Tratto da Cinaforum.net
All’Onu dichiariamo guerra al carbone.
DI LI SHUO il •
......Se ci si potesse mettere d’accordo su un’azione collettiva per dichiarare guerra al carbone, questo non solo andrebbe a vantaggio dell’agenda politica interna della Cina, ma lo stesso impegno della comunità internazionale per eliminare gradualmente il più inquinante combustibile fossile ne trarrebbe un grande beneficio.
Ban Ki-moon si aspetta dichiarazioni “coraggiose” dai leader delle nazioni che parteciperanno al summit sul cambiamento climatico che si terrà a New York il prossimo autunno. Li Shuo di Greenpeace delinea le possibili risposte da parte della Cina.
I leader dei paesi che parteciperanno al summit sul clima presieduto da Ban Ki-moon a New York hanno poco più di 100 giorni per prepararsi all’evento. Si tratta del primo consesso di leader mondiali sul tema dai tempi di Copenhagen nonché di un incontro che vorrebbe aprire la strada a nuovi impegni e mettere in gioco la volontà politica dei paesi partecipanti.
Si tratterà anche della prima volta in cui la nuova leadership cinese affronterà i problemi del cambiamento climatico in un contesto internazionale, e il suo comportamento sarà sicuramente sottoposto a un attento scrutinio....
Come dare un segnale di concretezza?
Prima di tutto, in base alle decisioni prese lo scorso anno a Varsavia, la leadership cinese dovrebbe ribadire l’intenzione di comunicare i suoi “intended nationally determined contributions” (INDC) per l’accordo sul clima del 2015 entro il primo trimestre dell’anno prossimo. Questo aumenterebbe la credibilità del paese nel momento in cui i negoziati entrano nella cruciale fase finale. Inoltre, si dovrebbero definire i termini del contributo della Cina, e far sì che l’offerta sia ambiziosa ed equilibrata......
Un altro tema urgente è l’obiettivo di lungo termine della cosiddetta “decarbonizzazione” e l’anno in cui la Cina raggiungerà il picco delle emissioni. Una tale prospettiva di lungo periodo manca nella politica sul clima, e ce n’è bisogno con urgenza. ... Sviluppi quali la graduale ma rapida eliminazione del carbone e l’innovazione tecnologica possono cambiare gli equilibri sostanzialmente. Tutte queste tematiche dovrebbero essere prese in considerazione per elaborare un programma più coraggioso sul picco di emissioni........
Verso un drastico cambiamento della politica energetica
Terzo e ultimo punto, i capi di stato cinesi dovrebbero valutare con attenzione la questione di come le loro proposte al summit possano soddisfare la richiesta, espressa dal segretario generale delle Nazioni Unite, di azioni nuove e ambiziose. A questo proposito, la lotta all’inquinamento atmosferico dichiarata di recente rappresenta l’unica apertura, da un decennio a questa parte, in direzione di un drastico cambiamento della politica energetica.
Nell’aprile di quest’anno, 12 province, che rappresentano il 44% del consumo di carbone in Cina, si sono impegnate a rispettare misure di controllo sul carbone. La gamma di misure include politiche per la riduzione del consumo in termini assoluti, per bloccarne o ridurne la crescita. Poiché il 92% delle città cinesi non ha rispettato gli standard nazionali di qualità dell’aria fissati per il 2013, e il consumo di carbone rappresenta, da solo, la più grande fonte di inquinamento atmosferico, c’è la necessità di adottare misure importanti per contenere l’utilizzo del carbone, estendendole rapidamente ad aree più ampie. In questo modo le città cinesi potrebbero cominciare a risolvere il problema della coltre di smog che le avvolge, e inoltre il livello di emissioni si avvicinerebbe ai limiti stabiliti per contenere il riscaldamento globale entro i due gradi Celsius, secondo un’analisi di Greenpeace.
I rappresentanti cinesi a New York dovrebbero quindi proporre nuovi obiettivi di riduzione del consumo di carbone per le varie province, impegnandosi ad adottare una via diversa rispetto a quella insostenibile di dipendenza dal carbone nell’ambito del prossimo 13° piano quinquennale (2016-2020).
La risonanza internazionale di una tale proposta cinese sul consumo di carbone sarebbe immensa. Nel suo discorso alle Nazioni Uniti, il presidente Obama farà probabilmente riferimento alle nuove norme sulle centrali idroelettriche negli Stati uniti, che abbattono la proporzione di utilizzo di carbone nell’ambito del portfolio energetico statunitense.
Obama e le banche nazionali e di sviluppo multilaterale potrebbero anche annunciare tagli ai finanziamenti per progetti che coinvolgono l’utilizzo di carbone all’estero.
Se ci si potesse mettere d’accordo su un’azione collettiva per dichiarare guerra al carbone, questo non solo andrebbe a vantaggio dell’agenda politica interna della Cina, ma lo stesso impegno della comunità internazionale per eliminare gradualmente il più inquinante combustibile fossile ne trarrebbe un grande beneficio.
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