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25 aprile 2009

2009/04/24 "Marco Preve: ARRIVA LA LEGGE BLOCCA-RICORSI SE PERDI AL TAR RISARCISCI"

ARTICOLO MOLTO LUNGO MA VI PREGHIAMO DI LEGGERLO TUTTO PERCHE' E' MOLTO IMPORTANTE CONOSCERE ...........E SAPERE
"COSA CAMBIA" In ITALIA e in EUROPA!!!!!!...

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Tratto dal "Blog del Comitato per Taranto"
venerdì 24 aprile 2009

...e noi, zitti, sotto...


"Gli eredi ideali del ventennio escogitano una nuova mossa per continuare ad aiutare gli "amici degli amici" a distruggere, inquinare e razziare il territorio in nome del profitto. Chissà se qualche parlamentare dell'"opposizione" avrà il coraggio e la forza di intervenire...

Di Marco Preve
Repubblica.it

ARRIVA LA LEGGE BLOCCA-RICORSI
SE PERDI AL TAR RISARCISCI


LO scopo dichiarato è quello di contrastare "l'egoismo territoriale" che rallenta "il cantiere Italia". Ma l'effetto della legge anti Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino), in caso di approvazione, sarà di azzerare, attraverso la minaccia di risarcimenti milionari, i ricorsi alla giustizia amministrativa da parte di associazioni ambientaliste storiche, che difendono ciò che resta del Belpaese da abusi edilizi e colate di cemento.

La proposta di legge 2271 è sottoscritta da 136 deputati del Pdl ed il primo firmatario è l'onorevole Michele Scandroglio, genovese, fedelissimo del ministro Claudio Scajola. Aderiscono, tra i tanti, l'ex ministro Pietro Lunardi, il presidente della commissione Cultura Valentina Aprea, il vice di quella Ambiente Roberto Tortoli, l'ex presidente della Regione Liguria Sandro Biasotti.

Presentata in sordina nei giorni del "piano casa", con due brevi aggiunte all'articolo 18 della legge 8 luglio 1986 (responsabilità processuale delle associazioni di natura ambientale), potrebbe schiacciare all'angolo celebri sigle come Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Vas Verdi Ambiente e Società, senza parlare della miriade di comitali locali.

Con la modifica 5-ter qualora il ricorso alla giustizia amministrativa "sia respinto perché manifestamente infondato, il giudice condanna le associazioni soccombenti al risarcimento del danno oltre che alle spese del giudizio". Pensiamo a cosa vorrebbe dire un anno di fermo cantiere per il ponte sullo stretto di Messina tra una prima sentenza favorevole del Tar e una bocciatura del Consiglio di Stato: un risarcimento per milioni di euro.

"È una legge liberticida, intimidatoria, di regime - attacca l'avvocato Daniele Granara, docente alla facoltà di giurisprudenza di Genova, legale in molti ricorsi ambientali - . Confido che venga ritenuta palesemente anticostituzionale visto che l'articolo 24 stabilisce che "Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi"".

Ma per il deputato e coordinatore ligure del Pdl Scandroglio le istanze ambientaliste hanno moltiplicato "comportamenti di protesta contro le scelte infrastrutturali sviluppate da soggetti pubblici e privati... proteste che, conosciute con l'acronimo "Nimby", determinano un ritardo costante del "cantiere Italia"... di gran parte degli interventi pubblici... e della stessa edilizia residenziale". Tutto ciò, prosegue il deputato "senza che sia previsto alcuno strumento di responsabilizzazione delle associazioni di protezione ambientale, le quali, talvolta, presentano ricorsi pretestuosi, con il solo e unico scopo di impedire la realizzazione dell'opera pubblica". Scandroglio aggiunge che, per combattere questa "forma di egoismo territoriale", il governo ha già varato norme per "l'iter accelerato delle opere pubbliche.

Le modifiche richieste (la proposta è al vaglio della commissione giustizia) accennano anche all'applicazione di azioni risarcitorie ai sensi del codice civile in caso i ricorsi respinti abbiano agito "con mala fede o colpa grave", ma secondo l'avvocato Granara questa possibilità è già garantita e prevista. La vera svolta è quindi l'eventualità di un risarcimento in caso di ricorso respinto.

"È chiaro - spiega il presidente di Italia Nostra Giovanni Losavio - che lo scopo specifico della proposta di legge è quello di mettere catene (concrete e psicologiche) alle Associazioni, impedendo di fatto lo svolgimento del proprio ruolo civico con la minaccia di ritorsioni per avere la via spianata a fare del territorio quello che "loro" vogliono".
(24 aprile 2009)

Tratto dal sito "NOCOke"
Silenzio assordante della politica, PDL come PD, i cittadini lasciati soli anche di fronte ai ricorsi..
solo l'EU si interroga sulle ripercussioni della legge,

Presentata ieri alla Commissione Europea l'interrogazione scritta sulle modifiche in corso in Italia per impedire alla giustizia amministrativa ogni decisione di sospensione lavori/interventi su cui legittimamente cittadini ed associazioni pretendono di verificare se le regole soprattutto di tutela ambientale sono rispettate e se il giudizio fosse negativo o di rigetto dell'istanza i ricorrenti sarebbero costretti a risarcire "il danno" causato per ritardo....!!!

Nel chiedere agli STATI MEMBRI di applicare la Convenzione di Aarhus e le direttive ad essa collegate la CE non pouó entrare nel merito procedurale giuridico di come vengono applicate se non garantire che diritti e principi generali vengano rispettati.

Fondamentale tener conto degli indirizzi auspicati dalla CE - che difatto verrebbero stravolti in Italia dall'ipotesi voluta dalla maggioranza di governo - la comunicazione della Commissione sull'applicazione del diritto comunitario sull'ambiente, utilissima per rendere noto il quadro delle inadempienze piú clamorose degli STATI MEMBRI ivi compresa l'Italia e le misure, in parte già in atto, in parte da realizzare per una piú corretta e puntuale applicazione ed esigibilità del diritto comunitatario.

Organizzazioni Non Governative e Associazioni di cittadini sono citati come "controllori" utili ed indispensabili per segnalare e far correggere le potenziali violazioni degli Stati Membri

Premesso che
- che la Commissione nella COM(2008)773 del 18.11.2008 sottolinea i problemi negli STATI Membri per insufficiente attenzione prestata nell'adozione delle norme EU e sull'assenza di responsabilità carenza delle procedure di applicazione delle amministrazioni decentrate, nonchè sulle ripetute violazioni del diritto comunitario per non conformità nella trasposizione di direttive o nell'omessa esecuzione delle sentenze Corte di Giustizia;

- la convenzione di Aarhus, di cui alle direttive 2003/4 e 2003/35 prevedono un ampio accesso alla giustizia: nel 2003 la Commissione ha proposto una direttiva già adottata in prima lettura dal Parlamento Europeo recante misure di applicazione dell'accesso alla giustizia in materia ambientale per dare maggiore uniformità all'attuazione del diritto comunitario dell'ambiente: il ricorso al giudice nazionale va facilitato per risolvere i problemi ad un livello più prossimo ai cittadini che sono i primi a segnalare inadempimenti gravi alle norme comunitarie;

- il Parlamento europeo ha un chiaro interesse ad un'applicazione efficace:il 10% delle interrogazioni rivolte alla Commissione riguarda l'ambiente come il 35% delle petizioni ricevute dalla commissione petizioni;
-
la legge n.349 prevedeva che le associazioni individuate nell'art.13 potessero intervenire alla giustizia amministrativa per verificare richiedere l'annullamento di atti se non congrui con le norme ambientali;

- le modifiche che il governo italiano propone all'art.18, sulla base della L.28.1.2009 n.2, per velocizzare opere impedirebbe alla giustizia amministrativa di decidere una sospensione di lavori illegittimi conferendo ai ricorrenti o un indennizzo monetario in caso di giustezza dell'istanza o il risarcimento penale del danno ai committenti dei lavori in caso di esito negativo del ricorso:
un deterrente lesivo delle libertà dei cittadini;

Si chiede alla Commissione
se non ritenga, nello spirito delle direttive in vigore, che favoriscono il pieno ed efficace accesso a giustizia ed informazione in materia di tutela ambientale e delle sue raccomandazioni del 18.11.2008 in cui si evidenziano le innumerevoli violazioni di Stati Membri e altresí il contributo essenziale di associazioni e cittadini nel vigilare in prima linea sul rispetto di norme UE,
che le proposte del governo siano contrarie all'esigenze di partecipazione dei cittadini cosí come sostenute dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo.
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