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22 luglio 2008

2008-07-22 Tumori in aumento tra bimbi italiani, +15% entro 2015

A distanza di 5 giorni esatti dalla lettera del 18 luglio sull' incremento del cancro nell' infanzia (sotto riportata) esce una presa di posizione UFFICIALE dell'agenzia Adnkronos Salute.
Patrizia Gentilini
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Roma, 21 lug. (Adnkronos Salute) - Cattive notizie per i piccoli italiani, e previsioni da brivido negli anni a venire. Il numero dei tumori infantili nel nostro Paese è cresciuto negli ultimi anni, ed è destinato ad aumentare ulteriormente, a un tasso più alto di quello registrato nelle altre Nazioni europee e negli Stati Uniti. A scattare la fotografia è il Rapporto 2008 sui tumori infantili, pubblicato dall'Airtum, l'Associazione italiana registri tumori. Il Rapporto analizza l'andamento temporale, l'incidenza e la sopravvivenza dei tumori in due fasce d'età: da 0 a 14 anni e dai 15 ai 19. Non manca la buona notizia, per fortuna: le neoplasie tra i piccoli sono in aumento, ma le cure sono più efficaci. Ci si ammala di più, in altre parole, ma si muore meno e si sopravvive più a lungo.Nella fascia 0-14 anni - emerge dal Rapporto - nel periodo 1998-2002 il tasso d'incidenza della malattia è stato di 175,4 casi per milione l'anno. Nella fascia adolescenziale, invece, l'incidenza è di 270,3 casi per milione l'anno. Con un aumento del 2% l'anno in Italia, mentre negli Usa e nel resto del Vecchio Continente il tasso di crescita dei tumori in bambini e adolescenti è stato rispettivamente dell'1,1% e dello 0,6%. Nel Belpaese, l'incremento più consistente riguarda i bimbi sotto l'anno di età (+3,2%), seguiti da quelli tra 10 e 14 anni (+2,4%), mentre è simile negli altri due gruppi (+1,6% nella fascia di età 1-4 anni, +1,8% tra i 5 e i 9 anni). Dall'incrocio dei dati del Registri Tumori e di quelli sulla popolazione dell'Istat, emerge che per i bambini e i giovanissimi fino a 14 anni le previsioni non sono rosee. Il numero dei casi di tumore è destinato a crescere del 15% entro il 2015, passando da 7.786 (dato 2005) a 9.181 casi (2011-2015). Migliore, invece, la situazione per gli adolescenti. Il tasso di incidenza per i teenager scenderà del 5,6%, con 3.752 casi contro i 3.975 del periodo 2001-2005. Ma a cosa si deve l'aumento dell'incidenza? "Verosimilmente intervengono fattori diversi - spiega Corrado Magnani, coordinatore scientifico del Gruppo di lavoro Airtum - almeno una parte della variazione è da attribuire ai miglioramenti della diagnosi e non a fattori causali. I progressi del Servizio sanitario nazionale e delle tecniche di diagnosi e cura hanno fatto sì che molti casi di tumore in passato misconosciuti siano oggi correttamente diagnosticati e trattati. All'opposto, esiste molta incertezza sui possibili fattori causali di questi tumori e sulla proporzione attribuibile a fattori esterni oppure genetici"."Si tratta di un aumento reale ed è prioritario andare a ricercare le cause di questo fenomeno - commenta Franco Berrino, direttore del dipartimento di Medicina preventiva dell'Istituto dei tumori di Milano - la quota di casi generata dal miglioramento diagnostico non spiega interamente il fenomeno, occorre indagare in tutte le direzioni e approfondire le indagini sui fattori che sollevano qualche sospetto, compresi quelli dovuti all'inquinamento ambientale". "E' difficile evincere l'impatto del miglioramento diagnostico sull'aumento del numero dei casi, la questione dovrebbe essere approfondita così come il possibile ruolo dei fattori ambientali - afferma Benedetto Terracini, fondatore, nel 1967, del primo registro dei tumori infantili italiano - Un messaggio chiaro riguarda la qualità delle cure nel nostro Paese. I bambini italiani non hanno nulla da invidiare ai loro coetanei scandinavi o canadesi, e non sembrano esservi differenze nell'accesso alle migliori terapie per area di residenza. Sono però necessarie scelte politiche in merito alle migrazioni sanitarie, principalmente da Sud a Nord. Le autorità sanitarie devono decidere se è preferibile incrementare i centri di eccellenza al Meridione - conclude - oppure facilitare la vita delle famiglie che forzatamente debbono far curare un loro bambino al Nord".

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