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05 febbraio 2013

Cerano centrale a carbone: o il lavoro o la vita......

Cerano: o il lavoro o la vita 

Maria Luisa Mastrogiovanni

Il nastro dal porto di Brindisi fa arrivare fino a Cerano 8 milioni di tonnellate di carbone l'anno, con cui la centrale termoelettrica a carbone tra le più grandi d'Europa e seconda in Italia dopo Civitavecchia fornisce il 5% dell'energia nazionale.

Imbrattati da Cerano
Lungo tutto il tragitto le case e i campi e le persone vengono "imbrattate".
E' questo il reato, "imbrattamento di cose", ipotizzato dalla Procura di Brindisi nei confronti di 15 imputati, 13 dirigenti dell'Enel, proprietaria di Cerano, e due imprenditori brindisini incaricati della pulizia e della gestione del carbonile.
Mentre per altri quattro dirigenti di Cerano, in un altro procedimento, è stato ipotizzato quello di omicidio colposo per la morte di tumore di tre persone: tumori riconducibili al carbone.
"Per fortuna", dicevano i contadini che ho incontrato sui campi contaminati dal carbone, "qui soffia forte la tramontana e la polvere maledetta viene soffiata a sud".

Adesso gli abitanti dei quartieri Perrino e S. Paolo vogliono contarsi: vogliono andare casa per casa e fare il censimento del dolore, capire quante persone per ogni famiglia sono morte per
tumore.
E con questi numeri chiedere giustizia, per aver scelto il lavoro, non sapendo, che 21 anni fa, quando entrò in funzione Cerano stavano scegliendo tra il lavoro e la vita.

L'Enel imputata 

 I 15 imputati, nei confronti dei quali il processo si è aperto, al Tribunale di Brindisi, lo scorso 12 dicembre, rispondono oltre che di associazione per delinquere, anche di concorso continuato in getto di cose pericolose e danneggiamento, con le relative aggravanti. E' questo paradossalmente l'unico modo per la Procura di incardinare un reato ambientale altrimenti non previsto nell'ordinamento italiano. Avrebbero, secondo i pm Giuseppe De Nozza e Myriam Iacoviello, omesso di adottare (o di segnalarne la necessità) misure idonee ad impedire le ripetuta diffusione delle polveri di carbone oltre il perimetro della centrale e lungo l'asse su cui scorre il nastro che trasporta il minerale. Avrebbero, ad esempio, potuto segnalare il bisogno di coprire il carbonile, di chiudere il nastro e le torri di scarico e di ripresa, di pulire il nastro e le aree di passaggio del carbone. Ma non l'hanno fatto.

E, dicono i pm, non lo hanno fatto consapevolmente: ecco l'imputazione di associazione per delinquere. I 15 imputati sarebbero cioè stati a conoscenza dei limiti presenti nel controllo della sicurezza ambientale del carbonile, dove sono stoccate milioni di tonnellate di carbone su un'area di 125mila metri quadrati, capiente per 750mila tonnellate. Ed avrebbero anche saputo che il nastro non era a tenuta stagna, che il carbone sarebbe potuto uscire fuori dal "percorso" ed anche che non era della migliore qualità. 
Ma non avrebbero preso provvedimenti per evitare che tutto ciò accadesse.
Lo proverebbero le indagini condotte dalla Digos negli hard disk dei computer dei dirigenti, che hanno costituito il fulcro dell'inchiesta. Perché da quelle analisi sarebbero emerse le tracce di una comunicazione interna, riservata, tra i vertici dell'azienda, in cui venivano evidenziate proprio le "mancanze" dal punto di vista della sicurezza.

L'effetto si sarebbe manifestato sull'attività di ben 23 aziende agricole e 33 persone, danneggiate da una condotta colpevolmente superficiale. I loro nomi sono contenuti nell'avviso di conclusione indagini recapitato ai diretti interessati. Ma i danni di tale mancata messa in sicurezza sono dell'intero territorio, e non solo brindisino, ma a sud, fino al Capo di Leuca.

 
 Malformazioni sui feti 
La ricerca dell'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce, dal titolo Congenital anomalies among live births in a polluted area. A ten-year retrospective study, pubblicato sulla rivista scientifica BMC Pregnancy and Childbirth ha analizzato le malattie congenite dei bambini nati a Brindisi negli ultimi 10 anni, cioè dal 2001 al 2010. ....
La ricerca collega con un rapporto di causa-effetto le malattie congenite con l'inquinamento ambientale: biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, l'ozono, il particolato, metalli pesanti e composti organici, in particolare diossine e furani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Sostanze già rilevate dall'Arpa (Agenzia regionale per l'ambiente) nel terreno e nella falda di Brindisi fin dal 2005 e analizzate da "Medicina democratica" (Associazione di medici per l'ambiente) nel "Dossier inquinamento" del 2007, nel cui si metteva in relazione diretta l'emissione dei fumi di Cerano con l'inquinamento ambientale.

Ecco quali e quanti veleni nell'aria, nell'acqua, nel terreno 

 Quelle rilevazioni (confluite nell'INES, Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti, ed EPER, European Pollutant Emission Register, registri integrati nati nell'ambito della direttiva 96/61/CE, meglio nota come direttiva IPPC, Integrated Pollution Prevention and Control, a cura di Arpa, )registrarono sforamenti degli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) del 1.212% rispetto alla soglia, del 15.242% di anidride carbonica. O ancora, nell'acqua, sforamenti del 2.588 di arsenico, 200% di cadmio, 170% di mercurio, 503% di nichel.
Sono solo alcuni dati indicativi della pesante contaminazione ambientale che portò il sindaco di Brindisi a emettere l'ordinanza con cui il 30 giugno del 2006 bloccò le coltivazioni sui terreni intorno alla centrale dell'Enel, per una fascia larga 250 metri e lunga 7 km, attorno al nastro trasportatore del carbone. ............

Oggi nel processo che si sta celebrando a Brindisi sono state oltre 90 le richieste di costituzione di parte civile accolte dal giudice monocratico Francesco Cacucci.  

Cittadini, agricoltori, associazioni ambientaliste ed enti locali.

Le nuove indagini: il ‘mare nero'
Ora c'è un nuovo elemento d'allarme. Perché le piogge copiose di metà gennaio hanno determinato l'allagamento del nastro trasportatore su cui viaggia il carbone. E l'azione di svuotamento del nastro avviata da Enel per mezzo di pompe idrovore, potrebbe essere stata eseguita senza le dovute precauzioni, ed anzi potrebbe aver provocato un ulteriore danno per l'ambiente......Acqua contaminata, secondo Giorgio Assennato, direttore dell'Arpa, dal carbone presente su quel nastro e poi finita in mare. L'esposto di un agricoltore, già parte civile nel processo in corso, ha dato il via alle indagini coordinate dalla pm Iolanda Chimienti che ipotizza il reato di sversamento illecito di acque contaminate. Se ne occupano anche i carabinieri del Noe coordinati dal capitano Nicola Candido.
Ed ad allarme si aggiunge allarme: perché l'Arpa, dopo l'esposto e l'accaduto, ha disposto il blocco dello svuotamento del nastro. Ma la centrale, a nastro fermo, può contare su appena dieci giorni di autonomia quindi la prefettura ha autorizzato il trasporto del carbone su gomma. Cioè camion, con il conseguente e inevitabile aumento di emissioni di fumi nell'aria già compromessa.

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