Tratto da Greenreport
Ilva: la riconversione che non c'è, già pagata dall'Europa? Il "segreto" svelato dalla Bei
Il 16 dicembre 2010 è stato accordato un prestito di ben 400 milioni di euro a favore della famiglia Riva
La saga dell'Ilva di Taranto continua, tra il dramma per la

Su tutto poi i dubbi su quanto il decreto del governo, ancora in via di conversione in un Parlamento di fine legislatura, possa risolvere la situazione nel medio e lungo termine e dare un futuro possibile al sogno di una "filiera dell'acciaio sostenibile".
Tutto ruota, infatti, sull'applicazione dell'autorizzazione integrale ambientale, e in particolare intorno a chi dovrebbe pagare bonifica e riconversione, se ancora possibile, dell'impianto dell'Ilva - per non parlare delle compensazioni per la popolazione locale.
Eppure i soldi sono stati dati, e da tempo. Il 16 dicembre 2010 la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha accordato un prestito di ben 400 milioni di euro a favore della Riva per il progetto "Riva Taranto Energia e Ambiente": 200 milioni sborsati subito e ulteriori 200 concessi il 3 febbraio 2012.
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Singolare, perciò, che oggi si dica che il problema è chi pagherà per la riconversione, quando sarebbe da chiedersi che cosa ha fatto la famiglia Riva dei 400 milioni prestati dalla Bei per un progetto di quasi 800 milioni, di cui loro avrebbero dovuto mettere l'altra metà.
Ma le domande non finisco qui, ed è giusto che non si facciano sconti neanche alle autorità europee, sempre così solerti a chiedere nuovi poteri per interferire nella gestione dei conti pubblici dei paesi membri, ma poi stranamente tolleranti, o disattente, a monitorare come i soldi pubblici europei siano gestiti dalle grandi imprese continentali.
E' giusto chiedersi perché la Bei non abbia monitorato la situazione di Taranto, ben nota alle cronache, e continuato a sborsare centinaia di milioni di euro, quando i livelli di emissioni erano oltre la norma, secondo quanto sostenuto dalla magistratura pugliese. In base alla scheda progetto della Bei, la riduzione delle emissioni di gas serra dell'impianto di Taranto sarebbero state certificate dall'Istituto italiano per la garanzia della qualità. Ma perché non si parla nella scheda progetto anche di altri inquinanti al cuore del dramma della salute per la popolazione di Taranto? Ma soprattutto la Bei ha in maniera solerte informato sia la magistratura italiana, che quella anti-corruzione europea - ossia l'ufficio dell'OLAF - di una possibile cattiva gestione del prestito all'Ilva?.....
Se, come sancito dai recenti Consiglio Europei, la Bei dovrebbe essere il braccio finanziario che con i suoi investimenti anti-ciclici in economia reale rilancerà la crescita in Europa, è meglio che i cittadini europei si inizino a preoccupare per i propri territori, perché al riguardo neanche l'inflessibile Europa appare troppo interessata.
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