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06 agosto 2012

ILVA di Taranto le finte lotte ambientali e le norme disattivate

Tratto da Agora Magazine

ILVA Taranto le finte lotte ambientali e le norme disattivate

5 agosto 2012 di Erasmo Venosi
Erasmo Venosi. Professore universitario di Fisica Nucleare. Libero professionista - ex Vice Presidente Commissione I.P.P.C. del Ministero dell'Ambiente- 
Il periodo della disattivazione delle norme ambientali e della finta lotta all’inquinamento ambientale inizia nel 1993 quando il Governo Ciampi inizia con una lunga serie di decreti che fondano il loro presupposto sul dogma liberista che per dare una stimolo allo sviluppo economico occorre eliminare i vincoli e le sanzioni penali previsti dalla normativa ambientale.....


Insomma inizia per poi consolidare nel tempo una sorta d’illegalità che il Procuratore Amendola definisce “istituzionale . 
Nascono leggi che sembrano apposta fatte, per non essere applicate. 
Rinvio della loro operatività a successivi atti e decreti attuativi che non sono mai emanati. A volte i decreti di applicazione sono in contrasto con la legge che li genera. Altro escamotage è costituito da precetti privi di sanzione e con la ciliegina finale dei condoni , amnistie che nella realtà premiano chi non si è adeguato alla legge. 
A tale quadro si aggiunga l’inadeguatezza delle strutture tecniche dell’amministrazione pubblica che dovrebbero gestire l’applicazione delle leggi a tutela dell’ambiente e quindi del reale godimento del diritto alla salute.
La tragedia dell’Ilva di Taranto e non solo di Ilva considerato che nella Città operano la Centrale termoelettrica Edison, la raffineria Eni, la centrale termoelettrica Enipower, Cementir e infine l’inceneritore affonda le sue radici nelle gravi colpe che ha il legislatore italiano nel recepimento delle norme comunitarie e nella reale applicabilità delle norme di tutela ambientale .......


Nell’obiettivo generale “ambiente-salute” è specificato che occorre ottenere una qualità dell’ambiente tale che i livelli di contaminanti di origine antropica compresi i diversi tipi di radiazioni, non diano adito a conseguenze o a rischi significativi per la salute umana.

Quali i formali impedimenti che nascondono la scarsa volontà di combattere l’inquinamento, tutelare l’ambiente e posporre gli interessi economici al diritto alla salute ?........

L’Ilva di Taranto che, assumo come emblema del disastro ambientale italiano le cui responsabilità sono da identificare nella mancata attivazione in tempo utile di norme di tutela ambientale, avrebbe potuto dal 1999 (recepimento direttiva ) al 2011 evitare di emettere nelle matrici ambientali pericolosi inquinanti come come benzene (1300 Kg dati 2010) , benzo(a)pirene (53,5 gr) , cadmio (137 kg) e nichel (424 Kg) .
Ricordo che nella lista dello Iarc, Agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro nel Gruppo 1 “cancerogeno per esseri umani “ che contiene 108 sostanze ci sono benzene, cadmio e nichel mentre il benzo(a)pirene è classificato nel Gruppo 2 A “ Probabile cancerogeno per esseri umani”. Infine il dato delle diossine e furani 14,9 grammi che vuol dire quantità con tossicità equivalente a quella della TCCD (tetracolorobenzoparadiossina) calcolata con i fattori di tossicità equivalente del Who (World Health Organization). I dati degli inquinanti sono verificabili nel registro PRTR (Pollutant Release and Transfer Register) di cui alle direttiva 61/96 e 1/2008 istitutiva dell’Aia.
 Leggi  l'articolo integrale


Leggi anche  su Arianna Editrice
Il Belpaese dei veleni
  sempre di Erasmo Venosi -  
articolo del 23/09/2010
 L’Unione europea da tempo chiede agli Stati membri di adoperarsi per la tutela dei cittadini dalle emissioni inquinanti
Ma il nostro governo approva un decreto che rimanda i limiti e depotenzia le sanzioni.  Altro che qualità dell’aria, vivibilità e salute. 
Il governo,con il provvedimento sulla qualità dell’aria in sede di conversione di una direttiva europea, approvato il 13 agosto, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 settembre scorso, ha certificato ancora una volta da che parte sta: quella della logica economica a discapito del diritto alla salute. 


Ma vediamo come questa deregulation ecologica, grazie alla quale si potrà derogare dai limiti di emissioni di pericolose sostanze inquinanti, ha preso forma.
Gli obiettivi della politica comunitaria sono fissati nell’art. 174 del Trattato sull’Unione (Trattato di Amsterdam) e riguardano difesa, tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente, protezione della salute umana, l’utilizzazione razionale delle risorse naturali.

Una posizione centrale nel Trattato è occupata dai Principi dell’azione preventiva e da quello di precauzione. Il primo impone che un’efficace azione di tutela ambientale consista nell’evitare di creare inquinamento, piuttosto che cercare di contenerne o rimuoverne gli effetti dopo. Il principio di precauzione, poi, consiste nell’intervenire anche in assenza di una piena certezza scientifica, e di prove atte a dimostrare l’esistenza di un nesso causale tra emissioni e degrado ambientale. Il corollario del Principio di Precauzione è il Principio A.L.A.R.A. (As Low As Reasonable Achievable), secondo cui l’esposizione agli effetti potenzialmente nocivi deve rimanere al livello più basso ragionevolmente ottenibile.
Nel caso del nostro governo, sono stati elusi tutti e due. 

Gli strumenti operativi per raggiungere le finalità fissate dal Trattato sono dati da: la Valutazione d’Impatto Ambientale (sui progetti), la Valutazione Ambientale Strategica (su Piani e Programmi), l’Autorizzazione Integrata Ambientale (sul processo industriale), i Piani di tutela e risanamento della qualità dell’aria e dell’acqua. 
  L’Unione Europea, con la direttiva 50 del 2008 ha voluto fortemente garantire una migliore qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno. Il governo italiano ha recepito la direttiva attraverso il decreto legislativo 155 del 13 agosto 2010,  che definisce come valore obiettivo per alcuni inquinanti quel «livello fissato al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, da conseguire, ove possibile, entro una data prestabilita».

Gli inquinanti considerati sono quelli che ogni giorno avvelenano le nostre città e, in misura minore, le nostre campagne: 
il biossido di zolfo (circa l’85% deriva da processi di combustione nelle centrali termoelettriche e negli impianti industriali), 
 gli ossidi di azoto (prodotti per il 50% da autoveicoli e per il 40% da processi di combustione nelle centrali e negli impianti industriali).  E ancora benzene, monossido di carbonio (prodotto in tutte le combustioni), piombo (impianti di incenerimento, centrali a carbone o ad olio combustibile), polveri sottili (pm 10 e pm 2,5), arsenico, cadmio, nichel e benzoapirene (che è cancerogeno).
 Tutte queste sostanze possono derogare dai limiti ai sensi dell’art 9 del decreto 155 se gli interventi di riduzione comportano «costi sproporzionati». 
E qui scatta la “trappola”: la generica formuletta «costi sproporzionati» comporterà, di fatto, l’inapplicazione dei limiti di emissione.

Gli impianti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale e che non rientrano nei limiti di emissione anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili (applicate, naturalmente, se i costi non sono sproporzionati) possono legalmente continuare nelle emissioni di inquinanti. .......

E' sufficiente una comparazione con il dato dell’Europa a 15 di alcuni pericolosi inquinanti, tra il 1990 e il 2007,  (fonte: European Community emission inventary report 1990-2007) per valutare l’inesistente azione del legislatore italiano nell’azione di tutela dell’aria dall’inquinamento e quindi della tutela della salute. Diminuiscono in Europa le emissioni di cadmio (32%), mercurio (26%), arsenico (13%), Ipa (22%), diossine (60%). 
In Italia il cadmio diminuisce del 5% e aumentano mercurio (4%), arsenico (70%), cromo (37%), Ipa (26%) mentre le diossine diminuiscono del 25%.
Ed ora sarà festa per
chi avvelena il Belpaese.


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