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08 giugno 2014

Ben documentati gli effetti negativi sulla salute della combustione del carbone.......

Tratto da StopnowBrindisi


Ben documentati gli effetti negativi sulla salute della combustione del carbone nelle centrali elettriche. 


Oltre la malattia del polmone nero: evidenza scientifica degli effetti sulla salute derivanti dall’uso del carbone nella produzione dell’energia elettrica
Abstract
......... la combustione del carbone nelle centrali per la produzione di energia elettrica provoca effetti negativi sulla salute ben documentati. Abbiamo esaminato  le conseguenze sulla salute dell’apparato respiratorio, cardiovascolare, riproduttivo e  neurologico associate con l’esposizione alle emissioni delle centrali elettriche a carbone. Abbiamo anche discusso gli effetti sulla salute a livello di popolazione della combustione del carbone e del suo ruolo nei cambiamenti climatici. La nostra recensione di studi scientifici suggerisce che quello che presentiamo qui possa essere utilizzato come indirizzo per la politica sull’energia.
Journal of Public Health Policy advance online publication, 15 May 2014; doi:10.1057/jphp.2014.16.
Tratto da StopnowBrindisi


Ordine dei Medici su “La salute della popolazione e la produzione energetica a Brindisi”


di Emanuele Vinci, Presidente dell’Ordine dei medici – Brindisi
Si apprende che il Consiglio Comunale di Brindisi è chiamato nei prossimi giorni ad assumere decisioni che condizioneranno gli indirizzi del Comune in tema di politica energetica nei prossimi anni. Si tratta di un tema fortemente correlato alla salute collettiva che non può vedere assente l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brindisi.
Sono numerose le evidenze scientifiche circa un impatto negativo sulla salute delle popolazioni vicine ad impianti energetici ed in particolare a quelli che hanno come combustibile il carbone ed i rifiuti comunque denominati. Molte sono le sostanze (idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti tra cui l’arsenico, il mercurio, il nichel, il piombo, polveri sottili, ossido di carbonio e anidride carbonica, sostanze radioattive, ossidi di azoto e ossidi di zolfo, diossine e furani) emesse in aria, acqua e suolo nonché nel residuo di combustione e sono tutte particolarmente tossiche ed alcune cancerogene.
Le indagini epidemiologiche disponibili da diversi anni segnalano nell’area ad alto rischio ambientale di Brindisi, e soprattutto nel capoluogo, un eccesso di mortalità generale e per alcuni tumori in particolare. Esistono studi recenti sull’aumento di mortalità e di ricoveri per cause cardiovascolari nei giorni in cui si registra innalzamento delle concentrazioni degli inquinanti nell’aria. E’ stato rilevato un eccesso di malformazioni neonatali e la loro relazione con l’emissione di SO2.
Se la prova del nesso causale esposizioni ambientali/patologie, sotto il profilo della rilevanza penale, è materia che riguarda la magistratura, il processo penale e i suoi attori, il fondamentale principio di prevenzione impone invece a tutta la comunità brindisina, a partire dai protagonisti della scena politico – istituzionale, di adottare e valorizzare politiche di tutela dell’ambiente e della salute pubblica di questa città, incentrate su un cospicuo abbattimento di tutte le sostanze “sospettate” di incidere negativamente sulla salute delle persone.
Il nostro compito non è quello di trovare soluzioni tecniche; ma, come medici, riteniamo che le condizioni a cui siamo giunti necessitino di interventi per invertire la tendenza, favorendo una drastica riduzione delle emissioni nocive.
Considerato lo status di area ad alto rischio di crisi ambientale, è necessario sollecitare un intervento legislativo regionale che, con le innovative procedure della Valutazione Integrata di Impatto sulla Salute (Vis), impedisca, per ragioni sanitarie, ulteriori insediamenti che emettono sostanze tossiche e prescrivano rimedi per la riduzione di quelli esistenti in tempi ragionevoli ma compatibili con il valore della vita e della salute.
Si impone un grande impegno di tutte le forze culturali, sociali e istituzionali responsabili, affinché i due diritti naturali e costituzionali (la salute e il lavoro) non siano in competizione ma trovino il giusto equilibrio in una politica dello sviluppo economico, che dovrà essere compatibile con le esigenze sociali di occupazione, di salute e di tutela ambientale, contemperando le esigenze delle generazioni presenti con quelle delle generazioni future.

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