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18 febbraio 2013

1)Ambiente, Clini libera tutti: il governo fa un regalo a chi inquina .2)Clini: bruciare i rifiuti nei cementifici. Alla faccia dell’ambiente....

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Ambiente, Clini libera tutti: il governo fa un regalo a chi inquina

Blitz sull'autorizzazione ambientale alle medie imprese fino a 250 dipendenti: 15 anni senza controlli né sanzioni. La denuncia di Angelo Bonelli di Rivoluzione Civile: "E' un dono elettorale per un sistema produttivo che lo stava aspettando con ansia"

Ambiente, Clini libera tutti: il governo fa un regalo a chi inquina

Un vero servitore dello Stato non dorme mai, nemmeno mentre tutti gli altri sono distratti dalla campagna elettorale, da Sanremo o dal gran rifiuto di Joseph Ratzinger. 
E infatti il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha portato e fatto approvare venerdì in Consiglio dei ministri il decreto che istituisce la nuova Autorizzazione unica ambientale (Aua) per le Piccole e medie imprese, che ingloba una serie di adempimenti burocratici in vigore fino ad oggi. Bene, si dirà, semplificare è giusto. Vero in generale, ma il diavolo – al solito – si nasconde nei dettagli e la linea che separa uno snellimento burocratico dalla deregulation è sottilissima: “Più che una semplificazione – denuncia Angelo Bonelli, leader dei Verdi e candidato di Rivoluzione Civile – è un tana libera tutti per chi inquina, un regalo elettorale per un sistema produttivo che lo stava aspettando con ansia: l’interesse dell’impresa a risparmiare tempo e denaro è prevalente rispetto alla tutela dell’ambiente e della salute”. 
Questo non è affatto un provvedimento di nicchia: piccole e medie sono quelle imprese che hanno meno di 250 dipendenti e una cinquantina di milioni di fatturato annuo, a spanne l’80% di chi produce in Italia.
Ora vediamo nel dettaglio quali sono gli aspetti più preoccupanti di questa norma. 
 Intanto, all’articolo 3, la lunghezza straordinaria di questa nuova autorizzazione: si passa dai cinque anni attuali a ben 15. Curiosamente lo stesso governo ammette che tanto il Consiglio di Stato quanto le commissioni parlamentari gli avevano fatto presente che quel lasso di tempo è un po’ troppo lungo: purtroppo “non è stato possibile accogliere tale suggerimento in quanto alla predetta riduzione conseguirebbe un aumento degli oneri a carico delle imprese” e questo contrasta con la lettera del decreto. Semplificazioni di febbraio, che è la fonte primaria di questo regolamento.
In questi 15 anni, potrebbe pensare qualcuno, ci saranno però allora frequenti controlli e un rilevante apparato di sanzioni per chi non rispetta le regole. Macché: all’articolo 9 si prescrive che ci sarà solo un monitoraggio annuale sull’attuazione della nuova Aua (vale a dire sul fatto se la semplificazione funziona). Controlli e sanzioni? Non ci sono. Anche stavolta il governo ammette nella sua relazione che entrambi gli erano stati richiesti dalle Regioni, ma – purtroppo anche stavolta – non si può perché ci si è dimenticati di inserirli nel dl Semplificazioni e quindi il regolamento non li può creare dal nulla. E così potranno lavorare per 15 anni praticamente senza controlli robette come inceneritori, discariche, fonderie, raffinerie e impianti pericolosi d’ogni genere. Lo si evince anche dalle correzioni all’articolato originale che Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare: la prima formulazione escludeva infatti dal rinnovo semplificato “scarichi di sostanze pericolose”, “emissione di sostanze cancerogene, tossiche per la riproduzione o mutagene o di sostanze di tossicità e cumulabilità particolarmente elevate” e via dicendo, previsione poi cancellata con un bel tratto nero in orizzontale.
Non bastasse, grazie alla soppressione di un comma del Codice Ambientale, la nuova Autorizzazione unica potrà essere per così dire parcellizzata, ovvero concessa senza “considerare l’insieme degli impianti e delle attività” presenti nello stabilimento che la richiede. Non manca nemmeno qualche elemento pazzoide: le regioni potranno infatti “definire ulteriori criteri per la qualificazione delle modifiche sostanziali” e altri cambiamenti minori, finendo in sostanza per complicare la giungla normativa e costringendo imprese che lavorano su più territori a seguire regole diverse per ottenere lo stesso via libera.........

Da Il Fatto Quotidiano del 17 febbraio 2013

Leggi l'articolo integrale

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Tratto da Il Fatto Quotidiano

 La proposta di Clini: bruciare i rifiuti nei cementifici. Alla faccia dell’ambiente

 Ma le associazioni ambientaliste fanno le barricate perché il rischio per il territorio è altissimo

Corrado Clini
Bruciare rifiuti solidi urbani per alimentare i forni di cottura del clinker, cioè la componente principale del cemento. Questa la proposta avanzata ormai quasi un anno fa dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ma sottoposta alle commissioni di Camera e Senato soltanto nell’ultimissima fase della legislatura. Con più precisione: sostituire parzialmente i combustibili fossili, di solito utilizzati nei cementifici, con il cosiddetto combustibile solido secondario (CSS), ricavato dalla frazione secca dei rifiuti con l’aggiunta di altre componenti.......
Lo schema di decreto “concernente regolamento recante disciplina dell’utilizzo di CSS in cementifici ha suscitato però le proteste di alcune associazioni ambientaliste, secondo cui il provvedimento di Clini rischierebbe di trasformare, “se non di fatto, poco ci manca”, i cementifici in inceneritori.  ......E allora meglio far bruciare rifiuti ai cementifici. Bruciare rifiuti non è mai meglio”, ricorda Agostino Di Ciaula, dell’Isde (associazione dei medici per l’ambiente). E nonostante l’utilizzo del CSS da parte dei cementifici comporti una riduzione di alcune emissioni di gas serra, gli svantaggi per l’ambiente sarebbero comunque enormi. Un cementificio, “impianto altamente inquinante con e senza l’uso dei rifiuti come combustibile – precisa Di Ciaula –, produce almeno il triplo di CO2 rispetto a un inceneritore classico”. Inoltre i limiti di emissioni di inquinanti per questi impianti sono maggiori rispetto a quelli degli inceneritori. Identici per ciò che riguarda i microinquinanti, come la diossina. Ma il decreto Clini “semplificherebbe l’iter per la combustione dei rifiuti nei cementifici”, prosegue Di Ciaula. E visto che “la quantità di diossine è proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati”, i microinquinanti emessi dai cementifici potrebbero essere “maggiori rispetto a quelli degli inceneritori”. In più “bruciando copertoni – avvertiva alcuni anni fa l’ex ministro della Salute Fazioil rischio diossina aumenta”......
Dopo il via libera della commissione ambiente del Senato, lo scorso 11 febbraio l’omonima commissione della Camera, valutata anche la “rilevanza delle conseguenze”, ha espresso parere contrario alla proposta di Clini. “Il provvedimento – sostiene l’onorevole Zamparutti, uno dei membri della commissione – provocherebbe gravi danni in termini ambientali”. La decisione dunque spetterà al nuovo Parlamento.

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