RETE
SAVONESE
FERMIAMO IL CARBONE.
Di fronte alle ultime dichiarazioni della dirigenza della centrale Tirreno Power
riteniamo necessarie alcune puntualizzazioni:
la direzione della centrale rifugge dalle analogie della situazione di Taranto con quella del savonese. dicendo anche di non conoscere la situazione di Taranto.
Noi la conosciamo quel tanto che basta per dire:
a Taranto l’autorizzazione ambientale AIA (dovuta per legge) è stata fatta attendere per molti anni (crediamo che su questo qualcuno stia indagando); anche per la centrale di Vado Quiliano l’AIA si fa attender da molti anni e ci domandiamo (come si domandano a Taranto) perché si sono attesi tanti anni e perché si è permesso e si continua a permettere tuttora a vecchi gruppi di funzionare senza gli adeguamenti alle migliori tecnologie dovuti da anni e di chi sia la responsabilità di tutto questo.
A Taranto l’AIA (seppur con centinaia di prescrizioni) è stata concessa nel 2011 (e anche su quella concessione parrebbe siano emersi aspetti inquietanti). Per la centrale di Vado Quiliano denunciamo il fatto che è stata richiesta una AIA “transitoria” che permetterebbe ai vecchi gruppi a carbone di funzionare ancora per anni e anni (vedremo anche qui se sarà affrontata come a Taranto o addirittura in modo peggiore).
Si tratta di “due vecchi gruppi da 330 Mw che sono stati realizzati nel 1971 e che ormai hanno raggiunto la fine della loro vita produttiva… hanno già 40 anni: non si può pensare di tirare loro il collo ulteriormente” (Parole del Presidente dalla Regione Liguria)
Evidenti analogie con Taranto ci pare emergano anche da alcuni personaggi che sono stati parte in causa sia per le procedure di Vado sia di Taranto.
Per quanto riguarda invece l’utilizzo di dati “che fanno comodo” la dirigenza afferma che le emissioni della centrale dal 1992 si sono ridotte e si ridurranno notevolmente.
Riteniamo che una azienda seria non possa parlare genericamente di emissioni, senza specificare di cosa stia parlando: Co2?, metalli? Arsenico? Cadmio? Nichel? benzo(a)pirene? Elementi radioattivi? Particolato sottile? PM. 2,5 ? PM 0,1? Particolato secondario?
In questi anni si è scoperto che molti di questi inquinanti sono stati rilevati con livelli elevatissimi, sia sul territorio (in alcuni casi con valori che risultano mai riscontrati in Italia, come nell’indagine sul biomonitoraggio lichenico del 2006), sia negli inquinanti rilevati nei sedimenti marini alla foce del torrente Quiliano, foce in cui confluiscono anche gli scarichi idrici della centrale.
Ma sono misurati invece questi inquinanti alle ciminiere? E da chi? Esiste un controllo pubblico certificato?
A quanto ci risulta il controllo delle emissioni ai camini e agli scarichi idrici è effettuato a cura della stessa azienda. E allora, in mancanza di controllo pubblico certificato sulla quantità delle emissioni, di che riduzioni stiamo parlando? Se la Stessa Provincia non si fida delle verifiche alle emissioni delle nostre calderine domestiche e manda i suoi incaricati a verificare, perché non farlo sulle ciminiere della centrale che bruciano migliaia di tonnellate di carbone al giorno?
Ricordiamo che, ad oggi, l’unico studio dove si specificavano ipotizzate riduzioni (per alcuni inquinanti ) che ci risulta essere stato presentato è il SIA (Studio di Impatto Ambientale) riferito al progetto di potenziamento: proprio sulle ipotizzate riduzioni comunicate ai media solennemente ci sono le perizie giurate in tribunale dallo Studio Terra dove leggiamo “si ritiene che da quanto riportato nel SIA non sia attendibile il miglioramento ambientale connesso all’ampliamento e alla modifica della centrale, anzi…appare …che lo scenario post operam sia peggiorativo della condizioni ambientali e sanitarie..” “Alla luce di queste osservazioni il SIA presentato risulta inadeguato e inattendibile e andrebbe ritirato cosi’ come il progetto di ampliamento.”
Sempre per quanto riguarda il progetto di potenziamento l 'Istituto Tumori di Genova ha dichiarato ufficialmente “Nella relazione presentata da Tirreno Power vi sono gravi lacune metodologiche che mettono in discussione le tranquillizzanti conclusioni del documento. In sintesi: errori ed omissioni nelle stime delle emissioni di polveri fini primarie e secondarie; sottostima delle emissioni di gas serra; sottovalutazione dei dati derivanti da studi su bioindicatori; errori metodologici sull’impatto sanitario…”
Questi sono documenti
ufficiali resi in modo ufficiale altro che “accuse gratuite”!
Infine rimarchiamo che
l’azienda, attraverso la sua dirigenza, dichiara “A Vado i dati delle
emissioni sono monitorati con continui controlli da parte degli organi
preposti.” Quali sarebbero gli “organi preposti” ? la stessa azienda,
o ditte affidatarie della stessa?Poiché, ripetiamo, a noi risulta che non esistano controlli pubblici certificati ai camini è indispensabile che la Regione, i Comuni e la Provincia facciano immediata chiarezza su questo punto fondamentale:
Esistono i controlli pubblici
ai Camini e agli scarichi idrici o confermate che l’azienda è in regime di
autocontrollo?
Naturalmente se i controlli
pubblici certificati esistessero chiederemmo conto agli enti citati del
perché non siano mai stati diffusi.
Vorremmo al più presto una
conferma o una smentita affinché si possa finalmente fare chiarezza almeno
su questo punto fondamentale.
Rete savonese fermiamo il
carbone
“Stiamo parlando della salute di persone in carne ed ossa e della
salubrità dell’ambiente, non di semplici statistiche – sottolinea
Grammatico – le denunce della società civile e degli enti locali del
territorio sono circostanziate, così come i nostri dati
sull’insostenibilità del carbone, per questo, come Legambiente,
ribadiamo il nostro “no” alla centrale della Tirreno Power”.Leggi su Ivg
Tirreno Power, Legambiente risponde all’ad Gosio: “Chiediamo trasparenza su dati epidemiologici”
..........La centrale di Vado Ligure appare infatti al 118° posto sulle 622
considerate tra i complessi più inquinanti in Europa.
Uno scenario poco rassicurante, che si unisce ai dati recentemente usciti sulla campagna biomonitoraggio mediante licheni nell’area di Vado Ligure ed alle denunce portate avanti dalla società civile e da diversi esperti” contestano gli ambientalisti.
Uno scenario poco rassicurante, che si unisce ai dati recentemente usciti sulla campagna biomonitoraggio mediante licheni nell’area di Vado Ligure ed alle denunce portate avanti dalla società civile e da diversi esperti” contestano gli ambientalisti.
“Il dottor Gosio parla di responsabilità sociale d’impresa? Lo dimostri fino in fondo: dia il suo consenso ad indagini ambientali ed epidemiologiche indipendenti ed a tutto campo, la responsabilità passa prima di tutto dalla massima trasparenza” conclude il presidente di Legambiente Liguria.
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