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19 giugno 2014

GREENPEACE: È LA FINE DELL'ERA DEL CARBONE

Tratto da stellaNova

GREENPEACE: È LA FINE DELL'ERA DEL CARBONE

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“Siamo certi che il petrolio prima o poi si esaurirà e che saremo costretti a rivolgerci ad approvvigionamenti energetici di altro tipo”. Un’affermazione forte quella fatta da Livio De Santoli, energy manager dell’Università La Sapienza, che lunedì 16 giugno è intervenuto all’inaugurazione della mostra fotografica a cura di Greenpeace “End of the age of coal. Dai disastri del carbone alla Rivoluzione Energetica”, in programma a Roma fino al 30 giugno presso i locali dell’Università e Campus, in via del Tritone 169.

L’esposizione, che comprende istantanee scattate in ogni parte del mondo, si propone di illustrare, anche mediante lunghe e dettagliate didascalie, le drammatiche conseguenze derivanti dall’eccessivo sfruttamento del carbone. Se, infatti, quest’ultimo nel XVIII Secolo rappresentò il cuore pulsante della Rivoluzione Industriale, oggi è identificato quale causa primaria d’inquinamento, nonché responsabile di oltre il 40% delle emissioni nocive di CO2. La stessa Greenpeace,  nel rapporto Silent Killers, evidenzia come in Europa i fumi prodotti dalle centrali elettriche a carbone uccidano più di due persone l’ora e come nel solo 2010 il carbone abbia provocato in Italia la morte prematura di quasi 500 individui.

Contaminazione delle acque e dei suoli, scarichi inquinanti, desertificazione e distruzione di interi ecosistemi. Senza contare gli incidenti che coinvolgono i minatori e la puntuale violazione dei diritti delle popolazioni che nelle zone minerarie risiedono. Tante le immagini che è possibile ammirare: i postumi dell’uragano Sandy in New Jersey nel 2012, i miasmi delle centrali a lignite in Germania, l’arcipelago delle Maldive, splendido paradiso turistico, che rischia di finire schiacciato, o meglio sommerso, sotto il peso dei mutamenti climatici. E poi ancora il Bangladesh, dove l’innalzamento del livello del mare minaccia i villaggi dei pescatori e le acque contaminate causano reazioni allergiche e malattie della pelle. A tutto però c’è un rimedio e lo scopo dell’iniziativa è proprio quello di sensibilizzare il pubblico su tematiche d’interesse comune spingendo affinché vengano attuate politiche più attente al benessere del pianeta e di chi lo abita. Fare qualcosa e farlo in fretta, perché la società moderna non può più permettersi il lusso di ignorare il problema, specie se si considerano le numerose opportunità offerte dal settore in crescita della “green energy”. 

“Quando cinque anni fa parlavo del grande potenziale delle energie rinnovabili – ha proseguito De Santoli – venivo trattato con sufficienza. Da cinque anni a questa parte, invece, anche per via di alcune circostanze fortunate, il mondo è cambiato e queste nuove fonti di approvvigionamento energetico hanno fatto registrare nel nostro paese uno sviluppo incredibile. Basti pensare che, dati alla mano, a maggio 2014 le rinnovabili hanno coperto in Italia il 40% della generazione energetica”. Non solo. “Il fatto che sempre più spesso il fabbisogno energetico elettrico del nostro paese venga soddisfatto dalle energie rinnovabili si traduce in un notevole risparmio, dal momento che esse appartengono a tutti e sono a costo zero. Certo, bisogna scontrarsi con un sistema consolidato d’impronta centralistica, monopolistica e consumistica e non è affatto facile”.........

L’umanità ha stravolto la chimica dell’atmosfera e ora ne paga le conseguenze senza rendersene conto. Le esalazioni di CO2 sono raddoppiate rispetto all’era preindustriale e basterebbe davvero poco per migliorare le cose: pannelli solari, centrali eoliche, edifici costruiti nel rispetto della natura e dei parametri ambientali. ....

“Non siamo abituati a preoccuparci dell’energia – ha concluso De Santoli, perché c’è sempre stato qualcuno che se n’è occupato al posto nostro. Il mondo negli ultimi anni è peggiorato, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale nell’era di internet abbiamo perso di vista i rapporti umani. Ci vuole una generazione nuova, una “green generation” nativa verde che, senza vincoli mentali, operi finalmente la trasformazione che auspichiamo”. Del resto, come sosteneva Andy Warhol, “Avere la terra e non rovinarla è la più bella forma d'arte che si possa desiderare”.

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