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26 settembre 2014

ARPAL : Aria più' pulita con la centrale chiusa.

Immagine tratta da Il Secolo XIX in edicola oggi da pag 15.
Tratto da "Il Secolo XIX "


Vado Ligure (Savona) - Nei cinque mesi di chiusura degli impianti di Tirreno Power, da marzo ad agosto, l’inquinamento nei territori interessati del savonese è diminuito. 
Lo dicono gli ultimi rilevamenti provinciali dell’Arpal che mettono in evidenza un calo in percentuale nell’ambiente dell’anidride solforosa, la So2, derivante dalla presenza di zolfo nel carbone.
I numeri sono ufficiali e, con l’autorizzazione della Regione, verranno diffusi nei prossimi giorni, ma il direttore del dipartimento Arpal di Savona, Gino Vestri,
 ha anticipato il concetto di base:
l’inquinamento è diminuito
Un risultato che va contro tutti quelli – peraltro numerosi - che sostenevano una situazione immutata, pur a seguito della chiusura degli impianti. Oggi, invece, dall’Azienda regionale per  l’ambiente, arriva la smentita con l’obiettività dei rilevamenti. Anche se, ribadisce Vestri, è necessario fare le dovute precisazioni che, tuttavia, sembrano rafforzare la tesi del decremento di So2. «È necessario – dice il direttore del dipartimento – ricordare che il periodo di osservazione tra la chiusura degli impianti e la data di osservazione, agosto, è troppo breve e non sufficiente per una valutazione. La normativa, infatti, prevede che la valutazione venga effettuata sui rilevamenti di almeno un anno».
Anche le centraline non sorgono nei punti cruciali.
«La rete di rilevamento – continua Vestri – ha una collocazione non specificamente mirata al monitoraggio della Centrale: si tratta, infatti, di centraline che erano state poste prima dei tempi sospetti, mirate soprattutto a controllare la situazione dell’aria nelle zone a maggior densità di popolazione. Una, ad esempio, si trova nel centro di Vado, area che, si è visto, non risultava particolarmente colpita dai fumi dell’azienda in questione».
Detto questo, resta il fatto che lo stop della Tirreno Power sta dando i suoi effetti, messi in evidenza da una rete di rilevamento pur non mirata e posta nelle zone dove maggiori sono stati gli effetti individuati legati a Tirreno Power.
«A fronte di tutto quanto premesso – dice Vestri – quello che osserviamo è un leggero calo della concentrazione di Anidride solforosa. Il tutto in un periodo di tempo assai limitato. Questo ci permette di dire che la tendenza ad oggi registrata è quella a una diminuzione dell’inquinamento». Affermazioni ponderate, quelle del direttore di dipartimento, che tuttavia permettono di individuare una direzione ben precisa in cui si dà ragione a coloro che sostenevano il decremento dell’inquinamento con la chiusura degli impianti.
Un passaggio decisivo, pur se non eclatante, da cui si dovrà ripartire con una certa consapevolezza. Cosa potrà emergere dai prossimi mesi diventa sempre più importante per capire sino a che punto gli effetti degli impianti siano diretti e pesanti sull’aria. La direzione dei rilevamenti Arpal, ad oggi, avvalora la via del minor inquinamento a motori spenti costringendo tutti a una riflessione. In primis l’azienda che dovrà valutare e dovrà mettere in conto, ormai al sesto mese di blocco degli impianti, le conseguenze reali registrate dalle centraline.
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Tratto da Ninin

Ecoway: Il 91,2% dell’inquinamento ligure è prodotto dalle "utilities" (leggi centrali elettriche)

Al primo posto c’è la Puglia con 38213, pari al 19,5%, registrando comunque una diminuzione del 16,3% rispetto all’anno precedente (probabilmente ha inciso il fermo dell’Ilva)" La stessa regione dove si trova la centrale a carbone più grande d'Italia, a Brindisi
Risulta evidente come la presenza di centrali elettriche a carbone contribuisca in modo determinante all’aumento dell’inquinamento massivo. 
Il Rapporto Ecoway lo conferma: La graduatoria ligure delle emissioni vede al primo posto il settore industriale delle utilities (produzione di energia) con il 91,2% delle emissioni totali, seguito da raffinazione (3,2%), vetro (2,5%), altro (2,2%), metallurgia (0,6%), carta (0,2 %), laterizi e ceramiche (0,02%), cementifici (0% circa)”

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