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12 marzo 2010

2010/03/12"Tar Toscana ha accolto i ricorsi contro inceneritore di Rufina /Mal’aria industriale


12 mar, 2010

Tar Toscana ha accolto i ricorsi contro inceneritore di Rufina (Fi)

IL TAR II sezione (Presidente Dott. Maurizio Nicolosi ed estensore della decisione Dott.Pierpaolo Grauso) ha accolto i ricorsi del Dott.Francesco Giuntini Antinori e dell’Ass.Italia Nostra difesi dagli Avv.ti G.Ceruti, A.Del Re, e L.Manetti. I ricorsi erano diretti ad ottenere l’annullamento degli atti del Dirigente del Servizio VIA della Provincia di Firenze che aveva emesso Pronuncia positiva di compatibilità ambientale ed rilasciato l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) sul Progetto relativo all’Inceneritore “I Cipressi” in Comune di Rufina, Loc.Selvapiana, proposto dalla AER Spa.

Il Tar ha dedicato ampio spazio alle censure sul parere emesso dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Firenze. Per quanto riguarda il procedimento di AIA è stato riconosciuto parzialmente fondato il motivo secondo il quale in area a pericolosità idraulica molto elevata (PAI Regione Toscana)non è stata effettuata alcuna indagine finalizzata alla valutazione dello stato di qualità del suolo, del sottosuolo, e delle acque sotterranee. Inoltre Il Giudice Amministrativo ha ritenute fondate le censure relative alla mancata indicazione nel Provvedimento di AIA e nel relativo allegato tecnico delle quantità autorizzate per ciascuna tipologia di rifiuti conferiti agli inceneritori, nonché la violazione del Piano Regionale di gestione dei Rifiuti nella parte in cui fa divieto di avviare l’incenerimento rifiuti tal quali. Sono stati ancora riconosciuti fondati i motivi con i quali i ricorrenti avevano evocato la prescrizione apposta al provvedimento di compatibilità ambientale, in forza della quale presso l’inceneritore di Rufina si sarebbe dovuto realizzato un impianto di pretrattamento finalizzato alla eliminazione degli inerti in aggiunta alla contestuale attivazione di azioni articolate e strutturali per la riduzione a monte di rifiuti, privilegiando così “più blando controllo di tipo visivo demandato all’operatore in fase di scarico dei rifiuti”. IL TAR ha anche accolto i motivi in base ai quali la prescrizione di una rete di teleriscaldamento come opera compensativa per la salvaguardia della qualità dell’aria è rimasta senza seguito. Anche nel procedimento di AIA il Tar ha censurato il parere “orientativo” della Soprintendenza e non seguito dalla realizzazione degli elaborati richiesti. “Le lacune e i vizi –recita la sentenza- da cui è affetto il parere sulla compatibilità paesaggistica, pronunciato in sede di autorizzazione integrata , non solo fanno escludere che nella specie possa essersi prodotto alcun effetto sanante, ma determinano l’illegittimità altresì della procedura di VIA” . Le Associazioni Italia Nostra, Valdisieve e il Dott. Francesco Giuntini Antinori esprimono grande soddisfazione per la sentenza con cui oggi il Tar Toscana accoglie i motivi che stanno alla base del nostri ricorsi . Non solo dà ragione a quello che andiamo dicendo ma – cosa ben più importante – rende giustizia a questo territorio che tante ne ha già passate, e restituisce all’intera popolazione il grande valore della legalità. Da circa 5 anni ci eravamo chiesti infatti se la legalità fosse ancora un valore condiviso nel territorio, viste le molteplici illegittimità denunciate a più riprese e a causa delle quali non era rimasta altra scelta che adire i giudici amministrativi, gettando una lunga ombra di discredito e sfiducia sul già fragile legame tra cittadinanza e istituzioni. Oggi invece possiamo ribadire come sempre diciamo a gran voce, che la strada della condivisione delle scelte con la popolazione, clamorosamente negata in ogni fase delle procedure impugnate,è in materia ambientale un obbligo di legge a cui le amministrazioni non possono esimersi, e la via più auspicabile per un corretto svolgersi delle procedure richiamate. Quello che abbiamo ottenuto è infatti una vittoria di tutti e a tutti gli attori coinvolti lo dobbiamo: non solo al Comitato e alle Associazioni ma al gruppo di lavoro che ha assistito il collegio di difensori , nel fornire la più ampia consulenza sugli aspetti di competenza e i cittadini cha hanno partecipato attivamente al lavoro svolto- insomma a tutti coloro che vivono concretamente questo territorio contro chi vorrebbe farne una mera terra di conquista. Senza l’apporto di ognuna di queste persone, non avremmo avuto il risultato oggi sperato. Quando la società si divide e in particolar modo la divisione è tra amministratori e cittadini, le conseguenze possono essere solo negative. A chi ancora esprime ambiguità e agita fantasmi di inesistenti emergenze rifiuti e spauracchi vari o ripete luoghi comuni logori come si ostinano a fare gli amministratori locali, ricordiamo per l’ennesima volta che la l’incenerimento dei rifiuti non chiude il ciclo dei rifiuti abbisogna di discariche e trasforma il cielo in discarica incontrollata ; ricordiamo che i paesi più avanzati del mondo hanno abbandonato o stanno abbandonando questi carrozzoni antieconomici e dannosi per la salute e per l’ambiente. Oggi i rifiuti, come le moderne modalità di trattamento ci insegnano, sono materiali che vanno recuperati o riciclati, e chi in un’epoca di crisi economica e scarsità di risorse, vuole bruciarli commette un atto irrazionale e insensato passibile di danni sanitari ed economici nei confronti dell’intera comunità.

Per informazioni www.http://assovald isieve.blogspot. com/

Continua con la Sintesi dei ricorsi al TAR Toscana del dott. Francesco Giuntini Antinori e dell’Associazione Valdisieve sulla procedura di V.I.A. provinciale del progetto di inceneritore in Rufina (FI)


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Tratto da Terra
Mal’aria industriale
Rossella Anitori
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AMBIENTE. L’inquinamento atmosferico prodotto da fonti industriali è in aumento. È quanto emerge dal rapporto annuale sul fenomeno elaborato da Legambiente. «Non è stato fatto abbastanza per tutelare la salute dei cittadini».

Cementifici, acciaierie, centrali a carbone, raffinerie, inceneritori, gassificatori e rigassificatori.L’industria continua a contaminare l’aria che respiriamo. Su 191 impianti in funzione sul territorio nazionale, 150 operano in assenza di autorizzazione ambientale. E in Italia è boom di inquinamento atmosferico prodotto da fonti industriali. Micro e macro polveri sono in aumento. A dare l’allarme è Legambiente, che ha presentato ieri Mal’Aria industriale 2010, il rapporto annuale sul fenomeno. Dati alla mano l’industria italiana si conferma come la principale fonte di microinquinanti scaricati in atmosfera, producendo il 60 per cento del cadmio totale, il 70 delle diossine, il 74 del mercurio, l’83 del piombo, l’86 dei Policlorobifenili (Pcb), l’89 del cromo, fino al 98 per cento dell’arsenico.

Solo un quinto degli strutture oggi operanti rispettano gli standard di esercizio e di emissioni previsti dall’Europa. «Purtroppo il rilascio dei pareri da parte della commissione Aia nazionale e l’emanazione dei decreti di autorizzazione da parte del ministero dell’Ambiente - si legge nel rapporto - procede con una lentezza ingiustificata». E a farne le spese sono i cittadini esposti a un cocktail micidiale di veleni. Quando effettuati......, gli studi epidemiologici portano alla luce un quadro poco rassicurante: l’esposizione agli inquinanti emessi dalle lavorazioni industriali incide sensibilmente sul rischio di contrarre alcune patologie. E a rivelarlo non sono solo le indagini sanitarie.

«Per debellare davvero la Mal’aria industriale del nostro Paese serve un vero cambio di passo» sostiene Legambiente. Secondo l’associazione ambientalista, infatti, a differenza del traffico cittadino, che è diventato un tema sensibile ed è riuscito finalmente ad occupare le prime pagine dei giornali, l’inquinamento atmosferico da fonti industriali viene spesso poco considerato. «A parte qualche rara eccezione come il polo siderurgico di Taranto - continua il Rapporto - la fonte industriale non è ancora entrata nell’immaginario collettivo come un problema da affrontare».

Eppure l’industria contribuisce in modo sensibile a rendere insalubre l’aria respirata nei luoghi di lavoro e negli abitati limitrofi agli stabilimenti: con il 26 per cento di Pm10 emesso a livello nazionale e un livello di emissioni superiore a quello prodotto dal trasporto stradale, (che incide sul totale solo per il 22 per cento, ma diventa la prima fonte di emissione nei centri urbani). Nell’occhio del mirino di Legambiente sono finite Taranto, Gela, Terni, Mantova, Guidonia, Trieste, Siracusa, Milazzo e Verona....

Secondo Legambiente il ministero dell’Ambiente deve intervenire in modo concreto per rivedere i limiti di emissione delle diossine per tutti gli impianti industriali oggi non linea con quanto previsto con la normativa internazionale.

«Il ministero - ha detto Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - istituisca urgentemente una task force di esperti per supportare
la Commissione Aia, rivelatasi fino ad oggi inadeguata al ruolo strategico che le compete per ridurre l`impatto ambientale dei grandi impianti industriali del nostro Paese, e stanzi risorse economiche adeguate a potenziare in tempi brevi chi, come l’Ispra, gioca un ruolo fondamentale sui controlli degli impianti industriali».

.............Intanto, in Italia è ancora mal’aria.

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