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Confesercenti: carbone colpo di grazia all’economia del territorio
Viterbo: “Come si può pensare al carbone in un territorio agricolo che fa dell’ambiente e della cultura il suo modello di sviluppo turistico?”
“Come si può pensare al carbone in un territorio agricolo che fa
dell’ambiente e della cultura il suo modello di sviluppo turistico?”.
Sulla questione del "No al carbone" e sul Consiglio Comunale aperto in programma domani a Tarquinia interviene il Presidente della Confesercenti di Viterbo Vincenzo Peparello. “Perché, -tuona Peparello- non siamo stati invitati ad un Consiglio così importante? Da quanto mi risulta neanche le altre organizzazioni del commercio sono state invitate. Riteniamo comunque che trasformare a carbone il più grande polo energetico d’Europa iniziando da Civitavecchia, significa annullare irreversibilmente il processo di sviluppo del territorio della Tuscia viterbese, romana e della Maremma laziale. Modello di sviluppo che punta decisamente al grande patrimonio ambientale, agricolo, turistico e storico".
“Senza dimenticare che le produzioni agroalimentari di qualità
–riprende Peparello- sarebbero annientate (non solo commercialmente) dal
carbone”.
Basti pensare che per un raggio di molti chilometri – come è scritto nei vincoli di un'autorevole relazione tecnica rispetto allo studio sulla trasformazione a carbone della centrale Tor Valdaliga nord di Civitavecchia – le coltivazioni sono classificate non food. “Il che vuol dire – preconizza Peparello - che non possono essere più destinate alla vendita e al consumo alimentare”.
Il tutto procurerebbe non solo un grave danno al settore della
produzione agricola, ma anche al commercio.
“Altro che carbone pulito
come qualcuno vuole far credere”, ribadisce.
“Figuriamoci l’effetto negativo – tuona Peparello – sui riflessi specifici del turismo balneare: chi verrebbe a fare il bagno sotto i fumi del coke?”. “Come ne uscirebbe l’immagine del turismo culturale e archeologico di un’area considerata patrimonio dell’Unesco?”, si chiede ancora Peparello.
“Figuriamoci l’effetto negativo – tuona Peparello – sui riflessi specifici del turismo balneare: chi verrebbe a fare il bagno sotto i fumi del coke?”. “Come ne uscirebbe l’immagine del turismo culturale e archeologico di un’area considerata patrimonio dell’Unesco?”, si chiede ancora Peparello.
“In che modo potremo convincere quel 50% di turisti del mondo che
mettono, nella scelta delle destinazioni, al primo posto la qualità
della vita?”.
La nostra Associazione esprime pertanto contrarietà alla
riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia, sostenendo anzi
che per questo territorio, i suoi abitanti e la sua economia agricola e
turistica sarebbe giusta e doverosa la progressiva uscita dal
termoelettrico, per iniziare un periodo di generale disintossicazione.
Ce lo siamo meritato perchè la Tuscia ha dato già abbondantemente per il bene nazionale.”
Ce lo siamo meritato perchè la Tuscia ha dato già abbondantemente per il bene nazionale.”
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