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14 febbraio 2014

NO AL CARBONE Brindisi. Intervista con i fondatori: “La centrale di Cerano deve chiudere.


Tratto da Insorgenza civile

NO AL CARBONE: “La centrale di Cerano deve chiudere. Brindisi inquinata come Taranto”.

........L’intera zona industriale della città, sul porto, a ridosso del mare, è fonte di inquinamento elevatissimo, soprattutto chimico, a causa dei suoi colossi. Dall’Edipower, centrale termoelettrica a carbone, al Polimeri Europa, col suo impianto chimico di produzione di materie plastiche. Dall’Enipower alla Chemgas, dalla Sanofi Aventis, alla Basell Brindisi. E l’elenco continua. Ma il cerchio più grande segnala la più micidiale tra tutte: la centrale a carbone di Cerano, di proprietà dell’Enel, situata a Sud della città, ritenuta tra le più inquinanti di Europa.
In quanti lo sapevano? A Brindisi l’inquinamento è subdolo e silenzioso. Passa quasi inosservato rispetto a Taranto. La spiegazione potrebbe stare nel diverso impatto visivo, nella mancanza di percezione di grandi fumi o vapori. Ma la gravità della situazione è della medesima portata.....
Quando nascono i NAC e quali gli obiettivi che vi siete prefissi?
I No al Carbone nascono nel 2009 da un gruppo di persone con idee e storie affini alle spalle. Prima di quel momento, già erano state intraprese delle battaglie singolarmente, ma quell’anno abbiamo unito le forze per combattere insieme l’inquinamento. Il nostro nome è spiegato dal fatto che da subito ci siamo concentrati sulla centrale Enel a carbone di Cerano, a Brindisi Sud, 10 km fuori dal centro cittadino: un ecomostro che. sia per quantità di energia prodotta, che per massimali di carbone bruciato è forse la più grande d’Europa. Approfondendo e studiando, giorno per giorno, quelle che erano le peculiarità di questa centrale, ci siamo andati ad imbattere in tanti meccanismi che proprio non andavano, anche a livello di autorizzazioni. Siamo andati a studiare gli effetti deleteri che la centrale produce sulle persone, su ciò che mangiamo e beviamo. Così, inevitabilmente, la ricerca si è estesa all’impatto che la centrale provoca sulla salute di chi vi abita intorno........
 I No al Carbone nascono con questi obiettivi: informarsi dettagliatamente in primis, poi informare la gente ed, infine, modificare lo stato di cose sul territorio. Con questi presupposti, sono partite tutte le battaglie e le azioni proposte in questi quattro anni e mezzo e non finiamo mai di scoprire qualcosa di nuovo.
 
Raccontateci di queste battaglie. Come si sono svolte su un piano pratico-reale?
In primis, abbiamo cercato di fare in modo che la città prendesse consapevolezza del disastro ambientale in corso.......
“No al Carbone” oggi è un marchio ambientalista a 360 gradi......
Insomma, i Nac sono quella voce fuori dal coro, che ha portato al risveglio delle coscienze. 

........ E la reazione delle istituzioni qual è stata, qual è?
Ci è stato risposto che la centrale Enel, come il Petrolchimico, sono opere strategiche a livello nazionale. Molti hanno paura che la situazione sia, addirittura, irrisolvibile. Cercano di trovare un alibi col ricatto occupazionale. Promettono di conciliare il lavoro con la salute, cose che potrebbero andare di pari passo se di pari passo fossero andate sempre. Ma se c’è stata un’industrializzazione selvaggia per tanto tempo, come si fanno a recuperare all’improvviso le problematiche sulla salute? Noi chiediamo la chiusura di questa centrale, visto che la riconversione a gas non è possibile  Delle gravi condizioni in cui versa Brindisi tutte le istituzioni sono consapevoli: ma non si vuole scoperchiare la pentola perché non si vuole un’altra Taranto. Conosciamo il caso Ilva, per cui i lavoratori o muoiono di fame, o muoiano ugualmente per sfamare la famiglia in quella macchina della morte. A Brindisi ci sono stati studi importanti sulle malformazioni neonatali, tipo quelle del dott. Latini....... Oggi dunque chiediamo la chiusura di Cerano.
 E la magistratura? Non interviene?
Qui per anni e anni si è data latitante. Ma adesso, per fortuna, c’è un processo in corso contro l’Enel: inizialmente il capo d’accusa era… imbrattamento! Poi il giudice nel 2013 ha dovuto modificare il capo di imputazione in disastro ambientale perché si stava sfiorando il ridicolo.  Ci siamo costituiti parte civile in questo processo. Quanto al futuro, proporremo un nuovo modello di sviluppo..............
Eugenia Conti                                              febbraio 12, 2014
Qui l'articolo integrale

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