Emissioni, il carbone ora presenta il conto
Massimo Serafini
CLIMA COPENAGHEN L’Italia non ha fatto nulla per tagliare i gas serra. Anzi, questo governo, e alcuni esponenti del precedente, hanno sostenuto scelte sbagliate di politica industriale.Il tempo delle parole sta scadendo, si avvicina quello delle scelte e delle responsabilità: di aver preso impegni di fronte al mondo e non aver fatto nulla per rispettarli. Chi pagherà ora le pesanti sanzioni per non avere rispettato gli obiettivi del protocollo di Kyoto?
C’è già una risposta a questa domanda, quella del governo Berlusconi: il popolo italiano.Se così non fosse a cosa servirebbe la campagna di disinformazione che da mesi è stata lanciata, su giornali e televisioni, con la quale si tenta di scaricare sul precedente governo Prodi la responsabilità delle multe che arriveranno?
«Eredità pesante» intonano in coro ministre-i, burocrati infedeli e un esercito di velinari, per dire al popolo che luce e gas costeranno più cari per colpa di Prodi. In particolare del suo ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio che, per apparire più ambientalista dei suoi colleghi tedeschi e francesi, ha accettato permessi di emissione troppo restrittivi per le nostre industrie. Si è alzato consapevolmente un polverone per coprire il fatto che, pur di tutelare Enel e altre imprese, saranno costretti a mettere le mani nelle tasche delle persone, alleggerendone i già miseri salari e stipendi. In realtà si tenta, con la stessa operazione riuscita sui rifiuti a Napoli, di inculcare nella testa delle persone che dovranno pagare oltre 800 milioni di euro di multe alla Ue solo perché Pecoraro Scanio ha voluto fare il primo della classe. I veri responsabili, i nemici del clima, quelli che dovrebbero pagare le multe, si sa chi sono.
Li ha indicati con chiarezza, qualche giorno fa, in una conferenza stampa, Greenpeace: i produttori di elettricità, in particolare l’Enel. Loro hanno deciso, coperti da questo governo e in parte anche da quello precedente, di fregarsene della direttiva sulle emission trading, quella che la Ue emanò nel 2003 proprio per incidere sulle emissioni delle imprese più energivore. Essa vincolava gli Stati membri a presentare un piano nel quale andavano fissati i limiti di emissione per i siti industriali, responsabili del 50% di tutti i gas serrasono 12mila in Europa e 1.100, fra centrali termoelettriche, fonderie, cementifici, carta, acciaio ceramica e industrie chimiche, in Italia.:Berlusconi, che a quei tempi governava, presentò un piano che concedeva limiti così generosi che la Commissione europea non lo prese neanche in considerazione.
Non convinse la Ue nemmeno il rimedio che presentò nel 2007 il governo Prodi: un fragile compromesso fra gli interessi delle imprese, quelle energetiche in primo luogo, che chiedevano limiti di emissione elevati, di cui si fecero portatori il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani e l’uomo di tutte le stagioni Corrado Clini, eterno direttore generale del ministero dell’Ambiente, e quelli generali di tutela dell’ambiente e del clima rappresentate dal ministro dell’Ambiente che giustamente pretendeva da queste aziende un contributo forte alla realizzazione, da parte dell’Italia, degli obiettivi di Kyoto. Il compromesso raggiunto con la comunità fu il tetto di 201 milioni di tonnellate. Ci vuole ora tanta malafede e molta faccia tosta nel sostenere che per le aziende tedesche sono stati concessi permessi di emissione più permissivi.
Chi lo sostiene dimentica che la Germania, contrariamente a noi, ha rispettato, anzi superato, l’obiettivo assegnatole da Kyoto e di conseguenza se anche fosse vero, e non lo è, che le emissioni delle sue industrie energivore sono state tagliate poco il risultato non cambia ed è che i tedeschi mandano in atmosfera il 20% in meno di gas serra, rispetto al 1990.
La verità è che questo Paese non ha fatto nulla per tagliare le sue emissioni (qualcosa hanno fatto i governi Prodi, prontamente disfatto dai governi di centrodestra), anzi sono state favorite scelte industriali economiche ed energetiche che hanno fatto aumentare, rispetto al ’90, le emissioni del 13%.
Ha qualche senso, chiediamo a Scajola e ai noti capitani di industria Conti e Scaroni, ma lo domandiamo anche a Bersani, avere autorizzato una scelta energetica come quella del carbone, sapendo che avrebbe aumentato le emissioni?
Perché sottoscrivere impegni, chiediamo, se non si crede che il cambiamento climatico in corso sia attribuibile all’uomo, come scrivete nelle mozioni parlamentari o nei convegni pseudo scientifici che organizzate?
È poco serio questo “doppiogiochismo” continuo, per cui nelle conferenze internazionali sul clima si pronunciano discorsi carichi di impegni, addirittura qualcuno pensa che Obama gli abbia rubato il discorso e poi si fa di tutto per non rispettarli. È ormai chiaro che questo governo vuole fare di questo Paese il peggior nemico di un possibile accordo globale a Copenaghen. Fin da ora sarebbe interessante sapere su chi scaricherete la colpa di aver accettato la nuova direttiva europea sul 20-20-20.Altro che primi della classe, visto che in dieci anni le vostre amate aziende, aviazione compresa, dovranno ridurre del 21% le loro emissioni rispetto a quelle del 2005 e questa volta i permessi a emettere verranno rilasciati solo da Bruxelles.
Visto che l’Enel non rispetterà sicuramente l’obiettivo, perché impegnata a riportare il Paese nell’incubo nucleare che, bene che vada, entrerà in funzione nel 2020, cioè quando bisognerà aver già ridotto i gas serra, chi pagherà le multe? È importante per il bene del Paese e per ragioni di equità, impedire che a pagare siano le cittadine e i cittadini, che in questi anni hanno fatto risparmio energetico e messo pannelli solari.
Paghino le imprese che consapevolmente hanno sforato i limiti di emissione loro concessi.Questo giornale avanza una proposta alle associazioni ambientaliste, dei consumatori e ai sindacati di organizzare, in caso di aumenti di luce e gas, l’autoriduzione delle bollette.
Leggi :Ecco chi ha fatto i debiti. E li paghiamo noi
Simonetta Lombardo
CLIMA COPENAGHEN Edison, Enel,Eni,Saras e Tirreno Power. Sono le cinque aziende che, sforando i limiti delle emissioni, devono correre ai ripari. Ma il governo pensa un aiuto con i nostri soldi.
Considerazioni di Uniti per la Salute
Visto che il passato non ci insegna niente ,visto che nonostante i presupposti, non abbiamo la lungimiranza di guardare avanti ,di allinearci alle numerose nazioni virtuose che si stanno organizzando per un futuro sostenibile ,continuiamo a farci del male da soli ,promuovendo ed autorizzando ulteriori centrali a carbone .
Continuiamo ,così facendo ,a rafforzare le ipoteche sul futuro dei nostri figli e dei nostri territori ......e del pianeta intero .
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