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10 agosto 2013

Salute: uno studio italiano, coordinato da Marco Vinceti, scopre possibili cause ambientali dietro l’insorgenza della Sla.


SLA

Tratto da MeteoWeb

Salute: uno studio italiano scopre possibili cause ambientali dietro l’insorgenza della Sla


Uno studio epidemiologico-clinico condotto da un gruppo di ricerca interdisciplinare internazionale, coordinato da Marco Vinceti dell’Universita’ degli studi di Modena e Reggio Emilia, di cui fanno parte anche statunitensi, russi e tedeschi, pubblicato sulla rivista ‘Neurotoxicology’ ha concluso che ci potrebbero essere possibili cause ambientali dietro l’insorgenza e la progressione della Sla (sclerosi laterale amiotrofica).  

L’indagine ha effettuato per la prima volta il dosaggio delle diverse forme chimiche (cosiddetta “speciazione”) di un metalloide di notevole interesse neurotossicologico, il selenio, nel liquido cerebrospinale di 38 pazienti con SLA, seguiti al Centro Sla dell’Ospedale civile di Baggiovara, e di 38 pazienti di controllo, mediante uno studio caso-controllo di popolazione. Lo studio ha potuto mettere in evidenza due fenomeni inattesi e contrastanti: un incremento nei livelli di liquor di una rara forma inorganica del metalloide, la selenite, a conferma di una precedente ipotesi, gia’ formulata dal gruppo di ricerca italiano dell’Universita’ degli studi di Modena e Reggio Emilia; una diminuzione della concentrazione di diverse specie organiche del selenio e, in particolare, della selenoproteina P, le cui esatte funzioni in ambito fisiopatologico non sono ancora ben chiare...... 
 Vinceti ha commentato: “Non sappiamo se questi risultati contribuiranno a favorire la conoscenza dei meccanismi che portano all’insorgenza e alla progressione di questa gravissima patologia neurodegenerativa, anche se ovviamente  questa e’ la nostra speranza. Constatiamo, tuttavia, come la determinazione delle singole forme chimiche di un elemento complesso e contraddittorio in ambito biomedico, come il selenio, porti a risultati assai diversi e molto piu’ interessanti delle tradizionali valutazioni effettuate sulla base dei livelli ‘complessivi’ dell’elemento, confermando in pieno recenti acquisizioni sia in ambito tanto epidemiologico che tossicologico”.

 

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