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06 luglio 2009

2009/07/06 LA SCOMMESSA DI POLITICHE POSITIVE PARTENDO DA VADO

tratto da Truccioli Savonesi

LA SCOMMESSA DI POLITICHE POSITIVE PARTENDO DA VADO

di Antonia Briuglia

Tornano, in questi giorni, sulle pagine dei nostri quotidiani locali le reiterate affermazioni dei sindacati savonesi che, uniti in un'unica e miope visione delle prospettive economiche savonesi, ribadiscono il loro appoggio a quelle che essi stessi definiscono ” le grandi opere savonesi”: la piattaforma containers e il potenziamento della centrale a carbone.

Tornano, in questi giorni, a garantire a grandi gruppi, come Maerks e Tirreno Power, il loro incondizionato appoggio, come già lo fecero incuranti del dibattito presente nella città e del risultato di un referendum che vedeva, la maggioranza dei cittadini di Vado, opporsi all’ennesima decisione finalizzata a intaccare irreversibilmente lo stato di salute del territorio e di chi lo abita.

Lo tornano a fare oggi incuranti del fatto che le elezioni, a Vado, sono state vinte proprio da chi in questa battaglia ha creduto da subito, che il Sindaco oggi in carica è Attilio Caviglia, presentato ai cittadini di Vado con un Programma chiaro che prevede di fermare la realizzazione dei due progetti e per questo programma è stato votato.

Lo tornano a fare, come se nulla fosse successo mostrando insensibilità e scarsa attenzione per un nuovo modello di politica che si sta via, via affermando. Un modello già molto lontano dagli apparati di partito e dalle segreterie, un modello che il mondo sindacale fatica a rimuovere, rimanendo ancorato a quel sistema granitico costituito da accordi tra segreterie sindacali e politiche ai quali la base non può far altro che aderire e possibilmente credere.

Tante le cose dette e scritte sulla costruzione della piattaforma e sul potenziamento della centrale a carbone, moltissime e dettagliate quelle che ne motivano l’opposizione; dalle preoccupanti denuncie dell’Ordine dei Medici savonesi agli studi epidemiologici sulla qualità dell’aria e dell’acqua; dall’inconsistenza di promesse occupazionali durature all’inutilità dell’aumento di produzione energetica; dall’importanza di riqualificare un fronte mare, risanare un intero territorio e la sua messa in sicurezza e la richiesta di diversificazione delle fonti energetiche, ma sembra che anche i Sindacati non ne siano rimasti intaccati o coinvolti.

Torna come un’ineluttabile maledizione il ricatto occupazionale, quello che fu già alla base di tante scelte disastrose proprio nei nostri territori e nella vicina val Bormida, quello che, come per ACNA, proprio con il sostegno del Sindacato, distrusse famiglie e un intero territorio, ancora oggi difficile da bonificare.

Il ricatto occupazionale torna a essere attuale in un territorio già fortemente compromesso come quello di Vado, perché oggi in più c’è la crisi e allora dobbiamo, ancora di più, abbandonare l’idea che un altro mondo sia possibile, un mondo dove si possa morire di vecchiaia e non di cancro o malattie cardiocircolatorie, dove i bambini non debbano convivere con svariate allergie, dove l’occupazione possa venire da una economia legata al territorio e alla sua riqualificazione, dove non si debba convivere obbligatoriamente con parchi carbone a cielo aperto e vecchie ciminiere, dove produrre energia deve poter dire rinnovabile e pulita e non continua dipendenza dal carbone.

Tra sviluppo e decrescita noi scegliamo il primo” così termina il comunicato stampa del sindacato savonese.

Quel tipo di sviluppo, però, e la gente lo sta cominciando a capire fa parte del passato e viene contrabbandato proprio da chi, oggi per una operazione domani per un’altra, difende le personali logiche di profitto che non necessariamente portano a vantaggi duraturi per la cittadinanza.

Quello è lo sviluppo che ci ha regalato questa crisi e dal quale dobbiamo trarre insegnamento, così come si sta facendo in altre parti del mondo.

Quel tipo di sviluppo, legato a una progettualità industriale vecchia e superata, con proposte di medio e corto raggio, capace solo di sfruttare e compromettere territori, ha prodotto crisi industriali vecchie e nuove, tristemente note come Ferrania e Bombardier, solo per fare alcuni esempi.

Oggi si esige uno scatto di qualità, che proprio da questa crisi tragga proposte che vadano anche a riqualificare un territorio: un cambio di direzione e Caviglia e la sua giunta sono intenzionati, con grande coraggio, a lavorare per perseguirlo. Leggi tutto l'articolo integrale

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