
Partono i lavori per l’inceneritore del Gerbido
A Torino, qualche settimana fa, l’impresa incaricata della costruzione del megainceneritore del Gerbido ha provveduto a cintare con paletti e nastro l’area che sarà oggetto del cantiere, nonché a “bonificarla”, semplicemente dando alle fiamme l’ingente quantità di rifiuti che erano stati scaricati abusivamente nel corso degli anni, fornendo in questo modo agli abitanti della zona un piccolo anticipo di quanto accadrà quando l’impianto entrerà in funzione.
Il nuovo megainceneritore del Gerbido (Torino) sorgerà al confine del territorio comunale di Grugliasco, a meno di 2 km dall’Ospedale San Luigi di Orbassano, specializzato in pneumologia, in una zona già oggi pesantemente inquinata a causa del traffico e degli insediamenti industriali.
L’impianto sarà in grado d’incenerire 421.000 tonnellate di rifiuti/anno ma la capacità massima arriverà a 579.000 tonnellate/anno.
Nelle intenzioni dei progettisti il nuovo megainceneritore del Gerbido dovrà essere il precursore di una nuova filosofia in grado di reinterpretare il ruolo delle strutture deputate all’incenerimento in chiave di attrazione turistica.
Nell’intento di perseguire la sua vocazione “turistica” l’inceneritore, il cui costo previsto è di 311 milioni di euro, avrà peculiarità architettoniche fuori dall’ordinario, nonché la “firma” dei disegnatori del centro Stile Bertone. Il visitatore si muoverà fra ampie vetrate, pareti dalle linee verticali, colori chiari alternati con l’arancione ed il giallo che compongono il logo della TRM, la società pubblica che gestirà l’impianto.
Il camino di emissione sarà alto 120 metri e sulla sua sommità sarà collocata una torre di osservazione dalla quale, oltre la cortina fumogena, i turisti saliti fino lì attraverso un ascensore panoramico trasparente potranno ammirare la città ed il panorama circostante. Per rendere maggiormente fascinosa l’ambientazione, il camino sarà inoltre avvolto in una superficie di vetro sulla quale scorrerà un velo d’acqua suddiviso in due rami che scenderanno a cascata fino ad un laghetto squadrato realizzato ai piedi dell’edificio. A suggellare lo spirito della struttura collocato a metà fra tecnologia e parco dei divertimenti ci sarà anche un “giardino d’inverno” situato nella palazzina degli uffici e visibile dall’esterno attraverso l’ampia vetrata.
In realtà, il megainceneritore del Gerbido - svestiti i panni d’improbabile attrazione turistica - non sarà in grado d’interpretare nulla e si limiterà ad emettere fumi velenosi come fanno da tempo tutti gli altri impianti d’incenerimento dei rifiuti.
Dissiperà oltre un milione di metri cubi d’acqua l’anno destinati al suo sistema di raffreddamento, praticherà l’eutanasia del sistema di raccolta differenziata in città - necessitando di un’enorme quantità di rifiuti dall’alto potere calorifero che ne garantiscano il funzionamento – e produrrà energia elettrica emettendo nell’atmosfera quantitativi di CO2 doppi rispetto ad una centrale a gas naturale di eguale potenza.
Le reali conseguenze dell’impianto sull’ambiente e sulla salute degli abitanti che vivono nell’area soggetta alle emissioni saranno di notevole entità, come ampiamente dimostrato dagli studi aventi per oggetto impianti assimilabili e dal fatto che TRM abbia già stanziato ben 30 milioni di euro per interventi di “compensazione ambientale” da mettere in atto nei comuni interessati dalla ricaduta dei fumi dell’inceneritore. Occorre tenere conto che, oltre all’Ospedale San Luigi, nelle immediate vicinanze dell’impianto operano alcune aziende alimentari (Abit, Centro Agro Alimentare) meccaniche e chimiche e che, ad una distanza di 1,2 km dal forno inceneritore, dovrebbe sorgere una struttura clinica di 162.000 metri quadrati, facente parte del progetto regionale di Città della Salute che sarà costruita sul terreno di una discarica per rifiuti tossico – nocivi recentemente bonificata, ma ancora priva della certificazione di bonifica.
Tali conseguenze sulla salute umana probabilmente non verranno però mai rese note e neppure misurate, dal momento che le autorità si sono già premurate affinché nulla possa turbare il futuro del megainceneritore, facendo si, come spesso avviene in Italia, che controllato e controllore convivano in realtà all’interno di un unico soggetto.
La Trattamento Rifiuti Metropolitani (TRM) è infatti una società pubblica di proprietà dei comuni ed i soggetti che hanno definito la necessità di costruire l’impianto e lo hanno affidato a TRM sono gli stessi che conducono la procedura di compatibilità ambientale e che successivamente avranno specifici compiti di controllo e intervento sull’impianto stesso nel caso di malfunzionamenti o problemi.
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