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01 novembre 2010

1)Petrolchimico: la faccia delle aziende, delle istituzioni e la salute dei lavoratori2)L’inquinamento triplica il rischio di infarto ....

TRATTO DA NOALCARBONE

Petrolchimico: la faccia delle aziende, delle istituzioni e la salute dei lavoratori

A distanza di quasi dieci anni arriva un altro provvedimento di sequestro a carico del petrolchimico di Brindisi.
Allora si trattava di un impianto dismesso, quello di produzione di CVM e PVC, oggi di impianti in marcia.
Allora le ipotesi di reato riguardavano le malattie ed i decessi dei lavoratori. Poi il tutto fu archiviato a differenza di Venezia. Ma le malattie ed i decessi dei lavoratori non cessano di manifestarsi e gli interessati continuano a vedersela da soli contro l’INAIL e contro le aziende chimiche.
Neppure la Regione Puglia ha risposto all’appello di Salute Pubblica e della figlia di una vittima, per una rianalisi della coorte dei lavoratori che a Venezia, dove è stata condotta, ha dato forza alle vittime in sede giudiziaria civile.
Ma tutti tacciono, politica e sindacato.

Se non fosse stato per i finanzieri intossicati, per la Digos e soprattutto per il precedente presidente della Provincia, Michele Errico, defenestrato dal suo partito, il PD, per fare spazio ad un presidente di Confindustria, neppure questa vicenda di inquinamento e di smaltimento illegale di rifiuti sarebbe emersa.
Vicenda beffarda perché per anni, mentre le centraline dell’Arpa misuravano picchi elevatissimi di benzene in coincidenza con l’accensione delle torce, ci veniva propinata la storiella dell’emergenza, poi del topo intrappolato.
Ora il Sindaco dice flebilmente che lui aveva chiesto spiegazioni. I sindacati, dopo che avevano spergiurato sulla sicurezza dell’impianto, sono atterriti dallo spettro del fermo. Noi tutti siamo atterriti da questo pericolo, ma evidentemente senza questo spauracchio non c’è possibilità di un esercizio salubre dell’attività industriale.
Se non si è fermi sulla sicurezza interna ed esterna accade puntualmente che le attività si fermano.
Niente paura per i dirigenti. Le pene previste per i reati contestati sono irrisorie, sono tutte ammendabili ed arrivano ad un massimo di ventiseimila euro.
Chi paga sono i lavoratori ed i cittadini. Come sempre.
Certo le aziende ci perdono la faccia.

Ma di fronte a tutto ciò cambierà qualcosa? Intendo, si cominceranno a misurare i danni?
La falda dell’area industriale è inquinata, ma gli enti locali quando chiederanno i risarcimenti, quando sarà sopraggiunta la prescrizione?
Perché non si misurano i danni in termini di salute sui lavoratori e sulle popolazioni? Perché ci vuole tanto a mettere in piedi un registro tumori?


Maurizio Portaluri
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Tratto da Savona e Ponente

Uno studio italiano dà ragione all’OMS: l’inquinamento triplica il rischio di infarto anche SOTTO i livelli di legge

Ad (ennesimo) sostegno della nostra campagna a difesa della salute, riportiamo integralmente questo articolo tratto da Salute del Corriere della Sera di domenica 24 ottobre (pag. 58) e già riportato da www.cardionet.it :

Inquinamento, quantità minime triplicano il rischio di infarto – Studio italiano riscontra effetti negativi nei soggetti a rischio anche sotto i livelli legali di PM10

Che l’inquinamento faccia male alla salute e che riesca, tra le altre cose, a mettere in difficoltà il nostro cuore, non era certo una novità.
Ma che bastasse un breve tempo di esposizione a quantità anche modeste, ben al di sotto dei limiti imposti per legge in Italia, per far triplicare il rischio di infarto, questo ancora non si sapeva.
Lo ha scoperto uno studio della Fondazione Gabriele Monasterio in collaborazione con il Cnr della Regione Toscana e l’Istituto di fisiologia del Cnr di Pisa, e presentato al congresso della European society of cardiology.

«Abbiamo utilizzato i dati biologici, strumentali e demografici di 134 pazienti che hanno avuto un infarto – spiega la coordinatrice dello studio Cristina Vassalle – Poi abbiamo verificato i livelli di monossido di carbonio, particolato fine PM10, biossido di azoto e ozono nelle 24 ore precedenti all’infarto. Ebbene, quando il giorno prima dell’infarto i pazienti erano stati esposti all’inquinamento, anche di livello moderato, avevano il triplo delle probabilità di morire nei 19 mesi successivi. Stando ai dati biologici raccolti sugli stessi pazienti, la causa sarebbe il riflesso dell’aumentata infiammazione a livello cardiovascolare».

Già da tempo diversi studi avevano messo in evidenza la pericolosità dell’aria inquinata per il nostro cuore e per la circolazione sanguigna. Irritazioni dell’endotelio – la membrana che ricopre le pareti interne dei vasi sanguigni – irrigidimento delle arterie, ridotto afflusso di sangue al cuore e un crescente numero di infarti sono solo i più importanti tra i comprovati effetti negativi dell’aria inquinata sul nostro sistema cardiovascolare. Ora, lo studio toscano ha aggiunto un altro gradino alla crescente scala di allarme.

«L’Oms stima che l’inquinamento sia responsabile di circa tre milioni di morti – conclude Vassalle – In particolare, sempre più dati indicano l’esistenza di una relazione fra l’inquinamento atmosferico e le malattie cardiovascolari.
Tutto questo suggerisce che potrebbe non esistere una soglia al di sotto della quale non c’è un effetto dell’inquinamento sulla salute.
Nel nostro studio abbiamo dimostrato che ciò è sicuramente vero per le persone a rischio cardiovascolare, ma future ricerche potrebbero scoprire minacce a qualunque livello anche per le persone sane»
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