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29 luglio 2012

AFFARI ITALIANI:Caso Ilva/ "Prevenzione e tutela della salute e dell'ambiente? Per le aziende è una rottura di scatole"


Tratte da Affaritaliani.it
due interessanti lettere...... 
ed in coda al post  stralci delle  PERIZIE  e le CONCLUSIONI della PROCURA di Taranto.
Ve ne consigliamo la lettura

La risposta  del Direttore di AFFARITALIANI.IT  : ANGELO MARIA PERRINO


Gentile Dottor Pitrelli,

la ringrazio per il suo intervento e per i toni civili ma fermi della sua denuncia e della sua protesta.
 
Quel che si legge oggi per bocca di lobbisti interessati e associazioni di categoria che di acciaio hanno tutto salvo la coscienza e la sensibilità sociale, ma soprattutto quel che si sente e si legge da parte di economisti ed editorialisti pseudoindipendenti, fa davvero trasecolare per cinismo, subalternità psicologico-culturale, disinformazione.
Che l'Ilva tuttora con le sue emissioni uccida (dipendenti e cittadini pugliesi), come dimostrato da un'accuratissima perizia e come ricordato dal giudice che ha validato le richieste della procura (clicca qui per leggere il terrificante atto d'accusa dei giudici) per loro è irrilevante. 
  Quel che conta è salvare la vocazione industriale del paese...Questo è il principio da cui a valle deve muoversi ogni altra priorità, quel che conta è mettere a tacere il vecchio e sterile "fondamentalismo" ambientalista e liberare il sacro furore della moderna imprenditoria globale (quella dello spread e dei titoli tossici, per intenderci).
Che dirle? Che le cozze alla diossina di Taranto, presidio di antica civiltà di Magna Grecia, mostrano quanto il nostro sia ormai un paese alle vongole. O alla frutta. Un Paese senza, come diceva Arbasino. Senza diritti, senza dignità, senza pietas, senza scrupoli, senza equilibrio e misura. Un Paese in cui le situazioni anche più gravi non sono mai serie.
Un Paese in cui equipe di magistrati che hanno svolto il loro pluriennale  lavoro di indagine con rigore, pignoleria e senza gesti spettacolari (come invece è invalso oggi in molti ben piu' famosi distretti giudiziari) con una verifica perfino troppo lunga (tanto evidente e clamorosa era, a occhio nudo, la presenza diffusa di diossina sulle strade e nelle case), oggi vengono criminalizzati come se fossero stati loro a compiere un reato con i loro provvedimenti.

E a nulla è valso il gesto altamente significativo del giorno dopo, quando le massime autorità giudiziarie, guidate dal Procuratore generale di Lecce, hanno accettato di sfidare il linciaggio e metterci la faccia per spiegare che "non c'erano alternative" al sequestro e all'arresto dei  vertici dell'Ilva(cui è stato gentilmente risparmiato il rigore del carcere ma non la massima sanzione della privazione della liberta') in una conferenza stampa collettiva molto coerente e coraggiosa, visto il clima ostile che gli era stato creato contro.
E ora si cerca di intimidire e condizionare il tribunale del riesame.

Ha ragione lei, caro amico, la soluzione è la prevenzione: chissà quanto risparmierebbe l'Assessorato alla Sanità della regione Puglia se cessasse la mortalità e la morbilità provocata dalle emissioni dell'Ilva, come lei, da bravo tenico ed esperto del ramo, ben osserva.

Cogliamo costruttivamente l'occasione per voltare pagina. E per trasformare il sacrificio della gente di Taranto, vittima incolpevole di una logica del profitto estrema e senza scrupoli, in una pietra miliare del nuovo modo di fare impresa all'insegna dei valori  dell'ecosostenibilità e della responsabilità sociale.  
Nel mondo ciò accade. Ma è ora che accada anche da noi, a partire dal nostro piccolo e dileggiato Meridione, 
terra di lavoratori e non di sudditi.

LA LETTERA

Caso Ilva/ "Prevenzione e tutela della salute e dell'ambiente? Per le aziende è una rottura di scatole"

 Buongiorno direttore,

è la prima volta che le indirizzo una mail e la ringrazio fin da subito per la sua cortese attenzione nel volerla valutare come semplici considerazioni.
Il riferimento è all'Ilva di Taranto, ma ritengo sia allargabile all'intero territorio nazionale. Entro nel merito della vicenda tanto attenzionata, da addetto ai lavori.

Mi occupo infatti dal 1997, quindi non da ieri, per conto del Ministero della Sanità (o Salute che dir si voglia), in qualità di Tecnico della Prevenzione, in organico (e quindi gestito, al pari di tutti gli altri colleghi), nella Azienda Sanitaria Locale, di verificare il rispetto della vasta normativa inerente la prevenzione per la salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente, come sancito dalla nostra Carta Costituzionale.

Duole, innanzitutto, il fatto che siano sempre prese in considerazione le posizioni "di parte",
con ciò individuando tutti coloro che possono esprimere il proprio grado di soddisfazione od insoddisfazione verso questo o quell'accadimento, e mai, ripeto, mai, un addetto ai lavori. 

Duole, a me personalmente, sentire tutte queste considerazioni  che provengono da personaggi molto in vista
, che disconoscono il valore della Costituzione ed i precetti in essa esposti e che noi tutti dovremmo rispettare.

Duole che a questi precetti si antepongano interessi economici che, in questo come in tutti i momenti storici, indubbiamente rappresentano l'ABC dell'imprenditoria
e che personalmente non ho mai contrastato anzi ho da sempre condiviso in quanto rappresentano il motore dell'economia e bisogna congratularsi con chi quotidianamente si assume il rischio d'impresa sulle sue spalle....
Nel caso di specie, non ho contezza della documentazione, ma se la magistratura, della quale siamo il braccio tecnico operativo al momento del riscontro da parte nostra di violazioni di norma che implicano l'assoggettamento di terzi alle disposizioni di carattere penale, ha impartito queste disposizioni, ritengo lo abbia fatto a ragion veduta. ...

Stride, la quasi totalità delle voci in campo, con la realtà che quotidianamente visioniamo. E
fa specie che a far girare una parte di queste voci siano proprio coloro che dovrebbero maggiormente attenzionare l'incolumità della popolazione interna (quindi dipendente) o esterna ed inerme, che "deve" solamente subire supinamente.

Forse non si è compreso fino in fondo che potenziando il settore della prevenzione, sottraendolo anche alle inevitabili logiche di indebiti ed illeciti guadagni non escludibili a priori,
visto che l'essere umano è soggetto alle tentazioni delle più disparate forme e dimensioni, non saremmo a discutere di quanta parte della spesa pubblica per la salute (oltre 45 miliardi di Euro annui)  potrebbe essere risparmiata, e potenzialmente reinvestita nel Paese Italia.

.....La ringrazio ancora e, qualora lo ritenesse, sarò ben lieto di ricevere sue gradite considerazioni.
Con stima,
  Qui la lettera integrale  di Antonio Pitrelli


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C'è un giudice a Taranto

Giovedì, 26 luglio 2012 -
di Angelo Maria Perrino

Ci si sono messi in tanti per nascondere la verità, ma alla fine la resa dei conti è arrivata. C'è un giudice a Taranto. E quel giudice (anzi, quella giudice, Patrizia Todisco) ha ristabilito la verità. E con essa la giustizia. 

I signori dell'Ilva devono rispondere davanti a un tribunale di disastro ambientale e, se la tesi dei periti verrà confermata, di morti e malattie diffuse sul territorio. Sul territorio tarantino e non solo. Perché il vento quelle polveri di diossina le porta lontano, fino al mitico Salento della taranta e del Negroamaro.

Questi imprenditori senza particolari scrupoli etici e ambientalistici,e' l'accusa dei magistrati, hanno portato a casa profitti lucrando per anni sulla salute dei cittadini e dei loro dipendenti e distruggendo il territorio. Uno dei più belli e ricchi di storia d'Europa. Con uno scempio ambientale che era sotto gli occhi di tutti e che è stato ignorato o sottovalutato per anni.

Gravi le colpe dell'impresa, ma gravi anche le colpe del sindacato
che sapeva e ha taciuto. E gravi le colpe della classe dirigente,specie locale, ma anche nazionale, che non ha fatto nulla per opporsi...........

La vita dei cittadini è un bene indisponibile,
sotto tutte le latitudini e tutti i credo, politici, filosofici e religiosi. 
E non può essere scambiata con il posto di lavoro. Neanche nella più povera e sottosviluppata delle aree geografiche.

La smettano i politici e gli opinion leader locali
di organizzare manifestazioni di protesta per contestare le decisioni dei giudici. 
Siano invece compatti e dignitosi nel pretendere dai pubblici poteri rigore e severità contro i profittatori, rispetto dei diritti e norme severe che impongano il rispetto più assoluto delle leggi e la correttezza delle procedure.  
Pena il carcere.

E la Regione e il governo di Roma
risarciscano questo territorio martoriato avviando processi di bonifica dei siti ma anche piani di riconversione dell'economia locale verso i tanto strombazzati ma mai abbastanza implementati modelli di sviluppo ecosostenibili. ......
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