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26 maggio 2014

Da Taranto: dopo l’amianto, processo alla diossina. Storia di una ribellione

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Taranto: dopo l’amianto, processo alla diossina. Storia di una ribellione

Quando ieri i vertici Ilva/Italsider sono stati condannati per l’amianto, ho avvertito dentro di me la fiducia che ce la potremo fare anche nel nuovo processo Ilva. Se riusciremo a disinnescare i pericoli contenuti nel disegno di legge sui reati ambientali, la giustizia farà il suo corso.
Taranto sta diventando il banco di prova nazionale della giustizia ambientale. Ed è il laboratorio sociale di una lotta che ha messo assieme la passione civile e la competenza scientifica. A Taranto la diossina ha contaminato per anni il territorio e il mare senza che nessuno dicesse e misurasse nulla. Ancora oggi gli enti locali – dal Comune alla Regione - non hanno messo nero su bianco chi è stato ad inquinare i pascoli e i quartieri.
Nel quadro desolante di questi anni sono stati i cittadini a riempire il vuoto delle istituzioni e a sostituirsi alla loro ignavia che a volte è sconfinata nella complicità con gli inquinatori.
Nel 2008, mentre la Regione non aveva portato in Procura alcun dato utile ad avviare le indagini,PeaceLink forniva i primi dati della contaminazione della catena alimentare. Da lì è partita l’inchiesta che sta per trasformarsi nel più grande processo nazionale per disastro ambientale.

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