Tratto da Agenzia Parlamentare
(AGENPARL) - Roma, 30 apr - "Non potendo smentire Greenpeace, Enel può solo mentire".
Così commenta Andrea Boraschi,
responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia in
risposta all'annuncio dell'Enel di voler querelare per diffamazione
l'associazione ambientalista. Greenpeace ha anticipato ieri i contenuti
principali di uno studio sui danni economici e sanitari della produzione
di elettricità da carbone Enel in Italia e in Europa.
"Greenpeace inchioda Enel alla verità
dei dati - ha proseguito Boraschi - discutere delle sue responsabilità
ambientali e sanitarie in un tribunale può essere comunque un passo
avanti, giacchè da anni l'azienda rifiuta di incontrarci".
Greenpeace
ribadisce che i dati presentati ieri, riguardo agli impatti e ai danni
della produzione elettrica da carbone di Enel, sono stati elaborati
attraverso una metodologia adottata anche dall’Unione Europea, su dati
pubblici, accessibili attraverso un registro dell’Ue e forniti
dall’azienda stessa. La ricerca è stata realizzata da un istituto di
ricerca indipendente e non-profit olandese – Somo - per conto di
Greenpeace Italia. Prima della pubblicazione, questi dati sono stati
presentati all’azienda, che ha avuto a disposizione tre settimane di
tempo per smentirli o rettificarli.
Enel non ha smentito le elaborazioni che esso contiene, ma ha contestato la metodologia - che è dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, non di Greenpeace – ed è accreditata nella letteratura scientifica internazionale.
Enel ha inoltre risposto alla nostra ricerca con un’affermazione che ha dell’incredibile: 'Non esistono studi scientifici che dimostrino (in termini statistici) una relazione di causa-effetto tra le emissioni delle centrali e i danni alla salute'. Greenpeace è pronta a fornire fiumi di bibliografia scientifica nel merito. .......ha concluso Boraschi - Vedremo se esiste un giudice disposto a condannare un’associazione di liberi cittadini per aver usato correttamente una metodologia dell’Agenzia Europea per l’Ambiente e dati di emissione ufficiali degli impianti Enel.
Enel non ha smentito le elaborazioni che esso contiene, ma ha contestato la metodologia - che è dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, non di Greenpeace – ed è accreditata nella letteratura scientifica internazionale.
Enel ha inoltre risposto alla nostra ricerca con un’affermazione che ha dell’incredibile: 'Non esistono studi scientifici che dimostrino (in termini statistici) una relazione di causa-effetto tra le emissioni delle centrali e i danni alla salute'. Greenpeace è pronta a fornire fiumi di bibliografia scientifica nel merito. .......ha concluso Boraschi - Vedremo se esiste un giudice disposto a condannare un’associazione di liberi cittadini per aver usato correttamente una metodologia dell’Agenzia Europea per l’Ambiente e dati di emissione ufficiali degli impianti Enel.
Alternativamente, Enel
può realizzare un suo studio: e magari dimostrare che i fumi delle
centrali a carbone non inquinano, non fanno male alla salute,
all’ambiente e al clima.
"Sarebbe una scoperta rivoluzionaria".
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