Pubblichiamo un articolo Tratto da facebook del Medico Isde Agostino di Ciaula che ringraziamo per il suo grande e importantissimo impegno a tutela della salute .
Le dichiarazioni del Direttore di ARPA Puglia sul convegno di Taranto del 28 settembre
Il
Direttore di ARPA Puglia, assente al convegno del 28 settembre, ha
rilasciato delle interessanti dichiarazioni su alcune delle conclusioni
del convegno. Ha affermato che “nella situazione attuale rischi
inalatori per la popolazione non ce ne sono, anche perché l’ILVA ha
fermato sette batterie delle cokerie per i lavori di ammodernamento”.
Nonostante questo, lo scorso 28 settembre, nel momento in cui tenevo la mia relazione a Taranto, i dati delle centraline della cokeria gestite da ARPA, come evidente dal grafico che accompagna questa nota e come tutti i giorni, superavano di gran lunga i limiti consentiti dalla legge.
In particolare, il 28 settembre i valori di particolato erano il doppio (99,7 μg/m3) della soglia consentita per legge (50 μg/m3), e il giorno prima erano quasi il triplo (133,7 μg/m3).
È praticamente
impossibile che questo determini, come dice il Direttore dell’ARPA in
una successiva intervista al TG3 regionale, una qualità dell’aria
“eccellente”, perché sappiamo da innumerevoli evidenze scientifiche che
il particolato causa nel breve e nel lungo termine esattamente i danni
neoplastici e non neoplastici che lo studio SENTIERI prima e la perizia
del GIP Todisco dopo hanno chiaramente dimostrato, e che sono
documentati anche dagli eccessi di ricoveri recentemente riportati
dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale nello “Stato di salute della
Regione Puglia”.
Quei danni sono direttamente proporzionali ai valori di particolato, non conoscono una soglia minima al di sotto della quale non si generano e aumentano vistosamente per ogni incremento di soli 10μg/m3.
Il Prof. Assennato ha anche mostrato forti perplessità sull’affermazione che i danni alla salute sarebbero evidenti almeno in tre generazioni successive di tarantini, anche se fermassimo l’ILVA in questo momento. Il Direttore di ARPA Puglia definisce questa una “profezia” piuttosto che una valutazione scientifica.
Poi ammette che “il problema sono le matrici ambientali, suolo, acqua, aria, sulle quali bisogna intervenire con le bonifiche”.
Ammettere questo significa ammettere che le “matrici ambientali” sono sature di inquinanti (diossine, PCB e metalli pesanti) la cui persistenza nell’ambiente supera il secolo, che sono abbondantemente presenti nella catena alimentare che verrà utilizzata dai tarantini nei decenni a venire e che continueranno ad essere trasmessi da madre a figlio attraverso placenta e latte materno.
Oltre a questo, vanno considerati i danni epigenetici causati da quegli stessi inquinanti, che oltre a far danni alla generazione attuale agiscono già durante la vita in utero programmando l’insorgenza di patologie in età adulta (seconda generazione) e che, quando interessino i gameti (le cellule che diventeranno prima ovuli e spermatozoi, poi vita), causeranno danni nella terza generazione di tarantini.
Alla domanda sul perché gli ambientalisti contestino la validità delle “innovazioni” che si vorrebbero introdurre all’ILVA, il Direttore di ARPA risponde “Forse perché non serve alla loro causa”.
Su questo il prof.Assennato ha ragione, sia perché (come dimostrato dalla stessa VDS di ARPA Puglia), quelle innovazioni non riporteranno il rischio a livelli accettabili, sia perché “la causa” degli ambientalisti è la tutela dell’ambiente e della salute e il perseguimento del bene comune.
Ma questa non è forse la stessa “causa” dell’ARPA ?
Nonostante questo, lo scorso 28 settembre, nel momento in cui tenevo la mia relazione a Taranto, i dati delle centraline della cokeria gestite da ARPA, come evidente dal grafico che accompagna questa nota e come tutti i giorni, superavano di gran lunga i limiti consentiti dalla legge.
In particolare, il 28 settembre i valori di particolato erano il doppio (99,7 μg/m3) della soglia consentita per legge (50 μg/m3), e il giorno prima erano quasi il triplo (133,7 μg/m3).
Quei danni sono direttamente proporzionali ai valori di particolato, non conoscono una soglia minima al di sotto della quale non si generano e aumentano vistosamente per ogni incremento di soli 10μg/m3.
Il Prof. Assennato ha anche mostrato forti perplessità sull’affermazione che i danni alla salute sarebbero evidenti almeno in tre generazioni successive di tarantini, anche se fermassimo l’ILVA in questo momento. Il Direttore di ARPA Puglia definisce questa una “profezia” piuttosto che una valutazione scientifica.
Poi ammette che “il problema sono le matrici ambientali, suolo, acqua, aria, sulle quali bisogna intervenire con le bonifiche”.
Ammettere questo significa ammettere che le “matrici ambientali” sono sature di inquinanti (diossine, PCB e metalli pesanti) la cui persistenza nell’ambiente supera il secolo, che sono abbondantemente presenti nella catena alimentare che verrà utilizzata dai tarantini nei decenni a venire e che continueranno ad essere trasmessi da madre a figlio attraverso placenta e latte materno.
Oltre a questo, vanno considerati i danni epigenetici causati da quegli stessi inquinanti, che oltre a far danni alla generazione attuale agiscono già durante la vita in utero programmando l’insorgenza di patologie in età adulta (seconda generazione) e che, quando interessino i gameti (le cellule che diventeranno prima ovuli e spermatozoi, poi vita), causeranno danni nella terza generazione di tarantini.
Alla domanda sul perché gli ambientalisti contestino la validità delle “innovazioni” che si vorrebbero introdurre all’ILVA, il Direttore di ARPA risponde “Forse perché non serve alla loro causa”.
Su questo il prof.Assennato ha ragione, sia perché (come dimostrato dalla stessa VDS di ARPA Puglia), quelle innovazioni non riporteranno il rischio a livelli accettabili, sia perché “la causa” degli ambientalisti è la tutela dell’ambiente e della salute e il perseguimento del bene comune.
Ma questa non è forse la stessa “causa” dell’ARPA ?
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