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18 marzo 2009

2009/03/21 "Carbonile Enel: il Comune chiede cinque milioni di euro"

Tratto da Senzacolonne.it
Carbonile Enel: il Comune chiede cinque milioni di euro
Sabato 21 Marzo 2009 Brindisi – Il Comune ha presentato il conto per danni al territorio legati al carbonile scoperto dell’Enel: chiede cinque milioni di euro a titolo di ristoro nel processo “Coke”, nato dall’inchiesta avviata nel 2005 dalla Procura di Brindisi partendo dall’esposto di due titolari di concessionarie di auto della zona industriale. L’istanza di costituzione di parte civile è stata depositata l’altro ieri, nell’interesse dell’Amministrazione comunale di Brindisi dall’avvocato Daniela Faggiano, nominato con delibera della Giunta. L’Ente è stato individuato come “parte offesa” in relazione ai reati contestati a 55 imputati, tra vecchi dirigenti delle società “Enel” ed “Edipower” e titolari di aziende di trasporto (“padroncini”): sono accusati – a diverso titolo - di “getto pericoloso di cose” per aver versato “quantitativi imprecisati di polvere di carbone” non avendo adottato misure idonee a coprire il parco di raccolta del combustile e i camion. Hanno chiesto il risarcimento dei danni anche Mariano Antelmi, titolare della concessionaria Wolkswagen, e Riccardo Attore, della ditta “Attore autotrasporti”, tra i primi a rivolgersi alla Procura, per sollevare il caso delle polveri carbone: il conto si è fermato a un milione di euro. Gli imputati sono: (segue il nome di tutti i 55 imputati................)L’accusa mossa dal sostituto procuratore, Giuseppe De Nozza, titolare del fascicolo d’inchiesta, ruota attorno ad omissioni colpevoli rispetto all’adozione di provvedimenti previsti dalla legge, in termini di copertura dell’area destinata alla raccolta del carbone, usato come combustile per alimentare le centrali di proprietà dell’”Edipower” (Brindisi Nord) e dell’”Enel” (Brindisi Sud, conosciuta come Cerano). Non ci sarebbe stata l’impermeabilizzazione del piano di stoccaggio del carbone e - di conseguenza - ci sarebbe stata la contaminazione del suolo e del sottosuolo dell’area, nella quale sarebbe stata accertata una elevata presenza di arsenico, “nella frazione di suolo compresa tra il piano di calpestio e la profondità di un metro e venti”: stando ai rilievi degli ingegneri della Fondazione Maugeri, a cui si è rivolto il pm, ci sarebbe stato il superamento di sedici volte il limite massimo consentito dalla legge. Gli imputati e le parti offese torneranno in aula a maggio. Sarà la prima “vera” udienza del processo dinanzi alla Prima sezione monocratica del Tribunale di Brindisi.

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