Tirreno Power, c’è poco tempo: se non si riapre entro giugno addio centrale.....
Savona - Continuano a piovere diffide dal Ministero dell’Ambiente nei confronti di Tirreno Power. Ma mentre i dirigenti del dicastero e i tecnici dell’Ispra producono note e documenti, i tempi per decidere sul destino dell’impianto vadese si assottigliano sempre di più.
La dead line è fissata a fine mese: con il piano industriale da presentare e la rinegoziazione del debito di Sorgenia di settecento milioni di euro con le banche, se entro giugno non si dovesse arrivare a una riapertura, le “due torri” di Vado rischiano di spegnersi per sempre. La vicenda Tirreno Power sta diventando ogni giorno di più una corsa contro il tempo.
L’azienda aspetta di conoscere l’esito della doppia contromossa messa in atto nelle ultime settimane. Da un lato il team di legali guidato dall’ex Ministro Paola Severino attende il pronunciamento del Gip Fiorenza Giorgi, chiamata a rispondere all’istanza di dissequestro presentata a metà maggio. Dall’altro lato c’è il piano di investimenti - del valore di circa 145 milioni di euro - presentato dall’azienda al ministero dell’Ambiente con la previsione di una nuova Aia.
Un’autorizzazione integrata ambientale in cui è stata annunciata la rinuncia a costruire un nuovo gruppo a carbone più potente, da 460 mega watt, interventi nei prossimi due anni sui due vecchi gruppi per adeguarli alle migliori tecnologie..........il passaggio dall’avviamento a olio combustibile a quello a metano e la copertura del carbonile. Un piano giudicato dai comitati ambientalisti come «l’ennesimo tentativo di aggirare il problema», senza considerare i dubbi sulle questione delle medie mensili o giornaliere e il sistema di rilevamento delle emissioni.
Intanto continuano ad arrivare diffide. L’ultima formulata dal Ministero porta la data del 30 maggio scorso e si riferisce all’obbligo di produrre una relazione sul superamento, in passato, del valore limite delle emissioni di cromo. Argomento sul quale l’azienda aveva già risposto, lamentando la mancanza di due rilevamenti richiesti perché sui tre effettuati, nei mesi scorsi, i valori presentavano discrepanze molto significative.
È tornata a farsi sentire anche l’Ispra, che ha dato le “pagelle” sui chiarimenti prodotti dall’azienda su tre punti: emissioni di Boro, olio combustibile e Sme. Ispra ha “promosso” Tirreno Power sul primo punto ma non sugli ultimi due. Nel dettaglio, sull’olio combustibile Tp proponeva, in assenza di un serbatoio capace di contenere l’olio con percentuale di zolfo inferiore allo 0,3% (come prescrive l’Aia) un sistema di autobotti. Sistema rimandato dall’Ispra: sia perché «non consente agli enti di controllo di effettuare eventuali campionamenti», sia perché il sistema di autobotti deve essere «oggetto di valutazione preventiva dal punto di vista della sicurezza», per cui si rimanda ai Vigili del Fuoco.
L’azienda replica ricordando che l’olio sarebbe una misura transitoria visto che nel nuovo piano è previsto il passaggio al metano. Sul terzo punto poco da discutere: l’Ispra, come la Procura, contesta lo Sme (sistema monitoraggio emissioni) posto “a terra” invece che “a camino”........
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