldamento a metano ha fatto diminuire la concentrazione di anidride solforosa nelle città, i nuovi motori delle auto hanno abbattuto gli inquinanti emessi per ogni chilometro.
Eppure le allergie continuano a crescere, le vittime dello smog nelle metropoli italiane si contano a migliaia l' anno e l' anidride carbonica, innocua nella vita quotidiana, si è rivelata una minaccia planetaria. L' inquinamento locale si somma all' inquinamento globale ed è difficile mettere su un unico podio i maggiori responsabili. Greenpeace ha scelto di concentrare l' attenzione sui gas serrae ha redatto una classifica delle industrie che emettono più CO2. In Puglia ha vinto a mani basse: al primo posto c' è la centrale termoelettrica di Brindisi Sud, al secondo l' Ilva di Taranto, al terzo la centrale termoelettrica di Taranto.
«Per il secondo anno consecutivo la maglia nera va alla centrale Enel di Brindisi Sud, la più grande centrale a carbone d' Italia», commenta Francesco Tedesco, di Grenpeace. «Al quarto posto troviamo la raffineria Sarroch di Moratti. E va segnalato il fatto che tra i primi dieci impianti inquinanti d' Italia in termini di CO2 ben 5 centrali a carbone». Ma cosa succede se si decide di misurare l' inquinamento locale, quello responsabile dei danni alla salute di chi vive vicino agli impianti?
Nel rapporto Mal' Aria industriale 2009, la Legambiente analizza il peso di inquinanti antichi ma ancora insidiosi: metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, benzene.
Se la selezione viene fatta utilizzando come parametro il mercurio, la classifica dei grandi inquinatori è guidata dall' Ilva di Taranto che da sola sforna il 57 per cento del totale delle emissioni, seguita dalla Syndial di Priolo e dalla cementeria Sacci di Testi (Firenze). L' Ilva figura in testa a buona parte delle classifiche di questo settore: è sul podio del maggior inquinatore per il cadmio (seguita da Portovesme e dalla raffineria Eni di Sannazzaro de' Burgundi), per il cromo (seguita dalla Saras e dall' Eni di Sannazzaro de' Burgundi), per il benzene (seguita dall' Erg e, di nuovo, dall' Eni di Sannazzarro de' Burgundi). «Questo tipo di inquinamento sembra essere scomparso dall' agenda politica», osserva Stefano Ciafani responsabile scientifico di Legambiente. «Il ministero dell' Ambiente ha a disposizione uno strumento formidabile per combatterlo: il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali, quelle che tengono conto dell' assieme degli impatti sulla salute e sugli ecosistemi. Si tratta di una norma voluta dall' Unione europea che in Italia doveva essere operativa dal 31 ottobre 2007.
Sono passati quasi due anni e nulla è accaduto. Il nuovo strumento è rimasto nel cassetto e le industrie continuano a inquinare come prima».
- ANTONIO CIANCIULLO

2009/10/27 Civitavecchia: La Centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord è fuorilegge.

Tratto da L'Agone.it
CENTRALE A CARBONE DI CIVITAVECCHIA, LE PRESCRIZIONI MANCATE SU MONITORAGGIO QUALITA’ ARIA, BIOMONITORAGGIO AMBIENTALE E TRAPIANTO POSIDONIA

DENUNCIA DELLA GOLETTA VERDE DI LEGAMBIENTE, CHE INVIERA’ SEGNALAZIONI AD AUTORITA’. A GIORNI LA CONSEGNA DI UN ESPOSTO ALLA PROCURA.

A Civitavecchia la maldigerita centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord è in parte ormai avviata, ma sul fronte delle prescrizioni previste a tutela dei cittadini e dell'ambiente, invece, il ritardo è enorme.
La rete di monitoraggio della qualità dell'aria non è completa e comunque le centraline sono collocate in punti inadatti alla rilevazione, i dati dell'inutile Osservatorio Ambientale non vengono comunicati dal 2005, mentre la rete dell'ARPA deve ancora essere avviata. Il biomonitoraggio ambientale non considera diversi aspetti e per certi versi è stato condotto con metodologie ormai superate. '
Ciliegina sulla torta' il già discutibile trapianto di Posidonia Oceanica presenta diverse aree distrutte, per le quali non sembra esistere nessuna manutenzione.

Sono queste le prescrizioni di legge seriamente mancate secondo Legambiente –vedi Decreto VIA n. 680/2003 del Ministero dell’Ambiente- in uno degli impianti più contrastati d'Italia, la centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord, a Civitavecchia (Rm), che la Goletta Verde degli ambientalisti ha denunciato oggi. L’associazione del cigno verde ha aggiunto che tali gravi mancanze saranno segnalate alle istituzioni di controllo, per verificare se sia possibile in queste condizioni l'esercizio stesso della centrale, ma anche che a giorni sarà inoltrato un esposto alla Procura di Civitavecchia.

Oggi la centrale è in piena fase di riconversione, la produzione di energia dal carbone da parte di una delle sezioni va avanti dal giugno 2009 e mancano ormai poche settimane perché anche la seconda sezione entri in esercizio, dopo l'avvio a gas. L’impianto, che una volta entrato completamente in azione, diventerà il secondo più dannoso in Italia per effetto serra, con una produzione di circa 9,7 milioni di tonnellate di CO2, pari alle emissioni di un Paese come l’Estonia, al momento sta tra l'altro operando con una sorta di proroga dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Legambiente punta il dito su diverse incongruenze contenute nella domanda per il rinnovo già evidenziate con delle Osservazioni inoltrate nello scorso agosto alla Direzione generale per la salvaguardia ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare: la mancanza di un'analisi di area vasta, non è esauriente la descrizione del tipo e dell'entità delle emissioni, né la definizione dei valori limite, non vengono descritte le caratteristiche chimico fisiche del carbone utilizzato, non sono esplicitati né il carico inquinante delle acque depurate, né la gestione dei fanghi.

“La vicenda della centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia ha superato ogni limite, l'impianto contrastato con determinazione dai cittadini e da molte istituzioni, con referendum, manifestazioni, iniziative è in fase di avviamento e diverse prescrizioni di legge sono, a nostro avviso, disattese, è indecente andare avanti in questo modo -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Va progettata e installata una rete di monitoraggio della qualità dell'aria degna di questo nome, definendo le collocazioni in base alle ricadute degli inquinanti ed ai venti: oggi, a centrale avviata, quella dell'inutile Osservatorio ambientale non comunica dati dal 2005, mentre quella dell'ARPA dovrebbe essere avviata solo a fine anno ed abbiamo scritto per conoscere la posizione delle centraline. I dati del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni SME non sono resi noti e non sappiamo nemmeno se esistano. Il biomonitoraggio ambientale va rifatto, quello presentato ha diversi aspetti non considerati e per molti versi è datato, eppure è lo strumento fondamentale per valutare nel tempo le ricadute ambientali del carbone. Anche sul discutibile trapianto di Posidonia emergono diversi problemi e non sembra proprio essere prevista nessuna manutenzione. Tutto ciò delinea un quadro di insicurezza che ci porta a chiedere un immediato intervento delle istituzioni e degli organismi di controllo, anche per verificare se sia possibile in queste condizioni l'esercizio stesso della centrale, ma nei prossimi giorni consegneremo anche un esposto alla Procura chiedendo di valutare eventuali profili di reati omissivi.”

Non convincono affatto i documenti relativi alle campagne di biomonitoraggio ambientale, peraltro affidati ad enti legati alla società di produzione elettrica: il primo materiale consegnato al Ministero dell’Ambiente presenta uno studio datato, condotto con metodologie di indagine superate.
Il secondo studio risulta carente su diversi fronti, in particolare non utilizza biosensori attivi per il monitoraggio dell’ozono troposferico (O3) e nel ventaglio di ricerca degli elementi chimici, non vengono monitorati il Berillio e il Tellurio, ignorando il fatto che il carbone sia probabilmente addirittura la fonte principale di Tellurio.
Problemi anche sul discutibile trapianto di un ettaro di posidonia oceanica, inserito tra le prescrizioni per mitigare l’impatto della “Darsena Energetico Grandi Masse”: un controllo svolto con alcuni sub, in accordo con Legambiente, su sei aree individuate in modo casuale, ha evidenziato seri problemi almeno nel 50 % dei casi: la prateria è in pessimo stato, molto diradata e con presenza di materiale non marino, come il cemento armato, danneggiato dalle ultime mareggiate.

“Sulla tanto magnificata centrale del ridicolo carbone pulito di Torre Valdaliga Nord emergono diversi seri problemi, soprattutto sul fronte dei monitoraggi, che preoccupano moltissimo -dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-.
Rispetto alle emissioni di anidride carbonica è ormai chiaro che il carbone è il peggiore combustibile fossile sul pianeta, tanto che inizieremo presto a pagare salate multe per i danni causati dalla mancata riduzione della CO2, sul fronte dei cambiamenti climatici. Anche per quanto riguarda gli inquinanti locali, mancano in sostanza seri controlli delle ricadute ambientali, in quello che è uno dei più grandi poli energetici del nostro paese. Servono risposte immediate, rispetto a questi problemi, visto anche che la centrale sta operando con una specie di proroga dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, per il rinnovo della quale ci sono questioni di non poco conto.
Va più complessivamente colta l'occasione dell'approvazione del piano energetico regionale per ridurre la pressione sull'area, confermando la proposta di dismissione per l'altra centrale di Torre Valdaliga Sud (TVS), che sorge a pochi metri da questa.
Una discussione che deve tenere conto degli obiettivi fissati dal piano stesso, per il risparmio, l'efficienza e le rinnovabili, che possono garantire e veder crescere nel complesso i livelli occupazionali, ma che soprattutto deve vedere sventata l'ipotesi ventilata di riconvertire anche una parte di TVS a carbone, magari bruciandoci poi il CDR di Roma.”


È noto, infatti, che la centrale –una volta a regime produrrà 1.980 megawatt, per 6.500 ore all’anno di lavoro a pieno carico, con un rendimento del 45%- fa parte di uno dei più grandi poli di produzione termoelettrica d’Europa: oltre 6.700 MW, considerando Torre Valdaliga Sud (TVS) e Montalto di Castro.
Secondo i dati del 2006 dell’Inventario Nazionale delle Emissioni (INES), si evidenzia per questi impianti il superamento di diverse soglie, a cominciare dalle quelle previste per gli ossidi di zolfo (Montalto 7.920 tonnellate/anno e Civitavecchia TVS 1.283 t/a, soglia di 150 t/a) e per gli ossidi di azoto (Montalto 2.815 t/a, soglia di 100 t/a), per continuare con il cadmio (Civitavecchia TVS 23,1 kg/a, soglia 10 kg/a), il cromo (oltre la soglia di 100 kg/a due punti di Civitavecchia TVS, con 322 kg/a e 165 kg/a) e il nichel (Montalto 437 kg/a, Civitavecchia TVS 325 kg/a e 149 kg/a contro soglia 50 kg/a).

'Goletta Verde nel Lazio' di Legambiente continua il suo viaggio: prossimo appuntamento sabato 31 Ottobre, con il “No Nuke Day” a Montalto di Castro (Vt), ultima tappa della campagna regionale di informazione e analisi sul litorale e sul mare del Lazio giunta alla sua quarta edizione, organizzata dall’associazione ambientalista con il contributo dell’Assessorato all’Ambiente e Cooperazione tra i popoli della Regione Lazio.

24 ottobre 2009

2009/10/24 "GRAZIE DA UNITI PER LA SALUTE" ED ALCUNI ARTICOLI SUI " MEDIA E SUL WEB "

"GRAZIE DA UNITI PER LA SALUTE"

GRAZIE alle centinaia e centinaia di cittadini
che hanno gremito il Teatro Chiabrera e sono stati incollati sulle poltrone sino quasi a mezzanotte

GRAZIE ai relatori al Dottor Portaluri,al Dottor Ghirga e al Dottor Trucco per le loro straordinarie esposizioni

GRAZIE alla Prof D'Orsogna che dalla California ci ha inviato" un incoraggiamento a non demordere e uno sguardo oltreoceano"

GRAZIE a F. Tedesco responsabile Energia e Clima di "Greenpeace" che ci ha ricordato che" NON ESISTE IL CARBONE PULITO"

GRAZIE ai moltissimi Amministratori che hanno partecipato e ascoltato con particolare attenzione

GRAZIE al Comune di Savona che ci ha concesso il Patrocinio e il Teatro

GRAZIE all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri per il Patrocinio
GRAZIE a tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita della serata informativa

GRAZIE agli amici di Cairo e della Val Bormida che hanno organizzato un pullman appositamente per essere partecipi

GRAZIE al Direttore e a tutto il Personale del Teatro

GRAZIE a "TGR Liguria",che ha dato particolare rilievo alle problematiche connesse alla combustione del carbone come ampiamente messo in luce dai relatori,e a tutti i "Media" che hanno voluto dare notizia dell'evento


UN GRAZIE INFINITO A TUTTI e ci auguriamo che questa straordinaria serata costituisca un nuovo punto di partenza per un maggior impegno e una maggior consapevolezza per la difesa dei nostri fondamentali diritti di cittadini.
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Riceviamo Dal Dottor Maurizio Portaluri e pubblichiamo
Link a Brundisium.net 26/10/2009

I soldi del carbone ai cittadini: Savona chiama Brindisi e Civitavecchia. Di Maurizio Portaluri
Alle 21 di venerdì 23 ottobre il teatro Chiabrera (inaugurato nel 1853) è quasi pieno in ogni ordine di posti. A convocare la cittadinanza è l'associazione onlus Uniti per la Salute , senza appartenenze politiche.
Oltre me c'è il dott. Ghirga, pediatra di Civitavecchia, ed il dott. Trucco, Presidente dell'Ordine dei Medici di Savona
.
Comincio io con lo studio di mortalità dello spagnolo Garcia-Perez che dimostra come intorno alle centrali a carbone si muore di più di tumori al polmone, al laringe ed alla vescica.
Continuo con lo studio del californiano William Grant sull'aumento di decessi del 6% intorno alle fonti di inquinamento.
Poi illustro gli studi con gli effetti sui neonati di madri esposte all'inquinamento da carbone nei primi due mesi di gestazione: basso peso alla nascita, minore lunghezza.
E ancora con gli studi sul sangue del cordone ombelicale dei neonati intorno alle centrali al carbone con una elevata quantità di addotti DNA-IPA (Idrocarburi policiclici aromatici cioè cancerogeni) presagio di maggior rischio di tumori nell'età adulta.
Lo studio dei ricercatori brindisini del CNR sull'aumento di decessi e ricoveri per malattie cardiorespiratorie nei giorni seguenti l'innalzamento degli inquinanti nell'aria. Poi parlo del mercurio che viene fuori dalle centrali a carbone. Illustro gli studi in Serbia sulla radioattività intorno alle centrali. I 700 presenti seguono come se stessero a vedere il film dell'anno.
Poi parla Ghirga con gli studi sui ritardi nello sviluppo del sistema respiratorio dei bambini in aree inquinate.
Spiega che il 50% dell'inquinamento dipende dalle emissioni industriali.
Spiega come mai i valori dichiarati nel registro INES dalle industrie non corrispondono ai volumi di combustibile bruciati e di acqua emessa da loro stessi dichiarati.
Come si perda un punto di Quoziente Intellettivo nei bambini in aree inquinate.
Utilizzando un modello proposto dalla Comunità Europea illustra come si calcola il valore dei danni ad un territorio provenienti da una centrale a carbone. Per 20 anni di esercizio ci sono danni per 200 milioni per i decessi e di 10 milioni per le malattie.
Infine la proposta. Più malattie significa più bisogno di cure.
Con i tempi di attesa del SSN si rischia di non curarsi.
Si diano i soldi dei gestori non agli Enti locali ma ai singoli cittadini per sottoscrivere un'assicurazione di malattia.
La California non costruisce più centrali a carbone e non compra energia elettrica da centrali a carbone.
Eppoi il presidente dell'Ordine dei Medici che spiega come non sia possibile assumere decisioni su impianti così pericolosi per la salute pubblica senza sentire i medici.

Forse è tempo di mettere in chiaro molte questioni, altro che convenzioni.
Mi dico, tornando a Brindisi dall'assemblea di Savona.

Maurizio Portaluri
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Ringraziamo ancora tutti coloro che hanno partecipato alla serata e tutti gli organi che ne hanno dato notizia .
Ricordiamo che in quell'occasione abbiamo comunicato che la nostra Associazione ha FIRMATO IL RICORSO AL TAR "E SONO IN CORSO LE PROCEDURE RELATIVE AL SUO INOLTRO FORMALE."

Pubblichiamo gli articoli di oggi 25 Ottobre su "la Stampa " e su "Il Secolo XIX"

Su "La Stampa"
Pubblico folto e tanti amministratori pubblici all'Iniziativa di "UNITI PER LA SALUTE"

LA REGIONE SI AFFIDA AL TAR PER LA CENTRALE"


Sul "Secolo XIX"
CENTRALE, QUATTRO RICORSI AL TAR
Dopo Vado e Quiliano ,arriva quello della Regione.Gli ambientalisti:lo faremo anche noi.





AlCUNI Interessanti articoli sul web sempre sulla nostra manifestazione al "TEATRO CHIABRERA " di Venerdì

Tratto da Trucioli Savonesi "SAVONA E IL COLORE DEL CARBONE" di Antonia Briuglia
Grazie anche ad Antonia Briuglia per la Stima dimostrataci

Tratto da IVG
24 ottobre 2009
Tirreno Power, “Uniti per la salute”: ricorso contro l’ampliamento

Tratto da Savona News

Vado: Regione ricorre al Tar Lazio per ampliamento centrale
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Tratto da Brundisium .net Brindisi, 26/10/2009
COMUNICATO STAMPA GRUPPO ANTI-CERANO NO AL CARBONE BRINDISI
No al Carbone: oggi sit-in di protesta

Sit-in di protesta Gruppo Anti-cerano No al carbone Brindisi.
Lunedì 26 ottobre alle ore 15 presso Palazzo Nervegna a Brindisi si riunirà un tavolo tecnico-politico al quale siederanno politici della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Brindisi assieme ai dirigenti Enel per decidere in merito al rinnovo delle Convenzioni tra Enel ed Enti locali.

Il Gruppo Anti-Cerano e No al Carbone Brindisi per quella stessa occasione, organizzano un sit-in di protesta di fronte al Palazzo nel quale si deciderà, ancora una volta, sulla vita e la salute della comunità locale.
La nostra presenza pacifica e composta servirà a ricordare ai nostri amministratori che non deve prevalere ancora una volta l’interesse economico di pochi sul benessere di tanti. Fino ad oggi questo comportamento ha provocato danni irreparabili all’ambiente e alle persone ed incrinato irrimediabilmente i rapporti tra la popolazione e i propri rappresentanti istituzionali.

Chiediamo quindi ai nostri politici che la Nuova Convenzione sia sostanzialmente in linea coi contenuti della convenzione del 1996, profondamente disattesa da Enel, e che si pensi fattivamente ad una significativa riduzione della quantità del carbone bruciato.
Quando la terra è in vendita, ribellarsi è la cosa più naturale.

COMUNICATO STAMPA GRUPPO ANTI-CERANO NO AL CARBONE BRINDISI

22 ottobre 2009

2009 /10/23APPELLO ai Savonesi " genitori , nonni e per conoscenza ai nostri politici ."

La nostra provincia vive oggi un momento molto particolare, che la pone al centro di grandi interessi imprenditoriali, che rischiano di sconvolgere soprattutto la vita di noi cittadini.
In tutto questo guazzabuglio, tra politici più o meno favorevoli alla realizzazione di impianti ad elevato impatto ambientale, è alla stretta finale il progetto di un ulteriore potenziamento a carbone della centrale termoelettrica con un nuovo gruppo da 460 Megawatt. Sicuramente un'ennesima mazzata per il nostro territorio ma innanzi tutto un’ ennesima scelta negativa per il futuro dei nostri figli.

Noi di" Uniti per La Salute" che abbiamo ( come sicuramente tutte le mamme e i papà ) a cuore la salute dei nostri figli vorremmo lanciarvi un' ultimo accorato messaggio :
Non possiamo chinare la testa ed accettare supinamente una decisione che peserà enormemente sul domani dei nostri figli e soprattutto potrebbe condizionare negativamente la cosa più importante: la loro salute. Non dobbiamo ritenere che ormai sia tutto deciso ,che il nostro parere è ininfluente : è sicuramente la via più facile ma non quella più giusta. I nostri genitori hanno sempre lottato per darci il meglio,ma il meglio per i nostri figli non è certamente "UN ULTERIORE GRUPPO A CARBONE".
Anche i due gruppi esistenti costituiscono sicuramente già un problema in quanto obsoleti ed inoltre come hanno più volte rimarcato gli eminenti Medici dell' ISDE che hanno relazionato nelle nostre pubbliche assemblee "La COMBUSTIONE DEL CARBONE NUOCE ALLA SALUTE delle persone che vivono intorno a una centrale".
Ma in questo momento il problema più immediato ed imminente è scongiurare il potenziamento ,far capire che il territorio non lo accetta ,che potranno con prepotenza farlo passare ,autorizzarlo ,ma non con il nostro supino assenso, ma anzi contro il volere dei cittadini e crediamo anche di una parte delle istituzioni locali.(Sicuramente non di tutte......)
Molti non sanno che gli inquinanti di una centrale termoelettrica si diffondono su di un vasto territorio e quindi il nostro problema riguarda non solo Quiliano e Vado ma anche Savona, le Albissole,Celle,Bergeggi, Spotorno Noli, la Val Bormida........Alle mamme e ai papà di tutti questi territori vorremmo che arrivasse il nostro accorato messaggio:
NON PERMETTIAMO CHE IL NUOVO GRUPPO A CARBONE,VENGA CONSIDERATO UN MALE INEVITABILE. .Sarebbe evitabile se fossimo in molti a crederci,se tutti insieme cominciassimo a pensare ad futuro diverso che è dietro l'angolo ma......che ci bendano gli occhi per non farcelo vedere..............
Prendiamo in prestito alcune righe della Prof. Maria Rita D'Orsogna
:
"Io penso che non ci sia cosa piu' bella dell'operare insieme alla gente, di essere partecipi , di far sentire a ciascuno che ogni passo e' importante, anche se non ci sembra.Sono queste le nostre armi, e occorre continuare a martellare, con la trasparenza e l'operato paziente di tutti . Dobbiamo solo fare affidamento nei nostri numeri, nella nostra impazienza di popolo .Sulla nostra voglia e tenacia di non mollare ,di non darsi per vinti"
Solo questi , ci porteranno alla meta finale...... La strada e' ancora lunga, ma in qualche modo dobbiamo farcela "
Infatti una volta approvato definitivamente il progetto dovremo solo subirne le conseguenze con l'ulteriore rimorso di non avere fatto il possibile per scongiurarlo: come disse il grande medico LorenzoTomatis “le generazioni a venire non ci perdoneranno il danno che noi stiamo loro facendo”.

Se volete saperne di più, se volete avere una preziosa e puntuale informazione sulle problematiche connesse alla Produzione di energia in Centrali a Carbone l' Incontro Pubblico di stasera 23 ottobre al Teatro Chiabrera è un'ottima occasione per sentire le testimonianze di Medici come il Dottor Portaluri di Brindisi e il Dottor Ghirga di Civitavecchia che provengono da territori con la maglia nera per l'Inquinamento da carbone , dove comunque i cittadini non demordono e spingono sulle istituzioni perchè pongano un freno alla combustione del carbone .

2009/10/24 Sit-in anticarbone: aderisce anche il WWF Brindisi

Tratto da Brundisium.net
Sit-in anticarbone: aderisce anche il WWF Brindisi

Al Sit-in organizzato dai gruppi Anti Cerano e No al Carbone per lunedì 26 a palazzo Nervegna aderisce anche il WWF Brindisi.
La nostra associazione , nel ringraziare lo spirito critico con cui i due gruppi proponenti stanno scuotendo in modo diretto le coscienze della comunità, sarà presente alla manifestazione dando loro il proprio supporto per non lasciar cadere l’opportunità di dare un segnale forte in un momento cruciale quale quello della stipula delle nuove convenzioni tra le aziende energetiche e le Amministrazioni locali.
Quello che chiediamo alle Amministrazioni locali è di non perseguire fini di cassa attraverso royalty, sponsorizzazioni, spettacoli , tornei e saltimbanchi vari che hanno di concreto solo la pagliaccesca presa per i fondelli di un territorio che da tempo sta subendo azioni di pirateria ambientale come ampiamente riscontrato nelle diverse indagini e procedimenti penali che da anni ormai si avvicendano e, delle quali, sfidiamo chiunque a smentirne la criticità e drammaticità.

Punto imprescindibile e prioritario sul quale non si deve mercanteggiare è la drastica riduzione dell’ uso del carbone pari almeno al 30% come definito nel PEAR redatto dalla Regione Puglia, una movimentazione dello stesso che ne garantisca l’assoluta assenza delle dispersioni, la liberazione dei moli portuali come già concordato, una seria politica industriale di ambientalizzazione delle centrali e un reale monitoraggio ad opera dell’ARPA Puglia finanziato dalle aziende energetiche.
8.000.000 di tonnellate di carbone e 15.000.000 di tonnellate di Co2 sono un peso abnorme per il nostro territorio e qualsiasi ipotesi di “cattura” della Co2 , di cui ancora oggi non si conoscono tempi, modi e prospettive di realizzazione, non potrà che risuonare come l’ennesima beffa nei confronti della popolazione che chiede unicamente una cosa : DRASTICA RIDUZIONE DEL CARBONE.
In merito alle ipotesi di cattura della Co2, invitiamo le Amministrazioni a non cedere a tale soluzione in quanto non sono chiare e scientificamente discusse ne le prospettive d’attuazione e ne i risultati CONCRETI ottenibili.
Inoltre troviamo assurdo, secondo notizie in nostro possesso, che progetti di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili non si stiano realizzando a causa di una rete di trasferimento ormai intasata. Qualora ciò fosse vero, vuol dire che è giunto il momento che il carbone faccia i suoi passi indietro e si consenta l’ingresso a pieno titolo in rete dell’energia da fonti rinnovabili attraverso l’implementazione della produzione che, sostanzialmente, i cittadini pagano nelle bollette attraverso la Tariffa A3 ponendo definitivamente la parola fine ai dubbi di cui sono state oggetto e discredito per anni.
Vorremmo ricordare che , oltre ai danni ambientali che il nostro territorio sta subendo con contaminazioni dei terreni agricoli, dispersioni di polveri, occupazione dei moli portuali a danno del commercio e del turismo, l’impatti che le centrali termoelettriche esistenti a Brindisi hanno su scala planetaria sono devastanti. La sola centrale di Cerano è il più grande impianto d’Europa per emissione della Co2, il gas climalterante che sta generando un cambiamento climatico epocale sul nostro pianeta causando la perdita di habitat prioritari, estremizzazioni degli eventi climatici quali alluvioni e siccità perduranti, tropicalizzazioni e scioglimento dei poli artici.
I nostri ecosistemi non sono più in grado di metabolizzare la Co2 nel ciclo naturale del carbonio e, pertanto , oggi il 45% del gas prodotto rimane nell’atmosfera accumulandosi ai quantitativi già presenti negli anni precedenti creando il famoso “effetto serra”. Le nostre Amministrazioni non possono non tenere conto di tutto ciò e le loro responsabilità, sulle opzioni che verranno concordate, saranno oggetto di un’attenta valutazione dell’intera comunità. E non solo locale.


COMUNICATO STAMPA WWF BRINDISI

21 ottobre 2009

2009/10/22 Vado: incendio al nastro trasportatore della Tirreno Power / " Il conto salato e occulto dei combustibili fossili .

Tratto da "Savonanews "
Vado: incendio al nastro trasportatore della Tirreno Power

Il guasto e il successivo principio d'incendio del nastro trasportatore del carbone si era verificato alla centrale termoelettrica Tirreno Power e non di TRI come riportato nell'edizione di martedì scorso da Savonanews. Le operazioni di spegnimento delle fiamme, subito circoscritte da parte dei pompieri, si sono protratte per gran parte del pomeriggio dalle 16.30 alle 19.10.


Giovedì 22 Ottobre 2009 ore 07:43
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Tratto da" QualEnergia "

Negli Usa ogni anno fanno 20mila morti e 120 miliardi di dollari in danni ambientali e sanitari, senza contare i costi legati ad emissioni e clima. Lo denuncia uno studio della National Academy of Sciences. Le energie fossili scaricano i costi sulla collettività ed anche per questo restano competitive.
Negli Stati Uniti i combustibili fossili fanno danni per 120 miliardi di dollari ogni anno. E questo senza contare quelli legati al global warming, troppo difficili da quantificare con precisione. Economiche solo in apparenza, le fonti fossili in realtà costano care alla collettività. A ricordarlo è uno studio pubblicato lunedì dalla National Accademies of Sciences statunitense: "Hidden Costs of Energy: Unpriced Consequences of Energy Production and Use" (vedi link in basso per il report).

Lo studio, commissionato dal Congresso, parla chiaro: le fonti sporche per i soli Stati Uniti fanno appunto spendere 120 miliardi di dollari ogni anno per gli effetti sulla salute dei cittadini, oltre che per danni all’agricoltura ed altri servizi.
Più di 20mila le morti premature, sempre all’anno, legate all’inquinamento da trasporti e da produzione di energia. Danni imputabili quasi integralmente ai combustibili fossili.

Costi che non vengono conteggiati nel prezzo di mercato del chilowattora da carbone - attualmente la fonte più “economica” sul mercato - né in quello del litro di benzina.
Se lo si facesse – spiega lo studio - il chilowattora da carbone - tra le fonti più inquinanti anche senza contare le emissioni di CO2 – dovrebbe costare dai 3,6 ai 12 centesimi di dollaro in più (a seconda del tipo di centrale) vedendo così sfumare la sua competitività economica nel confronto con fonti più pulite (Qualenergia.it"I costi nascosti del carbone"). Un litro di gasolio, invece, costerebbe dagli 87 centesimi a 1,4 $ in più.

Anche tra le rinnovabili e le motorizzazioni pulite per i trasporti lo studio fa dei distinguo: l’impatto ambientale e sanitario dell’etanolo da mais come carburante sarebbe addirittura leggermente peggiore di quello del gasolio e, sempre ricordandosi che lo studio non considera i costi legati alle emissioni di CO2, anche le auto elettriche avrebbero ricadute negative considerevoli, legate all’inquinamento per produrre motori e batterie e a quello per produrre l’elettricità per la trazione, che negli Usa al momento è prodotta per circa la metà con il carbone.

Ma il costo delle fonti sporche a carico della collettività è in realtà molto più alto anche rispetto a quanto stimato dallo studio. Il lavoro omette infatti, per motivi tecnici, altri importanti aspetti.
Oltre a non considerare i combustibili usati per treni, aerei e navi, non include, ad esempio, i danni ambientali dell’estrazione del carbone.
Nel caso del nucleare poi la stima degli extra-costi tiene conto solo in minima parte dei danni legati all'estrazione dell'uranio (che avviene per il 95% all'estero), mentre esclude i danni potenziali derivanti da un evenetuale incidente e i costi per lo stoccaggio delle scorie, troppo incerti per essere valutati, spiegano gli autori del report. Infine tra i costi delle fonti fossili, petrolio in primis, mancano le spese militari che sappiamo servono a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. E nel caso degli Stati Uniti stiamo parlando di cifre astronomiche.

Anche senza considerare questi aspetti ci sono comunque abbastanza argomenti per far capire l’urgenza di neutralizzare, anche incentivando le fonti rinnovabili e l'efficienza, la finta competitività che i combustibili fossili sembrano avere, frutto di costi nascosti che riescono a scaricare sulla collettività. Un motivo in più per far approvare dal Senato americano il Climate Bill che potrebbe segnare una svolta decisiva per il paese in materia di energia.


Lo studio della National Academy of Sciences: Hidden Costs of Energy: Unpriced Consequences of Energy Production and Use

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Tratto da "Ecologiae"

Le tecnologie e le conoscenze per un mondo 100% rinnovabile esistono già
La maggior parte della tecnologia necessaria a spostare il mondo dai combustibili fossili all’energia pulita e rinnovabile esiste già. L’attuazione di tale tecnologia richiede il superamento di ostacoli nella pianificazione e nella politica, ma così facendo potrebbe tradursi in una diminuzione del 30% della domanda mondiale di elettricità.
Di questo ne sono convinti il docente di ingegneria di Stanford Mark Z. Jacobson ed il ricercatore della University of California-Davis Marco Delucchi.
Per chiarire la portata di tali ostacoli, e come potrebbero essere superati, hanno scritto un articolo su Scientific American.
In esso si presenta una nuova ricerca per tracciare e valutare un piano quantitativo per alimentare il mondo intero con vento, acqua ed energia solare, compresa una valutazione dei materiali e costi. Alla fine, dicono, saranno più convenienti dei combustibili fossili o nucleari.
La chiave è eliminare la combustione come un modo per produrre energia per i veicoli, nonché per l’utilizzo di energia elettrica normale.
Il problema risiede nell’uso di combustibili fossili e nella combustione della biomassa, che sono notoriamente inefficienti nella produzione di energia utilizzabile. Ad esempio, quando la benzina è utilizzata per alimentare un veicolo, almeno l’80% dell’energia prodotta viene dispersa come calore.

Con i veicoli che funzionano con l’elettricità, è il contrario. Circa l’80% dell’energia fornita al veicolo viene convertita in movimento, con solo il 20% disperso sotto forma di calore.
Altri dispositivi di combustione possono analogamente essere sostituiti con l’elettricità o con l’idrogeno prodotto dall’energia elettrica.

Jacobson e Delucchi utilizzano i dati del US Energy Information Administration, indicando che, se il mondo manterrà gli attuali mix di fonti di energia, la domanda globale di elettricità nel 2030, diventerebbe 16,9 terawatt, o 16,9 milioni di megawatt. Hanno quindi calcolato che, se si abbandonassero i combustibili fossili o la biomassa, la domanda scenderebbe a solo 11,5 terawatt.
L’idea errata è che i calcoli oggi vengono effettuati in termini di guadagno. E’ ovvio che le onde del mare o il sole non possono far guadagnare come il petrolio, ma se ragionassimo in termini di risparmio, anziché di guadagno, a quel punto sì che converrebbero queste tecnologie.

Se si farà questa transizione verso le energie rinnovabili, si elimina la necessità di 13.000 impianti a carbone nuovi o esistenti