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10 febbraio 2015

13 e 14 febbraio Global Divestment Day, perché il rischio da fossili fa sempre più paura.


Tratto da 350.org

13 e 14 Febbraio 2015: 

disinvestire dai combustibili fossili.

Insieme, noi dimostreremo che siamo una forza veramente globale , in crescita e da non sottovalutare. Mentre l'industria dei combustibili fossili getta un sacco di  soldi per promuovere  i combustibili fossili,il nostro movimento di disinvestimento 

 alza il volume . 

E non ci fermeremo fino a quando

 non vinceremo.


Unisciti a noi nei giorni del Disinvestimento Globale il 13 e 14 febbraio e, insieme, facciamo la storia .


IL MONDO E' PRONTO PER IL
13 e 14 FEBBRAIO

Questo sarà un evento mondiale - in questo momento ci sono circa 300 eventi che accadono in 6 continenti.Dal Sud Africa al Messico, Bangladesh Benin, e la Bulgaria, le persone stanno dimostrando il nostro impegno a combattere  l'industria dei combustibili fossili.
 Su The Guardian la chiamano "La campagna di disinvestimento crescente più veloce in assoluto." Se vuoi essere una parte della storia. Ora è il momento.

Tratto da Qualenergia


Global Divestment Day, perché il rischio da fossili fa sempre più paura

Il 13 e il 14 febbraio la campagna mondiale che promuove il disinvestimento dalle energie fossili ha indetto il Global Divestment Day. Intanto il mondo della finanza inizia a preoccuparsi per il forte rischio connesso agli investimenti in carbone, gas e petrolio presenti nei loro asset. Le 200 aziende fossili nel mirino della campagna. E tra queste figura anche la nostra ENI.
L’idea è semplice, eppure efficace: fiaccare l’industria dell’energia fossile togliendole giorno dopo giorno i finanziamenti, o, meglio, i finanziatori, anche singoli cittadini che detengono titoli legati a compagnie dedite all'attività del carbone, petrolio e gas. Questo è l’obiettivo della campagna Divestment, che culminerà nelle giornate del 13 e 14 febbraio nel Global Divestment Day: le associazioni aderenti chiedono apppunto di disinvestire in questi settori per liberare risorse economiche e convogliarle verso altri comparti dell’economia.
Questo approccio sta risultando vincente, benché ancora simbolico visti i numeri in ballo: dal 2012, 181 istituzioni e governi locali, e 656 privati, si sono impegnati a disinvestire nelle fonti fossili, per un asset complessivo di 50 miliardi di dollari.
“Visto che i governi hanno fallito nel prendere azioni coraggiose nei confronti della crisi climatica e l’espansione dei combustibili fossili continua a un ritmo crescente, è tempo di risolvere le questioni con le nostre mani”, spiegano gli organizzatori sul sito www.gofossilfree.org.
“L’industria delle fonti fossili ha ammanettato il potere politico insieme al potere finanziario. Ma si dovrà confrontare con una tipo di potere diverso: quello dei movimenti, e il movimento di questo momento è per il disinvestimento. 
Attraverso il disinvestimento sfidiamo direttamente il consenso sociale di queste aziende, che operano in 'attività-furfanti' nella ricerca del profitto a spese di molte comunità e dell'ambiente. Abbiamo bisogno di quante più forze possibili nella società per dire che queste aziende sono dei furfanti”, affermano gli organizzatori.
Nel mirino dei promotori dell'evento ci sono quindi tutte le aziende che traggono direttamente profitto dalle energie fossili, ma la campagna si concentra soprattutto su 200 di esse: ai primi posti figurano le prime cinque compagnie mondiali del carbone  (Severstal JSC, Anglo American PLC, BHP Billiton, Shanxi Coking Co. Ltd. ed Exxaro Resources Ltd) .....
Tuttavia, le argomentazioni che più fanno breccia tra chi aderisce alla campagna rimangono le connotazioni etiche delle scelte di finanziamento: venerdì scorso anche il gigantesco fondo sovrano norvegese, il Norwegian Sovereign Wealth ha dichiarato di aver disinvestito da 22 aziende dei settori carbone e petrolio da sabbie bituminose, perché sono considerate le attività più rischiose per l’ambiente. Le cifre ancora non sono state dichiarate, ma potenzialmente è un disinvestimento di diversi miliardi di dollari.

Tra gli aderenti figurano molte università americane e movimenti religiosi (la lista completa è disponibile a questo link). Sono in effetti le tipologie di istituzioni che più hanno a che fare con l’etica e le nuove generazioni. 
Non a caso, il maggior obiettivo per l’Italia della campagna è proprio il Vaticano, con la richiesta per il Papa di dichiarare di non investire, o non investire più, in energia non rinnovabile.
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