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28 giugno 2021

TARANTO : Il Consiglio di Stato consente la prosecuzione di un rischio sanitario inaccettabile

Tratto da  Peacelink

Disco verde per Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal

Il Consiglio di Stato consente la prosecuzione di un rischio sanitario inaccettabile

Questa sentenza aumenta la nostra determinazione nel condurre con ancora più vigore la lotta per la tutela dei diritti inalienabili dei cittadini esposti ad un rischio sanitario inaccettabile. Tale rischio sanitario inaccettabile è attestato dalla nuova valutazione danno sanitario (VDS)
23 giugno 2021
Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto

COMUNICATO STAMPA #ILVALogo del Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto

La sentenza del Consiglio di Stato tra le ragioni dei cittadini e le ragioni dell'azienda ha ritenuto più fondate le ragioni dell'azienda.

Ne prendiamo atto.

Questa sentenza non riduce ma aumenta la nostra determinazione nel condurre con ancora più vigore la lotta per la tutela dei diritti inalienabili dei cittadini esposti ad un rischio sanitario inaccettabile. Tale rischio sanitario inaccettabile è attestato dalla nuova valutazione danno sanitario (VDS) che certifica per il futuro un elevato rischio cancerogeno in base all'attuale autorizzazione integrata ambientale a 6 milioni di tonnellate/anno per l'azienda.

Siamo inoltre in presenza di eccessi di mortalità anche recenti (calcolati fino al 31 dicembre 2020) nei tre quartieri più vicini al polo industriale, accertati con i dati dell'anagrafe comunale. Infine sono emersi i gravi effetti neurotossici di piombo e arsenico sui bambini di Taranto che vivono vicino all'industria pesante.

Una sentenza favorevole alle ragioni aziendali non fermerà l'accertamento di tutti i danni alla salute e la nostra lotta per porvi fine.

Assieme alle associazioni di Taranto ci faremo promotori di un'iniziativa di tutela multilivello che solleciti contemporaneamente la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, il Comitato ONU per i diritti dell'infanzia di Ginevra, la Commissione Europea di Bruxelles, tutti gli organi nazionali preposti alla tutela dell'infanzia e infine anche la Procura della Repubblica per quanto di propria competenza.

Le nostre ragioni sono e saranno più solide di quelle dell'acciaio.

Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto

Questo comunicato è inviato da Massimo Castellana (responsabile legale del Comitato) assieme a: Associazione PeaceLink (Alessandro Marescotti), Comitato Quartiere Tamburi (Giuseppe Roberto), Articolo 32 (Angelo Fasanella), Genitori Tarantini (Cinzia Zaninelli), LiberiAmo Taranto (Maria Arpino), Lovely Taranto (Antonella Coronese).

23 giugno 2021

ISDE : Parte la campagna europea non bruciamoci l’occasione

 Tratto da ISDE 

Una campagna per contrastare la cosiddetta transizione ecologica da parte del Governo Draghi 

La presentazione della seconda bozza del PNRR da parte del governo Draghi al Parlamento in data 26-27 aprile, trasmesso soltanto la sera prima ai parlamentari, ha denotato lo stile “accentratore” con cui questo governo intende gestire la partita finanziaria straordinaria del Recovery plan. 

Una partita finanziaria destinata a pesare sulle prossime generazioni, dato che il 70% degli oltre 250 miliardi di euro sono debiti e mutui che dovranno essere ripagati con tagli di spesa e probabili nuove future tassazioni, partita finanziaria di cui alla luce del P.N.R.R. inviato alla C.E. appare del tutto discutibile la presunta “bontà” attribuitagli dal presidente Draghi in prima persona.

La parte di questo Recovery plan che riteniamo sia errata e del tutto da riscrivere è la missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, in cui si stenta a trovare capitoli di spesa che corrispondano a una vera “attuazione ecologica” dei trattati e delle direttive europee in vigore.

Dobbiamo evidenziare, invece, che le scelte principali nella “Rivoluzione verde e transizione ecologica” non vanno nella direzione di ridurre drasticamente le emissioni di gas e polveri sottili in atmosfera, non incentivano esclusivamente le vere fonti energetiche rinnovabili, non aumentano la biodiversità e la fertilità dei terreni, non prevedono modelli di mobilità che riducono l’utilizzo di combustibili fossili per il trasporto.

Dal ruolo riservato all’“Economia circolare”, a cui vengono dati gli spiccioli pari a 2,1 Miliardi sui 250 totali, al ruolo riservato al sostegno alle produzioni di energia da Biogas – Biometano – Biomasse con circa 2 Miliardi, alle previsioni di utilizzo del Biometano per l’autotrazione pesante, emerge che la proposta di PNRR del governo Draghi rischia dunque di ritardare la transizione ecologica e di mettere seriamente a rischio la possibilità per l’Italia di accedere ai fondi del NextGenerationUE, la cui erogazione dovrà rimanere coerente ai principi stabiliti e a quanto previsto nelle direttive europee sull’economia circolare. 

Tutto questo dovrebbe essere tradotto nel PNRR nell’obiettivo italiano di dare avvio all’attuazione della strategia New Green Deal europea per iniziare a mitigare i cambiamenti climatici:

– dare attuazione ad una vera “economia circolare”, processo che privilegia il riutilizzo ed il riciclaggio con recupero di materia prima secondaria, 

– sostenere la transizione verde verso un modello agro-ecologico che non alteri il clima, riduca le emissioni ed il consumo di acqua e suolo valorizzi le risorse locali promuovendo l’autonomia alimentare da filiere corte, qualifichi l’agricoltura integrata ed agevoli stili alimentari sostenibili,

– prevedere che la produzione di energia debba provenire esclusivamente da fonti veramente rinnovabili (fotovoltaico, idroelettrico, eolico, moto ondoso, solare termico), e non dalla combustione di Biogas – Biometano – Biomasse, 

– stabilire che il PNRR debba prevedere la generale ristrutturazione delle reti idriche pubbliche, che tuttora hanno perdite per oltre il 40% di acqua potabile. 

Citiamo pertanto la comunicazione del 12 febbraio 2021 della Commissione Europea secondo cui “il regolamento che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility) e stabilisce che nessuna misura inserita in un piano per la ripresa e la resilienza (RRP, Recovery and Resilience Plan) debba arrecare danno agli obiettivi ambientali ai sensi dell’articolo 17 del regolamento Tassonomia

Ai sensi del regolamento RRF citato “la valutazione degli RRP deve garantire cheogni singola misura (ossia ciascuna riforma e ciascun investimento) inclusa nel piano sia conforme al principio “non arrecare un danno significativo” (DNSH, “do no significant harm”)”

Dimostriamo con il nostro documento di “osservazioni sintetiche” il contrasto tra le previsioni del PNRR italiano e molte Direttive europee e l’assenza di qualsiasi analisi DNSH rispetto a: 

la Direttiva n. 851/2008/CE per l’economia circolare relativa alla gestione rifiuti, per il marginale finanziamento previsto nel PNRR che contraddice tutto il “pacchetto europeo”,

la Direttiva n. 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente, per il sostegno agli impianti di combustione biogas–biometano–biomasse e l’uso autotrazione del biometano,

la strategia europea per il 2030 sulla biodiversità, rispetto al mancato stanziamento per la riconversione verso l’agricoltura biologica e 

il Trattato Funzionamento Europeo art. 107-109 sugli aiuti di Stato, sul finanziamento del 40% degli investimenti per la riconversione di 600 impianti biogas privati a biometano,

la Direttiva n. 2014/24/UE sugli appalti pubblici, per la privatizzazione servizi pubblici locali e la corsia preferenziale per l’appalto pubblico rispetto alla gestione diretta in-house,

la Direttiva n. 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale ed il regolamento (CE) n.1367/2006 che impone alle istituzioni e agli organi comunitari l’attuazione degli obblighi contenuti nella convenzione di Aarhus.

Invitiamo quindi la Commissione europea e tutti i gruppi del Parlamento Europeo a prendere posizione con un atto che inviti il Governo italiano a rivedere tutto il capitolo della cosiddetta “transizione ecologica”, rispetto alla gravità di previsioni illegittime ed in contrasto con le norme europee richiamate.

Invitiamo tutte le associazioni “ambientaliste”, i comitati, i medici, i giovani e tutti i cittadini a cui preme la tutela della salute pubblica e dell’ambiente a sottoscrivere il presente comunicato per avviare un dibattito pubblico sulle azioni da mettere in campo, sul piano politico e giuridico.

L’attuale situazione richiede il massimo rigore e la massima adesione alle evidenze per scongiurare non solo una sostanziale inefficacia delle misure adottate, ma, cosa davvero grave, un ulteriore peggioramento delle condizioni ambientali, climatiche e di salute.

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22 giugno 2021

Sentenza storica, Solvay dovrà risarcire la famiglia di un operaio morto per l’amianto

 Tratto da Greenme

Sentenza storica, Solvay dovrà risarcire la famiglia di un operaio di Rosignano, morto per l’amianto



Nessuno restituirà Romano Posarelli alla sua famiglia, ma giustizia è fatta. Il Tribunale di Livorno ha condannato la Solvay al risarcimento danni nei confronti dell’uomo, vittima dell’amianto. Una sentenza storica secondo l’Osservatorio nazionale amianto che potrebbe aprire la strada ad altri provvedimenti simili.

L’operaio della Solvay, secondo quanto stabilito dal giudice del lavoro del Tribunale Sara Maffei, è morto per un cancro provocato

dall’esposizione professionale ad amianto nello stabilimento di Rosignano” di cui era stato dipendente dal 1974 al 1993.

Di conseguenza, la Solvay è stata condannata a pagare alla famiglia un risarcimentoaccogliendo le richieste dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e dell’Avv. Ezio Bonanni. L’umo è morto il 18 novembre 2010, ucciso da un cancro polmonare causato dall’amianto. La morte dell’operaio giunse dopo un’agonia di 122 giorni, in presenza della moglie, Maria Luisa Filippi, e del figlio Massimiliano, già all’epoca coordinatore della sede ONA di Rosignano Solvay e impegnato nella ricerca delle prove sull’uso dell’amianto in Solvay. (LEggi anche: Spiagge bianche: le spiagge caraibiche create da Solvay)

Il processo partì dopo un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Livorno che ottenne il rinvio a giudizio dell’Ing. De Gaudenzi, direttore Solvay, per il reato di omicidio colposo. Poi, nel 2015 iniziò anche il procedimento civile davanti al Tribunale di Livorno contro cui si oppose la Solvay. Prima di morire, posarelli esortò il figlio Massimiliano nell’impegno per la tutela della salute e della vita umana, rispetto al rischio amianto e a quelo degli altri cancerogeni.

Dopo oltre 10 anni, la famiglia ha ottenuto giustizia visto che il Tribunale ha dato ragione alla vittima 

con una storica sentenza che contiene l’accoglimento delle domande risarcitorie, sia della vittima per la sua agonia (88mila euro con gli interessi dalla data della morte), che per gli stretti congiunti per la perdita parentale, che tiene conto della relativa giovane età della vittima (70 anni), e, con riferimento alla vedova, anche della durata del matrimonio (40 anni) con quantificazione del danno in 270mila euro e, per il figlio, in 200mila euro, spiega Ona.

Per Ezio Bonanni, Presidente ONA e difensore della vittima e della sua famiglia, si tratta di una sentenza storica che afferma il principio dell’integrale risarcimento dei familiari:


La magistratura del Lavoro del Tribunale di Livorno ha affermato l’importante principio della tutela risarcitoria sia per la vittima primaria, che per i suoi familiari, con piena applicabilità delle tabelle del Tribunale di Milano e ha così smentito le tesi dell’Avv. Giulio Ponzanelli che, assumendo l’assenza di deduzione e prova del danno, oltre che della lesività dell’ambiente di lavoro, contestava il diritto delle vittime ad ottenere il risarcimento. Finalmente giustizia per i familiari di Romano Posarelli con l’amarezza che, ad assistere alla lettura della sentenza, c’era solo il figlio Massimiliano perché la mamma è stata stroncata da un cancro, conclude.

 Fonti di riferimento: CgilToscana

Su Solvay leggi anche:

20 giugno 2021

Taranto : Effetti neurotossici nei bambini, dati pubblicati dalla rivista scientifica Nature

Tratto da Il tarantino

Effetti neurotossici nei bambini, dati pubblicati dalla rivista scientifica Nature

Effetti neurotossici nei bambini i dati scientifici destano serie preoccupazioni


La prestigiosa rivista internazionale, Nature, ha pubblicato dei dati preoccupanti che hanno a che fare con il piombo e l’arsenico che danneggiano la salute dei bambini tarantini. Secondo recenti studi, coloro che vivono nei quartieri vicini al polo industriale ex Ilva riscontrano gravi conseguenze sul quoziente intellettivo dei più piccoli.

Per questo motivo il Comitato per la Salute e per l’ambiente di Taranto di cui fanno parte Genitori Tarantini, Peacelink, Comitato quartiere tamburi, Articolo 32, chiede rapidi interventi al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

Effetti neurotossici, inquinamento Ex Ilva da fermare nell’immediato


Effetti neurotossici, il Comitato ha voluto approfondire la tematica con ulteriori studi per andare a fondo e capire quanto l’inquinamento causato dall’Ex Ilva può arrivare a danneggiare la popolazione del luogo. A seguito di lunghi studi il risultato che emerge è che il piombo è presente nel sangue dei piccoli e l’arsenico nelle loro urine. Questo può avere un forte impatto comportamentale che può amplificarsi nel tempo e causare problemi di maggiore entità.

Il Comitato minaccia di contattare il Comitato delle Nazioni Unite

La richiesta partita dal Comitato e dal gruppo di associazioni chiede un immediato intervento a Speranza e Cingolani con conseguente annullamento del nuovo decreto salva-Ilva. Di quest’ultimo si parla ormai da tempo, ma non sono mai arrivate né conferme né smentite.

Qualora questo dovesse avvenire potrebbe essere considerato un atto di grande irresponsabilità oltre che una mancanza di rispetto nei confronti del popolo tarantino. Le intenzioni del Comitato sono ben precise, se i ministri non dovessero prendere decisioni ben precise, sarà contattato il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, che ha sede a Ginevra e la situazione sarà così segnalata a chi di dovere. Adesso si parla di immissione di piombo e arsenico nell’atmosfera, quindi di un rischio neurotossico inaccettabile, la questione non può ancora essere sottovalutata

Danni neurotossici causati da piombo e arsenico nei bambini di Taranto

Tratto da  Pacelink 

Nuovo studio italiano pubblicato sullo Scientific Report di Nature

Danni neurotossici causati da piombo e arsenico nei bambini di Taranto

Disturbi da deficit di attenzione, autismo e iperattività, sarebbero riscontrati in numero maggiore, nei quartieri più vicini al siderurgico: Tamburi e Paolo VI. Siamo stanchi di prestare le nostre vite e quelle dei nostri figli, come se fossimo cavie da laboratorio.
19 giugno 2021
Giustizia per Taranto

Dopo lo studio scientifico sul quoziente intellettivo più basso dei bambini che vivono a ridosso del siderurgico (studio condotto dall'istituto Superiore della Sanità del 2017), ecco appena arrivata l'ennesima prova scientifica dell'ulteriore danno che gli inquinanti producono sugli abitanti di Taranto, in particolar modo nei bambini.

Nel nuovo studio italiano pubblicato sullo Scientific Report di Nature, é stata analizzata l'interazione tra l'arsenico (trovato nelle urine) e il piombo (trovato nel sangue): la sinergia tra questi due inquinanti, produce maggiori disturbi del comportamento, autismo, ansia e depressione.

Sono stati analizzati circa 300 bambini con un'età compresa tra i 6 e gli 11 anni che vivono a ridosso del siderurgico.Mappa di Taranto, con il polo industriale e i tre quartieri più vicini: Tamburi, Paolo VI e Borgo

Disturbi da deficit di attenzione, autismo e iperattività, sarebbero riscontrati in numero maggiore, nei quartieri più vicini al siderurgico: Tamburi e Paolo VI.

Certo, non avevamo bisogno di ulteriori evidenze scientifiche. Ma tutto questo è davvero inaccettabile!

Siamo stanchi di prestare le nostre vite e quelle dei nostri figli, come se fossimo cavie da laboratorio. Ben vengano gli studi scientifici ma solo se si ha poi il coraggio di mettere in campo le giuste decisioni politiche, urgenti e non più rinviabili!

La fabbrica va fermata. Non si può davvero aspettare un giorno di più e senza ulteriori esperimenti scientifici con forni elettrici o impianti a gas.
Si fermi questa mattanza, sia ripristinato, anche a Taranto, lo stato di diritto che esiste in qualunque paese civile.

14 giugno 2021

Ansa . Ricerca sui Pfas in Veneto: più malattie e Covid più mortale

 Tratto da Ansa 

Ricerca sui Pfas in Veneto: più malattie e Covid più mortale

Il professor Foresta lo ha spiegato alla Commissione Ecomafie

I Pfas provocano un aumento di ischemie, ipertensione, malattie cardiovascolari, autismo, Alzheimer e trombi, indeboliscono le ossa e riducono la fertilità nei maschi. Lo ha spiegato oggi alla Commissione bicamerale Ecomafie il professore ordinario di Endocrinologia dell'Università di Padova Carlo Foresta, che ha guidato una ricerca sugli impatti sulla salute dell'inquinamento da Pfas.

Foresta ha riferito che nelle zone più inquinate si è osservata una maggiore gravità dei sintomi e una mortalità da Covid-19 maggiore del 60%.


Queste sostanze chimiche sono usate come impermeabilizzanti in varie produzioni. In Veneto gli scarichi abusivi della ditta Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza (oggi fallita) hanno inquinato le falde acquifere del Vicentino.

Un'elevata concentrazione di Pfas nel sangue determina un aumento dell'incidenza di patologie ischemiche, aumento del colesterolo, problemi alla nascita ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari.

Nei giovani residenti nella zona rossa è stata riscontrata la presenza di Pfas nel liquido seminale, una diminuzione degli spermatozoi e una riduzione del 10% della distanza ano-genitale, connessa con una riduzione del testosterone. Un terzo dei giovani di 20 anni residenti in zona rossa presentano già osteoporosi e osteopenia alle ossa, a causa dell'azione dei Pfas che impediscono alla vitamina D di attivarsi consentendo l'assorbimento di calcio.

A un aumento dell'inquinamento corrispondono maggiori incidenze di demenza, morbo di Alzheimer, autismo, deficit di attenzione e iperattività. Foresta ha spiegato come alte concentrazioni di Pfas nel sangue favoriscano i trombi. Anche il C6O4 (uno dei Pfas) incide sulla fluidità del sangue e sulle piastrine.

12 giugno 2021

Stop ai sussidi fossili, zero carbone: lo chiede la finanza ai leader G7

Stop ai sussidi fossili, zero carbone: lo chiede la finanza globale ai leader G7

Tratto da qualenergia

Una lettera di 457 investitori, che muovono 41 trilioni di dollari, raccomanda ai governi di rafforzare gli impegni per il clima con cinque azioni prioritarie.

 Una vasta fetta della finanza globale sta facendo pressione ai paesi di tutto il mondo, affinché aumentino i loro impegni contro il cambiamento climatico con una serie di azioni prioritarie, tra cui eliminare i sussidi ai combustibili fossili, uscire completamente dalla generazione elettrica a carbone, attuare politiche di carbon pricing finalizzate ad accrescere il costo di ogni tonnellata emessa di CO2.

In una lettera ai governi457 investitori che gestiscono oltre 41.000 miliardi di dollari di investimenti (37% circa di tutta la finanza gestita a livello mondiale), chiedono di adottare misure che consentano di abbattere più velocemente le emissioni di anidride carbonica, in linea con gli obiettivi di Parigi, cioè limitare a +1,5°C il surriscaldamento globale entro fine secolo, rispetto ai valori preindustriali.

La lettera è stata diffusa alla vigilia del vertice G7 che si terrà a St. Ives (in Cornovaglia, Inghilterra) da oggi, venerdì 11 giugno, a domenica 13 giugno.

Ricordiamo che i ministri delle Finanze del G7 si sono incontrati a Londra nei giorni scorsi, stabilendo, tra le altre cose, una serie di impegni per inserire le valutazioni su clima e biodiversità nelle decisioni finanziarie.

Nella lettera dei 457 investitori (link in basso), si raccomanda ai governi di fare cinque coseprima del vertice mondiale sul clima (la CoP 26) in calendario a novembre a Glasgow:

  • rafforzare gli impegni nazionali per ridurre le emissioni di CO2 al 2030, seguendo una traiettoria compatibile con un riscaldamento di 1,5°C;
  • definire un percorso con chiari obiettivi intermedi per raggiungere il traguardo net-zero al 2050;
  • implementare politiche finalizzate agli obiettivi net-zero, tra cui rimuovere i sussidi alle fonti fossili e abbandonare il carbone per la produzione di elettricità entro termini stabiliti, adottare robuste politiche di carbon pricingevitare la costruzione di nuove infrastrutture e nuovi impianti a elevata intensità di carbonio (ad esempio, non costruire nuove centrali a carbone);
  • assicurare che i piani di ripresa economica post-Covid possano supportare la transizione economica-energetica verso le tecnologie più pulite nei vari settori;
  • fissare requisiti obbligatori per la divulgazione dei rischi climatici associati alle attività finanziarie.

Ricordiamo, infine, che il nuovo rapporto della Iea è dedicato alla necessità di incrementare gli investimenti in energie pulite nelle economie emergenti, perché se queste ultime saranno lasciate indietro nel percorso di transizione, sarà molto più difficile risolvere la crisi climatica.


08 giugno 2021

TG3: PROCESSO ALLE CIMINIERE IN AULA A SAVONA

 Tratto da tg3 Liguria delle ore 19,30 di oggi 8 giugno 2021 

PROCESSO ALLE CIMINIERE IN AULA A SAVONA  I DATI DELL’ INQUINAMENTO DI TIRRENO POWER.

Oggi in aula i periti con gli  studi  sui danni ambientali e sanitari 

Guardate  qui l’ interessante servizio di Fabrizio Assandri dal minuto 10 circa


Ecco alcune immagini tratte dal servizio di Rai tre:












Tirreno Power, il biologo Scarselli : “Licheni scomparsi, peggio che nelle grandi città della Pianura Padana”

 Tratto da IVG

Tirreno Power, il biologo: “Licheni scomparsi, peggio che nelle grandi città della Pianura Padana”

Presentata in aula la maxiconsulenza tecnica della Procura che rileverebbe il danno ambientale e sanitario legato alla centrale.

Savona. L’assenza di lichene sugli alberi ci ha messo davanti a un quadro decisamente preoccupante: una situazione difficilmente riscontrabile anche nelle grandi città della Pianura Padana”. A dirlo questa mattina in aula è stato il dottor Stefano Scarselli, biologo specialista in biomonitoraggio, nell’ambito del processo a carico di Tirreno Power per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell’azienda, rinviati a giudizio per disastro ambientale e sanitario colposo.

Questa mattina in Tribunale si è svolta infatti la prima udienza dedicata ai periti estensori della maxiconsulenza tecnica della Procura che rileverebbe il danno ambientale e sanitario legato alla centrale. Scarselli, consulente di diverse Procure, ha portato in aula i dati sulle emissioni rilevati nei diversi studi condotti dai periti.

“Non ci siamo serviti di una nostra rete di monitoraggio, ma abbiamo utilizzato quella realizzata dal gestore – ha spiegato – Era approvata da Arpal e rispondeva ai criteri scientifici imposti all’epoca da Ispra, con una quantità e diffusione dei punti di rilevazione più che adeguata. Abbiamo però integrato con altre stazioni sulla costa, che non risultava coperta da quella rete, in modo da infittirla e descrivere nel modo più accurato la situazione. Alla mappa di quelle rilevazioni abbiamo poi sovrapposto quelle delle biodiversità per avere un quadro del grado di alterazione ambientale”.

La perizia aveva utilizzato i licheni come bioindicatori e come bioaccumulatori. Dato che, come già identificato da precedenti indagini, la biodiversità della flora lichenica nella zona è andata diminuendo negli ultimi 20 anni (fino al raro fenomeno del ‘deserto lichenico’, evento peraltro rilevato soltanto in aree ad altissimo tasso di inquinamento), negli anni oggetto di rilevazione si è dovuto trapiantare artificialmente nella zona tali bioindicatori lichenici per poi analizzare quali contaminanti venivano assorbiti e in quale quantità. Queste analisi, nell’ordinanza del Gip, “hanno evidenziato seri fenomeni di contaminazione a carico di diversi elementi di rilevanza ambientale e sanitaria, quali soprattutto arsenico, antimonio e rame, oltre a cromo, cadmio, piombo, nichel e vanadio“.

La consulenza ambientale era stata poi utilizzata per individuare le aree esposte e non esposte, e da tale suddivisione, attraverso la consulenza del dottor Paolo Crosignani (già direttore dell’Unità di Epidemiologia Ambientale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) e del dottor Paolo Franceschi (pneumologo), sono stati analizzati e confrontati i dati sanitari di mortalità e di ricoveri.

La consulenza, secondo i magistrati, aveva quindi evidenziato il disastro ambientale, dato che tra il 2000 e il 2007 l’inquinamento della centrale a carbone avrebbe provocato circa 440 decessi e 1.700 ricoveri (escludendo le forme tumorali) per un costo sociale per lo Stato che oscillerebbe tra i 770 e gli 860 milioni.Continua su IVG