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31 ottobre 2009

2009/11/01 "Comunicato Stampa Dei "No Coke di Brindisi " sulle Convenzioni e sul Cdr

Riceviamo dal Gruppo Anticerano su Facebook

Enel continua a guadagnare miliardi, sulle spalle di tante persone innocenti che .....
La colpa non è dei politici, MA DELLA GENTE CHE SE NE FREGA e li lascia fare quel che vogliono, e dopo sa solo lamentarsi!!!!!
Leggete, qui




Enel vi ringrazia per il vostro atteggiamento!

Tratto da No Coke di Brindisi 31 ottobre 2009
CDR
La bozza del protocollo d'intesa da quì al 2019 tra la Regione Puglia, il Comune di Brindisi ed Enel prevede tra i vari punti LO SVILUPPO DI PROGRAMMI FINALIZZATI ALLA RIDUZIONE DEL RILASCIO DI CO2 IN ATMOSFERA ATTRAVERSO IMPIEGO SOSTITUTIVO DI FONTI RINNOVABILI, FORESTAZIONE, AGRITERMIA E
"COMBUSTIONE DI CDR IN CENTRALE".


CDR sta per COMBUSTIBILE DA RIFIUTI


La combustione combinata di carbone e CDR in grossi impianti tradizionali già esistenti è di particolare interesse, per la possibilità di utilizzare minori quantità di combustibile fossile. Le sperimentazioni in tal senso non sono molte.
Alcuni aspetti che richiedono particolari attenzioni:

1. la pezzatura del CDR influisce nella percentuale di incombusti nelle ceneri pesanti
2. la concentrazione di cloro e la presenza di composti metallici e alogenati nel CDR possono causare maggiori rischi di corrosione e sporcamento
3. per quanto concerne le emissioni in atmosfera, alcuni composti sono maggiori (ad esempio HCl e HF), altre diminuiscono (ad esempio SO2 e particolato solido)

Per incentivare l’utilizzo del CDR, il Ministero delle Attività Produttive, con il decreto 2 maggio 2006 CDR di qualità elevata (Modalità di utilizzo per la produzione di energia elettrica del “CDR-Q”) ha stabilito il diritto ai Certificati Verdi anche per l’energia elettrica prodotta in impianti utilizzanti CDR-Q. (beneficio tolto dall'art. 1, comma 1120, della L. 27 dicembre 2006, n. 296)
Negli allegati vengono definiti i requisiti del CDR-Q, le condizioni di utilizzo nei cementifici e negli impianti di produzione di energia elettrica, i metodi di campionamento, le analisi e la valutazione delle emissioni, le norme per l’identificazione nonché quelle sul trasporto.
La conversione energetica può essere effettuata attraverso la combustione diretta, ovvero previa pirolisi o gassificazione; per i cementifici vengono imposti precisi valori limite di emissione per la co-combustione, a causa del potenziale di inquinamento.
Nel nuovo Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006, art. 229) a differenza del CDR che è classificato come rifiuto speciale, il CDR-Q, non è classificato come tale qualora:

1. sia prodotto nell’ambito di un sistema produttivo che adotta un sistema di gestione per la qualità basato sullo standard UNI-EN-ISO 9001
2. sia destinato all’effettivo utilizzo in co-combustione in impianti di produzione di energia elettrica e in cementifici.

E’ dimostrato da studi del Ministero dell’Ambiente che con il CDR in centrali a carbone (trattandosi di impianti “non dedicati” ai rifiuti) si producono più diossine, furani e metalli pesanti, come “nanopolveri” che sfuggono ai sistemi di filtraggio, di quelli che vengono emessi dai “famigerati” inceneritori.

Lettera aperta al coordinamento "rifiuti zero" (savona)
La combustione del CDR è incompatibile con il progetto “Rifiuti zero”


Leggi su UNITI PER LA SALUTE "LA MODA DEL CDRQ"

Bibliografia
Testi

1. CONSONNI S. D.: Leggi e tecnologie ambientali relative alla gestione dei rifiuti, 2004; (materiale del corso "Sistemi di Gestione Ambientale" - Treviso Tecnologia)
2. NUOVO COLOMBO, Manuale dell'ingegnere - 84a edizione, 2003; Hoepli Editore
3. P. De Stefanis, V. Iaboni, M. Cafiero, ENEA, La produzione di combustibili derivati dai rifiuti in Italia, 2004


comunicato stampa

Il gruppo NO AL CARBONE di Brindisi esprime profonda preoccupazione e disagio in relazione agli esiti dell’incontro tra i massimi rappresentanti delle istituzioni ed Enel avvenuto il 26 Ottobre 2009 nelle sale di Palazzo Nervegna a Brindisi.
Riteniamo le proposte poste sul tavolo delle trattative dal Presidente della Regione Puglia Vendola, dal Presidente della Provincia di Brindisi Ferrarese e dal Sindaco di Brindisi Mennitti, assolutamente insoddisfacenti sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
Chiedere una riduzione del carbone del 10 % non risolve nulla in termini di tutela ambientale del territorio e sanitaria dei cittadini.
La cosa paradossale è che Enel nel suo comunicato si riserva di valutare la proposta e quindi lascia intendere che vuol spostare l’attenzione sulla cattura della CO2 e sulle opere di ambientalizzazione, compresa la copertura del carbonile da realizzarsi nel 2013.
Ancora una volta Enel mostra tutta la sua arroganza, anteponendo il proprio profitto alla salute dei brindisini.
Noi come già detto e scritto più volte riteniamo che si debba partire dalla convenzione del 1996 che prevedeva un consumo di carbone non superiore ai 2,5 milioni di tonnellate l’anno. Ricordiamo che la convenzione del 1996 non è mai stata rispettata e che fu superata nel 2002 da un’amministrazione comunale poi coinvolta in un'indagine della magistratura sulla movimentazione del carbone.
Chiediamo al Presidente Vendola se il PEAR non prefigurasse una ben più marcata riduzione del carbone a Brindisi?
Chiediamo al Sindaco Mennitti ed al Presidente Ferrarese se hanno la forza e la volontà di imporre il volere della cittadinanza ad Enel o se si sentono impotenti di fronte al suo strapotere?
Una risposta va anche data a quella stampa che ci ha descritto come “detrattori” o “sedicenti ambientalisti”. Noi siamo cittadini stufi di delegare e lasciar passare sulla nostra testa l’ennesima svendita del nostro territorio ed intendiamo con la nostra azione risvegliare una società civile troppo spesso addormentata.
Al comitato “Si al carbone pulito” ed ai sindacati CGIL, CISL e UIL invece diciamo che nessuno di noi chiede la chiusura delle centrali, ma chiediamo la riduzione del carbone lasciando inalterati i livelli occupazionali così come previsto dalla convenzione del 1996, anzi incrementandoli con i dovuti investimenti che Enel deve realizzare per ambientalizzare e coprire il carbonile. Enel deve diminuire i profitti e non devono essere sicuramente i lavoratori a pagarne il prezzo. Siamo stanchi dei ricatti occupazionali. Noi non lanciamo slogan ma proposte ed invitiamo le Organizzazioni Sindacali ed il comitato del “SI al carbone pulito” ad un incontro per verificare la possibilità di convergere su una piattaforma comune.
Si deve e si può ridurre il carbone e salvaguardare occupazione e salute .
Questa volta uniti, il conto lo faremo pagare ad Enel.
Questi ,in sintesi, i punti che chiediamo siano messi assolutamente al centro del dibattito fra le istituzioni ed Enel:
- riduzione della quantità di carbone bruciata nella centrale di Cerano, ai livelli previsti dalle convenzioni del 96, cioè 2,5 milioni di tonnellate (in quelle del 2002 non si fa riferimento ad alcuna quantità o numero specifico);
- coinvolgimento delle associazioni ambientaliste nella trattativa per le convenzioni;
- specificare e chiarire chi, quando e come svolgerà il controllo e il monitoraggio dell’attività della centrale, con l’obbligo della presenza di organi istituzionali e di comunicazione periodica dei dati.

Brindisi 30-10-2009


La tecnologia per la cattura della CO2 favola o realtà?

Uno dei temi caldi affrontati sui tavoli tecnici delle convenzioni energetiche è quello della cattura della CO2.
Come molti sapranno la CO2, anidride carbonica, dispersa in atmosfera non è un gas tossico-nocivo ma è un gas clima alterante ed è il principale responsabile del cosiddetto effetto serra. La centrale Enel Federico II di Cerano bruciando 8 milioni di tonnellate di carbone all’anno è uno dei principali produttori di CO2 in Europa, produce infatti circa 15 milioni di tonnellate annue di CO2. I protocolli di Kyoto vincolano i paesi che l’hanno firmato alla riduzione della CO2 emessa in atmosfera e quindi anche l’Italia per non incorrere in pesanti sanzioni economiche deve adoperarsi per la riduzione della CO2.
Il primo e più semplice metodo per abbattere le emissioni di CO2 è ovviamente basato sulla riduzione del consumo del carbone, cosa che ridurrebbe anche le quantità di energia elettrica prodotta e quindi i profitti delle aziende elettriche.
Le aziende elettriche negli ultimi anni propongono un’altra via per ridurre le emissioni di CO2 basata su tecnologie per la cattura della CO2.
Ma in cosa consiste questa tecnologia? In breve essa viene denominata CCS ovvero cattura di carbonio e stoccaggio. Scopriamo quindi che la CO2 catturata in vari modi deve quindi essere stoccata in depositi. Attualmente si prevede di depositarla nel sottosuolo all’interno di giacimenti petroliferi o di gas ormai esauriti.

L’uso di queste tecnologie aprono in realtà tutta una serie di problemi su cui le aziende elettriche non forniscono spiegazioni chiare e convincenti:

1) Qualora anche a Brindisi si volesse realizzare un impianto per la cattura della CO2 con l’attuale tecnologia quanta CO2 si potrebbe sequestrare? Dal sito web dell’Enel otteniamo una prima risposta: “Intesa tra Enel e Institut francais du petrole per la realizzazione di un sistema di cattura post-combustione dell'anidride carbonica attraverso solventi chimici.
Enel realizzerà nella centrale "Federico II" un impianto pilota da 2,25 tonnellate l'ora di CO2, che entrerà in funzione a inizio 2010”.
Quindi uso di solventi chimici? Quali e con quale impatto ambientale ? Inoltre si cattura CO2 pari a 20.000 tonnellate all’anno ben poca cosa rispetto ai 15.000.000 di tonnellate emesse.

Il comunicato del giugno del 2009 si chiude con “Si tratta di verificare se questi esperimenti avranno il successo sperato e in tempi giudicati accettabili rispetto alle emergenze ambientali del pianeta.” Quindi abbiamo a che fare con sperimentazioni o con tecnologie mature?

2) Ma anche ammesso e non concesso che si riesca a catturare 2 milioni all’anno di tonnellate di CO2 dove la si mette tutta questa CO2? Basti pensare che in dieci anni occorrerà stoccare circa 20mln di tonnellate di CO2. Nelle vicinanze di Brindisi ovviamente non esistono giacimenti petroliferi esauriti.
Quindi dove? Anche in questo caso apprendiamo da un comunicato pubblicato sul sito web Enel “ENEL E ENI FIRMANO ACCORDO STRATEGICO PER LA CATTURA DELLA C02” poi prosegue “Enel costruirà un impianto di cattura e liquefazione della CO2 a Brindisi, mentre Eni inietterà la CO2 all’interno del giacimento esaurito di Stogit di Cortemaggiore (Piacenza).”
Bene quindi la CO2 catturata a Brindisi finirà a Piacenza. Ma come vi arriverà?
L’unico modo per poter spostare tali quantità di CO2, dopo averla pressurizzata è realizzare un gasdotto. Ma esiste un progetto per la costruzione del gasdotto? Ha tale progetto di un gasdotto che attraverserebbe tutta l’Italia ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale e i relativi permessi? Di questo non vi è traccia.
Inoltre trasportare milioni di tonnellate di CO2 da Brindisi a Piacenza costerà tantissimo. Un costo pesante anche per le multinazionali dell’energia.


3) Il Processo di cattura della CO2 inoltre è un processo dispendioso in termini energetici. Occorre quindi spendere parte dell’energia prodotta dalla combustione del carbone per catturare la CO2 emessa dalla combustione del carbone stesso.
In definitiva la centrale perde efficienza, di quanto? Gli studi più attendibili prevedono almeno un 10 % di perdita di efficienza.
Ma qui avviene la cosa più paradossale: occorrerà aumentare l’uso del carbone per avere la stessa quantità di energia elettrica prodotta poiché parte dell’energia prodotta servirà per catturare la CO2 emessa dalla combustione del carbone.
Da queste prime e semplici considerazioni sorgono dei dubbi sulla effettiva possibilità di avere dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 per grandi impianti. Tant’è che un recente rapporto di Greenpeace sulle tecnologie CCS è stato così intitolato: “ Il confinamento della CO2: un’illusione”

Ing. Riccardo Rossi
ricercatore
Medicina Democratica e Salute Pubblica

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