CONTINUIAMO A PARLARE DI
SPORCO CARBONE
Tratto da Ossevatorio Iraq.it
Afghanistan. Se i nuovi schiavi del carbone sono dei bambini

di Anna Toro
Dieci-dodici ore al giorno nelle viscere della terra senza mai fermarsi, col rischio di perdersi in quei cunicoli senza fine, o di finire sepolti da una frana, per pochi afgani al giorno che permettono loro di aiutare le famiglie a sopravvivere.
Una piaga ben nota in Afghanistan, ma di cui il governo e l'opinione pubblica non si erano ancora mai curati veramente.
A squarciare il velo di questa terribile realtà è stato un ragazzo
appena diciottenne, Fardeen Barakzai che, supportato dalla scuola di
Kabul per cui lavora, ha fatto un pericoloso viaggio di ore per
raggiungere a piedi le miniere nel territorio di Bamyan, zona in gran
parte sotto il controllo talebano.Insieme a un insegnante e a un collaboratore, Fardeen si è infilato sotto le montagne nell'oscurità e ha filmato bambini e uomini al lavoro
I suoi video hanno fatto il giro del mondo, mostrando una verità fino ad allora dimenticata, dato che non esistono stime ufficiali su questo problema.
Se secondo uno dei minatori intervistati, nelle miniere della
zona lavorerebbero circa 5000 minatori tra cui almeno mille bambini, in
realtà nessuno sa veramente quanti siano, nemmeno il governo.
Le Nazioni Unite sostengono che a lavorare sia circa il 18% dei bambini, 1.4 milioni nella fascia d'età dai 6 ai 15 anni.
Il governo di Karzai ha approvato delle norme per mettere un freno al lavoro minorile, le quali però non hanno fatto altro che nascondere il problema sotto il tappeto.
Il governo non sa nemmeno quale sia, nel Bamyan, il numero delle miniere illegali in cui tanti ragazzi, privi di qualunque altra prospettiva, continuano a estrarre il carbone e a lavorare.
Eppure il futuro di quelle gallerie è molto importante per il paese......
Ora Fardeen aiuta la stessa scuola a produrre dei video, compreso quest'ultimo sul lavoro minorile nelle miniere. “Con questo lavoro – commenta – ho voluto mostrare a Kabul e a tutto l'Afghanistan che questo è un grande problema, che riguarda non solo i bambini del Bamyan, ma tutti i bambini del mondo”.
31 luglio 2012
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