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08 maggio 2013

Causa Enel-Greenpeac: Libertà e critica battono l’industria


Tratto da Il Fatto Quotidiano

Causa Enel-Greenpeace, vince la onlus. Libertà e critica battono l’industria



di Thomas Mackinson | 8 maggio 2013
La libertà di critica in Italia prevale ancora sul diritto industriale e gli interessi che tutela, a maggior ragione se è funzionale alla tutela di interessi collettivi. Lo ha stabilito la sentenza del Tribunale di Milano (leggi) che ha rigettato il ricorso di Enel contro Greenpeace per la sua campagna “bolletta sporca”, un’operazione massiccia di controinformazione avviata un anno fa dall’associazione ambientalista per informare cittadini e consumatori sui danni ambientali e alla salute prodotti dalle centrali a carbone
Enel aveva trascinato in tribunale la onlus verde assumendo come lesive le iniziative intraprese dagli attivisti, in particolare una campagna con fac-simile della bolletta che riportava in bella vista i dati sulla mortalità causata dalle centrali dell’ex monopolio. Un anno dopo i giudici del Tribunale di Milano, sezione specializzata in materia di impresa, hanno rigettato le pretese dell’Enel che aveva già perso una causa in sede civile, a Roma, relativa ai contenuti dell’iniziativa che riteneva lesivi e diffamatori. Per bloccare la campagna, Enel ha poi tentato la strada del diritto industriale e commerciale, impugnando in particolare l’uso e la riproduzione non autorizzata del suo marchio sulle finte bollette e su una finta edizione di Metro che annunciava l’abbandono di Enel del carbone, con una pubblicità commerciale ovviamente fittizia.
La causa si muove dunque sulle linee del diritto industriale, lamentando l’uso non autorizzato dei marchi registrati. ....... I giudici hanno rigettato però le richieste stabilendo un principio importante per tutte le onlus e associazioni impegnate in campagne di sensibilizzazione: non possono essere “silenziate” con il presupposto dell’uso improprio di un marchio commerciale, soprattutto se hanno ad oggetto interessi collettivi “di rango costituzionale”, come la salute pubblica. I giudici milanesi, per rafforzare il principio, citano l’art. 21 della Costituzione e il primato della libertà di manifestazione del pensiero.

“Gli argomenti usati da Enel non stavano in piedi da nessun punto di vista – dichiara Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia – Questa sentenza ribadisce che il diritto di critica è inalienabile e che l’uso di loghi aziendali in campagne di critica con motivazioni fondate è legittimo”. ......
E Chiusa questa partita restano in piedi le altre. Sono infatti una decina le cause aperte dal colosso elettrico contro le azioni dell’associazione ambientalista per sensibilizzare sui cambiamenti climatici causati dagli impianti più inquinanti. 

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