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Rinnovabili elettriche e quinto conto energia fotovoltaico, i testi ufficiali
Pubblichiamo, finalmente nelle versioni
ufficiali, i testi del decreto sulle rinnovabili elettriche e sul quinto
conto energia fotovoltaico. I decreti sono stati trasmessi alla
Conferenza Unificata Stato-Regioni e all'Autorità per le necessarie
valutazioni.
16 aprile 2012
Questa mattina, finalmente, il ministero dello Sviluppo economico ha diffuso la versione ufficiale del decreto sulle rinnovabili elettriche e del decreto sul quinto conto energia fotovoltaico.
Li trovate in allegato.
I testi sono stati trasmessi alla Conferenza Unificata Stato Regioni e all'Autorità per le necessarie valutazioni.
Qui la sintesi a caldo dei punti principali dei due decreti, qui un commento sul quinto conto energia e una riflessione sul decreto rinnovabili, seguiranno analisi più approfondite.
DM Rinnovabili Elettriche nella versione inviata da miSe ad Autorità e Conferenza Stato-Regioni (pdf)
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La comunicazione e il conto energia energia, in cinque atti
Come la macchina della comunicazione, della
stampa economica e del Governo hanno giocato un ruolo importante nel
tentativo di fermare, o quantomeno frenare, le energie rinnovabili in
Italia: la campagna sull'aumento dei costi dell'elettricità causati
dalle rinnovabili, le fughe di notizie, le paure dell'Enel, la
conferenza stampa dei ministeri.
Le dinamiche
comunicative che ruotano attorno al mondo dell'energia possiedono
andamenti spesso in controtendenza rispetto a quelli dell'informazione e
la vicenda del V Conto Energia Fotovoltaico e del Decreto Incentivi per
le rinnovabili elettriche non fotovoltaiche ne è una prova.
Atto primo.
I due interventi, molto pesanti per il settore delle rinnovabili in
Italia, sono stati preceduti da una massiccia campagna "d'informazione"
sull'aumento dei costi dell'elettricità causati dalle rinnovabili, che
ha puntato molto sulla semplificazione del messaggio esattamente come
era successo con il nucleare. «Troppi incentivi pagati in bolletta dai
consumatori, con montagne di denaro che finiscono nelle mani degli
speculatori fotovoltaici». Questo il messaggio che è arrivato dalle
pagine di autorevoli giornali, meglio se economiche.
Atto secondo.
Successivamente, preparato il terreno a livello di massa, sono stati
inviati una serie di messaggi attraverso il più classico sistema di
disinformazione: la fuga di notizie. Nel giro di ventiquattrore sono
arrivate nelle redazioni ben due versioni del V Conto Energia, talmente
peggiorative da far gridare le associazioni di categoria delle
rinnovabili, che su tutta la vicenda, tra parentesi, non sono mai state
consultate. Il tutto condito dal colpo di scena: la fonte. Documenti su
carta intestata del Ministero dello Sviluppo Economico, infatti,
risultavano essere redatti all'interno di Enel, la quale naturalmente
smentisce. Secondo alcune fonti qualificate, infatti, non sarebbe la
prima volta che il colosso energetico utilizza un "canale privilegiato"
nei rapporti con le istituzioni, ma questa volta è scappato un "copia e
incolla" di troppo.
Atto terzo.
Qualche giorno dopo è arrivata un'intervista a un quotidiano nazionale
nella quale Enel, attraverso le parole del proprio presidente Andrea
Colombo, affermava: «Lo sviluppo delle rinnovabili, unito alla
stagnazione della domanda, sta rendendo difficile la copertura dei costi
di produzione degli impianti convenzionali, mettendone a rischio la
possibilità di rimanere in esercizio». Un vero e proprio "coming out"
con il quale Enel ratificava ciò che nel mondo delle rinnovabili si
dice da tempo, ossia che lo scontro non sarà sulle tecnologie ma sui
modelli di generazione, centralizzata contro distribuita, con il Governo
dei tecnici chiaramente schierato per la prima.
Atto quarto.
A indorare la pillola alquanto indigesta sono arrivate a più riprese le
parole del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini che per quanto riguarda
la bolletta ha puntato il dito contro il Cip6 e il decomissioning
nucleare, mentre ha difeso il settore delle rinnovabili, arrivando ad
affermare che non si sarebbe dovuto ripetere l'errore industriale fatto
con la telefonia negli anni 80 dove si è abbandonato un settore in
decollo.
Atto quinto.
Dopo tutto ciò, arriva la presentazione dei decreti. Con una conferenza
stampa piazzata strategicamente nel tardo pomeriggio dell'11 aprile,
ora in cui le pagine dei quotidiani sono già assegnate e i palinsesti
dei telegiornali già decisi, si illustrano, senza documenti ufficiali ma
solo con un comunicato e delle slide prive di tabelle precise, i
provvedimenti, comunicando, e questo è il colpo da maestro, che l'Italia
con questi provvedimenti «supererà ampiamente gli obiettivi europei del
20-20-20». È il colpo di scena. La nostra Italietta si affianca a
giganti come Germania e Inghilterra e rivede, dopo anni di polemiche,
gli obiettivi UE al rialzo.
Così il
Governo fa il gioco mediatico delle tre carte e si aggiudica meriti che
non ha, visto che l'obiettivo, per quanto riguarda le rinnovabili, è già
a portata di mano grazie al boom dello scorso anno, ma non importa.
Come non importa il fatto che con questi provvedimenti difficilmente si
arriverà al traguardo, descritto dalla Bocconi, dei 260mila addetti al
2020 nel settore, visto che alcune aziende stanno già delocalizzando
all'estero e potrebbero annunciare a breve licenziamenti in Italia.
16 aprile 2012
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