Tratto da Corriere del giorno.com
Lo studio epidemiologico del pool di medici offre nuovi spunti di lavoro alla Procura
Tumori, la perizia apre nuovi filoni d’indagine
Il campanello d'allarme: l'eccesso di sarcomi ai tessuti molli
La
perizia medica fornisce nuovi spunti investigativi alla Procura. Nello
studio epidemiologico vengono indicati anche alcuni tipi di tumore la
cui incidenza induce il pool di esperti ad ipotizzare una possibile
correlazione con le sostanze inquinanti e, nella fattispecie, con le
diossine.
I dati sono emersi dallo studio su una popolazione di 9.633 lavoratori per i quali sono stati versati contributi Inps nel periodo 1947-2002 sotto la voce “siderurgico” e sono in gran parte lavoratori Ilva.
Lo scenario epidemiologico è simile a quello delineato dall’indagine sulla popolazione dei quartieri Tamburi, Paolo VI, Isola e Borgo, ossia quelli maggiormente interessati alle emissioni dell’Ilva, nei quali è stata riscontrata un’elevata incidenza di malattie cardiovascolari, neurologiche, dell’apparato respiratorio e tumori maligni allo stomaco, alla pleura, alla prostata e alla vescica.
Sui casi presi in esame, i consulenti nominati dal gip Patrizia Todisco, il dottor Francesco Forastiere, il professore Annibale Biggeri e la professoressa Maria Triassi, hanno osservato un aumento della mortalità dovuta a tumori maligni pari al 11% ai tumori allo stomaco, alla pleura, alla prostata e alla vescica. Mentre per i tumori al polmone, è stato evidenziato un aumento del 10%; un dato ritenuto statisticamente non significativo.
Un altro campanello d’allarme,
secondo i periti, riguarda i dati relativi ai sarcomi, i tumori del
tessuto connettivo e dei tessuti molli. Illustrando lo studio
epidemiologico nel corso dell’incidente probatorio del 30 marzo scorso,
il dottor Francesco Forastiere si è soffermato su questo aspetto:
«Nella nostra perizia – si legge nelle 221 pagine del verbale di udienza
– abbiamo consegnato al Tribunale l’elenco nominativo dei casi per
ulteriori approfondimenti, sono dei tumori incidenti del tessuto
connettivo e dei tessuti molli». Questo tipo di tumori, ha sottolineato
l’esperto di epidemiologia, «sono una possibile indicazione di
esposizione a sostanze diossine o simili».
Sulle morti provocate da malattie professionali, ossia mesotelioma pleurico, mesotelioma peritoneale e carcinoma polmonare, correlabili, secondo l’accusa, con l’esposizione all’amianto, sono stati già incardinati due procedimenti. Uno, sfociato in un dibattimento, vede sotto accusa 19 imputati, fra i quali diversi manager e funzionari dell’industria dell’acciaio a gestione statale. L’altro, approdato in udienza preliminare, ha puntato l’attenzione sull’attuale proprietà del siderurgico. Fra i 30 imputati figurano Emilio Riva e il figlio Fabio.
Considerando l’esito della perizia medica, i due processi potrebbero non rimanere gli unici. Su malattie e decessi in Ilva, infatti, potrebbero aprirsi nuovi filoni d’indagine.
Taranto
Leggi anche su La Gazzetta del mezzogiorno
Ieri mattina l’udienza è durata 45 minuti, nel corso dei quali i legali delle parti hanno illustrato le rispettive ragioni. Detto dell’Ilva, per la quale «le perizia hanno volutamente descritto una situazione ambientale e sanitaria che fortunatamente a Taranto non esiste», va rilevato che invece sia il Comune che la Provincia hanno invece chiesto al Tar di revocare la sospensiva e di rigettare il ricorso dei legali del gruppo Riva.
Secondo l’avvocato Massimo Moretti, «va sottolineata l’assoluta falsità della affermazione dell’Ilva secondo cui la perizia attesterebbe non l’esistenza di una emergenza sanitaria ed ambientale ma un mondo roseo in cui Ilva rispetta tutti i limiti di emissioni ad essa imposti da ogni norma del globo. Prova della falsità di tale affermazione è evidentemente contenuta nella stessa perizia che da conto delle violazioni di legge in cui incorre l’Ilva e sottolinea il superamento del rilevamento del dato relativo alla emissione di diossine in esubero rispetto ai limiti stabiliti nell’Aia. La seconda perizia non fa altro che avvalorare quanto già emerso con la prima perizia circa l’esistenza, all’attualità, di una emergenza sanitaria ed ambientale nella città di Taranto». Per il legale del Comune, d’altronde, «le prescrizioni contenute nell’ordinanza del sindaco sono idonee a contrastare immediatamente una situazione di emergenza sanitaria».
Secondo l’avvocato Cesare Semeraro, legale della Provincia, l’Ilva distorce la realtà, «manipolando i dati accertati dai periti, allorchè sostiene che la relazione darebbe “atto che Ilva osserva tutti i vigenti limiti di legge nella propria attività industriale”. Ciò non è vero. Ilva dimentica poi di riportare che i periti affermano che i valori alle emissioni nello stabilimento son quelli misurati con gli autocontrolli effettuati dal gestore e che le emissioni medesime derivano da impianti dove son svolte attività di recupero che avrebbero dovuto essere presidiati sin dal 1999 di sistemi di controllo automatico in continuo dei parametri inquinanti. La tesi esposta dall’Ilva sul punto non solo è priva di fondamento, ma è smentita dalla medesima fonte invocata (la perizia), una volta che in perfetta trasparenza e senza letture monche se ne completi la lettura, appunto». Duro è l’avvocato Semeraro, poi, sulla tesi che vuole Taranto una delle città meno inquinate d’Italia. Semeraro parla di «deliranti affermazioni», sostenendo che si tratta di una tesi, oltre che cinica, inutile ed illogica. «Quel che viene in considerazione, infatti, non è una classifica tra poveri, ovvero tra le peggiori situazioni ambientali, per cui c’è sempre chi sta peggio di qualcun altro, quanto piuttosto l’esistenza o meno di una situazione compromessa dal punto di vista ambientale e fonte di pericolo per la salute e l’incolumità pubblica».
La decisione dei giudici del Tar di Lecce è attesa nelle prossime ore.
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I dati sono emersi dallo studio su una popolazione di 9.633 lavoratori per i quali sono stati versati contributi Inps nel periodo 1947-2002 sotto la voce “siderurgico” e sono in gran parte lavoratori Ilva.
Lo scenario epidemiologico è simile a quello delineato dall’indagine sulla popolazione dei quartieri Tamburi, Paolo VI, Isola e Borgo, ossia quelli maggiormente interessati alle emissioni dell’Ilva, nei quali è stata riscontrata un’elevata incidenza di malattie cardiovascolari, neurologiche, dell’apparato respiratorio e tumori maligni allo stomaco, alla pleura, alla prostata e alla vescica.
Sui casi presi in esame, i consulenti nominati dal gip Patrizia Todisco, il dottor Francesco Forastiere, il professore Annibale Biggeri e la professoressa Maria Triassi, hanno osservato un aumento della mortalità dovuta a tumori maligni pari al 11% ai tumori allo stomaco, alla pleura, alla prostata e alla vescica. Mentre per i tumori al polmone, è stato evidenziato un aumento del 10%; un dato ritenuto statisticamente non significativo.

Sulle morti provocate da malattie professionali, ossia mesotelioma pleurico, mesotelioma peritoneale e carcinoma polmonare, correlabili, secondo l’accusa, con l’esposizione all’amianto, sono stati già incardinati due procedimenti. Uno, sfociato in un dibattimento, vede sotto accusa 19 imputati, fra i quali diversi manager e funzionari dell’industria dell’acciaio a gestione statale. L’altro, approdato in udienza preliminare, ha puntato l’attenzione sull’attuale proprietà del siderurgico. Fra i 30 imputati figurano Emilio Riva e il figlio Fabio.
Considerando l’esito della perizia medica, i due processi potrebbero non rimanere gli unici. Su malattie e decessi in Ilva, infatti, potrebbero aprirsi nuovi filoni d’indagine.
Taranto
Leggi anche su La Gazzetta del mezzogiorno
I periti Ilva: a Taranto? «Non c'è inquinamento» Video:I fumi agli infrarossi |
![]() TARANTO -
«A Taranto non c’è
nessuna emergenza sanitaria
e ambientale; la
perizia
redatta dai consulenti del
giudice Todisco è errata e
fuorviante; il
quadro ambientale è molto più rassicurante di
quello che
si registra in molte città italiane
come Roma, Firenze, Padova,Napoli e
pressoché nell’intera pianura padana ed anche all’estero
(Siviglia, Tel
Aviv, etc); i fenomeni tumorali a
Taranto sono inferiori alla media
nazionale,
alla media regionale ed anche ai dati della
provincia di
Lecce; i tumori ai polmoni che si registrano nella popolazione maschia
sono dovuti
sia al pregresso utilizzo dell’amianto nei cantieri
navali
che ad una maggiore propensione al
fumo della popolazione maschile nelle
città portuali»........
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Ieri mattina l’udienza è durata 45 minuti, nel corso dei quali i legali delle parti hanno illustrato le rispettive ragioni. Detto dell’Ilva, per la quale «le perizia hanno volutamente descritto una situazione ambientale e sanitaria che fortunatamente a Taranto non esiste», va rilevato che invece sia il Comune che la Provincia hanno invece chiesto al Tar di revocare la sospensiva e di rigettare il ricorso dei legali del gruppo Riva.
Secondo l’avvocato Massimo Moretti, «va sottolineata l’assoluta falsità della affermazione dell’Ilva secondo cui la perizia attesterebbe non l’esistenza di una emergenza sanitaria ed ambientale ma un mondo roseo in cui Ilva rispetta tutti i limiti di emissioni ad essa imposti da ogni norma del globo. Prova della falsità di tale affermazione è evidentemente contenuta nella stessa perizia che da conto delle violazioni di legge in cui incorre l’Ilva e sottolinea il superamento del rilevamento del dato relativo alla emissione di diossine in esubero rispetto ai limiti stabiliti nell’Aia. La seconda perizia non fa altro che avvalorare quanto già emerso con la prima perizia circa l’esistenza, all’attualità, di una emergenza sanitaria ed ambientale nella città di Taranto». Per il legale del Comune, d’altronde, «le prescrizioni contenute nell’ordinanza del sindaco sono idonee a contrastare immediatamente una situazione di emergenza sanitaria».
Secondo l’avvocato Cesare Semeraro, legale della Provincia, l’Ilva distorce la realtà, «manipolando i dati accertati dai periti, allorchè sostiene che la relazione darebbe “atto che Ilva osserva tutti i vigenti limiti di legge nella propria attività industriale”. Ciò non è vero. Ilva dimentica poi di riportare che i periti affermano che i valori alle emissioni nello stabilimento son quelli misurati con gli autocontrolli effettuati dal gestore e che le emissioni medesime derivano da impianti dove son svolte attività di recupero che avrebbero dovuto essere presidiati sin dal 1999 di sistemi di controllo automatico in continuo dei parametri inquinanti. La tesi esposta dall’Ilva sul punto non solo è priva di fondamento, ma è smentita dalla medesima fonte invocata (la perizia), una volta che in perfetta trasparenza e senza letture monche se ne completi la lettura, appunto». Duro è l’avvocato Semeraro, poi, sulla tesi che vuole Taranto una delle città meno inquinate d’Italia. Semeraro parla di «deliranti affermazioni», sostenendo che si tratta di una tesi, oltre che cinica, inutile ed illogica. «Quel che viene in considerazione, infatti, non è una classifica tra poveri, ovvero tra le peggiori situazioni ambientali, per cui c’è sempre chi sta peggio di qualcun altro, quanto piuttosto l’esistenza o meno di una situazione compromessa dal punto di vista ambientale e fonte di pericolo per la salute e l’incolumità pubblica».
Per il legale della Provincia «occorre
considerare che se alternativa vi è tra lavoro e salute, non può che
essere posta tra la salute della popolazione e delle maestranze (minata
dalle modalità dell’attuale assetto produttivo di Ilva) da un lato, e
l’adozione di misure degne di un Paese civile da parte della grande
industria, dall’altro».
La decisione dei giudici del Tar di Lecce è attesa nelle prossime ore.
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