Tratto da Il Secolo XIX oggi in edicola .
Tratto da il Secolo XIX
Savona - È braccio di ferro, questa volta tra Procura e Regione, sulla centrale Tirreno Power di Vado, sotto sequestro giudiziario dal marzo scorso per l’indagine sul disastro ambientale e l’allarme salute.
I recenti atti - delibera di giunta con parere- per concedere l’autorizzazione ambientale a Tirreno Power, e quindi una ripresa dell’attività dello stabilimento, sarebbero considerati in Procura come un via libera a continuare nelle emissioni inquinanti oggetto dell’inchiesta.
Due ore e mezza ieri mattina per spiegare, chiarire e soprattutto difendere il proprio atto davanti ai magistrati che l’avevano convocata d’urgenza come “persona informata sui fatti”. Gabriella Minervini è stata interrogata, sentita, come testimone, senza avvocato. Un serrato confronto quello tra la dirigente,responsabile del dipartimento ambiente della Regione dall’esperienza pluridecennale, e il procuratore capo Francantonio Granero, titolare dell’indagine con la collega Chiara Maria Paolucci, presente all’interrogatorio assieme ai carabinieri del Noe (nucleo ecologico) di Genova.
Sul tavolo c’era il parere istruttorio mandato dalla Regione al Ministero “ai fini del rinnovo dell’Aia (autorizzazione ambientale) per la centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado”. Atto che secondo le valutazioni dei consulenti della Procura sarebbe troppo “vicine”, favorevoli, alle condizioni e richieste dell’azienda che non eliminerebbero, o meglio non ridurrebbero significativamente, la questione inquinamento. In parole semplici la Regione avrebbe assunto un parere troppo “morbido” per concedere l’Aia sulla valutazione dei valori d’inquinamento, sui controlli a camino (inutili per TP) e sui lavori di riammodernamento dei due gruppi a carbone.
Delibera che se recepita e applicata con i suoi parametri consentirebbe, è la convinzione espressa ieri in Procura, “la prosecuzione delle condotte illecite legate all’ipotesi di disastro ambientale e di danno alla salute su cui si lavora”. Condotte che avevano portato a chiedere e ottenere il fermo e il sequestro degli impianti a carbone. È il senso della posizione dei consulenti della Procura e degli stessi magistrati che hanno “sezionato” la delibera punto per punto.Continua a leggre Qui
Tratto da La Stampa oggi in edicola.
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