
Berlusconi ha scelto un nuovo alleato: la CO2 contro l'Europa e la salute del pianeta
di
Andrea Lijoi
10-11-2008
Al Circo Massimo, tra le bandiere e gli slogan della grande manifestazione del 25 ottobre, non si è notata la presenza degli ecologisti per gridare alta la protesta sull'ennesimo scippo di questo governo al futuro e alla salute degli italiani con il clamoroso passo indietro nell'impegno assunto in sede UE sull'attuazione del protocollo di Kyoto.
Una presenza mancata, che invece poteva rappresentare l'occasione di un rinnovato spazio "verde", necessario fra le diverse anime del centrosinistra, dove essere in grado di superare l'asfittica politica dei no generalizzati ed accogliere adeguatamente la voce dei sacrosanti no all'aumento dei gas serra i cui effetti negativi sono vissuti da tutti in prima persona e contro la cui riduzione ora si è posta l'azione del governo.
Un niet governativo inatteso in Europa e che, oltre forse a voler essere un ultimo regalo all'amico Bush che ha sempre detto no a Kyoto, oggettivamente risponde solo alle esigenze di quella parte del sistema produttivo italiano a cui conviene continuare ad inquinare e non invece reinvestire gli immensi utili in ricerca e sviluppo tecnologico per raggiungere quella sostenibilità ambientale che oggi è richiesta sugli stessi prodotti da una domanda sempre più consapevole ed esigente.
Un impegno, quello di abbattere le emissioni di CO2 e percorrere la strada dello sviluppo sostenibile, che invece l'Italia ha sempre assunto in prima fila nei summit internazionali sul tema, da quello di Stoccolma del lontano 1972 a Rio de Janeiro, a Johannesburg nel 2002, come a Milano nel 2003 nell'ambito della IX Conferenza delle Parti sul clima-COP9.
Dopo il vertice di Johannesburg, in particolare, in cui si era profuso l'impegno del governo Berlusconi II che aveva elaborato in sede di Conferenza Stato-Regioni un atto di indirizzo sulla sostenibilità da applicare in tutti i campi, l'Europa si è data congiuntamente un cronoprogramma da rispettare per la graduale eliminazione dei gas serra e dei fattori inquinanti.
Oggi l'Italia rinnega i propri impegni sottoscritti e minaccia il veto sull'attuazione del programma europeo in materia ambientale, capeggiando un cartello del no a Kyoto con i nuovi Paesi membri dell'est che hanno problematiche di sviluppo diverse da quelle delle realtà più avanzate fra cui si pensava di enumerare anche la nostra.
L'emergenza clima non è una questione di addetti ai lavori ma coinvolge tutti ed è familiare ad ognuno l'impatto quotidiano con l'inquinamento crescente, e i danni per la salute che ne derivano, e soprattutto dipende dall'emissione in atmosfera di anidride carbonica di cui si stima un incremento del 130% entro il 2050 rispetto ai livelli rilevati nel 2005 (attualmente un italiano ne produce in media 21 chili al giorno).
La preoccupazione cresce se si guarda alle modificazioni climatiche e alle conseguenze già in atto: dalle estati torride al moltiplicarsi delle "calamità", dallo scioglimento dei ghiacci (nelle Alpi scesi di tre metri, secondo rilevazione 2003) alla crescente desertificazione (oltre un ¼ delle terre emerse è soggetto al fenomeno), dalla deforestazione (distrutti ogni anno 140.000 km2 di foreste;stima 2003) alla carenza di acqua potabile (la FAO stima che 1 miliardo e 300 milioni di persone sono prive di riserve per il fabbisogno e al 2050 la disponibilità pro capite in tutto il mondo subirà una riduzione del 73%)
Non è catastrofismo parlare di preoccupazione se si pensa che la popolazione del pianeta ha superato la soglia di 6 miliardi e secondo l'ONU crescerà a 8,9 miliardi nel 2050 stante una situazione di difficoltà ad avviare politiche di eliminazione delle fonti inquinanti.
L'Europa si è data la priorità di pervenire all'"impatto zero" nell'economia e i Paesi più avanzati sono avanti nella sfida a trasformare le politiche di sostenibilità ambientale in nuovi fattori di sviluppo produttivo e occupazionale, dalle fonti energetiche rinnovabili alla "bioedilizia", dal biologico alimentare all'utilizzo di innovazione ecologica nei trasporti, etc..
Solo Berlusconi vuole isolare l'Italia da questo virtuoso cammino per la ristrutturazione di un mondo migliore in cui vivere, promuovendo gli interventi di chi non si fa scrupoli di avvelenare l'aria che respiriamo per il proprio profitto....
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